You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
.<br />
PAGINA<br />
8 .<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Venerdì 21 Dicembre 2001<br />
Ricordo di Monsignor<br />
Arcangelo Cerqua (1917-1990)<br />
Il Vescovo del Rio delle Amazzoni<br />
ALFONSO D'ERRICO<br />
Vorrei potermi a lungo soffermare<br />
sulla persona di Dom Arcangelo Cerqua,<br />
molto più di quanto lo spazio a me affidato<br />
mi consenta. Ed è inutile che io<br />
me la prenda con la tirannia della pagina<br />
piuttosto userò ogni riga per ricordare<br />
quel missionario che fu primo Vescovo<br />
di Parintins nell'Amazzonia brasiliana<br />
e che conobbi affascinato, io ragazzo<br />
grumese e altri insieme a me, dalla sua<br />
gran barba, quel che di lui per primo<br />
appariva. Mi consola che non fui solo in<br />
questo atteggiamento, che potrebbe apparire<br />
quasi irreverente, poiché ben due<br />
Papi sorrisero e lodarono quel fluente<br />
«onore del mento» di padre Cerqua. Era<br />
quindi il 16 gennaio del 1946 quando padre<br />
Cerqua, giovane missionario, ci elettrizzò<br />
col sorriso luminoso e la parola<br />
alla «missione». «Fate qualche fioretto<br />
— diceva — per le missioni e i missionari<br />
e per quanti ignorano il Cristo, Salvatore<br />
unico del Mondo». E ci aprì orizzonti<br />
nuovi, e per noi inesplorati dell'evangelizzazione.<br />
«Siate cristiani in pienezza,<br />
senza compromessi e incendierete<br />
il mondo!» esortava.<br />
Egli davvero fu «incendiario» e cercò<br />
e portò a Cristo anime che altrimenti si<br />
sarebbero perse nella foresta amazzonica<br />
e nell'inconsapevolezza della parola<br />
divina. Così egli ne parlava, durante una<br />
delle sue visite pastorali ai cristiani, abitanti<br />
in misere baracche di legno lungo<br />
gli innumerevoli affluenti e rigagnoli del<br />
Rio-Mare come gli indigeni chiamano il<br />
Rio delle Amazzoni, in una cronaca brillante,<br />
com'era nel suo stile, inviata al<br />
giornale «Venga il tuo Regno» tra i mesi<br />
di giugno 1951 e marzo 1952 e riportata<br />
da padre Ferdinando Germani, biografo<br />
di padre Cerqua come di altri missionari<br />
del P.I.M.E.: «Quassù (a San Gioacchino)<br />
non sanno neppure cosa sia la messa,<br />
quindi mi arrabatto per darne loro<br />
un'idea spiegando il significato di ogni<br />
cosa mentre preparo l'altare e mi vesto.<br />
Incaricato un tizio di accompagnare il<br />
santo sacrificio con la recita del rosario,<br />
inizio rispondendomi da solo. Al Vangelo<br />
inserisco una predica e intervengo altre<br />
volte con cenni e parole, come per<br />
farli inginocchiare all'elevazione e simili.<br />
Certo ne esce una messa futurista, ma<br />
Gesù è buono, ci si adatta. Del resto<br />
piacerebbe anche a me celebrare con<br />
tutta maestà su un altare basilicare, con<br />
paramenti fini e assistito da inservienti<br />
in abito liturgico... Ma è fin troppo se<br />
riesco a dir messa così». Anni dopo, precisamente<br />
nell'autunno del 1958, padre<br />
Cerqua, a Rio de Janeiro per una visita<br />
di controllo del suo stato di salute, scriveva:<br />
«Alle sette celebro la Messa nella<br />
splendida chiesetta del collegio (del<br />
P.I.M.E.). Quasi piglio uno scivolone sui<br />
marmi del pavimento e mi sento solo e<br />
spaurito lassù, su quell'altare ricco e lussuoso,<br />
con tovaglie sopraffine che ho ritegno<br />
di toccare: mentre la comunità<br />
delle suore inginocchiate su stalli solenni,<br />
con un filino di voce angelicale, accompagna<br />
dialogando le preghiere iniziali<br />
della S. Messa. Finisco per impappinarmi.<br />
Penso allora con nostalgia alla<br />
mia rozza cattedrale: e più ancora alle<br />
tante cappelle della mia missione, di<br />
fango e di paglia, col pavimento di terra<br />
battuta e screpolata, con una stuoia per<br />
pedana, con un altarino di tavole grezze<br />
e goffamente dipinte, con i gradini superiori<br />
zeppi di santi e nastri votivi. Là sono<br />
assiepato di fedeli, rozzi e malvestiti<br />
è vero, ma che pregano e cantano a<br />
squarciagola, e che per ricevere la s.<br />
Comunione si schiacciano in un pigia pigia<br />
che fa innervosire. Scusate, là è<br />
un'altra cosa: c'è più vita». Sono parole<br />
che si commentano da sé.<br />
Ma riprendiamo il racconto precedente.<br />
«Dopo la Messa — continuava padre<br />
Cerqua — c'è l'improbo lavoro dei battesimi<br />
e matrimoni. Cresima niente; le<br />
darò l'anno venturo dopo che avranno<br />
appreso il catechismo alla scuola che si<br />
aprirà tra mesi. Interessante una donnetta<br />
che voleva battezzare il suo figlio<br />
nudo. — Ho fatto voto di battezzarlo<br />
senza camicia... — Perché non senza la<br />
pelle addirittura?<br />
Un'altra ha scelto la Madonna per<br />
madrina. Le spiego che va bene la Madonna,<br />
prenda anche una madrina di<br />
questa terra. Trovatala, fa per squagliarsela.<br />
— Dove vai? —. Do un salto a casa<br />
a prendere la Madonna perché serva<br />
da madrina — Ma benedetta! Essa dal<br />
cielo vede e sente tutto: quella che tieni<br />
in casa è un'immagine muta!<br />
Ho trovato molti figli illegittimi. Più<br />
di una volta alla domanda chi ne fosse il<br />
padre hanno risposto: «Nessuno: è figlio<br />
della fortuna». Naturalmente ne<br />
ho dette quattro a queste devote della<br />
fortuna...<br />
Ho amministrato dodici battesimi in<br />
un colpo solo. Una confusione dannata<br />
di pianti e strilli e chiacchierii. Un mocciosetto<br />
di quattro anni si è dimenato<br />
come un ossesso, impaurito dalla mia<br />
barba. E dire che si chiama Leonino!<br />
Un altro se l'è presa col sale e con<br />
me che gliel'ho dato! A funzione finita<br />
qualche uomo è venuto a protestare che<br />
il suo nome non figura nell'attestato di<br />
battesimo. — Sei sposato? No? E allora<br />
tuo figlio è senza padre. Sposati e<br />
l'avrà» —.<br />
Sto correndo troppo: ho già mandato<br />
padre Cerqua in Amazzonia, ma dei<br />
suoi anni precedenti vorrei dare solo<br />
qualche accenno poiché la mano del Si-<br />
gnore gli fu sulla testa sempre, anche<br />
quando era «capo scugnizzo».<br />
Rimembranze<br />
Arcangelo, primogenito di Antonio e<br />
Maria Assunta Cecere nacque a Giugliano,<br />
vicino Napoli, diocesi di Aversa, il 2<br />
gennaio 1917. Dopo di lui nacquero Giovanna,<br />
Michele e Domenico, tutti allevati<br />
con amore e con quel poco che dava<br />
un pezzo di terra coltivato in affitto. Così<br />
ricordava padre Cerqua: «Avevo cinque<br />
anni quando ebbi il primo contatto<br />
con un avvenimento missionario. In<br />
compagnia della mamma assistetti, alle<br />
Colonne di Giugliano, al passaggio del<br />
braccio di san Francesco Saverio, apostolo<br />
dell'India. Un paio d'anni dopo, in<br />
seconda elementare, ebbi a maestro don<br />
Luigi Torre, amico e benefattore dell'appena<br />
fondato seminario di Ducenta, tra<br />
le tante iniziative aveva in classe uno di<br />
quei salvadanai con negretto, la cui testolina<br />
ringraziava ad ogni spicciolo che<br />
riceveva. In quel tempo frequentavo assiduamente<br />
la Madonna delle Grazie, di<br />
cui ero devotissimo. A sette anni, nel<br />
1924, durante la Missione al popolo dei<br />
Padri Redentoristi, quando alla vigilia<br />
della Prima Comunione andai a confessarmi<br />
nella sacrestia di santa Sofia ci fu<br />
un consiglio di due o tre confessori i<br />
quali, vedendomi ben preparato, mi ammisero<br />
a ricevere Gesù. L'indomani mi<br />
comunicai in piazza con una corona di<br />
spine in testa e una corda al collo in segno<br />
di penitenza. Mia madre pianse nel<br />
vedermi fare la Prima Comunione senza<br />
vestito bianco e in quel modo. Ma io mi<br />
sentii felice. Verso i dieci anni la mia famiglia<br />
si trasferì nella parrocchia di San<br />
Marco. Là, oltre al buon parroco Pirozzi,<br />
prese a ben volermi anche don Mattia<br />
Tagliaferri. Più di una volta mi insinuò<br />
l'idea di farmi prete, ma rispondevo<br />
con un disegno anche perché quale primogenito<br />
avrei dovuto assicurare la non<br />
estinzione della famiglia, secondando l'idea<br />
fissa del nonno paterno. Questo parere<br />
era anche di mio padre che sperava<br />
aiuto da me... Di fatto io mi davo da fare<br />
per portare qualche solduccio in casa:<br />
e durante le vacanze andavo perfino<br />
a lavorare in campagna. Mia maestra di<br />
quinta elementare fu l'indimenticabile<br />
donna Anna D'Alterio, sposa del pittore<br />
Giulio Di Napoli. Parlava tanto di missioni<br />
che fece nascere in me profonda<br />
simpatia per il seminario di Ducenta...».<br />
E pensare che il piccolo Arcangelo sognava<br />
di diventare un giorno un pilota<br />
d'aerei! Ma egli era destinato a volare in<br />
altro modo!<br />
Un giorno Arcangelo, che frequentava<br />
il secondo anno della scuola di Avviamento<br />
al lavoro, sentì lo scampanio delle<br />
chiese di Giugliano che festeggiavano<br />
l'ordinazione sacerdotale di don Giuseppe<br />
Maria Cante. «Mi farò prete!» si<br />
disse e, consigliato dalla mamma, ne<br />
parlò allo stesso don Cante che gli propose<br />
la scelta tra il seminario diocesano<br />
e quello missionario «Voglio fare ”o prevete”<br />
e luntane», cioè il missionario, rispose<br />
deciso.<br />
Il 13 ottobre del 1930 entrò nel seminario<br />
missionario di Ducenta, fondato<br />
dal beato padre Paolo Manna. Da questo<br />
paesello non distante da Aversa cominciò<br />
quel cammino che avrebbe portato<br />
il giovane Arcangelo Cerqua a diventare<br />
il primo Vescovo di Parintins.<br />
Egli aveva un forte rapporto di filiale<br />
venerazione per padre Manna. Nel giorno<br />
in cui i giovani missionari si riunirono<br />
per dare il saluto, padre Cerqua entusiasmò<br />
tutti con le sue appassionate<br />
parole di addio. Rivolgendosi al padre<br />
Manna che era in prima fila, giocando<br />
sul suo cognome disse. «In questo momento,<br />
anche a nome degli altri partenti,<br />
voglio chiedere a voi, padre, che ci<br />
benedica e continui a pregare per noi.<br />
Grazie di tutto, ma specialmente del vostro<br />
amore per tutti noi, specialmente<br />
nei momenti di sconforto, di tristezza o<br />
di malattia. Ci siete stato sempre accanto,<br />
incoraggiandoci, spronandoci ad andare<br />
avanti. Vorremmo dire che per noi<br />
non siete solo padre Manna, ma prima<br />
di tutto padre-mamma. Non vi dimenticheremo<br />
mai. Nel nostro cuore portiamo<br />
la venerazione per voi e nella nostra<br />
vita guarderemo sempre a voi come nostra<br />
guida e modello».<br />
La sua formazione fu quella accurata<br />
che tutti i missionari del Pime ricevono<br />
passando di tappa in tappa. Ricoprì vari<br />
incarichi a Ducenta in attesa della partenza<br />
per i Paesi lontani, non tralasciando<br />
le missioni al popolo. E fu appunto<br />
durante una di queste che ebbi modo di<br />
conoscerlo. Lo avrei incontrato in seguito<br />
ancora, durante il Concilio Vaticano<br />
II, già Vescovo. Partecipò a tutte le<br />
quattro Sessioni e dopo la solenne chiusura<br />
del Concilio. Avvenuta in coincidenza<br />
con la solennità dell'Immacolata,<br />
si trattenne ancora qualche settimana. Il<br />
28 dicembre del 1965, durante l'omelia<br />
della Messa comunitaria con un centinaio<br />
di sacerdoti della Diocesi di Aversa,<br />
riferendosi ai decreti conciliari Mons.<br />
Cerqua sottolineò la missione del sacerdote,<br />
che consiste principalmente nel<br />
«predicare il Vangelo, pascere i fedeli e<br />
celebrare il culto divino»: accennò pure<br />
al Decreto sulle Missioni Ad gentes richiamando<br />
ai sacerdoti il dovere della<br />
collaborazione solidale, assieme ai Vescovi<br />
e ai fedeli, con i missionari impegnati<br />
in prima persona nell'evangelizzazione<br />
dei popoli non cristiani. Il 2 gen-<br />
Nella Sala Consiliare del Palazzo Municipale di Giugliano, in Campania, il Sindaco<br />
dott. Antonio Cataldo ricorda giovedì sera, 20 dicembre, la figura e l'opera<br />
di S.E. Mons. Cerqua, dedicandogli la Sala Consiliare, alla presenza della<br />
Giunta Comunale e di autorità religiose e civili del territorio.<br />
naio dell'anno seguente finalmente tornò<br />
alla sua Prelatura di Parintins, ove era<br />
stato lungamente atteso e dove urgeva<br />
la sua presenza per portare a termine le<br />
tante opere iniziate per lo sviluppo della<br />
Chiesa locale.<br />
Ma ecco che ancora mi sto muovendo<br />
a passi da gigante nel tempo di dom<br />
Arcangelo. Nel 1947, quindi, il giovane<br />
missionario è destinato alla Missione di<br />
Macapà in Brasile, la «sua terra promessa»:<br />
vi giunse, dopo un lungo viaggio<br />
per mare, nel marzo del 1948.<br />
Quando padre Cerqua arrivò a Macapà,<br />
il territorio era stato da poco distaccato<br />
dalla Prelatura di Santarem (Parà)<br />
ed eretto a Missione autonoma, affidata<br />
ai missionari del Pime. Nel febbraio dell'anno<br />
seguente lo stesso territorio fu<br />
elevato al grado di Prelatura e reso suffraganeo<br />
della Diocesi di Belem, città<br />
sulla riva destra del Rio delle Amazzoni.<br />
Alla Prelatura di Macapà furono affidate<br />
anche tutte le isole del delta, tra Marajo<br />
e l'Amapà, sebbene appartenenti allo<br />
Stato del Parà. Per raggiungerle si va in<br />
battello o con le lance a motore, ma i<br />
pericoli sono tanti a causa delle maree e<br />
degli improvvisi rovesci di pioggia.<br />
Arrivato a Macapà a padre Cerqua fu<br />
affidata la cura spirituale di una vasta<br />
zona periferica della città. Dopo due<br />
mesi era già in grado di conoscere l'ambiente<br />
e di descrivere, con la sua solita<br />
vivacità, uomini e cose: «Igarapé das<br />
mulheres sembra un nome d'inferno, invece<br />
no. Tradotto dall'indio e dal portoghese<br />
ha un senso gentile: ruscelletto<br />
delle donne. Quindi, le cose a posto: il<br />
nome è bello, quanto al resto leggete e<br />
vedrete. Igarapé das mulheres è la mia<br />
parrocchia. Roba (per voi) dell'altro<br />
mondo, per me di questo mondo! È tanto...<br />
piccolina che a percorrerla da un<br />
capo all'altro ci vogliono appena due<br />
ore... di aereo: anzi a essere precisi due<br />
ore e svariati minuti. E a piedi? Penso<br />
che una vita intera è poco, per le foreste<br />
impenetrabili della terraferma. Ci sono<br />
poi le isole, sparse nella foce del Rio<br />
(significa fiume, ma è un vero mare)<br />
delle Amazzoni: ora queste chi le va a<br />
contare? Può darsi che ci vada proprio<br />
io; per intanto già sono stato a Igaparé;<br />
cioè la mia visita... pastorale ha avuto<br />
inizio e spero di concluderla tra cento<br />
anni...».<br />
Non ci vorrà un così lungo periodo,<br />
ma padre Cerqua non fece mai mancare<br />
la sua presenza, il suo conforto, il suo<br />
spirito e Gesù ai suoi fedeli: anche Vescovo<br />
fu sempre missionario. Chi volesse<br />
approfondire la vita missionaria di<br />
padre Cerqua può sfogliare la rivista del<br />
P.I.M.E. «Venga il Tuo Regno» degli anni<br />
dal 1948 al 1990 dove troverà le cronache<br />
gustose degli anni «amazzonici»<br />
oppure leggere le due pubblicazioni di<br />
padre Cerqua «Missione nell'Amazzonia»<br />
(P.I.M.E., Milano 1964) e «Nell'inferno<br />
verde» (P.I.M.E., Milano 1964) o l'ampia<br />
biografia scritta da padre Ferdinando<br />
Germani sempre per il P.I.M.E.<br />
Io vorrei a questo punto solo scorrere<br />
velocemente alcune importanti date di<br />
dom Arcangelo Cerqua. Nel febbraio del<br />
1949 è Vicario Generale di Macapà; nel<br />
giugno del 1952 è Superiore dei Missionari<br />
del Pime a Manaus; nel 1955 è Vicario<br />
Generale dell'Arcidiocesi di Manaus<br />
per Parintins; l'anno successivo è<br />
Amministratore della Prelatura di Parintins;<br />
nel 1961 è eletto Vescovo titolare di<br />
Olbia di Libia e Prelato di Parintins; il<br />
14 maggio dello stesso anno è consacrato<br />
Vescovo dal Nunzio Apostolico Mons.<br />
Armando Lombardi. Gli anni dal 1960 al<br />
1980 lo vedono impegnato nei lavori per<br />
la costruzione della cattedrale di Parintins,<br />
dedicata a N.S. del Carmelo.<br />
Vescovo d'Amazzonia<br />
Con la Bolla «Ceu Boni Patri Familias»<br />
del 12 luglio 1955, Pio XII erigeva<br />
Il Seminario di Ducenta dove ha studiato il giovane Arcangelo Cerqua religioso del PIME<br />
la nuova Prelatura di Parintins. Quando<br />
padre Cerqua ne diede notizia agli amici<br />
dichiarò che la nuova Prelatura era<br />
«avamposto di Maria nell'Amazzonia»,<br />
in riferimento alla devozione e al culto<br />
che i suoi abitanti rendevano alla Madre<br />
di Dio e scriveva: «Sentendo parlare di<br />
Prelatura di Parintins, il pensiero di<br />
qualche lettore vola, forse, subito a<br />
Pompei; e per certi aspetti non s'inganna.<br />
Qualcosa in comune c'è: per esempio<br />
il lato giuridico. Anche Parintins è<br />
una circoscrizione ecclesiastica indipendente,<br />
perciò “Nullius”, con un Ordinario<br />
proprio, un Prelato in via normale<br />
Vescovo titolare, o inizialmente appena<br />
Amministratore Apostolico. Bisogna però<br />
notare che, come le altre Prelature<br />
del Brasile, ha un carattere specifico: è<br />
una Chiesa in fase di sviluppo, in uno<br />
stadio intermedio tra Diocesi e missione.<br />
Fra Parintins e Pompei esiste pure un<br />
secondo fattore comune, sebbene in tono<br />
diverso: la materna e speciale assistenza<br />
di Maria SS.ma. Infatti la nostra<br />
Prelatura si può definire un piccolo regno<br />
di Maria perché delle tre parrocchie<br />
che attualmente la compongono Parintins<br />
è consacrata alla Vergine del Carmelo,<br />
Maués all'Immacolata e Barreirina<br />
alla Madonna del Buon Soccorso<br />
(una quarta, quella nuova di Nhamundà,<br />
costituita parrocchia nel 1958, fu dedicata<br />
a Maria SS.ma Assunta in cielo,<br />
n.d.r.). Inoltre alla Mamma celeste sono<br />
dedicate tutte le cappelle dell'interno,<br />
siano di paglia, fango o mattoni. Dimodoché<br />
qui la Madonna è tutto».<br />
Tralascio, avendovi già accennato, alle<br />
tappe ecclesiastiche di Mons. Cerqua<br />
per passare invece alla descrizione delle<br />
opere che realizzò, in concomitanza con<br />
l'evangelizzazione, nella Diocesi di Parintins<br />
sia da missionario sia da Vescovo.<br />
In un'intervista rilasciata ad una delle<br />
riviste del suo Istituto padre Cerqua<br />
diceva: «Cominciammo con grosse difficoltà:<br />
si aveva davanti a noi tanta acqua,<br />
ma senza imbarcazioni adeguate.<br />
Eravamo in pochi, ma giovani e non ci<br />
perdemmo di coraggio. Abbiamo avute<br />
anche le prime vittime (due missionari)<br />
dovute ai pericoli dei viaggi e delle malattie<br />
tropicali sempre incombenti, ma a<br />
poco a poco ecco i primi frutti. Abbiamo<br />
sviluppato, nel tempo, circa 400 comunità,<br />
tra medie e piccole. Per queste<br />
comunità, distantissime tra di loro, abbiamo<br />
formato buoni catechisti e capi di<br />
comunità che sostituiscono i missionari,<br />
non solo nella catechesi e nelle opere di<br />
preghiera, ma anche come ministri<br />
straordinari dell'Eucaristia e delle opere<br />
sociali».<br />
Già, le opere sociali. Innanzitutto le<br />
scuole. Mons. Cerqua concluse la costruzione<br />
del Collegio N.S. del Carmine<br />
e lo ampliò così che a Parintins c'erano<br />
la scuola elementare, il ginnasio, il<br />
corso pedagogico, corsi intensivi a livello<br />
universitario (vi si formano professori<br />
e universitari), una scuola per sordomuti<br />
e una scuola professionale «Giovanni<br />
XXIII» composta da diversi padiglioni<br />
per la tipografia, la meccanica,<br />
la falegnameria, l'elettronica, la ceramica.<br />
Ancora oggi questa scuola è l'unica<br />
in tutto il centro amazzonico. Altre<br />
scuole primarie e giardini d'infanzia sono<br />
stati in seguito aperti attorno alla<br />
cattedrale e alle parrocchie della città di<br />
Parintins con la crescita della popolazione<br />
residente.<br />
Dopo la scuola Mons. Cerqua incrementò<br />
l'assistenza medica agli ammalati<br />
della Prelatura, costruendo ovunque ambulatori.<br />
Anche le imbarcazioni, date alle<br />
parrocchie per la «desobriga» (visita<br />
alle comunità dell'interno per l'assistenza<br />
religiosa) funzionavano da ambulatori<br />
itineranti. E quando, nel 1976, le accresciute<br />
esigenze della popolazione imposero<br />
una clinica più attrezzata e più efficiente<br />
di quella esistente, sempre realizzata<br />
dal dom Arcangelo, questi decise di<br />
costruire l'ospedale «Padre Colombo»,<br />
che entrò in funzione nel 1979. Stessa<br />
attenzione rivolse ai lebbrosi: per loro<br />
comprò una piccola isola in un laghetto<br />
a nord di Parintins e la chiamò Isola<br />
della Pace. Qui i pazienti si dedicavano<br />
all'allevamento di galline, alla pesca e ad<br />
altre piccole attività nella dignità di persone,<br />
non più abbandonate. Un centro<br />
antitubercolare e un ospizio geriatrico<br />
completano le opere assistenziali realizzate<br />
da Mons. Cerqua.<br />
Le distanze enormi esistenti tra una<br />
comunità e l'altra della Prelatura di Parintins<br />
e la necessità di eliminare l'isolamento<br />
nel quale vivevano i residenti indussero<br />
dom Arcangelo a progettare e a<br />
realizzare l'impianto di una radio trasmittente<br />
«Radio Alvorada» cui si affiancò<br />
il giornale «Orizzonte». Padre Cerqua<br />
non si fermò qui. Aprì il centro di formazione<br />
dei «leaders», luogo ideale per<br />
ritiri, corsi, incontri; il cine-teatro della<br />
Pace; il seminario «Giovanni XXIII»:<br />
centri sportivi e ricreativi; nuovi luoghi<br />
di culto e un'impresa industriale, l'Olaria,<br />
dove si preparavano mattoni, tegole,<br />
tavelloni, piastrelle, impianti igienici e<br />
non ultimi anche i pezzi intagliati per<br />
l'ornamento delle finestre o delle facciate<br />
degli edifici, dando anche lavoro stabile<br />
a centinaia di persone.<br />
Il tramonto<br />
Non sulle rive del Rio-Mare si spense<br />
dom Arcangelo, come egli avrebbe desiderato,<br />
ma nella casa del Pime a Rancio<br />
di Lecco. In Italia era ritornato definiti-<br />
vamente nel 1988 per gravi motivi di salute.<br />
Lasciava una diocesi, da lui fondata,<br />
in cui si erano sviluppate 400 comunità:<br />
la città di Parintins era passata da<br />
2.500 a 50mila abitanti. Il progresso continuava<br />
ad avanzare.<br />
Egli non si rassegnò mai alla lontananza<br />
dal Brasile. Il 5 luglio del 1989<br />
erano state accettate le sue dimissioni<br />
dalla cura pastorale della diocesi. Celebrò<br />
l'ultima Messa solenne nella Cattedrale<br />
di Parintins il 21 febbraio 1988.<br />
Dom Arcangelo, come lo chiamavano<br />
i suoi fedeli, non considerò la casa di<br />
Rancio come la dimora definitiva. Il desiderio<br />
di ritornare fra la sua gente era<br />
per lui quasi un'ossessione e l'impossibilità<br />
di rivederla lo avevano reso gradualmente<br />
assente dalla vita comunitaria,<br />
nonostante le cure amorevoli da cui era<br />
circondato. Egli spesso si recava da padre<br />
Luigi Pinos, superiore della Casa di<br />
Rancio, e agitato gli diceva che presto<br />
sarebbe ripartito per il Brasile. Il miraggio<br />
della missione lo teneva in vita e<br />
spesso telefonava a Parintins per sentire<br />
voci amiche. Mostrava un amore così<br />
grande per la missione che vederlo ansioso<br />
faceva venire un nodo alla gola.<br />
Forse fu la lontananza dal suo popolo e<br />
la nostalgia della «Terra di Santa Cruz»<br />
ad abbreviargli la vita che si spense il 16<br />
febbraio 1990. Per tre giorni Radio Alvorada<br />
cambiò programmi e trasmise messaggi,<br />
omaggi, ricordi di Mons. Cerqua,<br />
al vivo, dalla bocca del popolo. Il 22 febbraio<br />
nella Cattedrale di Parintins ci fu<br />
la messa solenne di suffragio con la partecipazione<br />
di tutti i sacerdoti della città<br />
e di moltissima gente, che accompagnò<br />
la liturgia con i canti composti dal defunto<br />
Vescovo. Alla fine fu benedetta<br />
una lapide, collocata nella navata destra<br />
della cattedrale, sotto l'immagine del<br />
Buon Pastore.<br />
Dom Arcangelo riposa nel seminario<br />
di Ducenta, accanto alla tomba del Beato<br />
Paolo Manna.<br />
Ecco come lo ricordò Mons. Giovanni<br />
Gazza, Vescovo di Aversa, di venerata<br />
memoria, anch'egli missionario in<br />
Amazzonia, nel giorno del funerale a<br />
Giugliano, il 18 febbraio 1990. «Siamo<br />
qui, tutti insieme per lodare e ringraziare<br />
Dio che ha fatto sbocciare e crescere<br />
in questo terreno giuglianese una figura<br />
come quella del Vescovo missionario Arcangelo<br />
Cerqua. Evocarne il ricordo, anche<br />
solo per cenni, sarà stimolo per tutti<br />
noi ad un maggior impegno di opere<br />
buone, ad una vita dimentica di sé per<br />
la dedizione a Dio e agli altri (...). Me lo<br />
figuro il missionario Vescovo Cerqua negli<br />
interminabili e avventurosi viaggi<br />
lungo i fiumi, nella visita ai villaggi per<br />
portare il conforto di una presenza e di<br />
una mano amica che prolunga il cuore<br />
e la mano di Cristo. Chi potrà misurare<br />
le fatiche, le gioie, le lacrime, le preghiere,<br />
le illusioni e le delusioni, i sogni,<br />
le speranze del Vescovo Mons. Cerqua!<br />
Solo il Buon Dio ha raccolto tutto nello<br />
scrigno del suo cuore. Mons. Cerqua<br />
era molto discreto: parlava della sua attività<br />
solo per ringraziare i benefattori<br />
delle opere missionarie e perché così si<br />
potesse dar lode a Dio (...). Mi si consenta<br />
un personale affettuoso saluto al<br />
carissimo Mons. Cerqua. A lui mi ha legato<br />
una fraterna e profonda amicizia.<br />
Ci siamo trovati insieme in Amazzonia,<br />
anche se impegnati in aree diverse, ma<br />
con gli stessi compiti e responsabilità.<br />
Lui ordinato Vescovo per l'Amazzonia<br />
nel '61, io un anno dopo, nel '62. Abbiamo<br />
condiviso per alcuni anni la stessa<br />
vicenda amazzonica. La nostra amicizia<br />
si è consolidata nella stagione conciliare,<br />
quando insieme abbiamo vissuto qualche<br />
esperienza irripetibile. Eravamo<br />
ospiti nella stessa residenza e ogni giorno<br />
ci servivamo a vicenda la S. Messa.<br />
Non era ancora il tempo delle concelebrazioni.<br />
Venimmo così rinsaldando un<br />
vincolo spirituale molto vivo, accomunati<br />
come eravamo dagli stessi impegni e<br />
dalle stesse responsabilità. Lui più maturo<br />
ed esperto di me, era diventato per<br />
me, in modo naturale, un fraterno consigliere.<br />
Di lui ho sempre ammirato lo<br />
zelo, la generosità, quasi la impetuosità<br />
di compiere il bene, il suo amore per la<br />
Chiesa e la sua singolare devozione per<br />
la Vergine SS.ma. Evidenzio volentieri<br />
questa nota della sua spiritualità perché<br />
mi sembra fortemente attinta alle radici<br />
ecclesiali di questo popolo di Giugliano<br />
che si distingue nell'onorare e venerare<br />
la Madre di Dio, la Madonna della Pace<br />
(...). Ti ringraziamo, Signore, per averci<br />
dato un amico come Mons. Arcangelo<br />
Cerqua. Fa', o Signore, che Giugliano<br />
non dimentichi mai questo suo figlio<br />
che tanto l'ha onorato con la sua vita e<br />
che è stato espressione esemplare ed<br />
eroica di questo popolo in terre lontane.<br />
Mons. Cerqua mi parlava spesso di questo<br />
popolo che generosamente lo aiutava<br />
con offerte e preghiere, mettendolo<br />
in condizione di realizzare la vastissima<br />
opera di promozione umana ed elevazione<br />
sociale che lui veniva compiendo attraverso<br />
l'evangelizzazione. Fa', o Signore,<br />
che ci sia ancora qualcuno, specie<br />
tra i giovani di Giugliano, che sappia<br />
raccogliere l'eredità di Mons. Cerqua e<br />
seguirne l'esempio. C'è ancora tanto da<br />
fare per il Regno di Dio nel mondo. Gli<br />
Istituti missionari hanno bisogno di nuove<br />
energie per continuare l'opera dell'evangelizzazione<br />
così come Mons. Cerqua<br />
l'ha compiuta».