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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

6 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Mercoledì 5 Dicembre 2001<br />

Un'opera edita dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale<br />

Maria, Signora Santa e Immacolata<br />

nei teologi e mariologi francescani<br />

GINO CONCETTI<br />

Circa vent'anni dopo la<br />

proclamazione del dogma<br />

dell'Immacolata Concezione<br />

di Maria da parte di Pio IX<br />

la prestigiosa e autorevole<br />

rivista dei Gesuiti La Civiltà<br />

cattolica scriveva: «L'Ordine<br />

dei Frati Minori, avendo<br />

ereditato dal suo fondatore<br />

san Francesco d'Assisi affetto<br />

e devozione singolare<br />

verso la Madre di Dio, può,<br />

fra quanti altri Ordini fioriscono<br />

nella Chiesa, vantare<br />

il maggior numero di scrittori<br />

egregi, i quali con le<br />

dottissime loro speculazioni,<br />

accertando e celebrando<br />

le prerogative della Vergine<br />

medesima, sono riusciti a<br />

promuovere mirabilmente il<br />

culto di lei nel popolo cristiano»<br />

(Civ. Catt. 24 [1873]<br />

X, 704-705).<br />

Perché il giudizio non<br />

fosse inteso in senso minimalista<br />

la stessa rivista aggiungeva:<br />

«Basta citare degli<br />

antichi il solo Scoto (in<br />

seguito dichiarato beato), a<br />

cui si dà meritevolmente il<br />

titolo di Dottore della Immacolata,<br />

perocché egli fu<br />

che fece trionfare nelle<br />

scuole la sentenza della immunità<br />

di Maria dalla colpa<br />

originale, e spianò la strada<br />

alla definizione dommatica<br />

di questo privilegio». A integrazione di<br />

questo giudizio è da precisare che Giovanni<br />

Duns Scoto ha aperto pure la via<br />

alla definizione dommatica dell'assunzione<br />

di Maria al cielo in anima e corpo.<br />

Determinante è stata la sua dottrina su<br />

Cristo perfettissimo redentore che redime<br />

in modo perfetto, scegliendo cioè la<br />

condizione più gratificante e encomiabile<br />

per Maria, in connessione e subordinatamente<br />

a Cristo, suo Figlio, vincitore<br />

del peccato e della morte.<br />

All'alba del Terzo Millennio un'opera<br />

cospicua per documentazione, per acutezza<br />

d'indagine e chiarezza espositiva<br />

conferma pienamente quanto scriveva<br />

nel 1873 l'autore dell'articolo di La Civiltà<br />

cattolica. L'opera è di Stefano Cecchin:<br />

Maria Signora e Immacolata nel<br />

pensiero francescano, Roma 2001, Pontificia<br />

Accademia Mariana Internazionale,<br />

pp. 476, L. 50.000, ; 25,82.<br />

Cecchin, che è docente di mariologia<br />

all'Antonianum di Roma e segretario<br />

della Pontificia Accademia Mariana Internazionale,<br />

ha compiuto una approfondita<br />

ricognizione, un monitoraggio si<br />

direbbe oggi, sugli otto secoli di storia<br />

francescana e precisamente da san Francesco<br />

a sant'Antonio di Padova fino ai<br />

teologi del Concilio Vaticano II, tra cui<br />

primeggia il padre Carlo Balic. Oltre<br />

cento sono gli autori esaminati nelle loro<br />

opere principali che trattano di Maria<br />

e delle sue prerogative.<br />

Nella introduzione, ampia e metodologicamente<br />

fondata, Cecchin traccia<br />

una sintesi delle caratteristiche della<br />

scuola mariologica francescana. Da questa<br />

e dall'intera esposizione deriva che i<br />

francescani dei tre Ordini hanno un connotato<br />

fondamentale che li distingue da<br />

tutti gli altri ordini religiosi e dalle loro<br />

scuole teologiche e mariologiche. Il fondatore<br />

della mariologia francescana è<br />

san Francesco d'Assisi stesso. Egli ha<br />

trasmesso ai seguaci dei suoi tre ordini<br />

il DNA mariologico che ha costituito la<br />

fonte, la sorgente da cui hanno attinto i<br />

teologi, i mariologi e i marianofili per<br />

alimentare e irrobustire il grande albero<br />

mariologico-mariano che ha reso gloriosa<br />

la Chiesa nei confronti della sua «Madre»<br />

e della sua «Regina».<br />

Quale che sia l'orientamento mariologico<br />

non si potrà non restare sorpresi e<br />

stupefatti della devozione di san Francesco<br />

a Maria, lui che era il cristocentrico<br />

per eccellenza, come si evince dal mistero<br />

di Greccio, dal dialogo con il Crocifisso<br />

di san Damiano in Assisi e con la<br />

stimmatizzazione della Verna. La sua<br />

espressione risuona come una ineffabile<br />

sinfonia: «Vergine fatta Chiesa»: un capolavoro<br />

di ecclesiologia e di mariologia<br />

che sintetizza tutto il pensiero della<br />

scuola francescana.<br />

Se san Francesco è stato il «maestro»<br />

della pietà mariana e del culto alla Vergine,<br />

Madre di Cristo e della Chiesa, il<br />

teologo è stato senza dubbio il beato<br />

Giovanni Duns Scoto. Cecchin riferisce,<br />

sottolineandoli, alcuni principi ermeneutici<br />

di valore universale. Uno di questi<br />

suona: «Nell'esaltare Cristo preferisco<br />

cadere per eccesso nella lode a lui dovuta,<br />

anziché in difetto, se per ignoranza<br />

non è possibile evitarli tutti e due». Parallelo<br />

è il principio mariologico: «È bene<br />

attribuire a Maria tutto ciò che è più<br />

eccelso se questo non ripugna all'autorità<br />

della Chiesa o all'autorità della Sacra<br />

Scrittura». Prima di Scoto dal tempo di<br />

san Bernardo agli albori del secondo<br />

millennio vigeva l'effato: «De Maria<br />

numquam satis». Il principio, anche senza<br />

volerlo, avrebbe potuto condurre a<br />

forme esagerate di culto e di pietà. Scoto<br />

invece, con lucidità e sicurezza, riconduce<br />

il tema mariologico-mariano<br />

La Vergine del Cimabue — dettaglio —<br />

Assisi, Basilica di san Francesco<br />

nell'alveo della dottrina certa e dell'ortodossia<br />

stabilita dai concili ecumenici.<br />

Anche Maria è membro della Chiesa,<br />

sebbene — come afferma sant'Agostino<br />

— il più eminente, ma sempre un membro,<br />

per cui il tutto, cioè la Chiesa di<br />

cui Cristo è capo, vanta una dignità superiore.<br />

Scoto, inoltre, si appella all'autorità<br />

della Scrittura, deposito della parola<br />

di Dio. Magistero e Sacra Scrittura<br />

sono dunque gli ambiti entro cui enucleare<br />

la mariologia e la pietà mariana.<br />

Il Concilio Vaticano II ha confermato il<br />

principio.<br />

La scuola francescana ne ha un terzo<br />

che — a nostro parere — costituisce la<br />

chiave di volta per interpretare la mariologia<br />

dei teologi francescani: la predestinazione.<br />

Maria è contemplata in relazione<br />

a Cristo e a lui subordinata. Cristo è<br />

il «capolavoro di Dio», il summum opus<br />

afferma Scoto. Poiché nella scala degli<br />

enti o delle gerarchie è conteplato prima<br />

della creazione del cosmo e dell'uomo e<br />

con Cristo era pure prevista l'incarnazione,<br />

ne consegue che per incarnarsi<br />

avrebbe avuto bisogno di una donna:<br />

questa è Maria. Altre scuole s'impigliano<br />

nel mistero del peccato originale per<br />

cui la liturgia ripete: o felice colpa che<br />

ci ha meritato tanto Redentore. A questa<br />

concezione reagiscono Scoto e la sua<br />

scuola. Cristo, capolavoro di Dio, non<br />

può essere successivo al peccato originale,<br />

una causa finita, qual è l'uomo, non<br />

può influire su una causa infinita che è<br />

Dio. Quindi la predestinazione di Cristo<br />

suppone anche quella di Maria sua Madre.<br />

Questa visione consente a Scoto e a<br />

tutta la scuola francescana di affermare<br />

con chiarezza e sicurezza le prerogative<br />

di Maria, tra cui eccellono la divina maternità,<br />

l'immacolato concepimento e<br />

l'assunzione immediata al cielo in anima<br />

e corpo.<br />

Cecchin riferisce alcuni testi di Scoto<br />

che conviene citare: «chi vuole ordinatamente,<br />

vuole prima il fine e immediatamente<br />

le cose più vicine al fine. Ma Dio<br />

vuole ordinatissimamente. Dunque bisogna<br />

dire che tutte le cose le ha volute<br />

con ordine». Al vertice del disegno di<br />

Dio ad extra è il Verbo Incarnato, Cristo.<br />

Chiaro è Scoto: «prima della previsione<br />

della caduta e prima di qualunque<br />

demerito fu previsto tutto il processo<br />

dell'avvenire di Cristo». «Del resto — aggiunge<br />

Scoto — se la caduta fosse stata<br />

la causa della predestinazione di Cristo,<br />

ne seguirebbe che la più grande opera<br />

di Dio summum opus Dei è stata soltanto<br />

occasionale. La gloria di tutti gli<br />

eletti intensivamente non è tanta quanta<br />

la gloria di Cristo; e intanto Dio avrebbe<br />

trascurato un'opera così grande nell'ipotesi<br />

che Adamo non avesse peccato. Chi<br />

non vede quanto ciò sia irragionevole?».<br />

Il processo logico e ontico così viene<br />

concluso da Scoto: «Dio ama in primo<br />

luogo se stesso; in secondo luogo ama<br />

se stesso negli altri, e questo amore è<br />

santo; in terzo luogo vuole essere amato<br />

da Colui che può amarlo in grado sommo<br />

(io parlo dell'amore di un essere<br />

estrinseco a lui o creato); finalmente<br />

prevede l'unione di questa natura umana<br />

che deve amarlo immensamente».<br />

Commenta Cecchin: «decretando da<br />

tutta l'eternità l'incarnazione del Verbo,<br />

con il medesimo decreto scelse Maria<br />

come sua Madre, attraverso la quale il<br />

Verbo, glorificatore della Trinità, sarebbe<br />

divenuto figlio del genere umano. In<br />

questa visione Cristo è il primigenito e<br />

Maria la primogenita. Di conseguenza,<br />

come dice san Bonaventura, ciò che è<br />

primo in qualsiasi genere è la causa di<br />

tutto ciò che viene dopo: Cristo è dunque<br />

la causa fontale di Maria, ed entrambi<br />

sono la causa esemplare e finale<br />

di tutto il creato. La previsione<br />

del peccato non cambia<br />

il disegno divino»: ne<br />

modifica solo la modalità<br />

realizzativa. Cristo sarebbe<br />

venuto al mondo come glorificatore.<br />

In questa visione Scoto e<br />

gli altri teologi francescani<br />

illustrano la dignità, le prerogative<br />

e il ruolo di Maria<br />

nella storia della salvezza:<br />

la sua divina maternità, la<br />

sua verginità, la sua immacolata<br />

concezione, la sua<br />

assunzione al cielo in anima<br />

e corpo, la sua collaborazione<br />

alla redenzione del genere<br />

umano, la sua funzione<br />

di mediatrice e distributrice<br />

di grazie, la sua condizione<br />

di regina dell'universo, degli<br />

angeli e degli uomini. San<br />

Francesco la saluta con<br />

queste parole: «Figlia e ancella<br />

dell'altissimo sommo<br />

Re il Padre, madre del santissimo<br />

Signore Gesù Cristo,<br />

sposa dello Spirito Santo»;<br />

«eletta dal Santissimo<br />

Padre celeste che con il Figlio<br />

e lo Spirito Santo ti ha<br />

consacrata». Secondo san<br />

Bonaventura «Noi abbiamo<br />

tre avvocati in cielo: Cristo,<br />

lo Spirito Santo e la Vergine.<br />

Il primo combatte per<br />

noi, il secondo parla per<br />

noi, la terza intercede per<br />

noi». Triplice è pure — secondo<br />

san Bernardino da Siena — la<br />

forma della comunicazione delle grazie:<br />

«Prima ci vengono da Dio e passano per<br />

lo mezzo del suo diletto Figliolo e poi<br />

per lo mezzo della dispensazione di Maria<br />

sua Madre». Si spiega perciò il grande<br />

culto promosso dai francescani a Maria.<br />

I conventi, i monasteri, le chiese da<br />

loro fondati costituiscono un «cielo stellato»<br />

in cui brilla l'ammagine di Maria.<br />

Catanzaro: gli incontri di catechesi organizzati dal Movimento Apostolico<br />

Nuovo Documento della Commissione Biblica:<br />

«Il popolo ebraico<br />

e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana»<br />

ALBERT VANHOYE<br />

In questi giorni, la Libreria Editrice<br />

Vaticana pubblica un nuovo documento<br />

della Pontificia Commissione Biblica<br />

nel suo testo originale francese e in<br />

una traduzione italiana. Il tema di<br />

questo documento non manca certo<br />

d’importanza. S’intitola: «Il popolo<br />

ebraico e le sue Sacre Scritture nella<br />

Bibbia cristiana». Viene trattato con<br />

serietà scientifica e in uno spirito<br />

aperto e positivo. Lo scopo dichiarato<br />

è quello di contribuire al dialogo fraterno<br />

tra cristiani ed ebrei. La Commissione<br />

Biblica non pretende, evidentemente,<br />

di prendere posizione su tutti<br />

gli aspetti della questione delle relazioni<br />

tra la Chiesa e il Giudaismo; essa<br />

«si limita al punto di vista dell’esegesi<br />

biblica, nello stato attuale delle ricerche»<br />

(n.1).<br />

Questo campo, però, è già abbastanza<br />

vasto e la sua importanza è<br />

fondamentale. La Commissione Biblica<br />

non si è voluta accontentare di alcune<br />

riflessioni generali; essa ha esaminato<br />

con precisione i dati del problema.<br />

Ne risulta che il documento non è<br />

breve. Nella sua qualità di Presidente<br />

della Commissione Biblica, il Cardinale<br />

Joseph Ratzinger ha scritto una sostanziosa<br />

prefazione che mette in risalto<br />

soprattutto la questione decisiva<br />

dell’unità interna della Bibbia cristiana,<br />

quale è stata riconosciuta dall’esegesi<br />

patristica e resa problematica da<br />

una certa esegesi moderna, che conviene<br />

rimettere in questione.<br />

Il rapporto tra Sacra<br />

Scrittura e tradizione orale<br />

Tra la sua «Introduzione» e le sue<br />

«Conclusioni», il documento comprende<br />

tre parti, di cui la seconda è quella<br />

che occupa più spazio. La prima dimostra<br />

che le Sacre Scritture del po-<br />

polo ebraico sono una parte fondamentale<br />

della Bibbia cristiana, giacché<br />

il Nuovo Testamento riconosce esplicitamente<br />

l’autorità di queste Scritture<br />

e si afferma conforme ad esse. D’altra<br />

parte, i rapporti tra Scrittura e tradizione<br />

orale sono analoghi nel cristianesimo<br />

e il giudaismo e i metodi dell’esegesi<br />

giudaica antica vengono adoperati<br />

nel Nuovo Testamento. La differenza<br />

di estensione tra l’Antico Testamento<br />

dei cristiani e la Bibbia degli<br />

Ebrei riguarda soltanto una parte minore<br />

delle Scritture e si spiega storicamente.<br />

Evoluzione<br />

dell'esegesi cristiana<br />

dell'Antico Testamento<br />

Di maggiore importanza è la seconda<br />

parte, perché studia in che modo i<br />

temi fondamentali delle Scritture del<br />

popolo ebraico sono stati recepiti nella<br />

fede cristiana, quale viene espressa nei<br />

testi del Nuovo Testamento. Qui, dopo<br />

aver ricordato l’evoluzione dell’esegesi<br />

cristiana dell’Antico Testamento,<br />

il documento propone analisi precise,<br />

che mostrano come la fede cristiana si<br />

trovi in profonda continuità, su tutti i<br />

punti essenziali, con la fede espressa<br />

nella Bibbia ebraica: rivelazione del<br />

Dio unico, grandezza e miseria delle<br />

persone umane, iniziative divine di liberazione<br />

e di salvezza, elezione d’Israele,<br />

alleanza, Legge, preghiera e<br />

culto, posizione privilegiata di Gerusalemme<br />

del suo Tempio, tutto si ritrova<br />

nel Nuovo Testamento, il quale fa<br />

eco ugualmente ai rimproveri divini e<br />

alle magnifiche promesse di Dio. Si<br />

nota tuttavia, tra l’Antico Testamento<br />

e il Nuovo, una netta evoluzione, la<br />

quale porta con sé, inevitabilmente,<br />

certi aspetti di discontinuità resi necessari<br />

per l’adempimento del disegno<br />

di Dio.<br />

La terza parte studia i vari modi in<br />

cui gli Ebrei vengono presentati negli<br />

scritti nel Nuovo Testamento. Le prospettive<br />

del Nuovo Testamento non<br />

sono per niente unilaterali in proposito.<br />

Anzitutto occorre essere consapevoli<br />

della diversità del giudaismo nell’epoca<br />

del Nuovo Testamento. Gli<br />

Ebrei si dividevano in diverse tendenze,<br />

tra le quali i rapporti erano talvolta<br />

estremamente tesi. Quindi la situazione<br />

di tensione che si è creata tra i<br />

discepoli di Gesù e altre tendenze del<br />

giudaismo non era un fatto eccezionale.<br />

Nel Nuovo Testamento, la maggioranza<br />

dei testi esprime atteggiamenti<br />

molto positivi al riguardo del popolo<br />

ebraico. Vi si trovano anche testi polemici;<br />

il documento li esamina attentamente<br />

e constata che non si tratta<br />

mai di un vero antigiudaismo, «cioè di<br />

un atteggiamento di disprezzo, di ostilità<br />

e di persecuzione contro gli Ebrei<br />

in quanto Ebrei». Si tratta soltanto di<br />

«rimproveri rivolti ad alcune categorie<br />

di Ebrei per motivi religiosi e, d’altra<br />

parte, di testi polemici destinati a difendere<br />

l’apostolato cristiano contro<br />

certi Ebrei che vi facevano opposizione»<br />

(n. 87).<br />

Un dialogo<br />

possibile<br />

Rinunciando a un facile irenismo, il<br />

documento non nasconde che, dal<br />

punto di vista dottrinale, gravi punti<br />

di disaccordo esistono tra il Nuovo<br />

Testamento e il giudaismo, ma osserva<br />

che tale dissenso non implica per<br />

niente una ostilità reciproca. «Un atteggiamento<br />

di rispetto, stima e amore<br />

per il popolo ebraico è il solo atteggiamento<br />

veramente cristiano». Il dialogo<br />

è possibile ed è molto augurabile.<br />

La Commissione Biblica spera di aver<br />

contribuito a farlo progredire «nella<br />

chiarezza e nella stima e l’affetto vicendevoli»<br />

(n. 1).<br />

Sarà inaugurata l'8 dicembre a Roma nel complesso monumentale San Michele a Ripa<br />

«Janua Coeli»: mostra di disegni e di bozzetti preparatori<br />

per l'antica decorazione della cupola della Basilica Lauretana<br />

Sarà inaugurata l'8 dicembre dal Cardinale<br />

Paul Poupard, Presidente del Pontificio<br />

Consiglio per la Cultura, la mostra<br />

«“Janua Coeli”- La decorazione della<br />

cupola della Basilica Lauretana (1609-<br />

1908)», allestita nella sede dell’Istituto<br />

Centrale per il Catalogo e la Documentazione<br />

(Complesso monumentale San<br />

Michele a Ripa), a Roma, per interessamento<br />

del direttore dott. arch. Maria<br />

Luisa Polichetti, in collaborazione con la<br />

Delegazione Pontificia per il Santuario<br />

della Santa Casa di Loreto e l’Istituto<br />

Nazionale per la Grafica. Vi sono esposti<br />

i disegni preparatori dei cartoni elaborati<br />

dai pittori Cristoforo Roncalli, detto il<br />

Pomarancio (Pomarance 1552-Roma<br />

1626), e Cesare Maccari (Siena 1840-Roma<br />

1919), per la decorazione della cupola<br />

lauretana. È una visione d’insieme su<br />

come l’arte abbia celebrato durante<br />

quattro secoli, dal principio del ’600 e a<br />

tutto il ’900, le glorie della Vergine Maria<br />

in uno dei più noti santuari mariani<br />

della cristianità. Giovanni Paolo II ha<br />

definito, infatti, il santuario della Santa<br />

Casa, «il primo santuario di portata internazionale<br />

dedicato alla Vergine Maria<br />

e, per diversi secoli vero cuore mariano<br />

della cristianità». Per la sua importanza<br />

religiosa è stato sempre oggetto di particolari<br />

cure apostoliche, centro di interesse<br />

e attenzione da parte dei papi che<br />

vi sono intervenuti con vastità di prospettive<br />

e con larghezza di mezzi e di<br />

uomini, ricorrendo ai grandi maestri<br />

d’arte di ogni tempo. Anche lo Stato<br />

unitario ha fatto ricorso alle migliori<br />

scuole di allora, inviando a Loreto prima<br />

l’architetto dei palazzi reali di Torino<br />

Domenico Ferri e poi l’architetto<br />

reale Giuseppe Sacconi (1854-1905), assieme<br />

al pittore Cesare Maccari, che in<br />

quel momento era intento alla decorazione<br />

di Palazzo Madama.<br />

Bozzetti, disegni, fotografie, schizzi e<br />

contratti esposti nella mostra provengono<br />

dalle raccolte d’arte conservate nel<br />

Palazzo Apostolico della Santa Casa e in<br />

particolar modo dall’Archivio Storico<br />

della Santa Casa, testimonianza ancor<br />

questa di quella cura e attenzione con<br />

cui nel corso dei secoli i governatori e<br />

gli amministratori hanno custodito e retto<br />

il governo della Santa Casa, tramandandone<br />

i più significativi ricordi e le<br />

memorie storiche. Per la prima volta sono<br />

presentati 41 disegni preparatori del<br />

Pomarancio per la decorazione della cupola<br />

della chiesa lauretana, che egli eseguì<br />

su commissione del cardinale Antonio<br />

Maria Gallo, quando Paolo V Borghese<br />

erigeva la facciata della Basilica di<br />

San Pietro.<br />

La grande cupola, che si innalza al di<br />

sopra del venerato sacello della Santa<br />

Casa, si deve a Giuliano da Maiano, che<br />

la eresse fino a tutto il tamburo prima<br />

del 1484, mentre è opera di Giuliano da<br />

«“Il Regno dei cieli è vicino: convertitevi e<br />

credete al Vangelo” letto alla luce del Vangelo<br />

secondo Matteo» è il tema di riflessione<br />

proposto dal Movimento Apostolico di Catanzaro<br />

per gli «Incontri di catechesi 2001-2002»<br />

programmati per i suoi aderenti e per la comunità<br />

ecclesiale. Mercoledì prossimo, 5 dicembre,<br />

Monsignor Antonio Cantisani, Arcivescovo<br />

Metropolita di Catanzaro, inaugurerà<br />

la Celebrazione Eucaristica di introduzio-<br />

Bozzetto di Cristoforo Romanelli per la decorazione della cupola lauretana (1609-1615)<br />

Sangallo la calotta, condotta a termine il<br />

23 maggio dell’Anno giubilare 1500. A<br />

parere di molti storici la sua grave mole<br />

causò ben presto cedimenti nei pilastri e<br />

l’opera di consolidamento, incominciata<br />

da Bramante, è proseguita quasi per<br />

l’intero secolo XVI con gli interventi degli<br />

architetti Andrea Sansovino, Antonio<br />

da Sangallo il Giovane e Giovanni Boccalini.<br />

Dopo ulteriori varianti apportate<br />

alle caratteristiche strutturali e ornamentali<br />

sul finire di quello stesso secolo,<br />

il Pomarancio ne ha decorato l’interno,<br />

durante gli anni 1609-1615. Il pittore,<br />

che nella sacrestia nuova di Loreto aveva<br />

già ricordato la vita terrena della<br />

Vergine Maria, celebra qui la gloria celeste<br />

con l’incoronazione per mano del<br />

Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,<br />

in una aureola di angeli, e la glorificazione<br />

delle sue virtù.<br />

Della decorazione del Pomarancio rimangono<br />

ora soltanto alcuni frammenti<br />

conservati tra le raccolte d’arte della<br />

Santa Casa, rappresentanti gli evangelisti<br />

san Marco, san Luca e san Giovanni.<br />

Sul finire del secolo XVII risulta infatti<br />

che i dipinti del Roncalli incominciassero<br />

già a deteriorarsi, causa il cattivo stato<br />

di conservazione in cui si trovava il<br />

ne alla catechesi biblica, organica e permanente<br />

che il Movimento Apostolico ha promosso<br />

in collaborazione con la Parrocchia<br />

Maria Madre della Chiesa, in S. Janni. La<br />

celebrazione avrà luogo nella stessa chiesa<br />

parrocchiale.<br />

Il tema proposto è stato scelto per rispondere<br />

all'invito di Giovanni Paolo II a ripartire<br />

da Cristo per un'entusiasmante opera di ripresa<br />

pastorale, ed anche per seguire le in-<br />

manto esterno di piombo della cupola<br />

che faceva filtrare acqua al suo interno.<br />

Se ne parla più volte nelle congregazioni<br />

economiche e lo stesso governatore<br />

esorta l’architetto della Santa Casa a interessarsene<br />

direttamente per conoscere<br />

la realtà del danno e prendere poi i necessari<br />

provvedimenti. Anche nel corso<br />

dei successivi anni, la cupola non è stata<br />

soggetta a particolari opere di manutenzione<br />

straordinaria o di restauro, nonostante<br />

che siano stati fatti presenti i danni<br />

cui poteva andare incontro sia la<br />

struttura muraria che gli stessi dipinti.<br />

Dopo l’annessione delle Marche allo<br />

Stato unitario, seguì un sollecito interesse<br />

da parte delle nuove autorità per le<br />

opere d’arte del santuario e la stessa<br />

struttura muraria, che però ben presto<br />

sembrò svanire quasi nel nulla per la<br />

complessità dei problemi da affrontare.<br />

In prossimità delle celebrazioni per il VI<br />

Centenario del santuario (1294-1894) fu<br />

il Vescovo di Loreto Tommaso Gallucci<br />

a riproporre all’amministratore della<br />

Santa Casa la necessità di un progetto<br />

per il restauro e la decorazione della Basilicaeperchélasuaazioneottenessemeglio<br />

l’effetto desiderato, ne interessò lo<br />

stessocappellano della Real Casa Valerio<br />

dicazioni del primo Piano Pastorale Diocesano.<br />

Saranno di prezioso ausilio il Catechismo<br />

della Chiesa cattolica, degli Adulti e dei<br />

Giovani 2.<br />

La catechesi sarà tenuta dall'Assistente<br />

Ecclesiastico Centrale Monsignor Costantino<br />

Di Bruno ogni lunedì dalle ore 18 alle ore<br />

18.30. Gli incontri saranno preceduti dalle<br />

confessioni, dalla pia recita del Santo Rosario<br />

e dalla celebrazione della Messa.<br />

Anzino. Questi, dopo un sopralluogo effettuato<br />

a Loreto, ne parlò con il re Umberto<br />

I, che a sua volta provvide a inviarvi<br />

l’architetto Giuseppe Sacconi. Dal<br />

quel momento si avviò una stretta collaborazione<br />

tra l’autorità religiosa e quella<br />

civile: la prima provvide al reperimento<br />

dei fondi per la parte decorativa della<br />

Basilica, l’altra si assunse il compito dellapreparazione<br />

dei progetti e delle spese<br />

per le modifiche strutturali e murarie.<br />

La decorazione della cupola è stata<br />

appunto una delle tante realizzazioni<br />

raggiunte allora di comune accordo, come<br />

già accennato, prima delle celebrazioni<br />

per il VI Centenario della Santa<br />

Casa. Per l’esecuzione dei dipinti venne<br />

chiamato anche un altro artista, molto<br />

vicino alla Casa Reale, Cesare Maccari,<br />

allora impegnato nella decorazione di<br />

Palazzo Madama. La glorificazione celeste<br />

della Vergine, suggerita dallo schema<br />

delle litanie lauretane, fu il tema<br />

scelto per decorare la calotta della cupola.<br />

Per la parte sottostante, il tamburo,<br />

ci si orientò a rievocare la storia del<br />

domma dell’Immacolata Concezione<br />

proclamato da Pio IX nel 1854, cui seguì<br />

di lì a quattro anni, come è noto, quasi<br />

eco celeste, la profonda «autodefinizione»<br />

della Vergine Maria alla fanciulla<br />

Bernadette Soubirous «Qué soy era Immaculado<br />

Conception». La mostra presenta<br />

per la prima volta in ambito nazionale<br />

vari schizzi, bozzetti e disegni<br />

preparatori per i cartoni elaborati da<br />

Cesare Maccari per la cupola della Basilica,<br />

tutti facenti parte delle raccolte della<br />

Santa Casa. Essi illustrano le allegorie<br />

delle invocazioni devote, con cui è pregata<br />

la beata Vergine nelle litanie lauretane,<br />

e le varie storie, 14 in tutto, dipinte<br />

nel tamburo e rievocanti i momenti<br />

in cui la Madonna è stata invocata dal<br />

popolo cristiano come «Regina sine labe<br />

originali concepta».<br />

L’artista ha stipulato il primo contratto<br />

per la decorazione della cupola il 15<br />

dicembre 1888, nel quale si obbligava a<br />

dipingerne la sommità, raffigurandovi la<br />

Madonna con una corona di angeli e<br />

con tutte le decorazioni lineari, portate<br />

a termine l’anno successivo. È del 27<br />

giugno 1891 il contratto per la decorazione<br />

della calotta, fino al cornicione<br />

compreso, che il Maccari porta a compimento<br />

nel dicembre 1894 e, due anni<br />

dopo, il pittore riceve l’incarico di dipingere<br />

«a buon fresco» il tamburo della<br />

cupola che conclude nel 1901. Nel novembre<br />

di quello stesso anno, con un ulteriore<br />

contratto, si impegna a decorare<br />

i sottoarchi e i pennoni della cupola. A<br />

opera compiuta, nell’aprile 1908, seguì<br />

l’inaugurazione della imponente realizzazione<br />

pittorica che suscitò l’ammirazione<br />

e l’entusiasmo dei grandi critici<br />

d’arte allora viventi.<br />

FLORIANO GRIMALDI

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