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PAGINA<br />
7 .<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 8 Dicembre 2001<br />
8 dicembre: solennità dell'Immacolata Concezione<br />
della Beata Vergine Maria<br />
Quella trasparente chiarezza<br />
del pensiero originario di Dio<br />
«Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,<br />
umile ed alta più che creatura»: queste<br />
parole del divino poeta sembrano particolarmente<br />
ricche di significato nella luce<br />
radiosa della Solennità dell’Immacolata<br />
Concezione. Guardiamo allora con<br />
«intelletto d’amore» a Maria, cerchiamo<br />
di afferrarne la sublimità, lasciamoci<br />
commuovere ed estasiare dalla sua bellezza.<br />
Maria, dopo il Figlio suo, è la<br />
creatura più bella dell’universo, colei in<br />
cui risplende con trasparente chiarezza<br />
il pensiero originario di Dio sulla sua<br />
creatura, è colei in cui la bontà di Dio<br />
ha potuto effondersi senza limiti.<br />
«Maria, scrive Paolo VI, è la sola<br />
creatura in cui l’idea creatrice di Dio si<br />
rispecchia fedelmente: immagine di Dio,<br />
luce, intelligenza, dolcezza, profondità<br />
d’amore, bellezza. Tutto ciò, in una parola,<br />
si riflette sul volto candido di Maria:<br />
Tota pulchra es Maria!».<br />
«Tutta bella sei o Maria!»: queste parole<br />
che la Chiesa canta con slancio e<br />
con gioia in questa solennità, non devono<br />
solo commuoverci, ma devono soprattutto<br />
stimolarci e farci riflettere. Anche<br />
a noi è stata donata, con la grazia,<br />
la sublime bellezza che adorna i figli di<br />
Dio, ma troppo spesso non abbiamo custodito<br />
questo dono e questa luminosa<br />
bellezza. Il nostro cuore e il nostro corpo<br />
si sono lasciati spesso toccare e anche<br />
contaminare dalle meschine cose<br />
della terra, dall’umano, dalla disobbedienza<br />
a Dio e alla sua volontà che vuole<br />
anche noi «santi di corpo e di spirito».<br />
Chiediamo a Maria la grazia di<br />
comprendere, di vedere ciò che sciupa<br />
in noi il dono di Dio, ciò che turba la<br />
pace in noi e, di conseguenza, intorno a<br />
noi, ciò che altera quell’ordine interiore<br />
in cui solo è possibile incontrare il Signore<br />
e imparare a vedere in ogni uomo<br />
un fratello.<br />
Scrive s. Bernardo: «Il re aveva desiderato<br />
la bellezza della Vergine. Ella infatti<br />
aveva messo in pratica il consiglio<br />
di Davide: “Ascolta, o figlia, e guarda,<br />
piega il tuo orecchio: il re desidererà la<br />
tua bellezza”. Maria ascoltò e guardò,<br />
non come quelli che vedendo non comprendono,<br />
ma udì e credette, vide e<br />
comprese: Inclinò il suo udito all’obbedienza<br />
e piegò il suo cuore all’insegnamento».<br />
Ecco qual è il segreto della bellezza di<br />
Maria: la capacità di ascoltare, la coerenza<br />
nel seguire, la docilità nel mettere<br />
in pratica ciò che il Signore voleva da<br />
lei, la disponibilità, senza riserve e senza<br />
ritorni, al piano di Dio nella sua vita.<br />
Senza concedere spazio alla fantasia o<br />
ad una sensibilità sognante, fermiamoci<br />
a riflettere sulla bellezza di Maria, perché<br />
la bellezza che ha reso luminoso e<br />
mirabile il suo volto, la sua persona, tutta<br />
la sua vita è la stessa bellezza che il<br />
Creatore aveva pensato all’inizio per<br />
ogni sua creatura e che nella sua infinita<br />
misericordia vuole ricostruire in tutti coloro<br />
che l’acqua del Battesimo ha purificato<br />
e lavato.<br />
Noi siamo spesso incapaci di riflettere<br />
su ciò che è la vera bellezza. Il mondo<br />
di oggi è tutto proteso verso ciò che appare<br />
e colpisce i sensi, ma la bellezza<br />
vera è tutt’altra cosa: è quella luce che<br />
avvolge e trasfigura la persona, è riflesso<br />
della luce di Dio, per cui bella è solo<br />
la creatura che sa specchiarsi in Lui,<br />
che sa fissare il suo sguardo su di Lui,<br />
che lascia inebriare il suo cuore dei sentimenti<br />
di amore e di bontà che rifulgono<br />
sul suo volto.<br />
Maria è la creatura più bella perché è<br />
la creatura più alta, più vicina a Dio,<br />
perché ha saputo restare sempre alla<br />
sua presenza: ella ha dato i suoi lineamenti<br />
fisici al Figlio, ma nello stesso<br />
tempo — guardandolo sempre senza<br />
mai distogliere gli occhi dal suo sguardo<br />
e lasciandosi guardare da Lui fino in<br />
fondo — ha avuto sempre più impressi<br />
sul suo volto i lineamenti stessi del Figlio<br />
suo.<br />
Una creatura che voglia diventare<br />
«bella» della bellezza di Maria deve prima<br />
di tutto spiritualizzarsi, unificare i<br />
suoi sentimenti in Dio, non avere altro<br />
riferimento che Lui, vivere l’esistenza<br />
quotidiana in adesione amorosa alla volontà<br />
divina. E una creatura che vive<br />
così è sempre bella perché la bellezza<br />
interiore si trasferisce anche sul suo volto:<br />
ogni volto sereno, pacifico, disteso è<br />
sempre un riflesso dello splendore di<br />
Dio ed è illuminato da quella bellezza<br />
soprannaturale che è equilibrio interiore,<br />
pace profonda, capacità di trasfigurare<br />
anche le difficoltà e le sofferenze,<br />
fiducia serena che non viene mai meno.<br />
Un’anima che, come Maria alle nozze<br />
di Cana, sa aprirsi sempre alla fiducia<br />
che faceva sicuro il suo cuore nonostante<br />
l’apparente rifiuto del Figlio, e che le<br />
ha fatto dire senza ombra di dubbio:<br />
«Fate quello che Egli vi dirà» (Gv 2,5), è<br />
un’anima che è come avvolta in un<br />
manto di luce e di forza, è un’anima su<br />
cui si riflette il Sole divino e che in Lui<br />
si trasforma fino a piacergli e ad attirare<br />
su di sé le sue compiacenze misericordiose<br />
e piene di provvidente amore. E<br />
tutto questo si riflette, come in Maria,<br />
anche sul suo volto: «Sul volto di Maria,<br />
scrive ancora Paolo VI, non si rivela soltanto<br />
la bellezza naturale. Nell’anima di<br />
lei, Iddio ha versato la pienezza delle<br />
sue ricchezze con un miracolo della sua<br />
onnipotenza ed Egli ha fatto passare<br />
nello sguardo di Maria qualcosa della<br />
sua dignità sovrumana e divina. Un raggio<br />
della bellezza di Dio splende dunque<br />
negli occhi di Maria».<br />
Questa è anche la<br />
meravigliosa storia di<br />
ogni creatura. I volti<br />
cupi, imbronciati, tesi,<br />
irritati, sono segno<br />
manifesto di una resistenza<br />
a Dio, di una<br />
lontananza da Lui,<br />
della mancanza di<br />
quello sguardo fiducioso<br />
e disponibile<br />
che accetta di vedere<br />
ogni cosa con gli occhi<br />
stessi del Signore<br />
e sa ricevere tutto come<br />
un tesoro che viene<br />
dal suo amore.<br />
La vera grandezza<br />
di Maria non è stata<br />
la misteriosa eccezione<br />
che la sapienza infinita<br />
del Padre ha<br />
fatto per lei creandola<br />
immacolata, ma è<br />
stata la sua risposta,<br />
la sua consapevolezza<br />
dell’assoluta gratuità<br />
del dono. Maria è<br />
stata la creatura più<br />
alta perché è stata la<br />
più vicina a Dio in<br />
ogni ora e situazione<br />
della sua vita. «Umile<br />
e alta più che creatura»<br />
dice Dante, ma la<br />
sua grandezza è stata<br />
in proporzione della<br />
sua umiltà e nell’una<br />
e nell’altra Maria è<br />
stata veramente superiore ad ogni creatura.<br />
Anche a noi sono state donate grazie<br />
al di sopra di ogni grandezza umana, e<br />
anche noi, come Maria, dobbiamo accogliere<br />
ogni dono del Signore con un<br />
cuore umile, capace di scoprire la nostra<br />
vera posizione nei confronti di Dio<br />
ed essere umili nei nostri sentimenti verso<br />
di Lui e nei comportamenti verso le<br />
creature che ci vivono accanto.<br />
L’umiltà di Maria non fu qualcosa di<br />
apparente, non fu una vuota parola, ma<br />
fu sentimento intimo, convinzione assoluta.<br />
Maria sapeva di essere veramente<br />
un nulla davanti a Dio, sapeva di essere<br />
Stella luminosa sull'unica strada che conduce al Padre<br />
MICHELE GIULIO MASCIARELLI<br />
S. Maria di Rosano - Abbazia delle Benedettine<br />
Il cristianesimo, perché religione della Croce, reca<br />
incisa la serietà nelle sue carni e fin nelle fibre più profonde<br />
del suo cuore. La Croce gli impedisce, pertanto,<br />
d'essere superficiale, lo preserva da ogni caduta nell'effimero,<br />
mentre l'avvicina a tutti i dolori degli uomini.<br />
Non c'è spazio per alcuna concezione estetizzante del<br />
cristianesimo: essa non sarebbe affatto compatibile con<br />
l'indole martiriale di Cristo manifestata col suo radicalismo<br />
caritativo sul Calvario, né potrebbe raccordarsi<br />
col terribile silenzio del Sabato santo o con le richieste<br />
più esigenti del Vangelo, come l'amore al nemico e la<br />
richiesta di «porgere l'altra guancia» (Mt 5, 39).<br />
Una creatura completamente bella<br />
Dio è «l'autore della bellezza» (Sap 13, 3) che crea la<br />
«bellezza delle creature» (Sap 13, 5). Dio è la Bellezza<br />
suprema e le sue opere sono «belle-buone» (cfr Gn 1,<br />
9.12.25.31): fra queste spicca Maria. Maria appartiene<br />
all'umanità creata nell'innocenza e nella piena conformazione<br />
a Cristo. Questa condizione di creatura nuova<br />
non l'allontana dal resto dell'umanità: la sua non è<br />
grazia di separazione dagli uomini, quanto piuttosto di<br />
possesso pieno di una umanità integra e densa di mistero.<br />
La sua grazia originaria è anzitutto grazia di pienezza<br />
e non di separazione. Maria è santificata in previsione<br />
dei meriti futuri di Cristo, ma lo è in modo speciale<br />
in ragione della sua relazione immediata con suo Figlio,<br />
fonte di grazia, in vista del quale tutto è stato<br />
creato.<br />
Nella bellezza di Maria, l'Immacolata e la piena di<br />
grazia, è contemplabile la bellezza dell'intera umanità:<br />
in essa l'umanità viene restituita all'originaria innocenza<br />
e alla bellezza primigenia, e si compie realmente il<br />
simbolo della vergine terra.<br />
Perciò, sulla via creationis, noi troviamo in Maria<br />
l'umanità integra, pura, buona, armonica, di nulla<br />
mancante, di tutto ricca e adorna. La causa di questa<br />
pienezza di umanità santa è data dalla sua vicinanza a<br />
Cristo: Maria è Eva più di Eva per il forte vincolo che<br />
ha Cristo, che è Adamo più di Adamo.<br />
La Madre<br />
resa bella dal Figlio<br />
Maria è Tutta bella perché è la madre del Re messianico,<br />
che è «il più bello tra i figli degli uomini» (Sal<br />
44, 3). Ha scritto di lei, in proposito, il Card. G.B.<br />
Montini: «È come la luna: se si spegnesse il sole non la<br />
vedremmo più, se invece è splendente, lo è perché i<br />
raggi del sole battono su di lei. Così, se la Madonna ha<br />
tutte le grazie, le bellezze, la santità, la virtù, le ha<br />
perché è unita a Cristo come nessun'altra creatura:<br />
Cristo è la sorgente di tutte le bellezze e le grazie di<br />
cui rifulge Maria» (Sulla Madonna. Discorsi e scritti<br />
[1955-1963], Brescia-Roma 1988, p. 170).<br />
Maria è immacolata da Cristo: è un frutto scelto del<br />
suo albero pasquale. È il magnifico e commovente paradosso<br />
cristiano: Maria è un frutto di grazia colto da<br />
un albero non ancora piantato. Ella è illuminata dalla<br />
luce di Cristo, la quale traspare liberamente attraverso<br />
la sua persona; questa non è un prisma che devia la<br />
luce, ma, completamente trasparente, non trattiene<br />
nulla della luminosità gloriosa del Risorto che la impregna.<br />
Un beato medievale immagina nella fede che Cristo<br />
povera perché tutto in lei era dono, tutto<br />
era grazia. Sapeva che niente poteva<br />
fare da sé, ma che tutto però poteva<br />
sperare da Dio.<br />
Anche per noi l’umiltà deve costruirsi<br />
su una convinzione profonda, personale:<br />
dobbiamo credere ai nostri limiti, vincere<br />
quell’orgoglio insensato che ci fa ergere<br />
davanti a Dio e ai fratelli con stolte<br />
pretese e assurde ambizioni. Se mediteremo<br />
il Magnificat con animo aperto e<br />
attento, scopriremo nelle parole di Maria<br />
cosa è la vera umiltà, l’atteggiamento<br />
che piace a Dio e che chiama sulle<br />
creature la sua misericordia, la sua potenza,<br />
il suo aiuto.<br />
L’umiltà non è certo virtù facile alla<br />
superbia insita nel cuore dell’uomo ferito<br />
dal peccato, essa non viene davvero<br />
spontanea alla stolta presunzione del<br />
suo orgoglio, alla assurda esaltazione<br />
delle sue presunte capacità, ma l’umiltà<br />
è verità ed è solo essa che può metterci<br />
al nostro giusto posto e che ci permette<br />
di guardare fiduciosamente il Signore<br />
negli occhi.<br />
Tutto questo Maria ce l’ha insegnato<br />
con la sua vita, con i sentimenti del suo<br />
cuore e con l’abbandono pieno di ogni<br />
suo giorno anche quando le era difficile<br />
capire (cfr Mt 2,50). Ed ora, in ogni nostro<br />
giorno, lei, la Vergine Madre, l’Immacolata<br />
tutta pura e tutta bella, ce ne<br />
insegna il segreto e il valore con il suo<br />
sguardo posato su di noi e la sua protezione.<br />
Che Maria ci faccia veramente suoi<br />
discepoli fedeli, capaci di conoscere la<br />
grandezza dei doni che Dio ci elargisce<br />
ogni giorno, ma insieme ci insegni a<br />
scoprire la nostra estrema povertà.<br />
«Non basta, dice sempre Paolo VI, chiedere<br />
la sua protezione e il suo aiuto:<br />
dobbiamo offrire a Maria qualche buona<br />
promessa, quella specialmente di imitarla<br />
nella sua purezza e nella sua umiltà.<br />
In ogni nostra situazione Maria ci parla<br />
di virtù che noi dobbiamo cercare e, sia<br />
pure faticosamente, acquisire ed esercitare:<br />
la sua fede, la sua carità, la sua<br />
obbedienza, mansuetudine, dolcezza»:<br />
che queste «buone promesse» siano davvero<br />
nel nostro cuore e sul nostro labbro<br />
perché il nostro amore e la nostra<br />
devozione a Maria portino quei frutti<br />
che possono fare «umile ed alta» anche<br />
la nostra vita.<br />
In questa festa così luminosa guardiamo<br />
allora con un cuore pieno di amore<br />
a Maria — la tutta bella — fissiamo su<br />
di lei, la creatura più alta, il nostro<br />
sguardo, uniamoci alla sua umiltà e alla<br />
sua disponibilità e potremo così cantare<br />
con lei — «umile ed alta più che creatura!»:<br />
«L’anima mia magnifica il Signore,<br />
perché ha guardato l’umiltà della sua<br />
serva... grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente<br />
e santo è il suo nome» (Lc<br />
1,46-49).<br />
LE BENEDETTINE<br />
DI S. MARIA DI ROSANO<br />
si rivolga a sua madre in uno slancio di amore filiale<br />
così esclamando: «Tu sei bella, le dice: bella nei pensieri,<br />
bella nelle parole, bella nelle azioni; bella dalla<br />
nascita fino alla morte; bella nella concezione verginale,<br />
bella nel parto divino, bella nella porpora della mia<br />
passione, bella soprattutto nello splendore della mia risurrezione»<br />
(Amedeo di Losanna, Huit homélies mariales<br />
Hom. VII, 234-239).<br />
In una forma d'umiltà che è possibile solo a Dio,<br />
Cristo, lodando sua Madre per la bellezza di cui brilla,<br />
opera un riconoscimento della sua bellezza. Il Paradosso<br />
cristiano continua: all'opposto di quanto avviene<br />
nell'ambito umano, nel quale solo la madre può rendere<br />
bello il figlio e non viceversa, nel rapporto Maria-<br />
Gesù è il Figlio a rendere bella la Madre.<br />
Maria è senza peccato perché è legata, in un modo<br />
singolare, a Cristo che è l'Agnello di Dio che toglie i<br />
peccati del mondo. Maria è immacolata perché Cristo<br />
è santissimo; è piena di grazia perché Cristo con la sua<br />
redenzione è la causa di ogni santità; Maria è immacolata<br />
perché Cristo è santissimo; è piena di grazia perché<br />
Cristo con la sua redenzione è la causa di ogni<br />
santità, la quale, quand'è autentica e grande, s'esprime<br />
nella bellezza.<br />
L'Immacolata invita<br />
la Chiesa alla bellezza<br />
Maria è icona del Dio trinitario; ciò equivale a dire<br />
che è «via pulchritudinis» al suo mistero di Dio: l'icona<br />
«permette di conoscere Dio attraverso la sua bellezza»<br />
(O. Clément). Con la sua identità bella, Maria invita la<br />
Chiesa a percorrere la via della bellezza e divenire, così,<br />
sempre di più adorna di bellezza agli occhi di Dio<br />
(cfr2Cor 11, 3; Ap 11 e 12; Lettera a Diogneto 12, 8).<br />
È per questo che san Paolo chiama ogni cristiano a<br />
«operare in maniera bella» (cfr Ts 3, 13): è un invito<br />
che ha l'aria d'essere stato uno dei temi ricorrenti nelle<br />
sue conversazioni per diffondere il Vangelo: «Prefiggetevi<br />
cose belle, non soltanto davanti a Dio, ma anche<br />
davanti a tutti gli uomini» (cfr Rm 12, 17). E ancora:<br />
«Verificate ogni cosa, tenete ciò che è bello» (1 Ts<br />
5, 21). Si celebra così, fin dalle origini del cristianesimo,<br />
un'alleanza inseparabile tra il bene e il bello, tra la<br />
morale e l'estetica.<br />
La Chiesa è chiamata a nutrirsi e a nutrire gli uomini<br />
con l'Eucaristia, che è la mensa bella, il Pane bello.<br />
Il pane, modesto nella moltitudine delle cose e normale<br />
nella vita dell'uomo, è salito nella storia della salvezza<br />
e per volontà di Cristo ad altezze vertiginose, quelle<br />
del «miracolo eucaristico» che accade in ogni Messa,<br />
quando il pane diventa corpo di Cristo. «Dopo che Dio<br />
si è incarnato nel pane, ci pare che ogni pane debba<br />
essere pieno di Dio e della sua mistica presenza. È<br />
sempre commossa la scena della famiglia raccolta intorno<br />
alla mensa sulla quale non può mancare il pane.<br />
E la mensa ne splende» (C. Angelini, Il motivo del pane,<br />
in A. Piolanti, Eucaristia, Roma 1959, p. 144).<br />
La suggestione, la bellezza della mensa di famiglia<br />
crescono per la presenza della madre: una famiglia<br />
senza madre non è bella pienamente, nemmeno quando<br />
è radunata intorno alla mensa che splende della<br />
bellezza del pane. La bellezza della mensa eucaristica è<br />
però sempre armonizzata con la bellezza di Maria che<br />
non lascia sola la Chiesa nel gesto più serio e solenne<br />
che questa compie. Della bellezza di Cristo Agnello eucaristico<br />
risplende in maniera speciale Maria, chiamata,<br />
con espressione cristologicamente allusiva, «la bella<br />
Le riflessioni<br />
di s. Lorenzo da Brindisi<br />
sul mistero mariano<br />
COSMO FRANCESCO RUPPI<br />
Arcivescovo di Lecce<br />
In uno dei suoi più celebri discorsi,<br />
inseriti nel Mariale, il santo dottore cappuccino<br />
parla diffusamente dell’Immacolata<br />
Concezione, offrendo spunti di<br />
meditazione e di predicazione così attuali<br />
da essere utili anche oggi, a quasi<br />
quattrocento anni di distanza. La sua riflessione<br />
sull’Immacolata, infatti, parte<br />
dalla Scrittura e si sofferma pacatamente<br />
sui vari aspetti della dottrina sull’Immacolata,<br />
anticipando quella che sarà la<br />
grande definizione dogmatica di Pio IX<br />
nel 1854.<br />
La prima affermazione di san Lorenzo<br />
è che l’Immacolata rientra nel progetto<br />
di Dio sulla redenzione. È Dio, infatti,<br />
che ha scelto una donna che piace per<br />
la sua santità e ne preannuncia la nascita<br />
nel momento stesso della colpa originale.<br />
«Colui che poté creare il mondo<br />
dal niente con un solo cenno della sua<br />
volontà, che la luce fece nascere dalle<br />
tenebre, e formò la luna splendente e il<br />
sole lucidissimo fin dal principio, poté<br />
anche creare la Vergine Maria colma di<br />
grazia, dotata con ogni specie di virtù e<br />
carismi celesti nel seno materno e preservarla<br />
dal peccato» e aggiunge una serie<br />
di eventi prodigiosi dell’AT come la<br />
salvezza di Noè dal diluvio, di Lot dall’incendio,<br />
di Mosè dalle acque d’Egitto,<br />
di Raab dall’eccidio di Gerusalemme, di<br />
Giona dalle onde del mare, di Daniele<br />
dalla fossa dei serpenti, dei tre fanciulli<br />
dalla fornace babilonese etc.<br />
La pienezza<br />
dello Spirito<br />
L’Immacolata non è una delle tante<br />
possibilità di Dio, della sua potenza e<br />
della sua sapienza, ma è il frutto del<br />
grande amore che Dio ha voluto per la<br />
madre del suo Figlio e spiega che, se<br />
Maria fosse stata santa solo nell’anima,<br />
nel cuore e non già nel suo corpo, non<br />
sarebbe stata degna di generare Cristo.<br />
Invece la pienezza dello Spirito Santo,<br />
proclamata e resa manifesta dall’Angelo<br />
Gabriele, è la garanzia suprema della<br />
sua santità, della sua verginità e soprattutto<br />
del fatto che è stata esente da ogni<br />
agnella» da un antichissimo testo cristiano (Militone di<br />
Sardi, Omelia pasquale, n. 71, v. 513).<br />
Bandire il brutto<br />
ed educare alla bellezza<br />
Il brutto è il nome infelice della vita irrealizzata, della<br />
vocazione fallita e, infine, del peccato: giustamente<br />
la Liturgia parla di «decadenza del peccato». Il brutto<br />
è pericoloso: distrugge l'uomo e distrugge perfino l'immagine<br />
di Dio. È significativo che Nietzsche, in Così<br />
parlò Zarathustra, alla fine, individui nell'uomo brutto<br />
l'autore della «morte di Dio».<br />
Non sembri strano, ma anche la bellezza è educabile.<br />
In concreto, per noi cristiani è imitabile la Tota<br />
pulchra percorrendo con responsabilità la via pulchritudinis,<br />
che è via di severa ascesi, la quale porta a far<br />
spendere la bontà e la verità, le due dimensioni ineliminabili<br />
della bellezza, perseguendo la vittoria della verità<br />
sulla menzogna, dell'unità sulla divisione, della pace<br />
sulla guerra, della carità sul disamore, della grazia<br />
sul peccato.<br />
Il bello è un alto ideale educativo per l'uomo, per la<br />
sua liberazione e affermazione spirituale. Non si è ancora<br />
capito che la Bellezza ha in sé una forma liberatrice<br />
ed elevatrice. «Se non ci fosse l'ideale della Bellezza,<br />
l'uomo diventerebbe preda dell'angoscia... Ma<br />
siccome Cristo ha recato in sé e nella sua parola l'ideale<br />
della Bellezza, la decisione fu presa una volta per<br />
sempre: meglio infondere nelle anime l'ideale della Bellezza;<br />
custodendolo nell'anima, tutti diventeranno fratelli<br />
l'uno dell'altro, e allora, senza dubbio, lavorando<br />
l'uno per l'altro, essi diventeranno anche ricchi» (Dostoevskij<br />
inedito. Quaderni e taccuini 1860-1881, a cura<br />
di L. Del Santo, Firenze 1980, p. 56).<br />
Dobbiamo educare le nuove generazioni a riconoscere<br />
e a coltivare la bellezza. Dobbiamo anzitutto educare<br />
ad aprire gli occhi di fronte agli esseri, perché contengono<br />
una qualche misura di bellezza sempre (cfr<br />
Gn 1): non possono non essere belli, almeno un poco,<br />
gli esseri che noi siamo, gli esseri che sono gli altri, gli<br />
esseri che noi abbiamo, gli esseri che hanno gli altri,<br />
gli esseri che abbiamo insieme, gli esseri che siamo insieme.<br />
«Essere bello è essere, e essere è essere bello.<br />
Tutto ciò che è, è bello nello stesso momento in cui è»<br />
(E. Gilson).<br />
Conclusione:<br />
Ci salverà la bellezza<br />
La bellezza, che per solito è considerata un elemento<br />
accessorio della realtà, ci è invece necessaria come<br />
l'acqua e il pane. La bellezza è categoria fondamentale<br />
dell'essere, della natura, dell'uomo, di Dio stesso. Ma<br />
c'è da chiedersi se, mancando d'interrogarci sulla bellezza,<br />
sappiamo abbastanza della realtà e se, per caso,<br />
c'impediamo di conoscere un elemento essenziale di<br />
essa.<br />
È nella memoria di tutti la nota espressione di Dostoevskij:<br />
«La bellezza salverà il mondo». È un'affermazione<br />
che lo scrittore russo fa in un contesto problematico,<br />
nel quale ammette che «la bellezza è un enigma»<br />
e che perciò bisogna bene intendersi: quale bellezza<br />
salverà il mondo? Salverà il mondo solo la bellezza<br />
redenta: quella che sorge dallo Spirito ed è apparentata<br />
con le ultime realtà; essa opera una coincidenza tra<br />
l'esperienza estetica e quella religiosa. Così è la bellezza<br />
dell'Immacolata.<br />
peccato, originale e attuale, personale e<br />
comunitario.<br />
«La Vergine — insegna il grande dottore<br />
— fu veramente bella e immacolata,<br />
perché tutta la sua vita visse con Cristo,<br />
in una continua mortificazione dei<br />
sensi... in costante preghiera, e fu immacolata<br />
sin dal seno materno, perché<br />
mai il peccato ha avuto un ben che minimo<br />
contatto con la sua anima e con la<br />
sua esistenza». E qui paragona la Vergine<br />
all’arca dell’alleanza, ripiena di celeste<br />
Sapienza e di Spirito divino e aggiunge<br />
che tale arca è collocata oggi al<br />
centro della Chiesa, nel cuore dei credenti.<br />
Sapeva bene, infatti, sia per le sue<br />
lontane origini pugliesi, sia per la esperienza<br />
veneta ed europea, che davvero<br />
la Chiesa è piena della grandezza di Maria<br />
e sempre ha creduto e venerato la<br />
Immacolata.<br />
Signum magnum<br />
singolare privilegio<br />
Questo aspetto di Maria viene da lui<br />
chiamato signum magnum, ossia una<br />
grazia, ma soprattutto un miracolo (signum)<br />
perché non rientra nell’ordine<br />
della natura, ma costituisce un singolare<br />
privilegio concesso da Dio a Colei che<br />
avrebbegenerato nel tempo il Salvatore.<br />
È, questo, il signum di cui parla Isaia<br />
(7, 14), un miracolo, un miracolo grande<br />
che, con la maternità della Vergine,<br />
e con la sua Immacolata Concezione, illustra<br />
e illumina la Chiesa di tutti i tempi.<br />
«Un grande miracolo apparve nel cielo»<br />
spiega con l’Apocalisse (12, 1) ed è<br />
una cosa nuova, cioè mai vista... il miracolo<br />
di una santità straordinaria che è<br />
opera della potenza e dell’amore di<br />
Dio».<br />
All’Immacolata, san Lorenzo da Brindisi<br />
dedica molti discorsi e panegirici.<br />
Nel terzo sermone, tra l’altro, annota<br />
che Maria è simile a Cristo nella predestinazione,<br />
nella nascita, nella vita, nella<br />
morte, nella resurrezione, nell’assunzione<br />
e nella glorificazione: «... simile nella<br />
nascita, perché anch’ella nacque santa,<br />
senza peccato» e aggiunge che nel giorno<br />
liturgico dell’Immacolata la Chiesa,<br />
in Lei, contempla Cristo e contempla<br />
anche se stessa, anticipando una delle<br />
più lucide affermazione del cap. VIII<br />
della Lumen gentium.<br />
Guardare Maria, dunque, significa<br />
contemplarla nella sua immensa santità;<br />
proclamarla Immacolata, non è solo dovere<br />
dei cristiani, ma anche grande<br />
gioia, grazia immensa. Il dottore francescano<br />
si ricollega così alla grande tradizione<br />
sociologica sull’Immacolata, che<br />
risale a Scoto e ancora più innanzi.<br />
Tempio di Dio<br />
è Maria<br />
«Tempio di Dio, maggiore della Sinagoga<br />
è la Chiesa; tempio, maggiore di<br />
Adamo è Cristo; tempio di Dio, maggiore<br />
di Eva è Maria...». Con queste parole<br />
san Lorenzo da Brindisi riconosce che la<br />
Vergine non solo è nuova Eva, ma è vero<br />
tempio di Dio immacolato e santo.<br />
Idea, che ribadisce, parlando subito dopo<br />
della distruzione del tempio di Gerusalemme<br />
e del tempio di Adamo ed Eva:<br />
Adamo ed Eva erano stati creati da Dio<br />
in stato di grazia e di felicità, ma la<br />
grande colpa d’origine aveva distrutto<br />
tutto. Si salva solo Maria da tale distruzione:<br />
«Iddio non tollerò che la rovina<br />
del suo tempio fosse perpetua e lo riedificò,<br />
riempiendolo di una gloria che doveva<br />
superare di gran lunga quella del<br />
primo».<br />
«Chi è più vicino a Dio di Maria — si<br />
chiede il dottore della Chiesa — e chi è<br />
più vicino a Cristo di Lei, Madre del Signore?».<br />
Ed ecco la risposta: «Dio non permise<br />
mai che alcun peccato si avvicinasse alla<br />
Vergine Maria, che è il suo santuario»: è<br />
qui la ragione del suo immacolato concepimento,<br />
sin dal seno della sua mamma,<br />
ed è anche questa la radice biblicoteologica<br />
della verità che la Chiesa celebra<br />
l’8 dicembre.<br />
Dio non solo volle che Maria fosse<br />
madre del suo Figlio, ma che fosse degna<br />
madre, per santità e grazia, sin dal<br />
suo concepimento, perché risplendesse<br />
in lei la divina bontà e non vi fosse neppure<br />
l’ombra di contatto peccaminoso<br />
tra il Santo dei santi e la sua santissima<br />
madre.<br />
Mistero di luce<br />
Nel sermone decimo, infine, definisce<br />
l’Immacolata mistero di luce, sorgente<br />
di immensa gioia: «Maria è piena di grazia,<br />
dotata di una perfetta somiglianza<br />
con Dio... dove c’è la luce, anzi la sorgente<br />
di luce, lì c’è il Sole di giustizia e<br />
la sua mamma partecipa intimamente<br />
allo splendore della luce di Cristo..., in<br />
lei non c’è tenebra alcuna... nessuna<br />
creatura è più vicina a Dio di Maria!<br />
Per questo, come potrebbe concepirsi in<br />
lei anche una sola ombra di peccato?».<br />
Sono molti i dottori della Chiesa, che<br />
hanno cantato la Vergine, ma non dispiace<br />
annoverare anche il santo cappuccino,<br />
le cui omelie sull’Immacolata<br />
possono essere rilette anche oggi con diletto<br />
e con frutto.