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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

9 .<br />

Una lezione del Cardinale Dionigi Tettamanzi all'Università Cattolica di Milano<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Giovedì 20 Dicembre 2001<br />

Il mistero di Cristo evento di libertà<br />

L’Introduzione alla Teologia è un insegnamento<br />

che caratterizza l’Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore, in quanto si<br />

ritiene che, nella formazione complessiva<br />

dello studente che ha scelto questo<br />

Ateneo, debba avere un posto non secondario<br />

una seria preparazione in ordine<br />

alla fede cristiana; così è obbligatorio<br />

sostenere tre esami per gli iscritti di tutte<br />

le Facoltà.<br />

Da quest’anno accademico si è deciso<br />

di dare un segnale forte, che sottolinei<br />

ancor più l’importanza data a questi<br />

corsi, mediante la proposta di una Prolusione<br />

al Corso. Per questa prima volta<br />

è stato invitato il Cardinale Dionigi Tettamanzi,<br />

Arcivescovo di Genova, originario<br />

dell’arcidiocesi ambrosiana, che è<br />

intervenuto nei giorni scorsi presso la<br />

sede centrale di Milano della Cattolica,<br />

tenendo una lezione sul tema «Il mistero<br />

di Cristo come evento di libertà». La<br />

presenza del Porporato è stata assai apprezzata<br />

dagli studenti, quasi mille, accorsi<br />

ad ascoltare la prolusione.<br />

L’argomento è stato scelto in quanto<br />

il primo anno del corso di Introduzione<br />

alla Teologia riguarda in particolare «Il<br />

mistero di Cristo». Ed il Cardinale Tettamanzi<br />

è entrato subito in medias res,<br />

premettendo solo che la sua non ha inteso<br />

essere una conferenza, ma «una vera<br />

e propria lezione, che si inserisce nel<br />

contesto dei corsi».<br />

Il rapporto<br />

tra cristianesimo e libertà<br />

Per trattare del rapporto tra cristianesimo<br />

e libertà — ha esordito il Porporato<br />

— oggi occorre partire da «un dato<br />

socio culturale diffuso: quello di quanti<br />

sono convinti di dover contrapporre tra<br />

loro, come realtà alternative, il cristianesimo<br />

e la libertà».<br />

Certo, sappiamo che «la non comprensione,<br />

anzi la falsificazione o del cristianesimo<br />

o della libertà, oppure e dell’uno<br />

e dell’altra, non possono non condurre<br />

che a interpretare questo rapporto<br />

nel senso del conflitto». Ma proprio per<br />

questo dobbiamo condurre «un’analisi<br />

precisa e rigorosa dei due termini a confronto».<br />

Primo termine: il mistero di Cristo. E<br />

qui diciamo «subito che il nostro riferimento<br />

non è in primis né ad una dottrina<br />

né ad un comandamento, ma ad una<br />

persona concreta e precisa: a Gesù Cristo».<br />

Questa è l’esperienza viva degli apostoli<br />

e dei discepoli, testimoniata e spiegata<br />

da vari brani evangelici, di cui il<br />

Cardinale ha citati due: Gv. 20,18 (Maria<br />

di Magdala dice: «Ho visto il Signore»)<br />

e Gv 20. 28 (l’incredulità di Tommaso).<br />

L'uomo<br />

alla ricerca di Dio<br />

Siccome Gesù si rivela pienamente vero<br />

Dio e vero uomo, ecco che in questo<br />

punto «siamo al cuore della storia umana<br />

come storia di salvezza»; in altri termini,<br />

«è in Gesù Cristo che si compie in<br />

modo pieno e definitivo la ricerca dell’uomo<br />

da parte di Dio», avvenuta mediante<br />

l’incarnazione redentrice.<br />

Se, dunque, «il mistero di Cristo include<br />

un fondamentale e specifico riferimento<br />

all’uomo», in Gesù fatto uomo,<br />

morto e risorto si svela in modo pieno e<br />

compiuto il mistero stesso di Dio Trinità.<br />

Il Cardinale Tettamanzi, a questo proposito,<br />

ha citato «uno dei testi più celebri<br />

e suggestivi» del Concilio Vaticano II<br />

(Gaudium et spes, 22): «In realtà solamente<br />

nel mistero del Verbo incarnato<br />

trova vera luce il mistero dell’uomo».<br />

Secondo passaggio: la libertà di Cristo.<br />

Gesù di Nazareth in molti passi del<br />

Vangelo appare come un uomo assolutamente<br />

libero «dai condizionamenti sociali,<br />

giuridici, culturali, politici, religiosi<br />

del tempo: Gesù è l’uomo sovranamente<br />

libero!».<br />

Infatti egli sconvolge gli schemi degli<br />

scribi, dei farisei e di altri che lo interpellano.<br />

Però in Cristo c’è anche la libertà<br />

relativamente alla «sua missione di<br />

salvezza per noi». «È la morte il vertice<br />

della libertà di Cristo, perché è il vertice<br />

della sua donazione d’amore per gli uomini<br />

— ha proseguito il Porporato —,<br />

secondo la testimonianza di Giovanni,<br />

che così apre il racconto della passione:<br />

«Dopo aver amato i suoi che erano nel<br />

mondo,liamòsinoallafine» (Gv 13, 1)».<br />

Questa verità è significativamente<br />

espressa nell’ultima delle parole di Gesù<br />

in croce: «Padre, nelle tue mani consegno<br />

il mio spirito» (Lc 23, 46). Commenta<br />

l’Arcivescovo di Genova: «Questa<br />

“consegna” al Padre dice la piena sottomissione<br />

di Gesù e insieme svela la sorgente<br />

da cui scaturisce e da cui è vivificata,<br />

il suo liberissimo amore».<br />

L'annuncio<br />

della salvezza<br />

Arriviamo, allora, a considerare la libertà<br />

dell’uomo. «La missione di Gesù si<br />

risolve, inscindibilmente, nell’annuncio e<br />

nel dono della salvezza — ha spiegato<br />

ancora il Cardinale Tettamanzi —. ...<br />

Quanto all’annuncio di Gesù, è da rilevarsi<br />

come esso si configuri come appello<br />

rivolto alla libertà dell’uomo, ... egli<br />

presenta una vera e propria dottrina sulla<br />

libertà (e qui numerosi sono i brani<br />

evangelici citati, ndr.). ... Questo annuncio<br />

significa non una semplice «rivelazione»,<br />

ma una vera e propria «donazione»:<br />

Cristo cioè dona ai discepoli la sua<br />

stessa libertà, sicché la nostra è una libertà<br />

specificamente cristiana, una<br />

«nuova e originale» libertà che nella sua<br />

intima natura è un’imitazione e una partecipazione<br />

della libertà propria di Cristo».<br />

Su questi punti il Porporato ha citato,<br />

fra gli altri, san Tommaso d’Aquino,<br />

l’enciclica Veritatis splendor del Papa<br />

Giovanni Paolo II e la Lettera di san<br />

Paolo ai Filippesi.<br />

Ma dalle considerazioni che emergono<br />

dalla Sacra Scrittura e dal Magistero<br />

dobbiamo passare a prendere in esame<br />

le «condizioni di libertà dell’uomo in<br />

questa nostra generazione».<br />

È questo il successivo passaggio fatto<br />

dal relatore: «la libertà dell’uomo ha bisogno<br />

di essere liberata». Parliamo dell’uomo<br />

«di sempre, ... assetato di libertà<br />

non meno che dell’acqua e dell’aria»,<br />

ma pure di quello «profondamente segnato<br />

dalla cosiddetta “modernità”, che<br />

interpreta e vive la libertà in termini arbitrari<br />

ed assoluti».<br />

«Il mondo moderno è andato in crisi<br />

— ha aggiunto l’Arcivescovo —. Anche<br />

su questo punto Giovanni Paolo II ci ha<br />

offerto un insegnamento puntuale e, per<br />

certi aspetti, profetico, soprattutto nel<br />

suo abbondantissimo magistero sull’Europa».<br />

Combattere<br />

nichilismo e consumismo<br />

Ed ha così proseguito: «Nichilismo e<br />

consumismo, relativismo etico, istintualità<br />

indiscriminata sembrano essere a<br />

tutti i livelli, forse soprattutto a livello<br />

giovanile, gli aspetti più evidenti di un’esperienza<br />

antropologica veramente meschina.<br />

Ed ora, l’11 settembre ha segna-<br />

Trento: «Guidati da una stella» mostra d'arte al Museo Diocesano<br />

to, forse in modo nuovo, il mondo, specialmente<br />

quello dei giovani».<br />

Ricordando quanto diceva Kierkegaard<br />

— «ci si dispone ad incontrare il<br />

cristianesimo soltanto se si approfondisce<br />

il senso della propria esperienza personale»<br />

— il Cardinale Tettamanzi ha affermato<br />

che «si tratta allora di riscoprire<br />

un’antropologia adeguata, capace di<br />

mostrare l’uomo come creato e redento<br />

da Dio»; ma non possiamo non aggiungere<br />

che è nella Chiesa («spazio storico<br />

concreto della libertà di Gesù Cristo»)<br />

che «il cristiano acquisisce la consapevolezza<br />

di una propria irriducibile identità»,<br />

che è identità «ontologica» e «criteriologica».<br />

Risultato: «in questo duplice e unitario<br />

senso la libertà del cristiano ha un<br />

essenziale e costitutivo riferimento alla<br />

verità e alla carità».<br />

Il Porporato ha concluso parlando de<br />

«la valenza culturale della libertà cristiana».<br />

Anche sotto questo aspetto possono<br />

essere richiamati molti interventi del<br />

Magistero della Chiesa in ordine al rapporto<br />

tra fede e cultura. E si capisce<br />

l’importanza dello studio della Teologia,<br />

proposta agli studenti cui per l’appunto<br />

si rivolgeva il Porporato. Il quale ha terminato<br />

la lezione sottolineando l’aspetto<br />

del «dialogo con gli altri», non ostacolato<br />

ma bensì favorito da un approfondimento<br />

teologico, perché «la cultura che<br />

nasce dalla fede non è esclusiva ma inclusiva»;<br />

ed inoltre accennando al fatto<br />

che «la visione antropologica cristiana,<br />

ponendo fortemente l’accento sull’uomo<br />

nella sua unicità e irripetibilità, rivendica<br />

la libertà di ciascuno dei milioni e<br />

miliardi di esseri umani presenti nel<br />

mondo».<br />

«Così — ha concluso il Cardinale Tettamanzi<br />

— il mistero di Cristo e la missione<br />

della Chiesa sono fonte nuova e<br />

originale di dialogo e di rispetto attivo<br />

della libertà della persona e dei popoli».<br />

ALBERTO MANZONI<br />

Una raccolta di poesie religiose di Padre Giacomo Maria Teofilo<br />

Far fiorire dal deserto<br />

il seme dell'amore per donare vita<br />

Un titolo a volte dice tutto, a volte<br />

niente... Ed è proprio indovinato il titolo<br />

di una raccolta di poesie di un<br />

giovane, «poeta con l’anima», con la<br />

sensibilità dell’«Indicibile» e la passione<br />

per l’uomo (Le Città, Falcone,<br />

Manfredonia, pp. 64). Giacomo Maria<br />

Teofilo, un trentasettenne che solo nel<br />

1993 si riscopre «possessore della<br />

musa».<br />

La scoperta non avviene per caso<br />

ma attraverso un vero e proprio cammino<br />

di «conversione» che porterà il<br />

Nostro a scegliere la vita francescana.<br />

Giacomo, allora, più che scoprirsi<br />

«possessore della musa» si riscopre<br />

«posseduto dall’Amore»: tema ricorrente<br />

nella poesia di Fra Giacomo.<br />

Scrive l’Autore: «[...] La poesia diventa<br />

urlo del cuore che nessuno può<br />

trattenere, prima o poi deve venir<br />

fuori... Versi e poi versi scandiscono<br />

le giornate della mia vita trascritte in<br />

una storia d’amore... olio necessario<br />

a lubrificare gli ingranaggi della vita»<br />

(p.59). Ecco l’amore, forza della vita!<br />

Nei versi di questo poeta francescano,<br />

anche se non sempre direttamente,<br />

fede, teologia, mistica, spiritualità<br />

francescana, umanità, semplicità si<br />

«mescolano» partendo dal concreto.<br />

Siamo dinanzi a versi incarnati nella<br />

quotidianità, nella storia di una vita<br />

segnata dalla sofferenza, dal travaglio<br />

interiore che alla fine, però, si trasforma<br />

in riscoperta della gioia di vivere:<br />

«Occhi tristi / aspettano risposte, /<br />

speranze perse / nei marosi della tristezza.<br />

/ Ondate travolgono / la vita<br />

sconvolgono / l’uomo anela aiuto»<br />

(Le non.risposte, p. 22).<br />

Con uno stile essenziale, sovente<br />

«elementare», l’autore fa porre delle<br />

domande, induce alla riflessione e al<br />

confronto con il Mistero...<br />

Perché questo titolo enigmatico ma<br />

felice? Le nostre città, ormai diverse e<br />

consunte dal tempo, danno visibilità e<br />

concretezza alla grande realtà dell’uo-<br />

mo: la sua vita, i suoi problemi, le sue<br />

ansie, paure e certezze, la sua ricerca<br />

e le sue tante solitudini.<br />

Le città «sono il vero deserto di oggi.<br />

Un deserto che è diventato interiore<br />

penetrando nel cuore di ognuno<br />

inaridendolo» (Vincenzo Paglia, All’alba<br />

del nuovo millennio, Paoline). Ma<br />

è, proprio, nelle città, nei luoghi, cioè,<br />

della vita dell’uomo del terzo millennio,<br />

che la salvezza si storicizza, che il<br />

Vangelo diventa opportunità di salvezza,<br />

l’amore si realizza e concretizza.<br />

Se le città del 2000 sono il «deserto»<br />

dell’uomo dell’era globale è, altrettanto<br />

vero, che il deserto può fiorire, può<br />

diventare luogo di resurrezione e di<br />

resurrezioni, concretezza di misericordia,<br />

inizio di conversioni, testimonianza<br />

della bellezza della vita, del perdono<br />

e dell’amore verso i poveri.<br />

A far fiorire il deserto è il seme dell’amore<br />

che sappiamo vivere e donare.<br />

FRANCESCO ARMENTI<br />

Un volume di Mons. Biagio Notarangelo<br />

Testimonianze<br />

di un'epoca<br />

GINO CONCETTI<br />

L'alba delterzo millennio non ha sbiadito<br />

la memoria di coloro che sono stati<br />

protagonisti della vita sociale religiosa<br />

dell'ultima metà del secolo Ventesimo.<br />

Tra questi Biagio Notarangelo spicca<br />

per la sua alacre attività proiettata al futuro.<br />

Altre pubblicazioni hanno attirato<br />

l'interesse dei lettori, amici, simpatizzanti<br />

ma anche i lontani. Perché Notarangelo<br />

ha vissuto il suo sacerdozio nel segno<br />

del Vangelo, nella perfetta fedeltà a<br />

Cristo e alla Chiesa tra gli operatori del<br />

mondo agricolo in connessione con servizi<br />

ecclesiali di rilievo in altri ambiti.<br />

Con lo stesso tratto ha voluto far dono<br />

di un'altra pubblicazione: Argomenti<br />

e frammenti (Delfi, Roma 2001). Sono,<br />

in pratica, le due parti che compongono<br />

il volume. Gli argomenti illustrano le<br />

grandi questioni sociali, economiche, i<br />

ritmi di progresso che hanno caratterizzato<br />

la ripresa in Italia dopo la seconda<br />

guerra mondiale e lo sviluppo planetario<br />

di cui Paolo VI, nella Populorum progressio,<br />

aveva, con lungimiranza, tracciato<br />

le linee strategiche.<br />

Portavocedella dottrina sociale cristiana,<br />

coscienza critica della giustizia e della<br />

solidarietà, Notarangelo considera la<br />

persona umana al centro e al vertice di<br />

tutta la realtà sociale, facendone un soggetto<br />

indeclinabile di riferimento, non<br />

pieghevole a interessi di parte, a logiche<br />

di profitto o di ideologie politiche. Ferma<br />

e decisa la sua posizione: «Stella polare,<br />

che deve orientare e guidare come<br />

un costante riferimento ideale, è l'uomo».<br />

La denuncia è puntuale: «Il primato<br />

dell'uomo è di fatto negato, quando<br />

prevalgono le ferree leggi di mercato e<br />

dei suoi perversi meccanismi».<br />

Notarangelo è stato anche relatore in<br />

consessi internazionali qualificati. In<br />

uno di questi, alla Pontificia Accademia<br />

delle Scienze sociali, ha sostenuto l'opportunità<br />

di raccogliere la ricca documentazione<br />

elaborata dalle Conferenze<br />

Episcopali per tutelare la dignità e i diritti<br />

dei popoli poveri e in via di sviluppo.<br />

Il suo appello è per la promozione<br />

dei lavoratori e condurre analisi scientifiche<br />

interdisciplinari, avendo come base<br />

la dottrina sociale della Chiesa.<br />

Uno dei diritti fondamentali più trascurati<br />

è quello della alimentazione. Pur<br />

affermato dalla Carta dell'Onu e dai documenti<br />

posteriori alla Dichiarazione del<br />

1948 di fatto è il più disatteso anche oggi,<br />

come dimostrano le denunce di organismi<br />

internazionali sulla morte di bambiniacausa<br />

di scarsa alimentazione. Egli<br />

sostiene che tale diritto «è contenuto e<br />

affermato implicitamente nel principio<br />

della destinazione universale dei beni e<br />

nella funzione sociale del diritto di proprietà<br />

che lo Statodeve “temperare e armonizzare<br />

con il bene comune”». A confortodellasua<br />

tesi cita Pio XII che lo ha<br />

proclamato nel messaggio della Pentecoste1941.APioXIIunisceGiovanni<br />

XXIII<br />

per il quale «è compito della Chiesa essere<br />

sollecita delle esigenze del vivere<br />

quotidiano dell'uomo, non solo quanto<br />

al sostentamento e alle condizioni di vita,<br />

ma anche quanto alla prosperità e alla<br />

civiltà nei suoi molteplici aspetti».<br />

Da dopo il Concilio Vaticano II la<br />

Chiesa ha condotto una pacifica e costante<br />

battaglia per lo sviluppo integrale<br />

di stampo umanistico. Paolo VI, nella<br />

Populorum progressio aveva enunciato<br />

il principio dell'umanesimo plenario. Lo<br />

sviluppo dev'essere ordinato, sempre secondo<br />

giustizia, equità e solidarietà.<br />

Uno sviluppo lesivo della dignità della<br />

persona umana, di un solo essere umano<br />

è inaccettabile. Per salvaguardare<br />

queste prerogative lo sviluppo non può<br />

essere scisso, separato dai valori umani<br />

né dalle esigenze etiche. Chiara è la posizione<br />

di Notarangelo. «Lo sviluppo è<br />

questione etica fondamentale e globale,<br />

perché corrisponde alla vocazione dell'uomo.<br />

L'uomo, ogni uomo, ogni gruppo<br />

di uomini deve crescere in umanità.<br />

È un compito difficile, ma esaltante che<br />

corrisponde alla volontà di Dio».<br />

Una delle questioni più dibattute in<br />

correlazione con lo sviluppo è quella demografica.<br />

Sono note le teorie degli immanentisti,<br />

dei pragmatisti sul controllo<br />

rigido delle nascite. Si comprime l'indice<br />

demografico fino alla misura quantitativa<br />

dei beni disponibili. La Chiesa ha reagito<br />

contro queste teorie non per il gusto<br />

del primato dell'etica ma per la tutela<br />

della persona umana e degli esseri<br />

umani, che vengono eliminati in modo<br />

razionale ma barbaro. Notarangelo riferisce<br />

per tutti i Pontefici l'insegnamento<br />

di Giovanni Paolo II: «le politiche demografiche<br />

degli Stati devono rispettare la<br />

dignitàdellanatura umana e i diritti fondamentali<br />

delle persone. Sarebbe illusorio<br />

credere che una stabilizzazione arbitraria<br />

della popolazione mondiale o anche<br />

una diminuzione possa direttamente<br />

risolvere il problema della fame». Del resto,<br />

è la esperienza stessa a confermare<br />

il fallimento delle teorie demografiche<br />

antinataliste. La cultura denatalista ha<br />

provocato enormi vuoti generazionali in<br />

alcune aree demografiche, divenute mete<br />

di flussi migratori disogenei etnicamente,<br />

culturalmente e religiosamente.<br />

Il processo di unione europea ha in<br />

Notarangelo un «lettore» e un interprete<br />

attento.<br />

Egli esamina poi la prospettiva religiosa<br />

che è e non può non essere cristiana:<br />

«la nuova Europa cristiana deve essere<br />

progettata e costruita in un cammino di<br />

conversione e di riconciliazione, che riconosca<br />

i peccati sociali del passato e<br />

vinca la persistente tentazione dell'umanesimo<br />

senza Dio. La via privilegiata<br />

della Chiesa resta l'evangelizzazione,<br />

mediante il rinnovamento della cultura<br />

cristiana e la collaborazione ecumenica<br />

fra le comunità cattoliche, evangeliche,<br />

e ortodosse. La nuova Europa sarà la<br />

“casa comune”, aperta e solidale, sensibile<br />

e generosa con i paesi in via di sviluppo,<br />

illuminata dalla luce del Vangelo,<br />

proiettata sulle frontiere della civiltà planetaria».<br />

Il progresso a misura d'uomo, della<br />

sua dignità e dei suoi diritti deve rispettare<br />

l'ambiente. La questione ecologica<br />

è divenuta inquietante. L'inquinamento<br />

dell'atmosfera, dei fiumi, dei mari e delle<br />

piante si ritorce contro la totalità degli<br />

uomini e delle donne. Notarangelo ribadisce<br />

con forza il rispetto per il creato,<br />

per l'ambiente e, più generale, per la<br />

terra: «Il rispetto e l'amore per la terra,<br />

che l'uomo deve rendere ogni giorno<br />

più degna, più bella e godibile per tutti,<br />

deve fondare teologicamente anche i<br />

comportamenti e lo stile di vita dei cristiani.<br />

Senza tale fondamento teologico,<br />

anche l'ecologia rischia di diventare una<br />

forma di idolatria. Il Vangelo del creato<br />

ci invita a farci voce dell'universo per<br />

cantare la gloria di Dio con il cuore di<br />

san Francesco d'Assisi». Un'attenzione<br />

fine a se stessa della terra e della natura<br />

rischia di condurre a pericolose posizioni<br />

che si ripercuotono contro l'uomo. In<br />

questa prospettiva rientrano certe istanze<br />

di correnti ambientaliste che si distinguono<br />

per una eccessiva esaltazione della<br />

natura fino a bloccare le giuste vie<br />

del progresso. Anche nel settore ecologico<br />

vale il principio del progresso razionalizzato<br />

e dello sviluppo sostenibile in<br />

conformità ai principi della sapienza<br />

creatrice di Dio.<br />

La Beata Marianna Fontanella di Baldisero elevata agli onori degli altari da Papa Pio IX il 25 aprile 1865<br />

Una Carmelitana tra la terra e il cielo, modello di santità e di amore cristiano<br />

Torino era stata appena segnata dalla guerra<br />

tra le fazioni di Madama Cristina e i cognati<br />

Tommaso e Maurizio di Savoia, sostenute rispettivamente<br />

da francesi e spagnoli. Solo alla fine,<br />

un accordo era riuscito a salvare la dinastia dei<br />

Savoia e lo stato. Nel 1638 era giunto al trono di<br />

Torino Carlo Emanuele II, ma il Piemonte rimase<br />

sotto la tutela francese, che rallentava ogni<br />

iniziativa politica. Torino però era ricca di una<br />

grande fede saldamente radicata nelle famiglie,<br />

nelle parrocchie e nei monasteri. Anzi era il tempo<br />

in cui nascevano nuove fondazioni di case religiose.<br />

I voti a 15 anni<br />

In questo clima, il 7 gennaio 1661, 340 anni<br />

fa, ultima di undici figli del conte Giovanni Fontanella<br />

di Baldisero e di Maria Tana di Santena<br />

nasceva Marianna. Presto, ancor piccolissima,<br />

venne a conoscere che la sua mamma era della<br />

medesima famiglia, originaria di Chieri, da cui,<br />

un secolo prima era nata Marta Tana, la mamma<br />

esemplare di s. Luigi Gonzaga (1568-1591), il<br />

principe mantovano consacratosi a Dio tra i Gesuiti,<br />

angelo di purezza e di carità, che era già<br />

stato proclamato santo.<br />

Marianna crebbe tenendo davanti agli occhi e<br />

al cuore Luigi Gonzaga come modello e intercessore,<br />

imitandolo nella fede, nella carità, nella illibata<br />

purezza, nella dedizione a Gesù come unico<br />

amore. La sua formazione intensamente cristiana,<br />

si arricchiva di una tenerissima devozione<br />

alla Madonna e a s. Giuseppe. Nel medesimo<br />

tempo, ella sapeva che cosa si viveva e si soffriva<br />

a Torino e nei rapporti tra gli Stati d'Europa,<br />

spesso in guerra tra loro. Per tutta la vita, il<br />

suo sguardo sarà continuamente rivolto a Dio,<br />

come all'Unico, e alla storia del suo tempo, su<br />

cui sapeva di poter essere influente almeno con<br />

la forza dell'offerta e della preghiera.<br />

A 14 anni, è già orfana di padre. Superando<br />

molte difficoltà, matura il progetto di darsi a Dio<br />

nel Carmelo, affascinata dall'ideale di s. Teresa<br />

d'Avila e di s. Giovanni della Croce. Il 19 novembre<br />

1675, nel Monastero delle carmelitane di s.<br />

Cristina, in Torino, veste l'abito religioso, diventando<br />

suor Maria degli Angeli. Si infervora intensamente<br />

della nuova vita e si innamora tutta<br />

di Gesù... Il 26 dicembre 1676, emette la professione.<br />

Ha solo 15 anni, ma per un dono singolare<br />

di Dio, cammina veloce verso la vetta della<br />

santità.<br />

Lo sguardo a Dio<br />

e alla storia<br />

Su questa via, ella presto s'incontra con la sofferenza:<br />

ella accetta tutte le prove con fiducia e<br />

serenità, con eroismo, lasciandosi affinare nell'anima<br />

e puntando decisa alla mistica trasformazione<br />

in Cristo. «Come s. Teresa raccomandava<br />

alle sue “figlie” — scrive di lei il Card. Ballestrero<br />

— M. Maria degli Angeli ama intensamente<br />

la croce: ne fanno fede i suoi scritti in cui continuamente<br />

esprime l'ansia di patire per assimilarsi<br />

sempre più a Gesù Crocifisso, centro della<br />

sua vita». Ed è così che la sua preghiera e la<br />

sua unione con Lui, spesso trabocca sulle consorelle<br />

e su coloro che spesso vengono alla grata<br />

del monastero in cerca del suo consiglio.<br />

Assai addentrata nelle realtà di Dio, pure conosce<br />

l'umanità e la storia del suo tempo. La stimano<br />

a fondo le consorelle che si fidano di lei<br />

come di un anelo mandato da Dio, e la stimano<br />

i suoi concittadini, la città di Torino. Ha solo 33<br />

anni, nel 1694, quando è eletta priora: per farlo,<br />

si è dovuto chiedere la dispensa canonica, ma<br />

viene confermata in tale carica altre tre volte,<br />

segno della sua autorevolezza. Non potendo più<br />

essere eletta, sarà maestra delle novizie e le «più<br />

piccole» del monastero troveranno in lei davvero<br />

una madre e una guida verso la santità.<br />

Quando Vittorio Amedeo II, uscito di minorità,<br />

assume il governo nel 1684, la pressione della<br />

Francia è più forte che mai: Luigi XIV, padrone<br />

di Pinerolo e di Casale Monferrato, pensa di far<br />

leva sul Piemonte per accrescere l'egemonia della<br />

Francia sull'Italia. Alle pretese intollerabili dei<br />

francesi, Vittorio Amedeo II risponde dichiarando<br />

guerra: la sorte delle armi gli è avversa, ma<br />

egli guadagna prestigio con l'accortezza politica.<br />

Intanto, al Carmelo di s. Cristina, Madre Maria<br />

degli Angeli prega e ottiene dal Signore la fine<br />

della guerra e la liberazione di Torino, nel 1696.<br />

Il re di Francia lascia libero il Piemonte.<br />

Madre Maria degli Angeli ascrive la vittoria all'intercessione<br />

di s. Giuseppe e promuove un solenne<br />

triduo in suo onore a s. Cristina e fa proclamare<br />

lo Sposo di Maria patrono della città.<br />

Piccoli e grandi a Torino crescono nell'ammira-<br />

Su iniziativa del Museo Diocesano Tridentino,<br />

si è aperta in questi giorni una mostra d'arte che<br />

presenta una selezione delle incisioni facenti parte<br />

del patrimonio raccolto dai Principi Vescovi di<br />

Trento, a partire dal XVIII secolo: si tratta di circa<br />

cinquemila esemplari, realizzati fra il XVI e il XIX<br />

secolo, per mano di illustri incisori italiani, tedeschi,<br />

fiamminghi, francesi e inglesi. L'esposizione,<br />

curata in occasione del Natale, dal titolo<br />

«Guidati da una stella», presenta una ventina di<br />

zione per la santa religiosa, in primo luogo gli<br />

stessi Reali di Savoia, che diventano i suoi confidenti.<br />

I suoi prediletti sono gli umili e i poveri.<br />

È nota a tutti per il suo amore alla patria e alla<br />

Chiesa, al Papa e al Sacerdozio cattolico, dimostrato<br />

con la preghiera continua e la silenziosa<br />

immolazione, in unione con il Crocifisso.<br />

Nel 1702, ella diventa anche fondatrice, aprendo<br />

a Moncalieri un altro Carmelo, dedicandolo a<br />

s. Giuseppe. Presto, però, benché assetata di<br />

preghiera e di raccoglimento, si trova ad essere<br />

di nuovo alla ribalta, diremmo oggi, sul piano<br />

internazionale.<br />

«Responsabile<br />

della vita di grazia»<br />

Per quattro mesi, nel 1706, Torino è di nuovo<br />

assediata dai francesi. Se Pietro Micca si sacrifica<br />

per impedire ai francesi l'ingresso nella città,<br />

Maria degli Angeli si rivolge alla Madonna per<br />

ottenere la liberazione di Torino: il 7 settembre<br />

1706, le forze unite del principe Eugenio di Savoia<br />

riportano, come ella ha predetto, una decisiva<br />

vittoria e la fuga degli assedianti.<br />

È molto lieta, Maria, quando per celebrare la<br />

vittoria, sulla collina di Superga viene innalzato<br />

alla Madonna il santuario che le era stato promesso<br />

con voto nell'ora del pericolo. Da sempre,<br />

ella ha una tenerissima devozione alla Madonna,<br />

invocata sotto i titoli più belli a Torino, primi fra<br />

tutti quello di Consolatrice. La onora con il Rosario,<br />

la imita nelle virtù più alte, soprattutto<br />

incisioni, accomunate dal tema della Natività, dell'Adorazione<br />

dei Magi e dei Pastori. La chiave di<br />

lettura della mostra è iconografica, cercando essa<br />

di evidenziare le differenti soluzioni figurative<br />

fornite dagli artisti nell'affrontare il tema della<br />

Natività e ricercando, al contempo, nell'ambito<br />

della letteratura religiosa, le relative fonti di ispirazione.<br />

MAURIZIO MELLARINI<br />

nello zelo apostolico per la salvezza delle anime.<br />

Per le anime, ella offre a Dio le sofferenze che<br />

non le mancano mai, segno, secondo la dottrina<br />

cristiana vissuta con particolare ardore da s. Teresa<br />

d'Avila, della predilezione di Dio che così<br />

associa i suoi amici all'olocausto del Figlio suo<br />

Crocifisso.<br />

Arricchita di singolari doni di Dio, illumina i<br />

fratelli con le sue lettere di incoraggiamento e di<br />

consiglio, come vera maestra: in quei suoi scritti<br />

in stile spesso autobiografico si vede con chiarezza<br />

— ancora scrive il Card. Ballestrero — come<br />

«da vera figlia di s. Teresa, si sentiva membro<br />

vivo della Chiesa, responsabile della vita di grazia<br />

dei fratelli ancora pellegrini nel tempo e della<br />

vita di gloria cui aspirano i fratelli in purgatorio.<br />

La comunione dei santi era per lei dottrina<br />

di vita che santamente la tormentava e stimolava<br />

rendendola preghiera vivente e ostia di<br />

penitenza a favore dei fratelli».<br />

Il 16 dicembre 1717, a 56 anni, va incontro a<br />

Dio. Subito la sua fama di santità esce da Torino<br />

e dilaga in Italia, in Savoia, in Francia, nelle<br />

Fiandre, così che il 5 maggio 1778, Papa Pio VI<br />

ne proclama le virtù eroiche e il 25 aprile 1865,<br />

Pio IX la iscrive tra i beati in cielo. In quell'occasione,<br />

don Bosco ne scrive la biografia e la diffonde<br />

tra le sue «Letture Cattoliche, proponendola<br />

a esempio di santità e di amore cristiano alla<br />

patria. Aveva compiuto la sua missione, secondo<br />

quanto soleva dire: «Vengo dall'Amore,<br />

vado all'Amore, faccio tutto per amore».<br />

PAOLO RISSO

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