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PAGINA<br />
6 .<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Mercoledì 19 Dicembre 2001<br />
«Comunicare il Vangelo in un mondo<br />
che cambia»: è lo slogan che sigla una<br />
recente iniziativa di alcune realtà ecclesiali<br />
del Centro Antico di Napoli, che è<br />
partita a dicembre e si concluderà nel<br />
giugno 2002. Questa iniziativa si propone<br />
di incoraggiare e di guidare le persone<br />
del Centro Antico di Napoli ad andare incontro<br />
al Vangelo, «per scorgere l'oggi di<br />
Dio e le sue attese nei loro riguardi».<br />
Essa promuove, perciò, incontri mensili<br />
sul Vangelo. Gli incontri si tengono ogni<br />
Un volume curato da Angelo Bonetti<br />
Il Magistero missionario<br />
di Papa Paolo VI<br />
Il mandato missionario di<br />
evangelizzare tutte le genti<br />
Cristo lo ha affidato a tutta<br />
la Chiesa, in modo particolare<br />
e qualificato agli apostoli.<br />
Tra questi il principale<br />
destinatario e custode è Pietro<br />
e i suoi successori nella<br />
di lui cattedra. I Sommi<br />
Pontefici hanno avuto sempre<br />
viva coscienza del mandato<br />
missionario universale.<br />
Struggenti sono, ad esempio,<br />
certe «confessioni» lasciate<br />
da san Gregorio Magno<br />
che era distolto sulla<br />
proclamazione del Vangelo<br />
dalle sollecitudini (pure doverose)<br />
di assistere la popolazione<br />
e la Chiesa di<br />
Roma.<br />
Nei tempi moderni, con<br />
la comunicazione più facile,<br />
le sollecitudini dei Sommi<br />
Pontefici si sono moltiplicate<br />
a dismisura, raggiungendo<br />
tutti i continenti. Se con<br />
la scoperta dell'America la<br />
missionarietà ha raggiunto<br />
popolazioni fino allora all'oscuro<br />
del Vangelo grazie al<br />
contributo generoso e costante<br />
degli ordini e congre-<br />
gazioni maschili e femmini-<br />
li, si deve a Paolo VI il merito di aver<br />
compiuto il primo viaggio missionario<br />
in Terra Santa e successivamente i viaggi<br />
in America, in Africa, in Asia, e in<br />
Oceania.<br />
A Paolo VI si deve un altro non irrilevante<br />
primato. Come è noto la giornata<br />
missionaria mondiale fu istituita nel<br />
1927 è fissata nella penultima domenica<br />
di ottobre. I messaggi, da quella data fino<br />
al Pontificato di Paolo VI, erano<br />
emanati dalla Congregazione allora detta<br />
di Propaganda Fide, oggi dell'evangelizzazione<br />
dei popoli. Prima ancora che<br />
terminasse il Concilio Vaticano II, Paolo<br />
VI è stato il primo Papa a rivolgere alla<br />
Chiesa universale il messaggio per la<br />
giornata missionaria mondiale. La storica<br />
data è il 1963. Per la precisione fu il<br />
primo radiomessaggio rivolto in coincidenza<br />
con la celebrazione della giornata<br />
missionaria mondiale, 19 ottobre 1963.<br />
Quindi in pieno svolgimento del Concilio<br />
Vaticano II, di cui Paolo VI inaugurò la<br />
seconda sessione.<br />
Questi particolari non sono sfuggiti ad<br />
un osservatore attento qual è Angelo<br />
Bonetti, un «innamorato» di Paolo VI di<br />
cui ha approfondito le tematiche in appropriate<br />
pubblicazioni. Al suo repertorio<br />
Bonetti ha aggiunto un volume in<br />
cui ha raccolto tutti gli «atti» magisteriali<br />
di Papa Montini riguardanti la missionarietà<br />
espressa durante il suo solerte e<br />
proficuo pontificato: Paolo VI, Andate<br />
in tutto il mondo e predicate il Vangelo.<br />
Il Magistero missionario di Papa<br />
Montini 1963-1978, Roma 2001, Edizioni<br />
Vivere In, pp. 378, L. 20.000 - E. 10,33.<br />
Complessivamente i messaggi per la<br />
giornata missionaria mondiale sono 16.<br />
Manca quello del 1964, Bonetti giustifica<br />
l'assenza per il fatto che in quell'anno il<br />
Papa compì «gesti missionari, con interventi<br />
magisteriali molto significativi», tra<br />
cui la canonizzazione dei martiri ugandesi<br />
(18 ottobre 1964). Ovviamente, oltre<br />
i messaggi per la giornata missionaria<br />
mondiale Bonetti ha selezionato dal magistero<br />
di Paolo VI altri numerosi interventi<br />
tra allocuzioni e omelie da far risaltare<br />
la cospicua attività del suo magistero<br />
missionario.<br />
Le sue sollecitudini di Successore di<br />
Pietro e di pastore della Chiesa universale<br />
non avevano confini se non nelle barriere<br />
politiche e nei limiti geografici. Nel<br />
1967, nella ricorrenza dell'Epifania, ricordava<br />
due importanti avvenimenti:<br />
«quello della consacrazione dei primi<br />
Vescovi cinesi, avvenuta quarant'anni<br />
fa, il 28 ottobre 1926, in questa stessa<br />
basilica, per mano del nostro predecessore<br />
di venerata e grande memoria, Pio<br />
XI, e quello dell'istituzione canonica,<br />
normale della sacra gerarchia in Cina,<br />
decretata vent'anni fa, nel 1946, da un<br />
altro nostro non meno venerato e grande<br />
predecessore, Pio XII».<br />
Il Papa continuava con la descrizione<br />
«dolorosa» della situazione della Chiesa<br />
cattolica in Cina in quegli anni: restrizioni<br />
per la libertà religiosa, impedimento<br />
di comunicare con la Chiesa, «tutti i<br />
missionari espulsi»; ingiusta accusa alla<br />
Chiesa cattolica e alla Santa Sede «d'essere<br />
contraria al popolo cinese». Paolo<br />
VI ribadì amore per il popolo cinese,<br />
ammirazione per le sue tradizioni civili<br />
e culturali. Il desiderio vibrante era di<br />
«riprendere i contatti, come già li conserviamo<br />
con quella porzione del popolo<br />
cinese con la quale abbiamo relazioni<br />
amichevoli».<br />
Nel 1964, nel contesto della giornata<br />
missionaria mondiale, celebrò la canonizzazione<br />
di martiri ugandesi. Il Papa<br />
considera in loro lo sviluppo cristiano di<br />
tutta l'Africa. Ne esalta la fedeltà a Cristo<br />
e alla Chiesa, ne tesse un grande elogio<br />
per la forza di testimoniare il Vangelo<br />
fino al sangue. Ai martiri cattolici associa<br />
i martiri anglicani. È la prima volta<br />
che ciò avviene da parte di un Sommo<br />
Pontefice. «Questi martiri africani —<br />
disse nell'omelia — aggiungono all'albo<br />
dei vittoriosi, qual è il martirologio, una<br />
pagina tragica e magnifica, veramente<br />
degna di aggiungersi a quelle meravigliose<br />
dell'Africa antica».<br />
Nel primo messaggio per la giornata<br />
missionaria mondiale (1963) esorta a sostenere<br />
con la preghiera e le opere di<br />
carità i missionari, coloro che operano<br />
sulle frontiere e sugli avamposti per diffondere<br />
il Vangelo e per edificare la<br />
Chiesa. Il Papa parlava non per sentito<br />
dire, ma per conoscenza diretta: «abbiamo<br />
avuto noi stessi la ventura di osservare<br />
di persona» la situazione di quei<br />
missionari. «Intendiamo — precisò —<br />
far riferimento, con vivo ricordo, al<br />
viaggio da noi compiuto lo scorso anno,<br />
in cui abbiamo visitato molte stazioni<br />
missionarie dell'Africa meridionale e<br />
molte dell'Africa occidentale, rilevandone<br />
le immense necessità e riportando, al<br />
tempo stesso, un'eccellente impressione<br />
della loro fiorente vitalità».<br />
Paolo VI aveva nel cuore le Pontificie<br />
opere missionarie e ne rilevava l'importanza<br />
e il ruolo. Il suo appello costante<br />
è stato sempre quello della cooperazione,<br />
della comunione, dell'azione organica<br />
che fosse espressione di tutta la Chiesa<br />
cattolica. Nel messaggio del 1965 affermò:<br />
«è pure evidente che la presenza<br />
salvatrice della Chiesa, affinché possa<br />
essere efficace e rapida, è condizionata<br />
alla unità della cooperazione di tutte le<br />
sue membra, cioè di tutti i fedeli intorno<br />
all'unico Pastore che Dio ha posto a<br />
capo della sua Chiesa, affinché in una<br />
visione simultanea di tutti i bisogni della<br />
Chiesa missionaria, egli possa portare<br />
tempestivamente l'aiuto necessario in<br />
tutte le parti del mondo».<br />
Negli anni postconciliari ci fu una<br />
specie di «raffreddamento» nell'espansione<br />
missionaria, causato anche da situazioni<br />
politiche ostili. Paolo VI, consapevole<br />
del mandato divino e del suo ruolo<br />
di Successore di San Pietro intervenne<br />
più volte a sostegno della validità dell'a-<br />
zione missionaria e della giornata missionaria<br />
mondiale. Nel 1966 affermò: «la<br />
giornata missionaria mondiale è la continuazione<br />
dello spirito missionario dei<br />
primi cristiani che, stretti in «un cuor<br />
solo e un'anima sola» attorno agli Apostoli,<br />
vivificarono con la fede e la carità<br />
il mondo pagano. Sia essa dunque giornata<br />
della preghiera, della luce della carità;<br />
si accendano in essa numerose vocazioni<br />
missionarie, religiose e laiche,<br />
per una completa donazione di sé al regno<br />
di Dio».<br />
Nel 1966 Paolo VI torna sull'argomento,<br />
con maggiore preoccupazione e determinazione:<br />
«Desideriamo che la giornata<br />
missionaria sia celebrata dappertutto:<br />
in tutte le diocesi, in tutte le parrocchie,<br />
in tutte le famiglie religiose, in tutte<br />
le associazioni cattoliche ed anche in<br />
tutte le nascenti comunità cristiane dei<br />
territori di missione. E vorremmo che<br />
fosse celebrata con grande coscienza e<br />
con grande fervore». Sullo slancio del<br />
Concilio Vaticano II che, con il decreto<br />
Ad gentes, del 7 dicembre 1965, aveva<br />
riaffermato il compito missionario della<br />
Chiesa, ribadisca con forza: «L'idea missionaria<br />
è penetrata nel popolo cristiano;<br />
la sorte delle missioni è ormai un<br />
fatto di universale interesse e la dottrina<br />
teologica e pratica sulle missioni è stata<br />
così ampiamente e autorevolmente illustrata<br />
dal decreto del Concilio ecumenico<br />
Vaticano II circa l'attività missionaria<br />
della Chiesa, che tutti oggi conoscono la<br />
natura e l'importanza della questione<br />
missionaria». Nuovi problemi però insorgevano<br />
nelle nazioni di antica tradizione<br />
cristiana per il sopravanzare del<br />
fenomeno della secolarizzazione. La<br />
Chiesa reagì con un'assemblea sinodale<br />
che si concluse con un documento sulla<br />
evangelizzazione (1975).<br />
GINO CONCETTI<br />
Napoli: iniziative pastorali nel centro storico<br />
1° lunedì del mese, dalle ore 20 alle ore<br />
21, nella chiesa di s. Angelo a Nilo, presso<br />
piazza S. Domenico Maggiore.<br />
Le realtà ecclesiali che — in segno del<br />
loro comune impegno per una nuova<br />
evangelizzazione del popolo di Dio —<br />
hanno promosso l'iniziativa pastorale sono:<br />
le comunità parrocchiali di: s. Chiara<br />
(Frati Minori) Gesù Nuovo (Gesuiti), SS.<br />
Filippo e Giacomo (clero diocesano), san<br />
Lorenzo Maggiore (Frati Minori Conventuali),<br />
s. Giovanni Maggiore (clero diocesano),<br />
s. Nicola alla Carità (Catechisti rurali);<br />
le comunità religiose maschili e femminili<br />
presenti in esse: Domenicani della<br />
Basilica di s. Domenico Maggiore, Servi<br />
di Maria della chiesa di s. Pietro a Maiella,<br />
Teatini della Basilica di s. Paolo Maggiore,<br />
Orionini del Piccolo Cottolengo di<br />
Don Orione; — Adoratrici dell'Eucaristia<br />
(Monastero di s. Gregorio Armeno), Adoratrici<br />
del Sangue di Cristo, Clarisse,<br />
Francescane Missionarie di Assisi, Francescane<br />
Missionarie di Gesù Bambino,<br />
Missionarie della Carità di M. Teresa di<br />
Calcutta, Salesiane di Don Bosco, Suore<br />
della Carità (Monastero di Regina Coeli);<br />
le Associazioni, i Gruppi ed i Movimenti<br />
ecclesiali che fanno capo alle comunità<br />
parrocchiali ed alle comunità religiose<br />
maschili e femminili sopra indicate.<br />
PASQUALE PUCA<br />
Il convegno «L'arcidiocesi di Gorizia dall'istituzione alla fine dell'impero asburgico»<br />
Una lunga storia ricca di fede<br />
di cultura e di spiritualità<br />
Si sono conclusi i lavori<br />
del Convegno internazionale<br />
sul tema «L'arcidiocesi di<br />
Gorizia dall'istituzione alla<br />
fine dell'impero asburgico»,<br />
svoltasi nei giorni scorsi<br />
presso l'auditorium del Polo<br />
Universitario di Gorizia<br />
(storico edificio dell'ex seminario<br />
di via Alviano). La<br />
ricerca storica ha fatto riferimento<br />
ad aspetti di carattere<br />
giuridici, pastorali, sull'azione<br />
svolta dalla Chiesa<br />
con la predicazione, l'insegnamento<br />
(Gabriele Zanello,<br />
Paolo Malni, Liliana Ferrari,<br />
Franco Kralj), la catechesi,<br />
sulla presenza nel<br />
mondo culturale (Michele<br />
Cassese),educativo, sociale.<br />
Per la specificità «della<br />
diocesi goriziana non ci si è<br />
fermati solo sulla dimensione<br />
multietnica ma si sono<br />
anche toccati aspetti di vita<br />
missionaria e propri delle<br />
opere sociali, delle istituzioni,<br />
dei religiosi e delle religiose<br />
(Metod Benedik) e di<br />
carattere laicale.<br />
La ricerca è penetrata in<br />
Paolo VI in Uganda (1969) settori delicati come la que-<br />
Il Duomo di Gorizia<br />
Mercoledì 19 l'inaugurazione in via Cavalleggeri a Roma<br />
I 30 anni del Presepe dei Netturbini<br />
Compie trent'anni l'artistico Presepe<br />
dei Netturbini romani della sede dell'Azienda<br />
Municipale per l'Ambiente in via<br />
dei Cavalleggeri, che il Papa visita ogni<br />
anno in occasione delle festività natalizie.<br />
Nella felice ricorrenza la rappresentazione<br />
della Natività viene inaugurata<br />
mercoledì mattina, 19 dicembre, con la<br />
solenne Concelebrazione Eucaristica<br />
presieduta dal Cardinale Pio Laghi. Insieme<br />
con il Porporato concelebrano il<br />
cappellano dell'Ama, il gesuita Padre<br />
Cristoforo Sironi; e il parroco di Santa<br />
Maria delle Fornaci, il trinitario Padre<br />
Mario Cipollone. Intervengono i vertici<br />
dell'Azienda: il Presidente Massimo Tabacchiera;<br />
l'Amministratore Delegato,<br />
Domenico Tudini; il Direttore Generale<br />
Giovanni Fiscon.<br />
Ideato e allestito per la prima volta<br />
nel 1972 dall'allora capozona Giovanni<br />
Ianni — oggi in pensione — con la collaborazione<br />
di tutti i colleghi di via Cavalleggeri,<br />
il Presepe è stato costruito<br />
cercando di riprodurre il più fedelmente<br />
possibile la notte e la grotta più famose<br />
della storia, ispirandosi alla Palestina del<br />
tempo. Ogni anno esso viene ampliato e<br />
migliorato con materiale proveniente da<br />
diverse parti del mondo, a rappresentare<br />
— nell'idea dell'autore — la comunione<br />
tra i popoli e la pace tra le nazioni.<br />
Definito «una gemma preziosa» incastonata<br />
nel quartiere Aurelio, a pochi<br />
passi dal Vaticano, il Presepe ha una<br />
struttura caratteristica che permette al<br />
visitatore di entrare direttamente nella<br />
grotta adibita a stalla, permettendogli di<br />
calpestare il fieno e la paglia.<br />
Il primo Papa a visitarlo fu Paolo VI<br />
nel gennaio 1974, ma spetta a Giovanni<br />
Paolo II il maggior numero di presenze:<br />
dall'inizio del suo Pontificato, infatti,<br />
non è mai mancato a questo appuntamento<br />
con le famiglie dei Netturbini.<br />
Tra i tanti ospiti illustri, anche Madre<br />
Teresa di Calcutta, venuta nel maggio<br />
1996.<br />
Costruito in muratura con calce e pietre,<br />
il Presepe è costituito da 86 case<br />
con altrettanti portoncini, altrettante luci<br />
e 139 finestre. 52 metri di strade, lastricate<br />
di sanpietrini, percorrono il paesaggio.<br />
Ben sette ponti sovrastano i tre<br />
fiumi, uno dei quali alimenta tre acquedotti<br />
e quattro sorgenti d'acqua.<br />
Disseminate nel Presepe ci sono 24<br />
grotte scavate nella roccia adibite a stalle<br />
o a ripari per i pastori con i loro<br />
greggi, altre sono adibite a magazzini<br />
alimentari, dove si possono notare sacchi<br />
di frumento, cereali, farina e giare<br />
contenenti vini ed olio. Ci sono oltre 50<br />
sacchi in miniatura cuciti a mano.<br />
250 pastori, 90 pecore, 7 cammelli carichi<br />
di mercanzia, quattro asini, altrettanti<br />
buoi e due cani popolano questa<br />
straordinaria riproduzione della Notte<br />
Santa di Betlemme. Il tutto è completato<br />
dall'illuminazione che permette di riprodurre<br />
l'alba, il tramonto e la sera,<br />
quando il cielo è costellato di stelle e la<br />
luna sale alta e bianca a completare lo<br />
scenario. Sopra la grotta, in alto, tra<br />
raggi dorati vi è una colomba, donata<br />
dalla pittrice Anna Minardo in occasione<br />
dell'Anno Liturgico dello Spirito Santo.<br />
Nel basamento frontale e laterale sono<br />
murate 874 pietre, delle quali oltre<br />
250 provengono da nazioni diverse e le<br />
restanti da numerosi Comuni italiani.<br />
stione ecumenica o della<br />
dottrina della fede. Il Convegno non poteva<br />
non interessarsi anche della componente<br />
«riformata» cioè protestante della<br />
comunità goriziana che ebbe un ruolo<br />
rilevante nella vita comunitaria, sia per<br />
quanto riguarda le istituzioni caritative,<br />
sia per quanto concerne l'esperienza di<br />
fede nella attività imprenditoriali. Il<br />
prof. Kralj si è soffermato sulla grande<br />
fioritura missionaria cattolica soprattutto<br />
dal '700 al '900, tratteggiando i<br />
profili e le figure dei protagonisti di questa<br />
componente caratterizzante la vita<br />
dell'arcidiocesi. Anche la presenza della<br />
comunità slovena nella scuola, presentata<br />
da Stanislao Bratina ha delineato<br />
l'orizzonte culturale sloveno dal quale<br />
sono nate alcune personalità slovene impegnate<br />
nel lavoro educativo. Rilevanti<br />
sono stati gli interventi riguardanti i criteri<br />
in base ai quali Roma e Vienna si<br />
accordavano nella nomina degli Arcivescovi<br />
di Gorizia; su queste personalità<br />
si sono soffermati a lungo i prof. Italo<br />
Santeusanio, Tomaž Simčić, Assunta<br />
Esposito, Ferruccio Tassin. Sono emerse<br />
le personalità di Arcivescovi da Francesco<br />
Filippo d'Inzaghi (fino al 1816), Giuseppe<br />
Walland (1819-1834), Saverio<br />
Francesco Luschin (1835-1854), Andrea<br />
Gollmayr (1855-1883). Altri particolari<br />
sulla figura e opera dei Vescovi dell'arcidiocesi<br />
sono stati oggetto di molte riflessioni,<br />
Karl Heinz Frankl ha parlato del<br />
ruolo dell'Istituto S. Agostino — detto<br />
«Frintaneum» — per la formazione del<br />
clero imperiale di quello goriziano.<br />
Franc Dolinar ha delineato il periodo di<br />
transizione della storia dell'arcidiocesi<br />
fra Mons. Sedej e Jeglic. Benedik, ha illustrato<br />
ai convegnisti e ricordato la<br />
grande stagione dei religiosi e religiose<br />
a Gorizia e nella diocesi: una stagione<br />
significativa che ha dato un notevole<br />
contributo religioso e culturale alla città<br />
e alla diocesi. Predicazione e carità,<br />
evangelizzazione e cultura, assistenza ed<br />
educazione, scuola e servizio ai poveri<br />
sono stati i momenti di questa presenza.<br />
Numerosi sono stati gli interventi che<br />
hanno abbracciato 250 anni di storia<br />
della Chiesa goriziana nei vari aspetti<br />
pastorali, religiosi, missionari, nell'intreccio<br />
dei rapporti con Roma e Vienna,<br />
nella complessità delle problematiche<br />
multietniche e multiculturali. Il Convegno<br />
è stato promosso dall'Istituto di<br />
storia sociale e religiosa di Gorizia in<br />
collaborazione con il Ministero degli Affari<br />
esteri della Repubblica italiana,<br />
con la Presidenza della Regione Friuli<br />
Venezia Giulia, con l'Istituto per gli incontri<br />
mitteleuropei, la Goriska Mohorieva<br />
Druzba, Zgodovinski institut «M.<br />
Kosa» di Nova Gorica (Slovenia), con i<br />
Poli goriziani delle Università di Trieste<br />
e di Udine, e con la collaborazione dell'Istituto<br />
«Pio Paschini» di Udine. I 250<br />
anni dell'arcidiocesi di Gorizia, anniversario<br />
che si inserisce in quello per i mille<br />
anni della città, sono stati celebrati<br />
con una serie di interventi mirati non<br />
all'autoglorificazione ma, come ha affermato<br />
l'Arcivescovo Mons. Dino De<br />
Antoni, alla comprensione di come i<br />
predecessori hanno risposto all'approfondimento<br />
della storia e alle istanze di<br />
fede del loro tempo. Gli interventi si sono<br />
succeduti e si sono sviluppati sulla<br />
base di fonti sicure e di notevole valore<br />
culturale, religioso, storico — presenti<br />
nei vari archivi diocesano, statale, pubblici<br />
e privati —. I relatori, professori e<br />
ricercatori delle varie Università di<br />
Trieste, Udine, Milano, Klagenfurt, Gorizia,<br />
Vienna, Lubiana, Roma, Graz,<br />
Città del Vaticano. I temi trattati hanno<br />
riguardato «Riformismo settecentesco<br />
nelle circoscrizioni ecclesiastiche in Europa»<br />
(Erwin Gatz); «Sloveni e croati»<br />
nel Seminario Centrale di Gorizia (Branku<br />
Marušič).<br />
«L'opera del primo Arcivescovo di<br />
Gorizia, Carlo Michele D'Attems», (Pe-<br />
VICARIATO DI ROMA<br />
Causa di Canonizzazione del Servo di Dio<br />
LUIGI STURZO<br />
Sacerdote Diocesano<br />
EDITTO<br />
La sera dell’8 agosto del 1959 moriva a Roma il Servo di Dio don Luigi Sturzo,<br />
sacerdote diocesano.<br />
Uomo di Dio, dotato di grande ingegno e di iniziative eccezionali, di carattere<br />
forte e dalla volontà tenace, nella piena fedeltà al carisma sacerdotale, sempre<br />
obbediente alla Chiesa e al Sommo Pontefice, il Servo di Dio seppe infondere<br />
nei cattolici italiani il senso del diritto-dovere della partecipazione alla cosa<br />
pubblica al servizio della verità e dei più deboli, mediante l’applicazione dei<br />
principi della dottrina sociale della Chiesa.<br />
Essendo andata vieppiù aumentando, col passare degli anni, la sua fama di<br />
santità ed essendo stato formalmente richiesto di dare inizio alla Causa di Canonizzazione<br />
del Servo di Dio, nel portarne a conoscenza la Comunità ecclesiale,<br />
invitiamo tutti e singoli i fedeli a comunicarci direttamente o a far pervenire<br />
al Tribunale Diocesano del Vicariato di Roma (Piazza S. Giovanni in Laterano,<br />
6 — 00184 ROMA) tutte quelle notizie, dalle quali si possano in qualche modo<br />
arguireelementifavorevoliocontrariallafamadi santità del detto Servo di Dio.<br />
Dovendosi, inoltre, raccogliere, a norma delle disposizioni legali, tutti gli<br />
scritti a lui attribuiti, ordiniamo, col presente EDITTO, a quanti ne fossero in<br />
possesso, di rimettere con debita sollecitudine al medesimo Tribunale qualsiasi<br />
scritto, che abbia come autore il Servo di Dio, qualora non sia già stato consegnato<br />
alla Postulazione della Causa.<br />
Ricordiamo che col nome di scritti non s’intendono soltanto le opere stampate,<br />
che peraltro sono già state raccolte, ma anche i manoscritti, i diari, le lettere<br />
ed ogni altra scrittura privata del Servo di Dio. Coloro, che gradissero conservarne<br />
gli originali, potranno presentarne copia debitamente autenticata.<br />
Stabiliamo, infine, che il presente EDITTO rimanga affisso per la durata di<br />
due mesi alle porte del Vicariato di Roma e della Curia di Caltagirone, e che,<br />
inoltre, venga pubblicato sulla Rivista «Risorgimento Popolare» del Centro Internazionale<br />
Studi Luigi Sturzo, sul Periodico «Sociologia» dell’Istituto Luigi<br />
Sturzo, sulla «Rivista Diocesana» di Roma e sul quotidiano «Avvenire».<br />
Dato in Roma, dalla Sede del Vicariato, il 10 Dicembre 2001.<br />
CAMILLO Card. RUINI<br />
Vicario Generale<br />
GIUSEPPE GOBBI<br />
Notaro<br />
ter Tropper), Giuseppe Trebbi ha esposto<br />
il frutto della ricerca sulle origini<br />
dell'arcidiocesi; il prof. Edoardo Bressan<br />
ha trattato l'argomento «Chiesa e<br />
Stato in Austria nell'Ottocento», periodo<br />
questo sul quale si è particolarmente<br />
indagato. Sono seguite comunicazioni<br />
del prof. Cassese su «cultura e pastoralità<br />
nella Chiesa goriziana fra riformismo<br />
ed età napoleonica»; la stampa religiosa<br />
a Gorizia fra '700 e '800 è stata<br />
presentata da Arianna Grossi. Il prof.<br />
Luigi Tavano ha illustrato il periodico<br />
«Folium Ecclesiasticum» dell'arcidiocesi<br />
di Gorizia che a oltre centoventi anni di<br />
vita, ancora viene stampato a Gorizia e<br />
rappresenta l'esigenza di aggiornamento<br />
del clero.<br />
Durante il convegno è stata celebrata<br />
in Duomo una Santa Messa in memoria<br />
dell'Arcivescovo Borgia Sedej. La Santa<br />
Messa è stata celebrata dall'Arcivescovo<br />
De Antoni, presente l'ausiliare di Koper<br />
Capodistria, Mons. Jurij Bizijak.<br />
Al centro del dibattito si è dato ampio<br />
spazio al tema relativo al rapporto della<br />
Chiesa goriziana nell'800 e oltre con la<br />
cultura ebraica. La relazione del prof.<br />
Marco Grusovin ha riguardato la formazione<br />
del clero goriziano e delle diocesi<br />
suffraganee all'interno del Seminario<br />
maggiore e in riferimento agli studi di<br />
ebraistica e di esegesi. Si può dire che il<br />
Seminario centrale è stato in realtà<br />
l'unica facoltà di livello universitario a<br />
Gorizia a partire dal 1818, regolata da<br />
statuti omologhi a quelli delle grandi<br />
facoltà teologiche dell'impero, quali<br />
Vienna, Praga, Padova. Altri interventi<br />
sono stati svolti dal prof. Giampaolo<br />
Valdevit dell'Università di Trieste che ha<br />
trattato «Chiesa e nazionalità». Michaela<br />
Kronothaler ha presentato «il ruolo dei<br />
Vescovi della provincia ecclesiastica di<br />
Gorizia nelle conferenze episcopali<br />
austriache».<br />
Nell'ultima giornata del convegno,<br />
presieduta dal prof. Giovanni Miccoli,<br />
sono stati trattati temi sul «clero goriziano<br />
nella prima guerra mondiale: tra internamento<br />
e profuganza» (Paolo Malni).<br />
Si è altresì approfondita la figura di<br />
Anton Mahnic, professore del Seminario<br />
teologico: egli colse la necessità dell'unione<br />
tra cattolici sloveni, volta al superamento<br />
delle contrapposizioni interne<br />
e infine nel ruolo di Vescovo di Veglia:<br />
colse l'importanza della stampa della<br />
quale si servì ampiamente (Liliana<br />
Ferrari).<br />
Al convegno hanno partecipato l'Arcivescovo<br />
di Gorizia Mons. Dino De Antoni,<br />
il vice Presidente della provincia Vittorio<br />
Brancati con l'Assessore alla cultura<br />
prof. Marangon, l'Arcivescovo emerito<br />
P. Antonio Vitale Bommarco, il Vescovo<br />
di Trieste Mons. Eugenio Ravignani,<br />
Mons. Franc Rodé, Arcivescovo di<br />
Lubiana e presidente della Conferenza<br />
Episcopale Slovena, il sindaco di Gorizia<br />
Valenti, il Vescovo ausiliare di Capodistria<br />
Mons. Bizijak, insegnanti, studiosi,<br />
studenti e persone interessate alle vicende<br />
che hanno contraddistinto la vita della<br />
Chiesa diocesana di parte italiana,<br />
friulana, slovena e tedesca.<br />
Le conclusioni sono state tratte dal<br />
Presidente dell'Istituto di storia, religiosa<br />
e sociale prof. Cesare Scalon, dal prof.<br />
Luigi Tavano, storico, animatore del<br />
Convegno che ha fatto il punto sui motivi<br />
ispiratori del Convegno: partendo<br />
dagli incontri sul settecento, passando<br />
per la soppressione della sede arcivescovile<br />
ed il ridimensionamento del 1791 si<br />
è giunti al complesso Ottocento asburgico.<br />
I molti interventi hanno dato l'idea<br />
dell'importanza del Convegno e del suo<br />
apporto alla già ricca storiografia religiosa<br />
goriziana. Gli ultimi interventi in sede<br />
di dibattito hanno evidenziato la necessità<br />
di continuare il lavoro svolto affrontando<br />
anche temi relativi alla partecipazione<br />
dei laici cristiani alla vita della<br />
Chiesa diocesana, cattolica, universale.<br />
ARNOLFO DE VITTOR