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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

8 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Domenica 30 Dicembre 2001<br />

Padova: collocate in quattro nicchie i simboli degli evangelisti<br />

Nuovi elementi arricchiscono la facciata<br />

dell'antica basilica di santa Giustina<br />

GIOVANNI LUGARESI<br />

Era diffusa l'opinione che quelle quattro<br />

nicchie vuote sulla facciata in cotto<br />

dell'antica basilica di Prato della Valle<br />

avessero bisogno di essere... «riempite».<br />

Così, infatti, come si presentava fino a<br />

pochi giorni fa, l'antico tempio di santa<br />

Giustina conservava sì la bellezza di linee<br />

architettoniche splendide, e certamente<br />

la facciata era di solenne effetto,<br />

per così dire, ma c'era, appunto, quel<br />

tale vuoto.<br />

Un vuoto che ora è stato «colmato»<br />

grazie ad una operazione di straordinario<br />

respiro, che, partita tre anni or sono,<br />

per un «pellegrinaggio ideale», che<br />

era poi quello del Giubileo, è stata completata<br />

nei giorni scorsi.<br />

Va sottolineato, però, prima di tutto,<br />

il significato «primario» di questo intervento;<br />

che va riconosciuto nell'impegno<br />

civico e religioso insieme di un<br />

gruppo promotore facente capo al professor<br />

Angelo Ferro, al cui appello non<br />

sono mancate tante e varie componenti<br />

della società civile padovana: privati,<br />

banche, istituzioni, associazioni, eccetera<br />

eccetera.<br />

Si è incominciato con la realizzazione<br />

dei tre portali scolpiti da uno dei personaggi<br />

più rappresentativi dell'arte contemporanea:<br />

il veronese Novello Finotti.<br />

E coi portali, ecco la sistemazione del<br />

piazzale ed ecco la realizzazione di un<br />

accesso alla basilica per gli handicappati,<br />

sì da evitare loro la difficoltà della<br />

scalinata esterna.<br />

Ma poi... ma poi... c'erano quei vuoti<br />

delle quattro nicchie della facciata della<br />

basilica da riempire; e questa è stata<br />

l'ultima operazione, una sorta di sigillo<br />

da apporre, che ha suscitato consensi vivissimi<br />

a tutti i livelli, dal sovrintendente<br />

ai Beni architettonici e al paesaggio del<br />

Veneto Orientale, Guglielmo Monti, all'ex<br />

ministro e sovrintendente ai Beni<br />

artistici della Toscana, Antonio Paolucci,<br />

all'abate benedettino di santa Giustina,<br />

padre Innocenzo Negrato, a coloro che<br />

avevano dato con generosità e con passione<br />

la loro offerta in danaro, e ai semplici<br />

visitatori.<br />

Lo scultore Finotti ha dunque realizzato<br />

quattro statue, una per ogni nicchia,<br />

di dimensioni diverse per via dell'ampiezza<br />

delle nicchie stesse, lavorando<br />

blocchi di marmo di Trani (che si lega<br />

bene al cotto dei mattoni della facciata,<br />

e con la patina del tempo il tutto troverà<br />

il giusto amalgama) del peso iniziale<br />

di quattordici tonnellate ciascuno, ridotto<br />

poi, a opera finita a poco più della<br />

metà.<br />

Le statue raffigurano i simboli degli<br />

Evangelisti, ed ecco allora l'aquila per<br />

Giovanni, l'angelo per Matteo, il bove<br />

per Luca e il leone per Marco.<br />

All'atto della inaugurazione delle opere,<br />

lo scultore Novello Finotti è stato lo<br />

«scontato» protagonista — insieme, s'intende,<br />

all'antica chiesa di Prato della<br />

Valle — dell'incontro promosso dall'abate<br />

di santa Giustina, Innocenzo Negrato:<br />

un momento emblematico articolato in<br />

due distinti, ma non disgiunti momenti<br />

quali la benedizione delle sculture impartita<br />

dall'abate primate dei benedettini<br />

dom Notker Wolf, e un convegno sul tema<br />

«Santa Giustina: i portali della storia,<br />

La cultura dell'educare attraverso la<br />

valorizzazione del monumento», con gli<br />

Palermo:<br />

ordinati sette nuovi<br />

diaconi permanenti<br />

«Una scelta di servizio che è un vero<br />

atto d’amore per la Chiesa»: così i sette<br />

nuovi candidati al Ministero del Diaconato<br />

permanente si sono presentati alla<br />

comunità ecclesiale di Palermo lo scorso<br />

27 dicembre, nel ventottesimo anniversario<br />

di Ordinazione Episcopale dell’Arcivescovo,<br />

il Cardinale Salvatore De<br />

Giorgi. Questo nuovo gruppo di laici<br />

che tra un paio d’anni, terminata la formazione<br />

curata direttamente dal Vescovo<br />

Ausiliare Monsignor Salvatore Di Cristina,<br />

si aggiungeranno ai 22 Diaconi già<br />

esistenti, ha offerto itinerari e scelte personali<br />

emblematici: Pino Grasso è un dirigente<br />

dell’ateneo palermitano e un<br />

giornalista; Matteo Lo Coco è un bancario<br />

in pensione; Domenico Maira è farmacista;<br />

Giuseppe Manzella, funzionario<br />

del ministero della Giustizia; Domenico<br />

Mottola, dipendente di un ente statale;<br />

Giovanni Nicosia è ragioniere e infine<br />

Vincenzo Spera, rappresentante. Hanno<br />

scelto di condividere la loro vocazione al<br />

servizio della Chiesa innanzitutto con le<br />

loro famiglie, «Cellule vive della nostra<br />

società», ha sottolineato il Cardinale De<br />

Giorgi che ha ricordato la sua consacrazione<br />

come Vescovo, «una consacrazione<br />

d’amore, come quella di ogni Sacerdote<br />

e come quella di ogni Diacono; ed<br />

è in forza di quella consacrazione che<br />

da circa sei anni sono in mezzo a voi<br />

per servire l’amatissima Chiesa palermitana,<br />

convinto di dovermi donare ad essa<br />

totalmente e senza riserve». Durante<br />

la celebrazione, il Cardinale De Giorgi<br />

ha anche affidato il mandato ai nuovi<br />

presidenti parrocchiali dell’Azione Cattolica<br />

per il prossimo triennio. (L. P.)<br />

Le quattro statue con i simboli degli Evangelisti: l'aquila per Giovanni; l'angelo per<br />

Matteo; il bove per Luca; il leone per Marco<br />

interventi del soprintendente ai Beni architettonici<br />

e al paesaggio del Veneto<br />

Orientale, Guglielmo Monti, del soprintendente<br />

ai Beni artistici della Toscana<br />

Antonio Paolucci e del presidente del<br />

comitato promotore dell'operazione, Angelo<br />

Ferro, il quale ha pure dato lettura<br />

della relazione del presidente della giunta<br />

regionale Giancarlo Galan impossibilitato<br />

e intervenire.<br />

La benedizione delle statue è avvenuta<br />

nel più puro e semplice stile benedettino,<br />

con tanto di canto gregoriano<br />

(quindi), presenti molti di quei cittadini<br />

e rappresentanti di istituzioni che hanno<br />

partecipato, con impegno civile e religioso<br />

a un tempo, alla realizzazione di<br />

un progetto che aveva avuto — come<br />

detto — il suo iniziatore e animatore nel<br />

professor Ferro.<br />

La benedizione delle statue, il convegno<br />

e la presentazione di un bel volume<br />

dal titolo «La fabbrica di santa Giustina:<br />

i portali per la storia» realizzato a più<br />

mani per la cura di Giovanna Pirolo (i<br />

testi sono di Romano Cecolin, Antonio<br />

Fazio, Piera Ferraro, Angelo Ferro, Sergia<br />

Jessi, Francesco Marchisano, Gian<br />

Lorenzo Mellini, Guglielmo Monti, Innocenzo<br />

Negrato, Antonio Paolucci, Amartya<br />

Sen, Guido Visentin; foto di Aurelio<br />

Amendola — coordinamento, Rodolfo<br />

Bellotto, Massimo Cavalca) hanno dunque<br />

posto il sigillo e la parola fine ad un<br />

Presentato un volume nella sede del Pontificio Consiglio della Cultura<br />

«Così pregano i poeti»<br />

Pomeriggio dedicato alla poesia quello<br />

del 18 dicembre nell’Aula Magna del<br />

Pontificio Consiglio della Cultura in Palazzo<br />

S. Calisto, con un pubblico di poeti<br />

e di intellettuali.<br />

Ospite del Cardinale Paul Poupard,<br />

Presidente di quel Dicastero, e del Segretario,<br />

Padre Bernard Ardura, la Pontificia<br />

Insigne Accademia di Belle Arti e<br />

Lettere dei Virtuosi del Pantheon —<br />

che, nell’occasione ha donato all’Eminentissimo<br />

Porporato una medaglia michelangiolesca<br />

fusa in bronzo da Urlando<br />

Paladino Orlandini —, ha riservato<br />

l’ultima sua seduta accademica del 2001<br />

alla presentazione del libro curato da<br />

Giuliano Ladolfi per le edizioni San Paolo,<br />

Così pregano i poeti. Un volume di<br />

195 pagine, dalla bellissima veste editoriale<br />

con prefazione di Gianfranco Ravasi,<br />

che raccoglie preghiere in forma poetica<br />

di ben trentaquattro autori in attività.<br />

Sono suddivisi in un arco di sessant’anni,<br />

dai «Decani» Mario Luzi (1913) e<br />

Luciano Luisi (1924) al giovane Andrea<br />

Temporelli (1973), tutti accomunati dal<br />

fondamento dell’unità di sentimento religioso,<br />

come Giuliano Ladolfi sottolinea<br />

nella sua intensa postfazione.<br />

La seduta coordinata dal Presidente<br />

del Pontificio Sodalizio dei Virtuosi al<br />

Pantheon, Vitaliano Tiberia, che ha sottolineato<br />

il valore universale della poesia-preghiera<br />

a partire dal mondo antico,<br />

si è avvalsa degli interventi di Marco<br />

Beck, per la casa Editrice San Paolo, di<br />

Giuliano Ladolfi, di Luciano Luisi e dello<br />

stesso Cardinale Poupard ed è culminata<br />

nella recita di poesie di questa an-<br />

tologia da parte degli autori presenti:<br />

Pasquale Maffeo, Marco Guzzi, Paola<br />

Lucarini Poggi, Giovanna Fozzer, Luciano<br />

Luisi, Marco Beck, Giuliano Ladolfi.<br />

Il tutto in una sequenzialità serrata di riflessioni<br />

pacate e di provocazioni attualizzanti<br />

per scrutare le intime fibre di un<br />

libro, complesso e chiaro ad un tempo,<br />

che con evocazione medievale, Ladolfi,<br />

ma anche Ravasi, hanno definito un vero<br />

e proprio «Salterio» per il terzo millennio.<br />

Il libro tuttavia può diventare<br />

anche il Viatico per chi voglia attingere<br />

l’acqua del trascendente con il calice<br />

terso dell’estetica.<br />

In questo senso, Beck ha richiamato<br />

l’oraziano Ut pictura poesis come misura,<br />

«aere perennius», delle speranze-certezze<br />

e del valore simbolico, che legano<br />

ineludibilmente la poesia-preghiera all’immagine<br />

artistica, e lo ha fatto in un<br />

appassionato quarto ideale contraddittorio<br />

con Adorno che disperatamente ritenne<br />

decretata l’impossibilità di tornare<br />

a scrivere poesie dopo Auschwitz.<br />

Fede nella poesia, dunque, o meglio<br />

nella vitalità della poesia in quanto sintesi<br />

sublimata e rigeneratrice della realtà e<br />

quindi traduzione verso il trascendente<br />

anche dopo l’immane tragedia dell’11<br />

settembre 2001.<br />

Ladolfi, quindi, nel ricordare che solo<br />

la «cattolicità» della Chiesa di Roma<br />

potrà dare significato umanistico alla<br />

moderna globalizzazione, ha sottolineato<br />

la ripresa di valore della poesia-preghiera<br />

soprattutto dopo il crollo delle ideologie<br />

che hanno mortificato l’uomo del<br />

Novecento, relegandolo indifferentemen-<br />

progetto ideato in occasione del Giubileo,<br />

e che, per dirla con Angelo Ferro,<br />

aveva «lo scopo di testimoniare un gesto<br />

d'amore in una coincidenza temporale<br />

irripetibile. Un gesto d'amore riconosciuto<br />

e riconoscibile perciò articolato,<br />

capace di perseguire vari obiettivi, di essere<br />

espressione di tante aspirazioni».<br />

Ma un gesto d'amore compiuto «liberamente<br />

dalla società civile padovana»,<br />

qui presente, nelle opere, appunto, con<br />

centinaia di cittadini, imprese, associazioni,<br />

enti.<br />

L'«operazione» si è articolata su vari<br />

piani, secondo le intenzioni del comitato<br />

presieduto da Ferro: quello dell'«amore<br />

per il bello», sul piano artistico; sul piano<br />

sociale, quello del «valore del dono»;<br />

sul piano civile, quello del «riconoscimento<br />

della coerenza tra l'essere e il fare»;<br />

sul piano relazionale, quello del<br />

«senso della prossimità» (leggi: solidarietà);<br />

sul piano antropologico, quello della<br />

«forza aggregante della cultura»; sul piano<br />

spirituale, quello del «radicamento<br />

nell'ispirazione cristiana»; sul piano delle<br />

motivazioni, quello «del poter essere se<br />

stessi».<br />

Va poi sottolineato che non a caso<br />

questa operazione ha riguardato la basilica<br />

di santa Giustina, che risale al sedicesimo<br />

secolo, ma reca i «segni» del cristianesimo<br />

padovano nascente: da san<br />

Prosdocimo a santa Giustina, appunto, e<br />

conserva — secondo una tradizione suffragata<br />

dalla recente indagine scientifica<br />

compiuta da studiosi dell'Università di<br />

Padova — i resti mortali dell'evangelista<br />

Luca. Una realtà architettonica e artistica<br />

degnamente inserita nel Prato della<br />

Valle, e, naturalmente, una realtà di<br />

grande fede per la quale non sono facili<br />

o semplici le «aggiunte» che ne potrebbero<br />

snaturare, con le forme, anche lo<br />

spirito. Il che non è accaduto con Novello<br />

Finotti, il quale ha saputo operare<br />

con indubbia e rara capacità artistica,<br />

ben sintonizzata su di una comprensione<br />

di fede.<br />

Come ha sottolineato Antonio Paolucci,<br />

lo scultore «...ha avuto l'umiltà, la<br />

pazienza e l'intelligenza di studiare a<br />

lungo la piazza, la facciata, il cielo e la<br />

luce di Padova... La sapienza teologica e<br />

scritturale dei padri benedettini gli avrà<br />

fornito lo schema e suggerito gli argomenti<br />

ma toccava a lui trasformare il<br />

simbolo in immagine, la catena di immagini<br />

in messaggio e il tutto — le immagini<br />

e il messaggio — in quella cosa<br />

“altra” che è l'opera d'arte» — e lui ci è<br />

riuscito.<br />

Il fatto poi di avere dovuto tenere<br />

conto dell'ampiezza delle nicchie, e<br />

quindi di operare su misure diverse, non<br />

ha per nulla condizionato l'estro e l'arte<br />

dell'autore, la cui opera costituisce uno<br />

di quegli arricchimenti — per dirla con<br />

il presidente della giunta regionale del<br />

Veneto Giancarlo Galan — che occorrono<br />

per inserire la validità della cultura<br />

del presente nelle espressioni e nella memoria<br />

del passato.<br />

In definitiva, il lavoro ispirato di un<br />

artista come Finotti — sono parole del<br />

soprintendente Monti — in stretto contatto<br />

con chi l'ha chiamato e con la storia<br />

del luogo che lo ospita, ha quindi<br />

«saputo ancora una volta, senza mimetismi<br />

e cedimenti, compiere il miracolo di<br />

rianimare un'architettura e di riconsegnarla<br />

all'ammirazione dei suoi contemporanei».<br />

te o nell’amara circoscrizione del relativismo<br />

agnostico o nella quiete seducente<br />

di un diffuso «pensiero debole»,<br />

visto come alimento di ogni impensabile<br />

soddisfacimento di desideri. Ma il «gusto<br />

della vita», «l’opera del mondo», come<br />

ha scritto Luzi, si annidano spesso nell’attività<br />

domestica di una giovane donna,<br />

le cui azioni diventano poetiche perché,<br />

ignote al mondo, sono dettate dall’amore.<br />

L’amore che è substantia di ogni poesia<br />

religiosa, come ha ricordato Luisi,<br />

l’amore che corre sul filo impalpabile<br />

ma resistente dell’essere per altro, del tu<br />

che sgorga dalla lirica e spinge inesorabilmente<br />

verso il trascendente. Una conclusione,<br />

questa, che il Cardinale Poupard<br />

ha ricordato ancora possibile se si<br />

è disposti, come i poeti gli artisti, ad accettare<br />

nella realtà l’epifania della bellezza;<br />

un’epifania che ha sottolineato<br />

ancora il Porporato svela il mistero risplendente<br />

nel volto del Cristo, così come<br />

lo hanno cantato e raffigurato i poeti,<br />

i pittori e gli scultori.<br />

La seduta si è conclusa nella convinzione<br />

comune che i ripetuti i interrogativi<br />

sul significato dell’essere uomo rimasti<br />

senza risposta da parte della logica<br />

riduttiva del laicismo, possono avere un<br />

riscontro positivo proprio dall’estetica.<br />

L’arte infatti, come si legge nella Lettera<br />

del Papa Giovanni Paolo II agli Artisti,<br />

può, in quanto «cifra del mistero e richiamo<br />

al trascendente» aprire «una via<br />

d’accesso, alla realtà più profonda dell’uomo<br />

e del mondo».<br />

VITALIANO TIBERIA<br />

Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche<br />

del Sommo Pontefice<br />

Possessi<br />

Cardinalizi<br />

L'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche<br />

del Sommo Pontefice comunica<br />

che sabato 5 gennaio<br />

2002, alle ore 17, l'Eminentissimo<br />

Cardinale Louis-Marie Billé, Arcivescovo<br />

Metropolita di Lyon<br />

(Francia), prenderà possesso del<br />

Titolo della Santissima Trinità al<br />

Monte Pincio, Piazza Trinità dei<br />

Monti, 3.<br />

31 dicembre — Memoria di Papa san Silvestro I<br />

Difensore della fede<br />

nel Dio fatto uomo<br />

PAOLO RISSO<br />

Maso di Bianco - Miracolo di san Silvestro (particolare)<br />

Quando Silvestro I, il 31 gennaio del<br />

314 dopo Cristo, giunge al Soglio di Pietro<br />

è il primo Papa ad essere eletto dopo<br />

che Costantino, con il cosiddetto<br />

«Editto di Milano» dell'anno precedente,<br />

ha riconosciuto a tutti la libertà religiosa<br />

e, quindi, ai cristiani di professare la loro<br />

fede.<br />

È stata una grande vittoria di Gesù:<br />

l'impero di Roma si inchina a Lui.<br />

Viene scomparendo la persecuzione<br />

violenta contro i credenti e Papa Silvestro,<br />

nel suo lungo pontificato di più di<br />

vent'anni, vedrà Roma arricchirsi, per<br />

dono di Costantino, di basiliche e di<br />

chiese, tra cui S. Pietro in Vaticano, edificata<br />

sulla tomba di Pietro, il primo Vicario<br />

di Cristo, e san Giovanni in Laterano,<br />

dedicata al Santissimo Salvatore,<br />

la Cattedrale di Roma.<br />

Ma proprio durante «il regno» di Papa<br />

Silvestro, scoppia un altro pericolo mortale,<br />

in tutta la sua virulenza: l'eresia,<br />

l'attacco alla dottrina della fede.<br />

Ad Alessandra d'Egitto, un anziano<br />

prete di nome Ario ha cominciato a insegnare<br />

che Gesù Cristo non è né uomo<br />

né Dio, ma solo una creatura eccezionale,<br />

un genio, un eroe, con un corpo<br />

umano come noi.<br />

È l'eresia, la negazione fondamentale:<br />

se Gesù non è Dio, tutto il Cristianesimo<br />

crolla e si svuota della sua sostanza.<br />

Non c'è più Incarnazione, non c'è più<br />

Redenzione.<br />

Annullando il mistero dell'Incarnazione<br />

del Figlio di Dio, Ario rende il Cristianesimo<br />

più facilmente accessibile ai<br />

pagani, che si stupivano all'idea di un<br />

Dio fatto uomo, ma pensando agli eroi<br />

divinizzati delle loro credenze, possono<br />

comprendere più facilmente che un uomo<br />

sia divinizzato.<br />

La sua «lettura» estremamente riduttiva<br />

e negativa del Cristo — l'eresia ariana<br />

— si diffonde in oriente e in occidente<br />

in modo impressionante. Ma se a<br />

Alessandria d'Egitto, Ario è risoluto alla<br />

lotta, c'è anche un'altra lama d'acciaio<br />

che incrocia con la sua: Atanasio, un<br />

piccolo diacono segretario del Vescovo<br />

Alessandro e che doveva divenire il più<br />

grande avversario che avrebbe incontrato<br />

l'errore.<br />

A Roma Papa Silvestro comprende e<br />

con Lui altre figure di Vescovi intelligenti<br />

e santi, alcuni dei quali portano ancora<br />

nelle carni i segni delle ultime persecuzioni.<br />

L'imperatore Costantino nel 325 convocava<br />

a Nicea il primo Concilio Ecumenico<br />

nella storia della Chiesa. Qui il<br />

Papa manda i suoi rappresentanti a presiederne<br />

i lavori e a ratificarne le decisioni,<br />

con chiara sicurissima definizione<br />

dogmatica.<br />

Nella bella città di Nicea, vicino al<br />

mar di Marmara, giungono trecento Vescovi.<br />

Tra loro si distingue già quel piccolo<br />

diacono, Atanasio, che accompagna<br />

Alessandro, Vescovo di Alessandria,<br />

e la sua voce si alza robusta e gagliarda<br />

in difesa del Figlio di Dio.<br />

I Vescovi, sotto la presidenza degli Inviati<br />

di Papa Silvestro, formulano l'atto<br />

di fede, in Gesù Uomo-Dio, il «Credo»<br />

che ancora oggi professiamo nella Messa,<br />

il venerando Simbolo di Nicea, nella<br />

parte dedicata a Gesù: «Credo in un solo<br />

Signore Gesù Cristo, unigenito Figlio<br />

di Dio, nato dal Padre prima di tutti i<br />

secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio<br />

vero da Dio vero, generato non creato,<br />

della stessa sostanza del Padre; per<br />

mezzo di Lui tutte le cose sono state<br />

create. Per noi uomini e per la nostra<br />

salvezza discese dal cielo e per opera<br />

dello Spirito Santo si è incarnato nel<br />

seno della Vergine Maria e si è fatto<br />

uomo».<br />

Mai definizione più grande è stata<br />

proclamata nella Chiesa.<br />

Un rischio mortale aveva corso la<br />

Chiesa e sarebbe sprofondata, se Cristo,<br />

per mezzo del suo Vicario Silvestro I,<br />

non l'avesse salvata, con la proclamazione<br />

solennissima della sua divinità.<br />

Nel Simbolo di Nicea, Silvestro e i Padri<br />

del Concilio uniti con lui professano<br />

come fede comune di tutta la Chiesa,<br />

fin dagli inizi, che Gesù è Figlio unigenito<br />

del Padre, generato da Lui da tutta<br />

l'eternità.<br />

Ha la stessa «sostanza» ed «essenza»<br />

del Padre. Egli, il Figlio di Dio ha preso<br />

nel tempo un corpo, una natura umana<br />

come abbiamo noi, senza cessare di essere<br />

vero Dio nell'atto di farsi anche vero<br />

uomo, «consustanziale al Padre».<br />

Dopo Nicea, Papa Silvestro I vive<br />

ancora dieci anni e non sono affatto<br />

tranquilli.<br />

La Verità sul Cristo è stata assicurata<br />

e proclamata, difesa e diffusa, ma l'eresia<br />

ariana purtroppo dilaga in tutto il IV<br />

secolo, anche per la complicità di uomini<br />

di Chiesa e di imperatori.<br />

Ci saranno debolezze e umane fragilità,<br />

ma il dogma del Cristo Uomo-Dio risplende<br />

sempre più luminoso come il<br />

Sole che illumina la Chiesa e il mondo.<br />

È ancora Papa Silvestro che nomina i<br />

più illustri difensori della fede cattolica.<br />

Nel 328 d.C., ad Alessandria d'Egitto<br />

Atanasio diventa Vescovo e sarà il principale<br />

e instancabile difensore del Cristo<br />

Figlio di Dio, l'apologeta più potente<br />

della sua divinità, nonostante persecuzione,<br />

esilio e lotte.<br />

Muore il 31 dicembre del 335, Papa<br />

Silvestro I. È bello che la sua memoria<br />

liturgica cada proprio nel tempo natalizio<br />

che celebra l'incarnazione del Figlio<br />

di Dio e la Chiesa proclama che il Bambino<br />

di Betlemme è Dio stesso, così come<br />

lo annuncia lo stupendo «prologo»<br />

del Vangelo di Giovanni, che si legge<br />

nella terza Messa di Natale.<br />

Nel mondo pluralistico di oggi, chi<br />

vuole distruggere il Cattolicesimo lo fa<br />

con la negazione di Ario, riducendo Gesù<br />

il Cristo a un uomo grande sì, ma<br />

soltanto uomo, uno dei tanti fondatori<br />

di religioni quale il «pantheon» degli dei<br />

delle nazioni propone: uno tra i tanti,<br />

non più l'Unico. Ma contro questo immane<br />

e intrigante tentativo, rimane salda<br />

nella Chiesa la fede di Pietro, la fede<br />

di Silvestro, di Nicea, di tutta la Tradizione<br />

cristiana-cattolica.<br />

È l'immagine del Salvatore nella sua<br />

totale grandezza umana e divina. Mediatore<br />

tra Dio e la creazione, perché<br />

mediante Lui tutte le cose sono state<br />

create.<br />

Mediatore tra Dio e l'umanità, perché<br />

in Lui solo abbiamo salvezza e gloria. Il<br />

Figlio di Dio fatto uomo, l'Assoluto e<br />

l'Eterno entrato nella storia umana.

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