Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
.<br />
PAGINA<br />
6 .<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 15 Dicembre 2001<br />
UDIENZA Le parole di Giovanni Paolo II agli artisti che partecipano al concerto «Natale in Vaticano»<br />
Mancano chiese e luoghi di culto,<br />
specialmente in alcuni quartieri periferici di Roma<br />
«Voi volete richiamare una necessità molto avvertita nella<br />
comunità cristiana della Città: la mancanza di chiese e di<br />
luoghi di culto, specialmente in alcuni quartieri periferici».<br />
Lo ha detto il Papa rivolgendosi, nella mattina di venerdì 14<br />
dicembre, nella Sala Clementina, gli artisti che partecipano<br />
al concerto «Natale in Vaticano». Ecco le sue parole:<br />
Gentili Signore, Illustri Signori!<br />
1.Anche quest’anno ho il piacere di ricevere la<br />
vostra gradita visita. Questo incontro cordiale mi offre<br />
l’opportunità di esprimere a ciascuno di voi il<br />
mio vivo compiacimento per la realizzazione dell’ormai<br />
tradizionale «Concerto di Natale in Vaticano». Si<br />
tratta di una significativa manifestazione artistica e<br />
musicale, diventata un appuntamento atteso e familiare,<br />
che ben si inserisce tra le diverse iniziative promosse<br />
nella nostra città di Roma in occasione del<br />
Santo Natale.<br />
Auspico pieno successo al vostro concerto natalizio<br />
e auguro che esso rechi a quanti vi assisteranno<br />
gioia, serenità e pace.<br />
2.Le Festività natalizie evocano sentimenti di solidarietà<br />
e di attenzione al prossimo e voi, molto opportunamente,<br />
nell’ideare questo incontro avete voluto<br />
assegnargli una ben precisa finalità benefica e spirituale.<br />
Voi volete, infatti, richiamare alla pubblica<br />
opinione una necessità molto avvertita nella comunità<br />
cristiana della Città: la mancanza di Chiese e di<br />
Presieduta dal Cardinale Noè nella Basilica di San Pietro<br />
Celebrazione penitenziale<br />
del personale della Città del Vaticano<br />
GIANLUCA BICCINI<br />
Una risposta corale, sentita, partecipata,<br />
all'invito di Giovanni Paolo II a celebrare<br />
una giornata di digiuno, di preghiera<br />
e di carità per la pace nel mondo<br />
e a sostegno delle necessità dei fratelli<br />
sofferenti a causa della guerra, nella<br />
mattina di venerdì 14 dicembre è venuta<br />
dal personale in servizio presso la Città<br />
del Vaticano. I dipendenti, insieme con<br />
gli assistenti spirituali dei vari settori,<br />
sono intervenuti numerosi alla Celebrazione<br />
della Parola, presieduta all'Altare<br />
della Cattedra della Basilica di San Pietro<br />
dal Cardinale Arciprete Virgilio Noè.<br />
Il canto del «Miserere» (Salmo 50) ha<br />
introdotto il rito religioso, che è proseguito<br />
con le Letture tratte dal Libro del<br />
Profeta Isaia (58, 2-10) e dalla Lettera<br />
agli Efesini (2, 13-18). Entrambe hanno<br />
preceduto un Salmo cantato (rispettivamente<br />
il 31 e l'84), e una breve riflessione<br />
del Cardinale Noè.<br />
Commentando il passo di Isaia — «...<br />
questo è il digiuno che voglio» — l'Arciprete<br />
della Basilica Vaticana ha spiegato<br />
il significato di questa pratica penitenziale<br />
e fatto esempi concreti: astinenza<br />
da cibi desiderati o costosi, atti di carità<br />
spirituale o corporale, maggiore impegno<br />
nel sopportare le difficoltà della<br />
propria vita, rinuncia ad uno spettacolo<br />
o ad un divertimento o al fumo o alle<br />
bevande. «Tutte queste mortificazioni —<br />
ha detto — non sono in sintonia con le<br />
nostre inclinazioni», ma hanno un grande<br />
valore: «ci aiutano ad avere un maggior<br />
dominio di noi stessi; ad aprirci a<br />
Dio, per ascoltare il suo desiderio e la<br />
sua volontà nei nostri riguardi; e ad essere<br />
aperti nei confronti dei nostri fratelli,<br />
soprattutto quelli che versano in condizioni<br />
di indigenza». In proposito il<br />
Cardinale celebrante ha rievocato immagini<br />
di guerra che sono attualissime, con<br />
le popolazioni, vittime innocenti, rimaste<br />
senza casa né cibo.<br />
Ecco allora che il digiuno deve essere<br />
trasformato in «carità elemosiniera».<br />
«Mentre mortifichiamo noi stessi — ha<br />
avvertito il Cardinale Noè — dobbiamo<br />
mettere da parte per gli altri. Ci sono<br />
tante persone che hanno bisogno adesso».<br />
L'esempio di questa carità umile e<br />
nascosta ci viene indicato da Gesù nel<br />
Vangelo: è la vedova che versa l'obolo<br />
al Tempio. «Occorre essere attenti — ha<br />
ammonito — a quanti hanno bisogno di<br />
un fratello che si chini sopra di essi. Sono<br />
le mani dei poveri che portano nei<br />
forzieri del Paradiso ciò che noi abbiamo<br />
dato ad essi».<br />
Nella seconda riflessione — «il Cristo<br />
è la nostra pace» — il Porporato ha ricordato<br />
che il venerdì è «il giorno più<br />
penitenziale della settimana», essendo<br />
quello della Passione della morte di Gesù.<br />
«Non mettiamo la nostra speranza<br />
nelle mani degli uomini — ha esortato<br />
— ma collochiamola in quelle del Signore».<br />
Le armi povere della preghiera, del<br />
digiuno e della carità, del resto, devono<br />
avere come obiettivo finale quello della<br />
pace tra gli uomini e tra le nazioni. Per<br />
questo il Cardinale Noè ha sottolineato<br />
l'importanza universale di tanti piccoli<br />
gesti individuali. «Dobbiamo fare qualcosa<br />
di bene personalmente — ha concluso<br />
— perché ciascuno faccia crescere<br />
il livello della bontà del mondo. Occorre<br />
raggiungere tutti coloro che hanno bisogno<br />
di sentire il caldo della carità».<br />
La celebrazione è proseguita con le<br />
preci dei fedeli e la raccolta delle offerte,<br />
che saranno consegnate direttamente<br />
nelle mani di Giovanni Paolo II. Infine<br />
la preghiera del Padre Nostro ed un'invocazione<br />
a Maria, con il ricordo dei<br />
Messaggi della Madonna di Fátima ai<br />
tre pastorelli, hanno preceduto la solenne<br />
benedizione finale, impartita dal Cardinale<br />
Noè a nome del Santo Padre.<br />
Durante la Liturgia della Parola, il<br />
Porporato è stato assistito dal Vescovo<br />
eletto Vittorio Lanzani, Delegato della<br />
Fabbrica di San Pietro. Erano presenti<br />
l'Arcivescovo Oscar Rizzato, Elemosiniere<br />
di Sua Santità; il Vescovo Gianni<br />
Danzi, Segretario Generale del Governatorato;<br />
e molti presbiteri, tra i quali: P.<br />
Giovanni Ferrotti, parroco della parrocchia<br />
della Patriarcale Basilica Vaticana;<br />
P. Gioele Schiavella, parroco della parrocchia<br />
di sant'Anna in Vaticano; Don<br />
Elio Torrigiani, Direttore Generale della<br />
Tipografia Vaticana-Editrice «L'Osservatore<br />
Romano»; Don Nicolò Suffi, Direttore<br />
della Libreria Editrice Vaticana; e<br />
Don Giorgio Bruni, Direttore del Servizio<br />
Fotografico del nostro giornale.<br />
Quando il Cardinale celebrante ha<br />
sciolto l'assemblea, mentre il coro eseguiva<br />
il canto «Vergin Santa», i fedeli<br />
sono tornati ai propri posti di lavoro.<br />
Nel cuore portavano la consolante certezza<br />
del profeta Geremia: «Benedetto<br />
l'uomo che confida nel Signore».<br />
luoghi di culto, specialmente in alcuni quartieri periferici.<br />
Con la vostra manifestazione intendete reperire<br />
fondi per finanziare concretamente progetti di Chiese<br />
e strutture d’accoglienza adeguate. Grazie anche a<br />
voi, i fedeli potranno meglio esprimere la loro fede<br />
contando su attrezzature idonee per le loro riunioni<br />
di preghiera, di catechesi e per le altre attività pastorali<br />
e sociali.<br />
3.Gentili Signore e illustri Signori! Il vostro concerto,<br />
come ogni anno, ripropone canti antichi e moderni,<br />
ispirati in gran parte alla grande solennità cristiana<br />
del Natale.<br />
Il Natale è ricordo gioioso di ciò che si compì nel<br />
corso della notte due mila anni or sono, e che continua<br />
a suscitare nei credenti commozione e stupore.<br />
Dio si è fatto bambino per essere più vicino all’uomo<br />
di ogni tempo, dimostrandogli la sua infinita tenerezza.<br />
Possa questa grande ricorrenza cristiana essere<br />
occasione propizia, perché tutti scoprano e sperimentino<br />
quanto Dio ami l’uomo, ogni uomo, tutti gli uomini!<br />
Porgo cordiali auguri agli organizzatori e ai promotori,<br />
agli artisti e ai graditi ospiti, come pure a<br />
quanti, attraverso la televisione, assisteranno a questo<br />
concerto natalizio.<br />
Avvaloro questi voti con una speciale Benedizione<br />
Apostolica, che volentieri estendo alla vostre famiglie<br />
e a quanti vi sono cari.<br />
«Le Festività natalizie evocano sentimenti di solidarietà<br />
e di attenzione al prossimo e voi, molto opportunamente,<br />
nell’ideare questo incontro avete voluto assegnargli<br />
una ben precisa finalità benefica e spirituale...<br />
Con la vostra manifestazione intendete reperire fondi<br />
per finanziare concretamente progetti di Chiese e strutture d’accoglienza adeguate.<br />
Grazie anche a voi, i fedeli potranno meglio esprimere<br />
la loro fede contando su attrezzature idonee<br />
per le loro riunioni di preghiera, di catechesi e per le altre attività pastorali e sociali»<br />
LetteraPastoraledell'Arcivescovo-PrelatodiPompei,Mons.DomenicoSorrentino<br />
Il«carismadellarisurrezione»orientiilcammino<br />
diconversionedellacomunitàcristiana<br />
Nel suo contesto geografico-storico-archeologico<br />
la comunità ecclesiale di<br />
Pompei ha un carisma specifico che,<br />
forse, in passato non è stato sufficientemente<br />
sottolineato. Il nuovo Arcivescovo<br />
Domenico Sorrentino, ne ha fatto il motivo<br />
di fondo della lettera pastorale. È il<br />
carisma della risurrezione. La fede assicura<br />
che tutti risorgeremo in Cristo,<br />
per la sua potenza. Lo scenario di Pompei,<br />
in questo senso, è sì un simbolo di<br />
morte, ma anche di attesa della resurrezione.<br />
«Resurrexit» è l'annuncio — scrive<br />
Mons. Sorrentino — riferito a Cristo, il<br />
figlio di Maria di Nazareth. Per noi credenti<br />
è certo, questo dato. Egli, superando<br />
la barriera del sepolcro, aveva<br />
gettato un seme di risurrezione per tutti<br />
gli uomini e per tutte le donne. Anche<br />
per i morti di Pompei!».<br />
Agli inizi del terzo millennio il cristianesimo<br />
scommette ancora su questo annuncio.<br />
«La Chiesa di Pompei, stimolata<br />
proprio dal suo scenario archeologico, si<br />
sente chiamata ad insistere sul tema della<br />
risurrezione». Mons. Sorrentino constata<br />
una specie d'incomunicabilità tra<br />
le due realtà di Pompei: quella archeologica<br />
e quella religiosa mariana. «Il più<br />
delle volte — osserva — turisti, da una<br />
parte, e pellegrini, dall'altra, nemmeno<br />
se ne accorgono. Ma quel dialogo c'è e<br />
verte su problemi dell'esistenza».<br />
La comunità ecclesiale di Pompei ha<br />
celebrato in settembre un convegno il<br />
cui punto di partenza fu appunto «Re-<br />
surrexit». Scopo fu di «rileggere il nostro<br />
carisma per orientare il cammino<br />
pastorale». Traendo conclusioni operative<br />
da quel convegno l'Arcivescovo indica<br />
sette vie ideali da tradurre nella dinamica<br />
di evangelizzazione con iniziative<br />
particolari.<br />
La prima è la via della risurrezione.<br />
«Se è vero — scrive Mons. Sorrentino<br />
— che qui a Pompei ha particolarmente<br />
significato l'annuncio cristiano della risurrezione,<br />
è doveroso che questo annuncio<br />
sia visibilizzato in un istituto<br />
che, denominato “Resurrexit” faccia da<br />
ponte tra l'antica e la nuova Pompei».<br />
L'Arcivescovo si augura che per la<br />
realizzazione di questo obiettivo «si possa<br />
contare sull'interesse culturale convergente<br />
anche della Pompei archeologica.<br />
Ne potrebbe nascere un'istituzione<br />
che, da un lato, rappresenti un'espansione<br />
della realtà museuale antica, dall'altro,<br />
offra uno spazio di dialogo culturale,<br />
che metta sotto gli occhi dei visitatori<br />
dell'antica Pompei anche espressioni<br />
di quella storia successiva che fino ai<br />
nostri giorni ha segnato Pompei, nel<br />
lungo percorso di cristianizzazione della<br />
cultura e civiltà romana». Un istituto di<br />
questo tipo, nel segno di un rispettoso<br />
dialogo culturale tra credenti e non credenti<br />
sarebbe nelle istanze del Vaticano<br />
II e sulle orme di Bartolo Longo.<br />
La seconda via è quella della conversione.<br />
L'annuncio e l'evangelizzazione<br />
tendono a far esplodere tutta la potenza<br />
della risurrezione di Cristo in ogni esse-<br />
re umano e in ogni ambito. «Il cristiano<br />
— afferma Mons. Sorrentino — non solo<br />
incontra il Risorto, ma diventa un Risorto.<br />
Si muore al peccato; si risorge<br />
con Cristo a via nuova. È un'esperienza<br />
di risurrezione quella che sta alla base<br />
della nuova Pompei. Essa è nata da un<br />
seme gettato nell'animo di Bartolo Longo<br />
in Contrada Arpaia nel lontano 1876.<br />
Egli era già convertito. Ma per il cristiano<br />
la conversione è permanente. Nella<br />
vita dei santi appare spesso che il punto<br />
decisivo, la svolta avviene in quella che<br />
si suol chiamare “seconda conversione”,<br />
quando si prende veramente sul serio il<br />
Vangelo. E il momento della radicalità,<br />
del cambiamento totale di vita».<br />
Il santuario di Pompei è sorto come<br />
luogo privilegiato di conversione e di riconciliazione.<br />
Per questo il ministero<br />
delle confessioni «dev'essere in esso<br />
sempre meglio sviluppato. Grande dev'essere<br />
la dolcezza, la paternità, l'accoglienza,<br />
il tratto pedagogico dei confessori<br />
pompeiani. Ma altrettanto coraggiosa<br />
dev'essere la proposta di una vita cristiana<br />
piena, all'insegna del Vangelo, in<br />
direzione della santità». Per questo motivo<br />
diventare sacerdote a Pompei «significa<br />
soprattutto diventare confessore».<br />
La terza via è quella della missione.<br />
L'impegno concreto e prioritario di Bartolo<br />
Longo fu la propagazione del rosario.<br />
Dal suo spirito missionario è nata la<br />
nuova Pompei, che deve conservare forte<br />
l'impegno missionario. La Chiesa di<br />
Pompei svolge questo compito «acco-<br />
MONSIGNORGENNAROPASCARELLA,VESCOVODIARIANOIRPINO-LACEDONIA<br />
Riscoprireeviverelavocazioneallasantità<br />
In questi giorni viene distribuito nelle<br />
parrocchie della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia<br />
un libro, piccolo nel formato<br />
13x20, di complessive pagine 114,<br />
in bella veste tipografica, edito dalle<br />
Grafiche Lucarelli, in Ariano Irpino.<br />
Sul frontespizio fa bella mostra di sé<br />
il famoso Trittico del sec. XIV, che si<br />
custodisce nella concattedrale di Lacedonia,<br />
opera di pregevole fattura attribuita<br />
ad Andrea Sabatini di Salerno. Al<br />
centro è la Madonna con il Bambino<br />
(olio su legno); a destra, S. Pietro e S.<br />
Giovanni Battista (olio su tela); a sinistra,<br />
S. Michele e S. Nicola (olio su tela).<br />
Il Trittico si deve a re Ferdinando<br />
d’Aragona per lo scampato pericolo in<br />
occasione della Congiura dei baroni.<br />
Autore del libro è S.E. Mons. Gennaro<br />
Pascarella, Vescovo di Ariano Irpino-<br />
Lacedonia.<br />
È la Lettera pastorale, che egli ha diretto<br />
a tutti i fedeli della diocesi per<br />
l’Avvento di questo primo anno del terzo<br />
millennio. Il titolo ne sintetizza l’argomento:<br />
«Santi insieme» — Linee pastorali<br />
2001—2002.<br />
Il contenuto, sostanzioso e meditato,<br />
si articola sui temi di attualità nel campo<br />
della fede, della morale, nei quali la<br />
Chiesa vive la propria vita interiore ed<br />
esercita il suo influsso esterno nel mondo<br />
nel quale si trova ad operare.<br />
È una vera sintesi di sana dottrina, di<br />
salutari indirizzi e linee direttive, quasi<br />
una guida culturale e pastorale per la<br />
Chiesa locale. Richiama molti punti essenziali,<br />
che a volte sono dimenticati o<br />
non considerati sufficientemente, riproponendoli<br />
con applicazione pratica basata<br />
sui testi della Sacra Scrittura e dei<br />
Padri della Chiesa; sui documenti del<br />
Concilio Vaticano II e sul Magistero di<br />
Giovanni Paolo II.<br />
I ventiquattro capitoli sono tante finestre,<br />
che lasciano intravedere vasti orizzonti:<br />
vita di fede — prendere il largo<br />
verso i mari aperti della storia — il coraggio<br />
dell’amore — il coraggio della<br />
pace — operatori di pace, di dialogo, di<br />
testimonianza.<br />
Costituiscono il nucleo fondamentale i<br />
capitoli sulla comunione e la santità:<br />
che cos’è la santità — quale via per la<br />
santità — primato della carità e dell’unità<br />
— perfetti nella carità.<br />
«Non è possibile un santo “isolato”!<br />
La santità “cristiana” è ecclesiale, comunitaria,<br />
fondata sulla comunione»<br />
(pag. 48).<br />
Temi che sono vita e direzione circa<br />
la santità, la preghiera; atteggiamenti<br />
specifici verso la famiglia e verso la vita<br />
stessa.<br />
Di qui il valore e l’importanza di questa<br />
Lettera pastorale, che affronta i problemi<br />
con immediatezza dal linguaggio<br />
vivo e preciso, adeguato alla varietà delle<br />
situazioni locali e delle circostanze di<br />
tempo, ancorato all’unità di fede su cui<br />
si compagina tutta la Chiesa.<br />
Un accento particolare è riservato al<br />
Convegno ecclesiale diocesano dal tema<br />
«La santità vocazione di tutti. Fidarsi di<br />
Dio, farsi dono ai fratelli nel quotidiano»,<br />
che si è svolto presso il Centro So-<br />
ciale in Rione Martiri di Riano (29-31<br />
agosto). «Nell’annuale convenire della<br />
nostra Chiesa — scrive il Vescovo —<br />
siamo entrati in questo tema della santità,<br />
che è la prospettiva in cui deve porsi<br />
tutto il cammino pastorale della nostra<br />
diocesi in questo inizio del nuovo millennio»<br />
(pag. 64).<br />
«Sono queste le priorità per la nostra<br />
Chiesa locale: riscoprire la vocazione alla<br />
santità e viverla; la santità esige la carità<br />
e la comunione; la santità è testimonianza<br />
di Dio e prima missione; in comunione<br />
con tutta la Chiesa italiana dare<br />
“un’attenzione particolare ai giovani e<br />
alla famiglia”».<br />
A conclusione del Convegno, il Vescovo,<br />
ribadendo il concetto la «santità vocazione<br />
di tutti», ha presentato figure<br />
concrete di santi del nostro tempo, ed<br />
ha additato soprattutto ai giovani la ragazza<br />
torinese Maria Orsola Bussone<br />
(1954-1970), di cui è in atto il processo<br />
di canonizzazione.<br />
Alle famiglie ha ricordato i coniugi<br />
Luigi e Maria Quattrocchi, beatificati in<br />
Piazza S. Pietro da Giovanni Paolo II lo<br />
scorso ottobre, a conclusione dell’incontro<br />
delle famiglie con il Santo Padre.<br />
Ma ha ricordato anche una santa coppia<br />
vissuta più lontana nel tempo (fine<br />
sec. XIII - inizio XIV), sempre, però, vivi<br />
nella nostra venerazione, perché<br />
Compatroni di Ariano: S. Elzeario e la<br />
B. Delfina, conti di Ariano.<br />
Saranno sempre presenti in quest’anno<br />
pastorale con iniziative culturali e religiose,<br />
che si concluderanno il 4 e 5<br />
maggio 2002, con convegno di studio e<br />
manifestazioni religiose, quando potremo<br />
venerare nella nostra cattedrale le<br />
loro reliquie donate dall’Arcivescovo di<br />
Avignone.<br />
Fanno seguito alla Lettera il programma<br />
e le linee tematiche per l’anno pastorale<br />
in corso, proposte dai Centri, dai<br />
Coordinamenti e dagli Uffici pastorali.<br />
Com’è da aspettarsi in simili atti o documenti,<br />
non è una presentazione sistematica<br />
di argomenti, perché non è un<br />
trattato di teologia, ma un documento<br />
di vita vissuta in tutte le sue connessioni.<br />
Nella Lettera si risente il palpito della<br />
Chiesa in questo momento, perché è la<br />
voce viva di colui che, preposto dallo<br />
Spirito a reggere la nostra Chiesa locale,<br />
è costantemente a contatto con il suo<br />
popolo, ne conosce le difficoltà, i propositi,<br />
le aspirazioni, le esigenze e le urgenze.<br />
Le ragioni che hanno indotto il Vescovo<br />
a scrivere questa Lettera, le finalità<br />
che si è prefisso è per aiutare i fedeli<br />
perché «Insieme siamo chiamati a far<br />
crescere il “seme” del regno, sparso di<br />
generazione in generazione nelle nostre<br />
famiglie, nei nostri paesi» (pag. 5).<br />
È una Lettera da non abbandonare su<br />
di una scrivania o in uno scaffale, ma<br />
da avere a portata di mano, soprattutto<br />
in questo periodo di Avvento e Natalizio,<br />
per leggere e meditare, per un<br />
orientamento di dottrina e di azione pastorale<br />
sulla via da percorrere con passo<br />
sicuro e con mente illuminata.<br />
DONATO MINELLI<br />
gliendo pellegrini da tutte le parti del<br />
mondo. Ma lo realizza anche muovendosi<br />
verso tutte le parti del mondo. È<br />
così con la “missione mariana”, che va<br />
ulteriormente valorizzata e potenziata. È<br />
così anche con le realizzazioni missionarie<br />
delle nostre suore in India, nelle Filippine,<br />
in Camerun. In quelle terre lontane<br />
esse portano non solo la nostra bella<br />
icona, ma anche tutta la nostra Chiesa<br />
di Pompei».<br />
La quarta via è quella del rosario. La<br />
comunità pompeiana deve riconoscersi<br />
nei due santi: Domenico e Caterina, che<br />
accolgono dalla Madre e dal Figlio il rosario.<br />
Paolo VI, nella Marialis cultus ne<br />
ha ribadito il valore e l'efficacia. Il suo<br />
contenuto cristologico è preminente. La<br />
successione delle «soste con i misteri»<br />
immette nella contemplazione di Cristo<br />
nei momenti centrali della vita e della<br />
missione tra noi. Il rosario «è un'espressione<br />
stupenda di preghiera contemplativa,<br />
tanto semplice e popolare, quanto<br />
elevata ed elevante, per accostare il mistero<br />
di Cristo. Spetta a noi — sottolinea<br />
l'Arcivescovo — fare di Pompei la<br />
“scuola” di questa preghiera». È però<br />
necessario che la recita del rosario nel<br />
santuario si armonizzi con altri momenti<br />
di preghiera, facendo il debito spazio alla<br />
preghiera salmica, recitata nella celebrazione<br />
delle Lodi e dei Vespri e soprattutto<br />
alla celebrazione eucaristica.<br />
La quinta via è quella del Magnificat.<br />
È la lode sbocciata sulle labbra di Maria<br />
dopo l'evento dell'incarnazione. «È un<br />
inno alla misericordia. È una constatazione<br />
e una profezia. È contemplazione<br />
e progetto. È un'esplosione di vita e di<br />
speranza. Tutto questo — scrive l'Arcivescovo<br />
— dovrebbe diventare il nostro<br />
Centro Magnificat, affidato alle nostre<br />
suore, con la collaborazione di sacerdoti<br />
diocesani, quale centro di formazione,<br />
di preghiera, di esercizi spirituali, di incontri<br />
culturali, in funzione di un approfondito<br />
cammino spirituale».<br />
La sesta via è quella della carità.<br />
Pompei è già un centro attivo di opere,<br />
tra cui eccellono quelle per gli orfani e<br />
dei figli dei carcerati. «Siamo eredi delle<br />
opere e dello spirito di Bartolo Longo.<br />
Nulla dovrà essere perduto di ciò che<br />
egli ha iniziato. In particolare deve esserci<br />
cara la sua predilezione per i minori<br />
in difficoltà, e il suo impegno di carità<br />
declinato per loro nella formazione<br />
della carità pedagogica, mirante a formare<br />
uomini e donne pronti per la vita.<br />
La sua intuizione della «pedagogia dell'amore»<br />
rimane validissima. C'è solo da<br />
riscoprirla e viverla fino in fondo.<br />
L'ultima via è quella della pace. È stata<br />
un'altra grande intuizione di Bartolo<br />
Longo — rileva l'Arcivescovo, che aggiunge<br />
—: «La pace raccoglie sinteticamente<br />
tutta la catechesi e il messaggio<br />
della Chiesa. Racchiude tutti i beni di<br />
Dio, perché è la vita stessa di Dio, nel<br />
suo essere amore trinitario, è il mistero<br />
di Cristo, che getta un ponte tra il divino<br />
e l'umano, è l'opera dello Spirito,<br />
che vincola gli uomini nell'amore».<br />
Tutta l'opera ecclesiale pompeiana,<br />
con i suoi aspetti più interiori e contemplativi,<br />
e quelli posti sul versante della<br />
carità, è opera di pace».<br />
Mons. Sorrentino esorta ad aprire altri<br />
varchi sull'orizzonte della pace possibile.<br />
Invita «a potenziare l'impegno a favore<br />
della pace nel mondo, valorizzando<br />
la vocazione culturale e spirituale di<br />
Pompei proprio come vocazione a servizio<br />
della pace».<br />
G.C.