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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

8 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Lunedì-Martedì 17-18 Dicembre 2001<br />

«Conformati a Cristo. Come l'azione formativa<br />

della comunità cristiana prepara i<br />

giovani alla scelta vocazionale»: è questo<br />

il tema scelto per il convegno del Centro<br />

Nazionale Vocazioni della Conferenza Episcopale<br />

Italiana, che si terrà alla «Domus<br />

Mariae» dal 3 al 5 gennaio 2002.<br />

L'Arcivescovo di Taranto, Mons. Luigi<br />

Benigno Papa, guiderà la preghiera con<br />

cui avranno inizio i lavori, nel pomeriggio<br />

di giovedì 3. «I giovani di fronte alla responsabilità<br />

della scelta vocazionale» è il<br />

Convegno del Centro Nazionale Vocazioni<br />

tema della relazione di Siviglia Sammartino,<br />

docente di antropologia teologica alla<br />

Facoltà Teologica di Palermo. Seguirà la<br />

Celebrazione Eucaristica con i Vespri,<br />

presieduta dal Vescovo Giuseppe Betori,<br />

Segretario Generale della CEI. Nella mattina<br />

di venerdì 4, il Cardinale Zenon Grocholewski,<br />

Prefetto della Congregazione<br />

per l'Educazione Cattolica, presiederà la<br />

Celebrazione Eucaristica. Seguirà la rela-<br />

In Santa Maria in Trastevere ricordato il Card. Wyszyński nel centenario della nascita<br />

Guidò la Chiesa in Polonia<br />

con la saggezza del Vangelo<br />

MARCO IMPAGLIAZZO<br />

Canti in italiano e in polacco dentro<br />

una basilica affollata di romani e pellegrini<br />

di ogni età. È in questo clima di<br />

memoria e di festa, nella splendida<br />

cornice offerta da Santa Maria in Trastevere,<br />

che si è celebrata sabato sera<br />

la solenne Liturgia eucaristica per il<br />

centenario della nascita del Cardinale<br />

Stefan Wyszyński. Il Primate di Polonia<br />

fu infatti per molti anni titolare<br />

della Basilica romana situata nel cuore<br />

dell’antico rione di Trastevere. Proprio<br />

lui, quel Cardinale Wyszyński che per<br />

lungo tempo, negli anni difficili del comunismo,<br />

illuminò la sua Chiesa guidandola<br />

con la forza e la saggezza che<br />

viene dal Vangelo ed indicandole la soglia<br />

del nuovo millennio. Un testimone<br />

coraggioso della fede per la Polonia e<br />

per tutti i popoli, come sottolineò Giovanni<br />

Paolo II pochi giorni dopo la sua<br />

elezione al pontificato, in una lettera<br />

del 24 ottobre 1978 rivolta ai fedeli polacchi<br />

e, in un suo passaggio, allo stesso<br />

Primate Wyszyński:<br />

«Venerabile e diletto Cardinale Primate,<br />

permetti che ti dica semplicemente<br />

ciò che penso. Non ci sarebbe<br />

stato sulla cattedra di Pietro questo papa<br />

polacco [...] se non ci fosse la tua<br />

fede che non ha indietreggiato dinanzi<br />

al carcere e alla sofferenza [...]. Se<br />

non ci fosse Jasna Góra, e tutto il periodo<br />

della storia della Chiesa nella nostra<br />

Patria, unito al tuo ministero di<br />

Vescovo e Primate».<br />

Per questo centesimo anniversario<br />

sono accorsi molti fedeli polacchi insieme<br />

a tanti giovani della Comunità di<br />

Sant’Egidio che animano la basilica da<br />

oltre vent’anni e che ogni sera vi si radunano<br />

per la preghiera. La liturgia è<br />

stata presieduta dall’Arcivescovo di<br />

Varsavia, il Cardinale Josef Glemp,<br />

che ha concelebrato con numerosi Vescovi<br />

e sacerdoti tra cui il Card. Lopez<br />

Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio<br />

per la Famiglia, l’Arcivescovo<br />

Edward Nowak, Segretario della Congregazione<br />

delle Cause dei Santi, i Vescovi<br />

Szczepan Wesoly, responsabile<br />

per la pastorale dell’emigrazione polacca,<br />

Piotr Jarecki, Ausiliare di Warszawa,<br />

Stanislaw Stefanek, Vescovo di<br />

Lomza, Stanislaw Ryłko, Segretario<br />

del Pontificio Consiglio per i Laici, Stanislaw<br />

Dziwisz, Prefetto Aggiunto della<br />

Casa Pontificia, Vincenzo Paglia, Vescovo<br />

di Terni-Narni-Amelia, Adrianus<br />

van Luyn, Vescovo di Rotterdam, e il<br />

Rettore dell’Università Urbaniana,<br />

mons. Ambrogio Spreafico. Assistevano<br />

alla celebrazione il Fondatore della<br />

Comunità di Sant’Egidio, Prof. Andrea<br />

Riccardi, e il Presidente, Prof. Alessandro<br />

Zuccari. Lungo tutto il corso della<br />

liturgiasonorisuonati i canti in italiano<br />

del coro della Comunità di Sant’Egidio<br />

e quelli in polacco della corale UKSW<br />

giunta per l’occasione dalla Polonia.<br />

Prima della celebrazione il Rettore<br />

del Collegio polacco di Roma, Mons.<br />

Zbigniew Kiernikowski, ha tenuto una<br />

breve conferenza, per i polacchi presenti,<br />

sul rapporto tra il Card. Wyszyński<br />

e alcuni Papi del Novecento da Pio<br />

XII a Giovanni Paolo II. All’inizio della<br />

Liturgia eucaristica ha preso la parola<br />

il Parroco della Basilica, don Matteo<br />

Zuppi, che dopo aver ricordato il rapporto<br />

del Primate con la sua chiesa titolare,<br />

ha aggiunto: «È con molta gioia<br />

che oggi celebriamo il ricordo del Cardinale<br />

Wyszyński in questa che è stata<br />

la sua chiesa titolare per molti anni. Il<br />

legame con Santa Maria non era affatto<br />

simbolico per un Cardinale che viveva<br />

profondamente ed in maniera spirituale<br />

la fedeltà alla Chiesa di Roma.<br />

Si sentiva molto legato a questa antica<br />

casa, dove tutto parla dell’amore e del-<br />

la misericordia di Dio. Forse ritrovava<br />

in essa qualcosa della calda e popolare<br />

devozione a Maria che così tanto caratterizza<br />

la Chiesa della Polonia. La<br />

Comunità di Sant’Egidio vuole rendere<br />

oggi di pietre vive questa casa della<br />

Fons Olei, riversando l’olio della parola<br />

di Dio con la preghiera serale e con<br />

la misericordia per tutti, particolarmente<br />

verso i più poveri».<br />

Don Zuppi ha anche annunciato la<br />

prossima realizzazione di un busto in<br />

memoria dell’antico titolare della Basilica<br />

da collocarsi nel transetto della<br />

chiesa. Il Card. Glemp ha svolto la sua<br />

omelia in polacco e in italiano ricordando<br />

l’amore particolare del Cardinale<br />

Wyszyński per la Madre del Signore:<br />

«Amava la Madonna e ci ha insegnato<br />

come amarla — ha detto l’Arcivescovo<br />

di Varsavia —. Il Cardinale<br />

volle che l’immagine di Jasna Góra<br />

fosse portata in tutte le parrocchie della<br />

Polonia. Quel pellegrinaggio permise<br />

a molti polacchi di tornare al Vangelo.<br />

Durante il Concilio — ha ricordato il<br />

Porporato — Wyszyński nutrì un forte<br />

interesse per la Costituzione Lumen<br />

Gentium e in particolare per il cap.<br />

VIII dal titolo: “La Beata Maria Vergine<br />

Madre di Dio nel mistero di Cristo<br />

e della Chiesa”. Mentre erano in corso<br />

i lavori dell’assemblea conciliare, il<br />

Card. Wyszyński volle che i polacchi<br />

pregassero la Madonna di Jasna Góra<br />

perché aiutasse i lavori del Concilio.<br />

Questa incessante preghiera fu il segno<br />

tangibile della comunione dei santi in<br />

tanti Paesi del mondo. Lo stesso ci<br />

chiede oggi il Papa Giovanni Paolo II,<br />

quando ci chiama, attraverso la preghiera<br />

e il digiuno, ad aiutare i Paesi<br />

in cui manca la pace. Tra i fedeli cattolici<br />

di tutto il mondo si crea una comunione<br />

spirituale profonda. E la Madonna<br />

è al nostro fianco».<br />

Il Cardinale Glemp ha anche ricordato<br />

come Santa Maria in Trastevere<br />

sia uno dei luoghi mariani più importanti<br />

di Roma poiché in questa Basilica<br />

è venerata l’antichissima icona della<br />

«Madonna della Clemenza». Dipinta<br />

con ogni probabilità tra il VII e l’VIII<br />

secolo, è tra le più antiche icone di<br />

Roma e del mondo. Alla vigilia del<br />

Grande Giubileo, e al termine di un<br />

complesso restauro, l’immagine ha fatto<br />

ritorno nella sua sede storica, sull’altare<br />

della cappella Altemps, nella<br />

Basilica, grazie all’impegno dell’antico<br />

parroco, mons. Vincenzo Paglia, ora<br />

Vescovo di Terni-Narni-Amelia. I fedeli<br />

romani e di tutto il mondo sono tornati<br />

così a contemplare la bellezza di<br />

questa testimonianza della Chiesa indivisa:<br />

conserva infatti i caratteri bizantini<br />

insieme all’iscrizione latina. La tradizione<br />

popolare l’attribuì all’evangelista<br />

Luca, e la battezzò con lo splendidonomedi«MadonnadellaClemenza».<br />

Un pensiero del Cardinale Wyszyński,<br />

scritto a conclusione di un suo libro<br />

di commento al Padre Nostro, ben<br />

rappresenta l’intenso momento di preghiera<br />

e di memoria vissuto sabato<br />

nell’antica Basilica romana: «Verrà il<br />

momento — scriveva il Primate — in<br />

cui, dopo la fatica e gli sforzi della vita,<br />

Maria ci mostrerà il frutto benedetto<br />

del Suo seno. Il nostro ultimo<br />

“Amen” sarà consegnato nelle sue mani.<br />

Le nostre ultime parole, colme d’amore,<br />

di tutto il nostro cuore e della<br />

più alta fiducia, per mezzo di Maria<br />

saranno indirizzate a Dio. “Nelle tue<br />

mani rendo il mio Spirito”. Amen».<br />

Sulle note dell’Alleluja del Messiah<br />

di Haendel, eseguito con grande cura<br />

dalla corale polacca, si è conclusa la<br />

solenne Liturgia eucaristica: un alto<br />

momento spirituale in memoria di un<br />

testimone del Vangelo e difensore della<br />

Chiesa che ha saputo confermare nella<br />

fede i suoi fratelli.<br />

«Manuale di teologia morale»: un volume di Guido Gatti, della Pontificia Università Salesiana<br />

Un prezioso strumento di approfondimento etico e culturale<br />

Fino al Concilio Vaticano II la teologia<br />

morale, più della teologia dommatica,<br />

era riservata principalmente a coloro<br />

che compivano gli studi di preparazione<br />

al sacerdozio ministeriale.<br />

La si studiava in latino, in questa lingua<br />

venivano redatti quasi tutti i manuali.<br />

Gli autori erano per lo più docenti<br />

universitari o di facoltà teologiche. La<br />

materia era sviluppata secondo il modulo<br />

classico: morale generale e morale<br />

delle virtù e dei precetti.<br />

Al termine del Concilio cominciarono<br />

ad apparire testi di notevole spessore in<br />

lingua italiana. Ai manuali d'impostazione<br />

«scolastica», seguirono altri redatti in<br />

collaborazione da diversi autori.<br />

Non mancarono tuttavia testi di un<br />

solo autore che spaziavano su tutta la<br />

materia morale al servizio dei futuri sacerdoti<br />

e di specializzandi.<br />

Un valido<br />

e tenace sforzo<br />

di rinnovamento<br />

Nello sforzo di rinnovamento della<br />

teologia morale si «abbandonava», per<br />

così dire, il modulo scolastico su cui si<br />

erano formati molti sacerdoti e confessori<br />

per assumere un metodo più aperto,<br />

dialogico e di approfondimento settoriale,<br />

ma anche più espositivo.<br />

In questo panorama, che in Italia ha<br />

avuto molte iniziative, si è distinto Guido<br />

Gatti, docente nella Pontificia Università<br />

Salesiana. Il suo repertorio è ragguardevole,<br />

come dimostra la collana<br />

del suo corso accademico: Temi di morale<br />

fondamentale, Morale sociale e<br />

della vita fisica, Morale sessuale, Educazione<br />

dell'amore, Etica delle professioni<br />

formative.<br />

Quasi volendo raccogliere in unità i<br />

trattati, Gatti ha riproposto in un volume<br />

tre dei trattati precedenti intitolandolo<br />

Manuale di teologia morale, Leumann<br />

2001, Edizioni Elle Di Ci, pp. 472,<br />

L. 58.000, ; 30,00. Nella presentazione<br />

Angelo Amato rileva le qualità dell'opera<br />

in termini lusinghieri: «Una equilibrata<br />

attenzione alle istanze irrinunciabili della<br />

cultura contemporanea, insieme con<br />

una intelligente fedeltà al magistero della<br />

Chiesa, una attenta preoccupazione<br />

pastorale insieme con la lunga esperien-<br />

za di insegnamento dell'autore avevano<br />

assicurato ai tre volumi, che si sono rivelati<br />

particolarmente adatti per la scuola<br />

di teologia, per l'aggiornamento dei<br />

sacerdoti e per l'allargamento dell'interesse<br />

alla teologia morale nel laicato cattolico,<br />

un buon successo editoriale».<br />

Le istanze<br />

della cultura<br />

contemporanea<br />

L'organizzazione della materia è pressoché<br />

immutata. Due sono le sezioni: la<br />

prima contiene l'esposizione della teologia<br />

morale fondamentale con la suddivisione<br />

in tre parti: la prima si occupa<br />

della fondazione di senso, la seconda del<br />

bene morale nella luce della fede, la terza<br />

di psicologia dell'esperienza morale.<br />

Una esposizione che non ripete pedissequamente<br />

il modulo dei manuali prima<br />

del Concilio Vaticano II, volendo<br />

Gatti battere un percorso nuovo aderente<br />

alle esigenze dei tempi moderni.<br />

La sezione seconda si apre con una<br />

premessa sui criteri per l'elaborazione<br />

delle norme e delle valutazioni morali,<br />

seguono sei parti: etica delle attività dello<br />

spirito, etica della comunicazione, etica<br />

della vita fisica, morale sociale, morale<br />

cristiana e realtà economica, morale<br />

sessuale e morale coniugale e familiare.<br />

Nell'esposizione di queste tematiche<br />

Gatti si mostra non ripetitivo di schemi<br />

manualistici del passato, avendo optato<br />

— come è stato rilevato — per percorsi<br />

nuovi più aderenti alla problematica moderna<br />

e alla cultura di fine millennio.<br />

Per queste caratteristiche, solo in senso<br />

lato, il volume lo si può definire «manuale».<br />

In funzione<br />

di una mirata<br />

finalità didattica<br />

È piuttosto un'esposizione di temi di<br />

teologia morale più consona agli studenti<br />

del secondo ciclo accademico che a<br />

quelli del primo ciclo o corso istituzionale.<br />

A meno che il docente non esegua lui<br />

stesso una sistemazione più razionalizzata<br />

sotto il profilo didattico.<br />

Questa precisazione vuol evidenziare<br />

le caratteristiche del volume. Chi si appresta<br />

a frequentare il primo ciclo teologico,<br />

l'istituzionale che conduce al sacerdozio,<br />

ha bisogno di un «manuale» in<br />

senso classico, sebbene debitamente aggiornato<br />

e arricchito dei dati scientifici e<br />

teologici.<br />

Lo studente deve essere messo a suo<br />

agio per avere una «visione organica»<br />

della materia e soprattutto una conoscenza<br />

adeguata dei principi, delle regole<br />

fondamentali che aiutano a comprendere<br />

e a valutare le complesse problematiche<br />

che si agitano a livello di coscienza<br />

e di etica.<br />

Nella seconda sezione Gatti affronta<br />

alcune tematiche attualmente molto dibattute.<br />

Ne scegliamo una, come modello<br />

esemplificativo. Nell'esame del concetto<br />

di guerra «giusta», Gatti rileva che<br />

per la teologia tradizionale «parlare di<br />

guerra giusta è soltanto riconoscere ai<br />

popoli lo stesso diritto della legittima difesa<br />

che il compromesso etico riconosce<br />

ai singoli, riconoscere che la posizione<br />

dell'aggressore non si può mettere sullo<br />

stesso piano dell'aggredito». Ed aggiunge:<br />

«Solo se veramente difensiva, la<br />

guerra potrebbe essere detta giusta».<br />

Nel prosieguo della trattazione Gatti<br />

scrive: «Nessuna legittima difesa potrebbe<br />

giustificare la scelta di strategie il cui<br />

finis operis fosse intrinsecamente negativo.<br />

Non è quindi mai moralmente difendibile<br />

l'uccisione diretta dei non belligeranti,<br />

come avviene, ad esempio, nei<br />

bombardamenti terroristici».<br />

Non piegarsi<br />

a compromessi<br />

e a patteggiamenti<br />

Alla luce di questo criterio Gatti giudica<br />

«gravemente» negativi i bombardamenti<br />

dell'ultimo conflitto mondiale che<br />

hanno distrutto quartieri e città. E conclude:<br />

«Per il credente, nessun “compromesso<br />

etico” può sottoporre a patteggiamenti<br />

il principio che il fine giustifica i<br />

mezzi».<br />

A completamento della sua esposizione<br />

Gatti riferisce l'insegnamento del<br />

Concilio Vaticano II sulla guerra e sul<br />

dovere che hanno i responsabili dei po-<br />

poli di tutelare la pace e la inviolabilità<br />

territoriale della nazione.<br />

Nell'ultima parte del secolo ventesimo,<br />

la guerra ha avuto un ulteriore sviluppo<br />

tipologico e dottrinale. È emerso<br />

il concetto di «guerra preventiva» intesa,<br />

questa, come azione militare per colpire<br />

l'avversario prima che esso possa colpire.<br />

Si fa esperienza anche di azioni militari<br />

per stroncare sul nascere focolai di<br />

terrorismo e eliminare i loro autori.<br />

La questione<br />

del diritto<br />

d'intervento umanitario<br />

Nel contesto di conflitti fratricidi si è<br />

messo in atto e legittimato il diritto d'intervento<br />

umanitario a favore di popolazioni<br />

etniche oggetto di violenza feroce<br />

e repressiva da parte di altre etnie.<br />

La casistica sembra allungarsi di anno<br />

in anno. Il teologo moralista incontra<br />

notevoli difficoltà nel valutare le singole<br />

imprese militari sotto il profilo etico. Il<br />

Concilio Vaticano II ha dedicato alla<br />

guerra l'intera sezione prima del capitolo<br />

quinto della Gaudium et spes, nn. 79-<br />

82.<br />

Al di là dell'erudizione<br />

e del dato<br />

nozionistico<br />

Esso però va completato con l'ulteriore<br />

pronunciamento del magistero pontificio<br />

che non è stato certo ridotto né<br />

quanto a interventi né al loro valore.<br />

A proposito di riferimento al magistero<br />

i trattati tematici o settoriali, come<br />

anche l'esposizione dei principi generali<br />

avrebbero altra autorità se — almeno<br />

nei punti nodali — si allegassero i testi<br />

dei documenti del magistero. I lettori,<br />

soprattutto di primo livello, ne riceverebbero<br />

incalcolabili benefici. Nei «manuali»<br />

scolastici poi i riferimenti dovrebbero<br />

essere molto di più di una prova<br />

eruditiva.<br />

Per quanto concerne l'opera di Gatti è<br />

condivisibile il giudizio editoriale: è<br />

«un'opera unica e originale di sicuro riferimento<br />

teologico e pastorale per<br />

quanti sentono l'importanza del tema<br />

etico nella vita cristiana».<br />

GINO CONCETTI<br />

zione di Mons. Lambiasi, Vescovi di Anagni-Alatri,<br />

Assistente Ecclesiastico Generale<br />

dell'Azione Cattolica, sul tema: «Questa<br />

Chiesa riesce a dare una formazione<br />

veramente cristiana?». Nel pomeriggio,<br />

l'Arcivescovo Giuseppe Pittau, Segretario<br />

della Congregazione per l'Educazione<br />

Cattolica, presiederà la Veglia di preghiera.<br />

Nella mattina di sabato 5 gennaio, il<br />

Cardinale Vicario Camillo Ruini, Presidente<br />

della CEI, presiederà la Celebrazione<br />

Eucaristica. Seguirà la relazione di don<br />

Antonio Ladisa, dedicata alla missione<br />

svolta dagli animatori e dai responsabili<br />

della pastorale vocazionale nella Chiesa<br />

in Italia. Padre Amedeo Cencini tratterà<br />

poi il tema: «Come educare alla fede e alla<br />

scelta vocazionale adulta e matura?».<br />

Le conclusioni del convegno saranno illustrate<br />

dall'Arcivescovo Luigi Benigno<br />

Papa.<br />

Il Cardinale Pompedda<br />

celebra il cinquantesimo<br />

di ordinazione sacerdotale<br />

«Concludendo, profondamente commosso,<br />

questa celebrazione del mio cinquantesimo<br />

anno di sacerdozio, il mio<br />

animo ricolmo di tanti sentimenti lo è<br />

particolarmente di gratitudine: a Dio,<br />

Supremo datore di ogni bene, che senza<br />

alcun mio merito mi chiamò dapprima<br />

al dono della fede, e poi ancora della<br />

pienezza dell'ordine sacro; all'amatissimo<br />

nostro Papa, Giovanni Paolo II, che<br />

mi volle confidare di aver parte nel suo<br />

ministero universale, nel quotidiano lavoro<br />

per la Chiesa; a tutti coloro che,<br />

con larghezza d'animo e di mente, mi<br />

hanno accompagnato dai miei primi anni<br />

e poi dalla soglia del Santuario fino al<br />

momento attuale; ai miei umilissimi parenti,<br />

che mi dettero il bene della vita e<br />

incondizionato affetto; a tutti quelli che,<br />

strumento della divina provvidenza, mi<br />

hanno sostenuto fino ad oggi con generosità<br />

grande; infine a quanti — certamente<br />

con intento di far bene — mi<br />

hanno causato sofferenza e dolore,<br />

aprendomi così il cuore all'unica speranza<br />

che è l'amore onnisciente di Dio benedetto.<br />

Gratitudine ancora a tutti voi,<br />

che mi avete fatto corona di affetto e di<br />

preghiera, in questa celebrazione giubilare.<br />

Un grazie fraterno all'Eminentissimo<br />

Cardinale Camillo Ruini, che ha voluto<br />

ancora una volta darmi testimonianza<br />

di antica amicizia capranicense.<br />

Profondamente grato mi dico per tutta<br />

la Comunità di Sant'Egidio che, spontaneamente,<br />

mi ha voluto accogliere perché<br />

insieme pregassimo in questa romanissima<br />

Basilica, e lodassimo Dio per il<br />

suo misericordioso amore».<br />

Dall'altare della Basilica di Santa Maria<br />

in Trastevere il Cardinale Mario<br />

Francesco Pompedda, Prefetto del Supremo<br />

Tribunale della Segnatura Apostolica,<br />

ringraziava commosso con queste<br />

parole l'assemblea che si era unita a<br />

lui in rendimento di grazie per il dono<br />

del sacerdozio. Erano in tanti a stringersi<br />

attorno al Porporato per lodare e ringraziare<br />

Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote:<br />

Cardinali, Arcivescovi, Vescovi,<br />

Prelati, sacerdoti, religiose, religiosi, fedeli<br />

laici. Tutti insieme per un corale inno<br />

di ringraziamento e di lode. «La presenza<br />

di tante e tali personalità qui convenute<br />

ha conferito a questa liturgia un<br />

significativo onore, non per la mia povera<br />

persona, ma per il Sacerdozio che<br />

oggi abbiamo voluto esaltare come dono<br />

immenso di Dio alla Chiesa e alla stessa<br />

Umanità» — ha rilevato il Card. Pompedda.<br />

«Ma — ha affermato — dal passato e<br />

da oggi il mio sguardo volge al futuro:<br />

quel futuro che la disposizione della<br />

Provvidenza ha già tracciato con amorevole<br />

intendimento per la mia persona e<br />

per la mia vita. Sì, una vita che cinquanta<br />

anni or sono donai interamente<br />

al servizio della Chiesa e che, in questo<br />

momento, voglio ancora per sempre offrire<br />

quale olocausto umilissimo ma totale.<br />

Una Chiesa che, posso affermare<br />

con tutta sincerità, ho sempre amato<br />

più di me stesso, in lealtà costante ed<br />

assoluta e con pieno disinteresse, nell'unico<br />

intento di operare, con l'intelligenza,<br />

col cuore, con tutte le mie forze, per<br />

il suo bene. Dio, che solo conosce ogni<br />

segreto dell'uomo, sarà misericordioso<br />

se e per quanto ho mancato al mio impegno<br />

sacerdotale». Ed ha concluso: «A<br />

Voi tutti chiedo di unirvi con me nell'inno<br />

di ringraziamento a Dio e di supplica<br />

perché fino al mio ultimo respiro possa<br />

operare secondo la sua volontà. E così<br />

sia!».<br />

Familiare e commovente era l'omelia<br />

tenuta per la lieta e gioiosa circostanza<br />

dal Cardinale Camillo Ruini, il quale con<br />

il giovane Pompedda, alunno del Capranica,<br />

ha condiviso alla fine degli anni<br />

'40, il cammino verso il sacerdozio. Ottima<br />

educazione famigliare, doti naturali,<br />

intelligenza e gentilezza, stima e fiducia<br />

da parte dei superiori: il giovane don<br />

Mario Pompedda studiava con passione.<br />

La sua formazione sacerdotale era segnata<br />

anche da una formazione culturale<br />

completa. Il Cardinale Ruini ha ricordato<br />

le tappe del suo itinerario sacerdotale:<br />

dal 23 dicembre 1951, con l'ordina-<br />

zione nella Basilica di San Pietro, alle<br />

varie promozioni sino alla nomina a<br />

Cardinale nel Concistoro del 21 febbraio<br />

del 2001. Il Cardinale Pompedda è un<br />

grande dono di Ozieri e della Sardegna<br />

alla Chiesa universale — ha detto il<br />

Card. Ruini —. Dal percorso visibile a<br />

quello invisibile il passaggio tocca le motivazioni<br />

interiori del «dono» e del «mistero».<br />

«Soli Deo». Nel suo stemma cardinalizio<br />

il Porporato Pompedda riassume<br />

tutta la sua vita sacerdotale spesa sino<br />

ad oggi con passione e con dedizione.<br />

Unità e coesione profonda hanno segnato<br />

le varie tappe di un cammino alto<br />

e qualificato. Nel Cardinale Pompedda<br />

— ha detto il Card. Ruini — c'è un legame<br />

radicale tra persona e missione. La<br />

sua umanità ricca ed amabile, il suo rispetto<br />

per tutti, il suo servizio responsabile,<br />

la sua cultura giuridica, il suo legame<br />

sponsale con Cristo e con la Chiesa<br />

stanno a dimostrare la poliedrica personalità<br />

di un Uomo di Chiesa che ha servito<br />

senza mai stancarsi Cristo, la Chiesa<br />

e la società del nostro tempo.<br />

«Maria lo protegga e lo custodisca ora<br />

e sempre». Con questo augurio-preghiera<br />

il Cardinale Ruini ha concluso la sua<br />

omelia.<br />

Alla preghiera dei fedeli si è pregato<br />

per il Santo Padre, per i Vescovi e i Sacerdoti,<br />

affinché «il Signore realizzi nella<br />

loro vita le sue promesse di bene e li sostenga,<br />

perché con la preghiera e l'annuncio<br />

tengano desti i cuori e con il loro<br />

servizio preparino una terra ospitale<br />

a Colui che sta per venire come Verità e<br />

Grazie»; «per il Cardinale Mario Francesco<br />

Pompedda, che ricorda con cuore<br />

commosso e riconoscente il 50° anniversario<br />

della sua ordinazione sacerdotale:<br />

colmato della grazia e della consolazione<br />

dello Spirito, fortificato con la sapienza<br />

e il coraggio dei Santi, continui<br />

con generosa dedizione ed esemplare testimonianza<br />

il suo ministero a servizio<br />

della Chiesa Universale». Significative le<br />

altre intenzioni per quanti soffrono a<br />

causa della violenza e della guerra; e<br />

per i parenti, gli educatori, gli amici ed i<br />

superiori che hanno segnato la vita sacerdotale,<br />

scientifica e culturale del Cardinale<br />

Pompedda.<br />

Nel coro basilicale e attorno all'altare<br />

circondavano il Cardinale celebrante i<br />

Prelati del Supremo Tribunale della Segnatura<br />

Apostolica, con il Vescovo Francesco<br />

Saverio Salerno, Segretario; ed i<br />

Prelati della Rota Romana, con S. E.<br />

Mons. Raffaello Funghini, Decano; i<br />

Cardinali Ruini, Canestri, Opilio Rossi,<br />

Stafford, Cheli, Cacciavillan e Sebastiani;<br />

gli Arcivescovi De Magistris, Pro-Penitenziere<br />

Maggiore; Vegliò, Nesti, Cordero<br />

Lanza di Montezemolo, Herránz; i<br />

Vescovi Meloni di Nuoro e Sanguinetti<br />

di Ozieri; Marini, Paglia, Gualdrini, Bertagna,<br />

Eid, Doran, Echevarría Rodriguez;<br />

i Monsignori Michele Pennisi, Rettore<br />

del Capranica; Librati, Monni, Corbellini<br />

e Padre Gianfranco Girotti, Sotto-<br />

Segretario della Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede.<br />

Tra le autorità presenti il Presidente<br />

Senatore Francesco Cossiga, il Presidente<br />

della Giunta Regionale Sarda Mauro<br />

Pili, il Sindaco di Ozieri Giovanni Fadda.<br />

Era anche presente il Prof. Andrea<br />

Riccardi, Presidente della Comunità di<br />

Sant'Egidio.<br />

Tutta la solenne e raccolta Celebrazione<br />

Eucaristica è stata allietata dal canto<br />

dei giovani e delle giovani della Comunità<br />

di Sant'Egidio. Quattordici i nipoti e<br />

le nipoti del Cardinale giunti dalla Sardegna<br />

con i pronipoti, tre dei quali, nei<br />

caratteristici costumi sardi, hanno offerto<br />

al Cardinale Pompedda tre cesti con<br />

pane e dolci sardi.<br />

Prima della solenne benedizione conclusiva<br />

il Vescovo Sanguinetti leggeva la<br />

Lettera che Giovanni Paolo II ha indirizzato<br />

al Porporato per la fausta ricorrenza<br />

giubilare.<br />

I canti «Magnificat» e «Deus Ti salvet,<br />

Maria», in lingua sarda, hanno concluso<br />

la solenne Celebrazione Eucaristica segnata<br />

da una corale preghiera e da una<br />

sentita partecipazione.<br />

G. G.

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