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.<br />
PAGINA<br />
4 .<br />
LITURGIA DELLA PAROLA<br />
Is 60, 1-6<br />
Ef 3, 2-3.5-6<br />
Mt 2, 1-12<br />
EPIFANIA<br />
DEL<br />
SIGNORE<br />
FRANCESCO CACUCCI<br />
Arcivescovo di Bari-Bitonto<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Lunedì-Martedì 31 Dicembre 2001-1 Gennaio 2002<br />
La comunità cristiana di Perugia-Città<br />
della Pieve ha vissuto intensamente la solennità<br />
della Sacra Famiglia, che la Chiesa<br />
ha celebrato domenica 30 dicembre.<br />
Due gli appuntamenti che hanno caratterizzerato<br />
la Festa della Sacra Famiglia in<br />
diocesi: la visita dell'Arcivescovo agli anziani<br />
ospiti della Residenza «Fontenuovo»<br />
di Perugia; la solenne Celebrazione Eucaristica<br />
al santuario mariano delle Grondici<br />
di Panicale, dedicato alla famiglia e alla<br />
vita nascente.<br />
Perugia-Città della Pieve: la festa della Sacra Famiglia<br />
«In questa giornata i cristiani sono chiamati<br />
a riflettere sul dono della famiglia e<br />
sulla sua più vera identità — ricorda l'Arcivescovo,<br />
Mons. Chiaretti —. La famiglia,<br />
come un nido caldo d'amore, è un dono<br />
per chi è chiamato a nascervi e a costruirvisi<br />
fino al giorno della autonomia;<br />
ma è anche un compito che un uomo e<br />
una donna assumono, impegnandosi a co-<br />
struirla giorno per giorno, per il proprio<br />
bene e per il bene dei figli».<br />
«I tempi attuali, purtroppo, sono spettatori<br />
di una particolare aggressione verso<br />
questa società naturale — sostiene l'Arcivescovo<br />
—, culla d'ogni civiltà e d'ogni<br />
umanizzazione, con il virus malefico d'una<br />
libertà libertaria, tutta giocata sull'emozione<br />
e sul godimento ad oltranza, che conduce<br />
e separazioni dopo le prime difficol-<br />
tà, a divorzi diventati giochi di società, a<br />
litigi interminabili. Ne nascono occasioni<br />
di sofferenza che aggrediscono la parte<br />
più debole, solitamente la donna e certamente<br />
i figli, colpiti da atroci deprivazioni<br />
affettive che spesso sfociano nella droga,<br />
nella vita randagia e insignificante, nella<br />
violenza persino nel suicidio. Anzi, come<br />
si sa, il suicidio di figli delusi è la prima<br />
causa di morte dei giovani. Anche in Umbria,<br />
purtroppo, il numero dei suicidi aumenta».<br />
(R.L.)<br />
6 gennaio 2002<br />
Con i Magi in cammino verso Gesù<br />
Epifania: una parola magica al cui suono emergono<br />
immediatamente dallo scrigno della nostra memoria innumerevoli<br />
ricordi. Le frenetiche e «segrete» attività dei<br />
nostri genitori la sera precedente la festa, che alimentavano<br />
non poco la nostra fantasia infantile; un’attesa carica<br />
di paura e gioia per l’arrivo della «Befana»; i regali<br />
che, «richiesti» con una breve letterina ricca di promesse<br />
non sempre poi mantenute, puntualmente arrivavano<br />
a rallegrare la nostra infanzia; il lento e progressivo avvicinamento<br />
delle statuine dei Magi che avevamo posto<br />
accuratamente in alto nell’angolo destro del presepe e<br />
che in questa festa si ritrovavano puntualmente ai piedi<br />
di Gesù per offrirGli i loro doni.<br />
Qual è il significato di questa festa che, come afferma<br />
san Leone Magno «ha per effetto di non permettere, nel<br />
rapido succedersi delle celebrazioni di questi misteri,<br />
fra loro intimamente connessi, che si intiepidisca l’entusiasmo<br />
e il fervore della fede»?<br />
1.«Tiadoreranno,Signore,<br />
tutti i popoli della terra»<br />
(Rit. al Salmo responsoriale)<br />
Il senso di questa celebrazione è tutto racchiuso nel<br />
termine «epifania» con cui si designa solitamente questa<br />
festa. Una parola di origine greca che potremmo tradurre<br />
con «manifestazione» o «rivelazione». Celebriamo,<br />
infatti, la manifestazione di Gesù Cristo a tutti i popoli,<br />
rappresentati dai Magi che vengono dall’oriente «per<br />
adorarlo» (Mt 2, 2). È un tema, questo, che attraversa<br />
tutta la liturgia odierna e che i diversi testi liturgici, come<br />
meravigliosi strumenti di una grande orchestra, riprendono<br />
dandogli il proprio specifico colore musicale.<br />
Ed ecco che questo tema emerge con delicatezza, come<br />
un dolce suono di flauto, nell’invocazione della Colletta:<br />
«O Dio, che... hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio»;<br />
viene ripreso subito dopo, come da un pastoso suono di<br />
corno, dalle parole del profeta Isaia: «Cammineranno i<br />
popoli alla tua luce»; esplode, come in uno squillo di<br />
tromba, nel ritornello del Salmo: «Ti adoreranno, Signore,<br />
tutti i popoli della terra»; affiora nelle parole dell’Apostolo,<br />
come un dolce suono di violino: «i gentili so-<br />
no chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa<br />
eredità» (Ef 3, 6); riprende vigore, come un cadenzato<br />
suono di timpani, nell’immagine del cammino dei Magi<br />
del brano evangelico; e, infine, si ripresenta con solennità,<br />
come un’orchestra che suona all’unisono, nel prefazio:<br />
«Oggi, in Cristo luce del mondo tu hai rivelato ai<br />
popoli il mistero della salvezza». È la stupenda sinfonia<br />
della liturgia! Solo la nostra superficialità riesce a trasformarla<br />
in un canto monocorde e monotono.<br />
2. «Alcuni magi<br />
giunsero da oriente»<br />
(Mt 2, 1)<br />
L’evangelista Matteo nel cammino dei Magi vede il<br />
cammino che è chiamato a percorrere ogni uomo che<br />
desidera incontrarsi con Cristo. La vicenda dei Magi diventa<br />
ancora più significativa se la si confronta con l’atteggiamento<br />
degli abitanti di Gerusalemme. I Magi si<br />
mettono in cammino, ma soprattutto in questa avventura<br />
mettono in gioco tutta la propria vita; dall’altra parte,<br />
invece, notiamo che i sommi sacerdoti, gli scribi ed<br />
Erode non solo non fanno neppure un passo, pur essendo<br />
così vicino, ma hanno anche l’ardire di «delegare»<br />
ad altri la ricerca: «Andate e informatevi accuratamente<br />
del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere»<br />
(Mt 2, 8). A nessuno è risparmiata la fatica del «cercare»!<br />
Una fatica che è sostenuta dalla certezza che anche<br />
Lui cerca noi e che lungo la strada farà sempre<br />
brillare qualche stella per guidarci da Lui.<br />
I Magi ci ricordano che in questa ricerca ci sono delle<br />
tappe che non si possono assolutamente evitare: Gerusalemme.<br />
Lì apprendono che il Bambino di Betlemme<br />
viene nel mondo per portare a compimento il disegno<br />
di salvezza che Dio aveva già annunciato attraverso<br />
le Scritture. Queste, però, non ci sono donate solo per<br />
essere «consultate», come fanno Erode, i sommi sacerdoti<br />
e gli scribi; «a Dio che si rivela, ci ricorda la Dei<br />
Verbum, è dovuta l’obbedienza della fede» (n. 5): solo<br />
in questo modo potremo liberarci dal soggettivismo, oggi<br />
così imperante, e accogliere tutta la novità di un Dio<br />
che nel suo progressivo rivelarsi alla fine «ci ha detto<br />
Da Greccio si è diffusa in tutto il mondo l'intuizione di san Francesco d'Assisi<br />
Nel presepe la rappresentazione della Natività è espressione<br />
di pietà popolare, tra storia di salvezza, fede ed arte<br />
Da studenti alla Gregoriana, negli anni<br />
Sessanta, visitare il presepe dei Frati<br />
Minori alla basilica dei santi medici Cosma<br />
e Damiano, ai Fori Imperiali, era<br />
per noi «un rito» che si trasformava in<br />
fede e in preghiera al Bambinello... per<br />
gli esami da sostenere; senza nemmeno<br />
poter consultare «nello scritto» la Summa<br />
di san Tommaso. E, come per miracolo,<br />
tornava «la serenità» «perché il<br />
Bambinello in grotta» offriva tenerezza.<br />
Per dire anche che, in tempo natalizio<br />
visitare a Roma i capolavori del presepe<br />
antico era ed è un obbligo di testimonianza<br />
nella fede: così visitare il<br />
gruppo presepiale in marmo di Arnolfo<br />
di Cambio a Santa Maria Maggiore e il<br />
«gruppo» in marmo di F. Grassia del<br />
XVII secolo nella chiesa, sempre a Roma,<br />
dei ss. Idelfonso e Tommaso da<br />
Villanova. Dal presepe di s. Francesco<br />
a Greccio iniziò tutta una tradizione di<br />
fede e di arte con la sacra complicità<br />
devozionale tra Francescani, Domenicani<br />
e, quindi, Gesuiti. Materiali fragili<br />
non hanno permesso prime «conservazioni»<br />
ma in seguito, con il legno e la<br />
ceramica, tramandare ai posteri i presepi<br />
fu più facile. Per il periodo rinascimentale<br />
abbiamo prime testimonianze<br />
con il presepe in legno di s. Giovanni a<br />
Carbonara a Napoli, di Alemanno e<br />
Ferrari a Varallo (S. Maria delle Grazie);<br />
a Varese (Sacro Monte).<br />
In seguito la fede di s. Gaetano di<br />
Thiene contribuì all'esplosione del presepe<br />
popolare con personaggi «secondari»:<br />
tutta una «ricchezza di contorno»<br />
che sa certamente di fede e di antropologia<br />
culturale. Nei secoli successivi così<br />
abbiamo una tradizione radicata a<br />
Roma (Santa Maria in Aracoeli), a Genova,<br />
in Sicilia e a Napoli, con gli artisti<br />
di grande fama e in ordine: Celebrano,<br />
Somma, Sammartino e Vaccaro<br />
per Napoli; Maragliano e Pittaluga a<br />
Genova, e Matera in Sicilia. Diversi<br />
presepi di questi grandi autori che certamente<br />
«rasentano lo stupore e l'inverosimile»<br />
si conservano a s. Martino in<br />
Napoli, nella reggia di Caserta e, pochi,<br />
nella collezione «dei Farnese» a Capodimonte.<br />
Arte? Certamente, nell'esaminare<br />
l'intagliare del legno la «modulazione»<br />
della terracotta e la perfetta realizzazione<br />
somatica dei personaggi popolari<br />
nella «girandola presepiale».<br />
Ieri, il presepio di fede e di arte. A<br />
Pontebba, nella Chiesa di S. Maria<br />
Maggiore nell'ala sinistra di un altare<br />
«ad ali/Flugelaltar» vi è una Natività di<br />
Ignoto, Bassorilievo ligneo policromo<br />
del 1517. A Sauris (Udine), nella Pieve<br />
di s. Osvaldo, una Natività — bassorilievo<br />
ligneo policromo di Nicolò da<br />
Brunico — porta la data del 1524. Dicevamo<br />
la Sicilia con il presepe di Giovanni<br />
Matera (Trapani 1653 - Palermo<br />
1718); ma ricordiamo anche i Nolfo, i<br />
Ciotta, i Tipa e i Pisciotta. Una tradizione<br />
presepiale di Scuola napoletana certamente<br />
ma con «chiari segni siciliani»<br />
con gli esperti «Bambinai» che realizzarono<br />
poi i meravigliosi Bambinelli. Così,<br />
Gaetano Zumbo che da Siracusa<br />
«esplode» a Napoli a Roma e a Firenze.<br />
Vanno visitati i gruppi presepiali di Noto<br />
a s. Corrado, così quelli del museo<br />
Bellomo di Siracusa. Come sarà bene<br />
«intuire» l'arte e la fede di Mariano<br />
Cormaci con il suo presepe in cera policroma.<br />
Come si ha la possibilità di constatare,<br />
la Sicilia aggiunge qualcosa in più...<br />
dopo i presepari napoletani. Un cenno<br />
ai «Presepi della Provenza» è d'obbligo,<br />
se si pensa al «gemellaggio» tra i Maestri<br />
napoletani e i Maestri provenzali.<br />
Philippe Brochier, Presidente dell'Associazione<br />
dei Maestri Presepisti Provenzali<br />
(Santonniers), per la 44ª Mostra di<br />
Arles ha scritto: «Di fronte a questa<br />
rappresentazione viene spontaneo pensare<br />
che nostro Signore Gesù non<br />
poteva che nascere in Provenza o a Napoli».<br />
Una carrellata di arte presepiale italiano-europea<br />
per ricondurci a Napoli<br />
in s. Gregorio Armeno: sintesi oggi di<br />
ciò che fu il presepe ieri e lo sviluppo<br />
che avrà domani. «Inserirsi» in s. Gregorio<br />
armeno, ogni anno con giovani<br />
della Scuola è un obbligo; anche perché<br />
dalla Puglia dove ogni angolo storico<br />
porta i «segni dell'arte presepiale napoletana»<br />
esiste da sempre un rapporto<br />
di arte che i giovani hanno riprodotto<br />
in ogni classe con il loro presepe e la<br />
loro inventività. Una «lezione», propedeutica<br />
per immergersi in s. Gregorio<br />
armeno, ci viene data dalla Mostra presepiale<br />
in Santa Maria La Nova; qui<br />
l'Associazione Italiana Laici del Presepio<br />
ci accoglie con le «ultime rappresentazioni<br />
e creazioni» degli artisti Napoletani<br />
viventi: Presepi «dal macro-al<br />
micro» tutti cesellati con garbo, amore<br />
e precisione; e per assicurare «un avvenire<br />
artistico» ai giovani è stata istituita<br />
una scuola apposita di arte presepiale.<br />
E via di filato a s. Gregorio Armeno: è<br />
come entrare a far parte dei presepi,<br />
dei presepi come statue; con un sorriso<br />
pietrificato ma stupefatto per la nascita<br />
del Bambino. Il Bambino Gesù che per<br />
i Napoletani di Via san Gregorio Armeno<br />
è tutto.<br />
Iniziative in Puglia<br />
Testimonianze di come la tradizione<br />
del Presepe abbia attecchito, sotto l'influsso<br />
della scuola napoletana, anche<br />
nelle Puglie vengono da alcune iniziative<br />
svoltesi nella regione durante il periodo<br />
natalizio. Un esempio è stato il<br />
Nelle foto: (a sinistra) il presepe del 2001 visto come «Esodo» da uno studente dell'Università di Bari;<br />
(a destra) il «Presepe Ricciardi» che si conserva nella Certosa di san Martino a Napoli<br />
concerto dei giovani per la pace svoltosi<br />
al «Curci» di Barletta. Tutto era iniziato<br />
«per una necessità sgorgata spontaneamente<br />
dal cuore — dice il Direttore<br />
Dott. Terrone — per poi esplodere<br />
con un coro di trecento giovani che sulle<br />
note del Maestro Sasso hanno cantato<br />
Pace. Presenti i padri Monfortani, i<br />
docenti referenti Scarcina e Crudele, il<br />
Direttore del coro Maestro Cava e i dirigenti<br />
delle scuole «in rete» delle città<br />
di Molfetta-Trani e Barletta. Scuola di<br />
riferimento la «Moro» di Barletta. Tutti<br />
presenti i giovani: dai bambini dell'Asilo,<br />
fino ai giovanissimi delle scuole medie,<br />
ai giovani dell'Ipsia e i «professionisti»<br />
della «Corale» di Barletta. Insieme,<br />
nel canto della Pace. Obiettivo specifico:<br />
la realizzazione di un progetto culturale<br />
«Scuola nel mondo» per aiutare i<br />
Bimbi del Malawi e Madagascar, dove<br />
da sempre sono presenti i missionari<br />
Monfortani. La manifestazione ha visto<br />
esibizioni di danze di etnie africane,<br />
molto applaudite; esibizioni al pianofor-<br />
te, con pezzi classici e accompagnamento<br />
delle chitarre, toccate da due<br />
giovanissime.<br />
Alcuni pezzi musicali per Arpa, hanno<br />
reso più toccante la serata. Ma il<br />
clou è stato offerto da una «Lettera<br />
aperta a Gesù Bambino» per fermare il<br />
nuovo Erode che uccide ancora i bambini<br />
e i grandi, oggi, con la guerra.<br />
Il collegamento all'Istituto tecnico<br />
commerciale di Trani era intuitivamente<br />
facile. Qui il dirigente prof. d'Urso e<br />
il docente di religione, Lattanzio, non<br />
hanno fatto altro che «constatare» come<br />
i giovani delle singole classi, nell'ambito<br />
e nel contesto di 700 presenze,<br />
con la fattiva collaborazione di tutti gli<br />
insegnanti, hanno realizzato circa 30<br />
presepi con «fattualità surreale» e con<br />
materiale povero.<br />
Infine, il gran concerto nella cattedrale<br />
di Trani. Il Romanico Pugliese è<br />
già un Inno al Creatore; e Trani in particolare,<br />
con la sua cattedrale svettante<br />
sul mare, da sempre racconta, luce-pre-<br />
ghiera e canto; ma il canto di 150 presenze<br />
insieme, provenienti da parrocchie,<br />
organizzazioni varie, compresa la<br />
corale della «Madonna di Fatima», ha<br />
raccontato in tempo reale, quanto sia<br />
esaltante per tutti «pregare cantando,<br />
insieme». Presenti, l'Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie,<br />
Mons. Giovanni<br />
Battista Pichierri, le autorità locali e regionali<br />
e tantissimi giovani... «Già — ha<br />
detto brevemente il Presule — il futuro<br />
della Chiesa».<br />
E il futuro è segnato, se si pensa che<br />
proprio per il presepe e con il presepe<br />
cristiano le scuole si sono mosse fino a<br />
Napoli per «vedere, scrutare e capire» il<br />
presepe Napoletano in Via s. Gregorio<br />
Armeno, a s. Martino e al Palazzo reale<br />
di Capodimonte nella mostra dei «Farnese».<br />
Il tutto, poi calato nella realtà<br />
nella Mostra di arte presepiale dove si<br />
apprende a ideare, realizzare e acculturare<br />
i giovani all'arte del Presepe.<br />
COSIMO LANZO<br />
tutto in Gesù» (san Giovanni della Croce) dinanzi al<br />
quale «non ci resta che lo stupore» (C. Péguy) di chi sa<br />
«adorarlo». E, infine, l’incontro con Cristo, quando è<br />
autentico, dà una forte sterzata alla nostra esistenza:<br />
«per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (Mt 2,<br />
12). Solo a Gerusalemme restano tutti immobilizzati<br />
dalla paura (cfr Mt 2, 3). La più bella sintesi di questa<br />
vicenda la troviamo descritta dal prologo del Vangelo di<br />
Giovanni: «Venne nella sua gente, ma i suoi non l’hanno<br />
accolto. A quanti però l’hanno accolto, a dato il potere<br />
di diventare figli di Dio» (v. 12). Che forte monito è<br />
rivolto dai Magi a tutti noi cristiani! Ma anche quanta<br />
commossa gratitudine dovrebbe sgorgare dal nostro<br />
cuore quest’oggi: «O Chiesa beata! Alza dunque gli occhi<br />
e aprili sul mondo; vedi ormai l’eredità fino ai confini<br />
della terra; vedi ormai compiersi ciò che è stato<br />
detto: lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti<br />
lo serviranno» (s. Agostino).<br />
3.«Ilministerodellagrazia<br />
di Dio a me affidato<br />
a vostro beneficio»<br />
(Ef 3, 2)<br />
Paolo, dopo aver incontrato Cristo sulla strada di Damasco,<br />
si sente chiamato a mettere tutta la propria esistenza<br />
a servizio dei gentili, perché anch’essi si sentano<br />
«chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità,<br />
a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della<br />
promessa per mezzo del Vangelo» (Ef 3, 6). È quanto<br />
chiede alle nostre comunità e a ciascuno di noi il mistero<br />
che celebriamo in questa liturgia, come ci ricorda s.<br />
Leone Magno: «Questa stella ci esorta particolarmente<br />
a imitare il servizio che essa prestò, nel senso che dobbiamo<br />
seguire, con tutte le nostre forze, la grazia che<br />
invita tutti al Cristo. In questo impegno, miei cari, dovete<br />
aiutarvi l’un l’altro». Ed è anche quanto ci ricordano<br />
i Vescovi italiani: «Il Vangelo è il più grande dono di<br />
cui dispongano i cristiani. Perciò essi devono condividerlo<br />
con tutti gli uomini e le donne che sono alla ricerca<br />
di ragioni per vivere, di una pienezza di vita» (Comunicare<br />
il Vangelo in un mondo che cambia, 32).<br />
Andria:ilVescovo<br />
inaugura<br />
lacasadiaccoglienza<br />
«s.MariaGoretti»<br />
Dopo radicali lavori di ristrutturazione<br />
durati due anni, la Casa di Accoglienza di<br />
via Quarti ad Andria è stata inaugurata nei<br />
giorni scorsi dal Vescovo Raffaele Calabro.<br />
Nell'occasione il Presule ha voluto intitolare<br />
la struttura a «santa Maria Goretti», indirizzando<br />
ai fedeli della diocesi un Messaggio<br />
nel quale si illustrano i motivi della scelta.<br />
«Il nome esprime chiaramente la destinazione<br />
dell'immobile — scrive il Presule —:<br />
l'accoglienza dei poveri tra i più poveri, come<br />
gli emigranti per un periodo da concordare<br />
fino alla ricerca di una abitazione;<br />
qualche famiglia povera di Andria che, in<br />
cambio di un alloggio gratuito, volesse assumersi<br />
anche la custodia della casa».<br />
Il Vescovo sottolinea inoltre l'impegno<br />
della diocesi e delle parrocchie ad accogliere<br />
gli emigranti ed i forestieri, ed in genere<br />
quanti si dovessero trovare, anche tra i cittadini<br />
locali, in situazione di provvisoria difficoltà<br />
di dimora. L'intestatazione a santa<br />
Maria Goretti — aggiunge — «intende perpetuare<br />
presso i cittadini andriesi una memoria<br />
non soltanto retorica, ma operosa ed<br />
ispiratrice di gesti di carità e di amore...<br />
Mantenendo viva la fiamma della memoria,<br />
la comunità ecclesiale di Andria riconferma,<br />
a chiare lettere, la sacralità dell'infanzia, facendosi<br />
eco e tramite dello sconfinato, ineguagliabile<br />
amore di Gesù di Nazareth verso<br />
i bambini».<br />
Il Presule cita in proposito brani evangelici.<br />
«Sull'esempio del Maestro — afferma —<br />
la Chiesa ha espresso in più modi attraverso<br />
i secoli l'attenzione e la premura nei riguardi<br />
dei bambini: raccogliendo i bambini abbandonati,<br />
spesso alla soglia della chiesa,<br />
con asili nido, orfanotrofi, convitti, famiglie<br />
affidatarie ecc; continuando a star vicina ai<br />
genitori, spronandoli a farsi carico della crescita<br />
nella fede dei loro bambini battezzati».<br />
Altri esempi di quest'attenzione privilegiata<br />
vengono da «paraliturgie comprendenti benedizioni<br />
e preghiere per i genitori ed, in<br />
particolare, per la mamma, che porta in<br />
braccio il suo bambino e sente il bisogno<br />
quasi di sentire, nella preghiera, la carezza<br />
di Dio» e attraverso il riconoscimento della<br />
santità anche in quella tenerissima età, come<br />
dimostra la festa dei santi Innocenti del<br />
28 dicembre.<br />
Ecco allora il motivo per cui la struttura<br />
è stata intitolata alla santa di Nettuno.<br />
«Chiesa, famiglia e società — prosegue il<br />
Vescovo Calabro riferendosi all'efferato omicidio<br />
della piccola Graziella, avvenuto il 17<br />
agosto dell'anno scorso ad opera di giovani<br />
andriesi — avvertono oggi l'inderogabile necessità<br />
e l'impellente dovere di contrastare<br />
l'esecrabile ed aberrante crimine della pedofilia,<br />
prima nella convinzione di ciascuno e<br />
poi con una legislazione meno tentennante e<br />
meno soggetta a cavillose interpretazioni.<br />
Non ci dovrebbero essere dubbi e incertezze<br />
nel riaffermare che l'infanzia è sacra ed inviolabile».