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PAGINA<br />
6 .<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 8 Dicembre 2001<br />
8 dicembre: solennità dell'Immacolata Concezione<br />
della Beata Vergine Maria<br />
La Bellezza di Maria<br />
JEAN GALOT<br />
Proclamando come verità di fede<br />
l’immacolata concezione di Maria, la<br />
Chiesa ha capito e voluto far riconoscere<br />
la bellezza singolare che caratterizzava<br />
l’anima della madre di Gesù.<br />
Questa bellezza doveva essere perfetta,<br />
per permettere al Figlio di Dio di<br />
sentirsi, nel corso della sua vita terrena,<br />
in piena armonia con sua madre.<br />
La bellezza perfetta richiedeva che<br />
l’anima di Maria, dal primo momento<br />
della sua esistenza, fosse preservata<br />
da ogni macchia di peccato. Era necessario<br />
che Gesù non trovasse nella<br />
persona di sua madre la minima ombra<br />
di un influsso delle potenze del<br />
male; il volto di Maria doveva essere<br />
assolutamente puro e santo, pieno di<br />
luce divina.<br />
In modo più preciso, questa purezza<br />
era richiesta, non solo perché Maria<br />
era destinata a partorire Gesù, il<br />
Figlio di Dio santissimo, ma anche<br />
perché doveva cooperare con lui all’opera<br />
della redenzione dell’umanità.<br />
Per avere il più alto valore, questa<br />
cooperazione doveva venire da un’anima<br />
che non era mai stata macchiata<br />
dal peccato. Conveniva che Maria<br />
potesse impegnarsi nella lotta contro<br />
le potenze del male senza essere mai<br />
stata sottomessa a queste potenze nella<br />
contaminazione del peccato originale.<br />
Con un privilegio eccezionale<br />
doveva essere esente da questa contaminazione<br />
che si estendeva a tutta<br />
l’umanità. La purezza immacolata<br />
contribuisce alla bellezza di Maria, rimuovendo<br />
tutte le ombre che avrebbero<br />
potuto diminuire la perfezione<br />
del suo splendore agli occhi di Dio.<br />
La pienezza di grazia che le è stata<br />
concessa significa una bellezza che riflette<br />
pienamente la bellezza divina.<br />
Dio è l’essere nel quale la bellezza<br />
raggiunge un vertice infinito. Egli è<br />
bello e fonte di ogni bellezza.<br />
Il Padre desidera comunicare la<br />
bellezza in suo possesso per rendere i<br />
suoi figli più simili a se stesso. Colui<br />
che crea la bellezza dell’universo vuole<br />
soprattutto far risplendere la pro-<br />
pria bellezza negli esseri umani. Così<br />
la vita della grazia che egli diffonde<br />
con abbondanza è destinata a dare ad<br />
ogni volto umano una bellezza spirituale,<br />
in sé invisibile, ma pronta a<br />
manifestarsi nel comportamento.<br />
A quella donna che è stata scelta<br />
per diventare la madre di suo Figlio,<br />
il Padre ha desiderato dare una bellezza<br />
eccezionale, corrispondente alla<br />
dignità della sua maternità.<br />
L’angelo che nell’Annunciazione si<br />
rivolge a Maria chiamandola «colmata<br />
di grazia», rende omaggio a questa<br />
bellezza che supera ogni bellezza terrena,<br />
bellezza che con il suo messaggero<br />
il Padre riconosce e saluta.<br />
Quella che era destinata ad essere<br />
invocata sotto il titolo di «Madre di<br />
Dio» doveva avere un volto che manifestava<br />
una intimità unica con Dio:<br />
lo Spirito Santo ha formato, dall’inizio<br />
della sua esistenza, un capolavoro<br />
di santità.<br />
Questa santità era contemplata dal<br />
cielo come bellezza unica fra le creature.<br />
Si potrebbe chiedere se le lunghe<br />
controversie suscitate dal privilegio<br />
dell’immacolata concezione non comportavano<br />
qualche esagerazione, quella<br />
di dare troppa importanza al primo<br />
momento dell’esistenza di Maria.<br />
Qualcuno avrebbe potuto pensare che<br />
bastava una dottrina che avrebbe ammesso<br />
dopo un primo momento di applicazione<br />
della legge del peccato originale<br />
un secondo momento in cui la<br />
grazia salvatrice avrebbe riempito l’anima<br />
di Maria.<br />
Tuttavia, le discussioni sul primo<br />
momento della vita di Maria avevano<br />
il loro motivo. Se Maria fosse stata<br />
colpita, anche in un brevissimo momento,<br />
dalla contaminazione del peccato<br />
originale, non avrebbe sempre<br />
avuto una bellezza completa dell’anima.<br />
È questa bellezza che possiamo<br />
ammirare senza riserva.<br />
Cristo ha riconosciuto, in questa<br />
bellezza, il riflesso perfetto della bellezza<br />
del Padre ed egli ci invita a condividere<br />
questa gioia. È la gioia di<br />
avere una madre da una bellezza spiritualmente<br />
perfetta.<br />
Il mistero<br />
della santa Origine<br />
ALESSANDRO MAGGIOLINI<br />
È Maria stessa a essere turbata alle<br />
parole che l’Angelo le rivolge a nome di<br />
Dio: «Rallegrati, o Piena di Grazia — o<br />
Benedettissima —; il Signore è con te:<br />
nelle tue viscere». E non è che una tappa<br />
del grande stupore che si dischiude<br />
sotto la guida dello Spirito e a ogni tappa<br />
del grande pellegrinaggio della fede<br />
di Maria: un pellegrinaggio che muove il<br />
primo passo al cominciamento stesso —<br />
inconscio e misterioso — della vita della<br />
Madonna: là dove si può affermare: qui<br />
c’è una persona umana già redenta da<br />
Cristo e abitata dallo Spirito e tenuta tra<br />
le mani accanto al cuore del Padre.<br />
Maria immacolata, la santa Origine<br />
che si dispone a tutti gli sviluppi che il<br />
Signore le prepara. La beata Genesi che<br />
contiene il futuro di Dio e dell’umanità.<br />
Il felice Inizio che nasconde e contiene<br />
la Vita divina. Fino al primo sorriso dei<br />
genitori curvi su di lei. Fino ai primi<br />
passi e alle prime parole. Fino allo svegliarsi<br />
dell’autocoscienza. Fino al suo divenire<br />
donna e al consegnarsi totale nella<br />
verginità sponsale più abbandonata allo<br />
Spirito della fecondità che la rende<br />
Madre di Dio. Fino al generare Gesù tra<br />
l’indifferenza dei potenti e la gioia dei<br />
pastori i quali non capiscono pienamente<br />
l’evento che accade sotto i loro occhi:<br />
Dio che si fa uno di noi; ed Ella lo intuisce,<br />
ma ignora dove sarà condotta. Fino<br />
al sentirsi quasi messa alla porta dell’animo<br />
del Figlio che deve compiere la volontà<br />
del Padre; ed Ella deve rispettare<br />
le scansioni redentive, semmai anticipando<br />
l’«ora» della salvezza operata da<br />
Gesù per due sposi in difficoltà per la<br />
mancanza di vino durante il pranzo di<br />
nozze. Fino a essere trascinata — risolutamente<br />
dolcemente liberamente condotta<br />
per mano — sotto la croce e davanti<br />
al sepolcro sigillato del suo Figlio<br />
sfigurato. Fino alla gloria del Risorto<br />
che libera l’umanità e il cosmo dal peccato<br />
e accende una speranza non placabile<br />
se non da lui che ritornerà. Fino al<br />
cenacolo dove nasce la Chiesa di cui Ella<br />
è Icona e Madre. Fino alla magnificenza<br />
dell’Assunta che esercita la mediazione<br />
materna, onde non si dà proten-<br />
dersi di Dio verso la fusione dell’essere e<br />
del pensare e del volere e dello sperimentare<br />
dell’uomo: non si dà protendersi<br />
di Dio che le sia estraneo: e il suo intervenire<br />
rende ancor più umana e intrisa<br />
di tenerezza e di vigore la stessa Incarnazione,<br />
finché Cristo ritorni.<br />
L’intera trafila dell’esistenza di Maria<br />
è destino inscritto nell’avvio di questa<br />
piccola creatura, di questa Figlia del Padre<br />
che diviene Madre e Figlia del suo<br />
Figlio e Sposa dello Spirito che anima la<br />
Chiesa.<br />
La Abbozzata in Eva per togliere il<br />
peccato che è dilagato nel mondo. La<br />
Predestinata con Cristo in quanto Salvata<br />
e Collaboratrice della redenzione. La<br />
Ragione della speranza in un domani<br />
eterno di felicità, che coinvolgerà persone<br />
e cose. La Prefigurazione di un Eden<br />
che supererà l’Archè del disegno di Dio<br />
in un Telos che sarà il compimento di<br />
ogni attesa e oltre ogni attesa.<br />
Si impone la docilità paziente e risoluta<br />
ai ritmi di Dio che riservano sorprese<br />
incantate a ogni crocicchio, a ogni svolta,<br />
a ogni passo. E la strada sembra un<br />
ghirigoro stravagante o un soffocante labirinto,<br />
ma è lo schiudersi del Regno in<br />
tutta la maestà di Dio. Come un mattino<br />
incerto e venato di ombre si dispiega nel<br />
trionfo della luce meridiana. Come una<br />
primaverafittadigemmee di tepore prepara<br />
la calura e il maturare dei frutti.<br />
Come un seme che già annuncia la<br />
bellezza delle forme e dei colori di un<br />
fiore o la magnificenza di un albero. Come<br />
un bimbo o una bimba prefigura un<br />
futuro celato nel grembo di Dio, ma qui<br />
la risposta che traduce un’esistenza:<br />
«Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga<br />
di me ciò che hai detto»: questa<br />
risposta svelerà le meraviglie di Dio, e<br />
«tutte le genti mi chiameranno beata».<br />
Domanda: occorre collocare prima<br />
Maria o il Signore Gesù? Certo, il Signore<br />
Gesù; il quale, tuttavia, ha deciso di<br />
non esserci senza sua Madre. Che è anche<br />
nostra Madre e Modello e Motivo di<br />
speranza gioiosa e incrollabile. Se noi<br />
pure consegniamo tutto il nostro vivere<br />
a Cristo. Attraverso le mani e il cuore di<br />
Maria.<br />
La «Mater gratiae» e la «Mater misericordiae» nella devozione dei liguri<br />
RAIMONDO SPIAZZI<br />
Con la festa della Immacolata celebriamo<br />
un fatto, misterioso e miracoloso<br />
avvenuto nel concepimento di Maria,<br />
che non contrasse il peccato originale.<br />
Di qui il titolo di Immacolata, che è uno<br />
dei più belli e significativi con cui noi<br />
cristiani salutiamo la Madre di Gesù e<br />
nostra. In esso però vengono compresi<br />
o sottintesi, nella devozione cristiana,<br />
tanti altri titoli che vengono distintamente<br />
specificati nelle litanie lauretane<br />
(si arriva ad invocarla «Mater divinae<br />
gratiae»!) e in altre formule di invocazioni<br />
e di lodi a Maria.<br />
Il dogma dell'Immacolata, definito<br />
nella «Ineffabile Deus» dal B. Pio IX (nel<br />
1858), pur riguardando il fatto cui abbiamo<br />
accennato, include le «glorie»<br />
personali di Maria, soprattutto la pienezza<br />
di grazia e di misericordia, che in<br />
molti paesi e città da secoli le viene attribuita<br />
e che il magistero della Chiesa<br />
proclama come prerogativa della Madre<br />
del Signore e con quelle parole la invoca<br />
e canta nelle preghiere e lodi proposte<br />
ai fedeli e contenute nella stessa liturgia.<br />
Qui ci interessano soprattutto le due<br />
stupende espressioni di fede e di speranza:<br />
mater gratiae, mater misericordiae.<br />
Due di quei «bei nomi», che secondo il<br />
Manzoni vengono attribuiti a Maria nelle<br />
varie nazioni e regioni: «O Vergine, o<br />
Signora, o Tuttasanta (dal greco «panaghia»)<br />
— che bei nomi ti serba ogni loquela!<br />
— Più di un popol superbo esser<br />
si vanta — in tua gentil tutela...».<br />
Tra i popoli cui allude il poeta penso<br />
che si trovino anche i liguri, dei quali<br />
vorrei ricordare i due punti di riferimento<br />
mariani che mi sembrano di grande<br />
importanza: la Madonna della Guardia<br />
di Genova e quella della Misericordia di<br />
Savona, santuari notissimi e frequentatissimi.<br />
Qui però preferisco parlare di altri<br />
due luoghi mariani meno noti, ma a me<br />
carissimi, perché legati alla mia vita spirituale<br />
e religiosa, amati e frequentati<br />
da molti altri credenti: Moneglia e Taggia.<br />
La Madonna delle Grazie<br />
a Moneglia<br />
Sulla riviera ligure di levante, Moneglia<br />
è un paese di origine romana, che<br />
era una stazione militare e una tappa<br />
della Via Aurelia. Esso ebbe ben presto<br />
una «plebe» cristiana con la sua chiesa,<br />
che ancora oggi si chiama «plebana», e<br />
con altre chiese succursali scaglionate<br />
nei luoghi dov'era raggruppata la popolazione.<br />
Già prima dell'anno mille nel paese<br />
venne eretto un oratorio dove la Confraternita<br />
dei Disciplinati si riunì per secoli,<br />
nel nome della Vergine Maria, che nel<br />
sec. XIV venne raffigurata da un ignoto<br />
pittore in una splendida tavola, a cui si<br />
potrebbe dare il nome di Madonna dei<br />
Disciplinati o della Disciplina, dal rotolo<br />
inserito nel quadro e che riporta le parole<br />
del Salmo, come un monito della<br />
Madonna: «apprehendite disciplinam<br />
Per un NATALE cristiano<br />
pensa ad un regalo cristiano<br />
REGALA<br />
«Immacolata» di Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Genova, collezione privata)<br />
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nequando irascatur Dominus et pereatis<br />
de via iusta...».<br />
Nella sua straordinaria storia di civiltà<br />
e di pietà, Moneglia nei secoli diede alla<br />
repubblica di Genova dogi e marinai, all'Italia<br />
giuristi, soldati e artisti (come il<br />
pittore Luca Cambiaso e il poeta Felice<br />
Romani), alla Chiesa un Cardinale francescano,<br />
Clemente Dollera, autore di un<br />
trattato di teologia morale (sec. XVI), e<br />
due anime sante: la ven. Giovanna Battista<br />
Solimani, fondatrice del monastero<br />
delle Romite Battistine, e il Servo di Dio<br />
Domenico Francesco Olivieri, consigliere<br />
della Solimani, fondatore della Congregazione<br />
dei Missionari Rurali di Genova<br />
e dei Missionari Battistini per la propa-<br />
gazione della fede (sec. XVII).<br />
Questi due ultimi personaggi<br />
non erano oriundi<br />
monegliesi, ma l'Olivieri fu<br />
parroco nel paese e la Solimani<br />
vi fondò il suo monastero<br />
con l'aiuto del santo<br />
arciprete. Essi nacquero e<br />
morirono a Genova, dove<br />
in parte perdurano le loro<br />
istituzioni: ma la culla di<br />
queste fu Moneglia.<br />
A due passi dalla casa dove<br />
venne fondato il monastero<br />
della Solimani, sorgeva<br />
una cappellina dedicata<br />
alla Madonna delle Grazie,<br />
particolarmente cara alla<br />
popolazione monegliese,<br />
che una tradizionale devozione<br />
legò sempre e lega<br />
ancora a quella «Madonna».<br />
Anche le monache battistine<br />
si riunivano a pregare<br />
in quella cappella.<br />
È da supporre che a celebrare<br />
la messa e a distribuire<br />
la comunione in tale cappella<br />
fosse l'arciprete Francesco<br />
Domenico Olivieri,<br />
padre spirituale della Solimani<br />
e delle monache battistine.<br />
I monegliesi amavano<br />
quel piccolo santuario come<br />
qualcosa della loro vita. Il giorno della<br />
festa, il 5 agosto, venivano da tutto il<br />
paese e dalla campagna a invocare la<br />
nostra Madonna. Era una festa popolare,<br />
con messa, vespri, canti, mortaretti<br />
e piccola fiera. Un anno vedemmo spuntare<br />
in cielo, sopra la cappella, un denso<br />
stormo di rondini, che ci parvero venire<br />
anch'esse, in una sosta della loro migrazione,<br />
a festeggiare la Madonna delle<br />
Grazie.<br />
Le nostre madri, sante donne di quella<br />
Liguria che ebbe sempre come suo<br />
massimo vanto la devozione mariana, ci<br />
portavano spesso alla cappella, e passandovi<br />
accanto ci insegnavano a mandare<br />
un bacio alla Madonna.<br />
La cappella era quasi sempre chiusa,<br />
ma spesso, tornando da scuola, ci aggrappavamo<br />
alle inferriate delle due finestruole<br />
per vedere la Madonna e il<br />
cielo azzurro dov'erano dipinte le stelle,<br />
e per dare a Maria un ingenuo saluto.<br />
Nelle sere della Novena, cantavamo<br />
tutti a gran voce: Maria, mater gratiae,<br />
/ Mater misericordiae, / Tu nos ab hoste<br />
protege / E hora mortis suscipe.<br />
Quel latino così trasparente! Quel lirismo<br />
intraducibile! Maria, madre di grazia,<br />
/ Madre di misericordia, / Tu dal<br />
nemico proteggici / E nell'ora della<br />
morte accoglici.<br />
Più tardi, quando già studente tornavo<br />
a casa e nell'estate partecipavo alla<br />
Novena, notavo certi sbagli anche gros-<br />
«Madonna della Misericordia», L. Brea (1485) - particolare<br />
chiesa di san Domenico in Taggia, Imperia<br />
solani commessi dalle vecchiette in quel<br />
canto. Qualche volta ebbi la pretesa di<br />
criticare o di sorridere! Quelle donnette<br />
non capivano le mie osservazioni e non<br />
si arrendevano. Non avevano preoccupazioni<br />
di grammatica e di sintassi, di<br />
pronunzia e di ritmo. Non ponevano il<br />
problema del latino, nemmeno dell'italiano.<br />
Forse credevano di cantare in...<br />
genovese. Ma capivano l'inno, perché<br />
avevano un senso speciale, quello della<br />
fede, come una intelligenza soprannaturale<br />
del mistero di Maria toccato con<br />
quel canto.<br />
E tante volte, anche oggi, specialmente<br />
alla sera, ripensando a quelle lontane<br />
cose genuine e sane, mi punge un senso<br />
di nostalgia, come nella ricerca di un<br />
paesino lontano, di una cappella chiusa<br />
dove il cuore è custodito per essere ritrovato<br />
nell'ora del bisogno, nell'ora soprattutto<br />
della morte...<br />
Nella chiesa<br />
di Santa Croce oggi!<br />
Purtroppo venne la guerra, il paese fu<br />
bombardato e distrutto, cadde anche la<br />
cappellina. Il quadro della Madonna fu<br />
salvato. Ora si trova nella chiesa parrocchiale,<br />
ed è stato restaurato. Così si vede<br />
molto meglio quel volto di madre<br />
buona, quel gesto dolcissimo con cui<br />
Maria tiene il bambino sul braccio sini-<br />
stro mentre con la sua mano destra<br />
(con quelle belle dita affusolate)<br />
sembra voler aiutare la<br />
mano destra di Gesù, che<br />
con le dita tese, benedice.<br />
La Madonna guarda verso il<br />
popolo.<br />
La cappella non è stata<br />
ricostruita, ma al suo posto<br />
è stato creato un tempietto,<br />
con altare e statua della<br />
Vergine in maiolica di<br />
Faenza, tettoia in legno con<br />
crocifisso pensile, in un recinto<br />
di filo di ferro e fiori.<br />
L'opera è del Biancini. Un<br />
caro amico, Nicola Pende,<br />
ha offerto tutto questo in<br />
memoria dei miei genitori.<br />
Il vincolo affettivo a quel<br />
luogo si è così rinsaldato.<br />
Ma a noi tutti sembra che<br />
là ci sia il simbolo dell'eterno<br />
ritorno di Maria.<br />
Molte cose crollarono<br />
nell'ultima guerra, e alcune<br />
non risorsero. Altre, rifatte,<br />
hanno perso la poesia delle<br />
cose antiche. Così è stato<br />
sempre nella vita. Noi tutti<br />
moriamo un po' ogni giorno.<br />
Ma la Madonna è rimasta.<br />
Noi l'amiamo ancora,<br />
tutti quanti. Essa ci è vicina<br />
e ci vuol bene. A lei possia-<br />
mo ancora innalzare il caro inno dell'infanzia:<br />
Maria, Mater gratiae, / Mater<br />
misericordiae...<br />
È una preghiera di profondo significato,<br />
che lascia cogliere tutto il valore teologico<br />
e spirituale di questo titolo: Madonna<br />
delle Grazie, Mater divinae gratiae,<br />
madre della grazia divina che è<br />
Cristo stesso misticamente comunicato<br />
alle anime come vita soprannaturale<br />
(Ego sum vita); madre di ogni grazia<br />
che da lui proviene agli uomini nel corpo<br />
mistico della Chiesa mediante la sua<br />
intercessione e il suo ministero; madre<br />
dunque di tutti i figli di Dio, rigenerati<br />
nella grazia, e della comunità, del populus<br />
Dei, che riunisce in una società visi-<br />
bile e invisibile questi «uomini nuovi», la<br />
Chiesa: Mater Ecclesiae; madre anche<br />
della grazia per tutto quello che la parola<br />
dice di bellezza, verità, santità, benevolenza<br />
di Dio che ha scelto questa donna,<br />
tra tutte le creature, come madre<br />
del Verbo incarnato e perciò ne ha fatto<br />
il fiore più bello del genere umano, il<br />
vertice dell'universo: regina mundi, mater<br />
admirabilis.<br />
La Madre della Misericordia<br />
a Taggia<br />
Il titolo Mater gratiae è l'equivalente<br />
dell'altro: Mater Misericordiae, Madonna<br />
della Misericordia (come è venerata<br />
a Savona), Beata Vergine di tutte le misericordie<br />
(come è venerata a Taggia<br />
nella chiesa dei Domenicani, eretta dal<br />
Beato Cristoforo da Milano nel sec. XV<br />
dove è raffigurata nel dipinto di Ludovico<br />
Brea [1483]).<br />
A questa Madre della grazia e della<br />
misericordia, sentiamo tutti il bisogno di<br />
ricorrere, oggi come ieri, da giovani e<br />
da vecchi. Sentiamo il bisogno di passare<br />
la vita alla sua ombra, come quel mio<br />
confratello e padre spirituale, Fra Mariano<br />
Magliolo, maestro in sacra teologia,<br />
che nell'immagine-ricordo del suo settantesimo<br />
di sacerdozio, celebrato a<br />
Taggia, poté scrivere: Settant'anni di<br />
sacerdozio sotto il manto della Vergine<br />
Misericordiosa, mi rendono più fiducioso<br />
nel non lontano giudizio di Dio.<br />
Bisogna far posto a Maria nella nostra<br />
vita, bisogna pregarla.<br />
La Chiesa ci mette sul labbro delle<br />
belle preghiere, dei soavissimi canti alla<br />
Madonna. I santi ci hanno lasciato in<br />
eredità le loro elevazioni mariane, come<br />
traccia delle nostre preghiere. Certi poeti,<br />
specialmente quelli meno letterati,<br />
hanno composto dei canti popolari che<br />
— pur essendo a volte ingenui, e persino<br />
un po' strani — rappresentano però<br />
la spontanea espressione di un affetto<br />
tenero e profondo alla madre dolcissima.<br />
Quanti ne conosce l'anima cristiana,<br />
di questi canti! Sono i ricordi più<br />
belli dell'infanzia. Sono anche i ricordi<br />
più belli della voce, degli occhi, della<br />
pietà della nostra mamma.<br />
È una voce di preghiera che non dovrebbe<br />
spegnersi mai sul nostro labbro,<br />
ma esprimere in modo sempre più intenso<br />
il desiderio di vedere presto la Madonna,<br />
sulla porta del cielo — Ianua<br />
Coeli — dopo il cammino sulla terra<br />
d'esilio, percorso faticosamente portando<br />
ciascuno la propria croce, ma consolati<br />
tutti dalla certezza di quella materna<br />
presenza e protezione. Così si cammina<br />
sulla strada di Maria, pellegrini di salvezza<br />
e portatori di un'eterna speranza,<br />
che quasi si personifica misticamente<br />
prendendo nella nostra visione interiore<br />
il volto di Maria: Mater misericordiae,<br />
spes nostra, salve!, come ci fa pregare<br />
la Chiesa.