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L'OSSERVATORE ROMANO

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ERZA T PAGINA .<br />

PAGINA<br />

3 .<br />

È morto Léopold Sédar Senghor, il «poeta della negritudine»<br />

«Ascoltiamo battere<br />

il nostro sangue scuro<br />

Ascoltiamo battere il polso<br />

profondo dell'Africa»<br />

Giovedì 20 dicembre è morto, nell'ospedale<br />

universitario di Caen in<br />

Normandia, il poeta senegalese Léopold<br />

Sédar Senghor, primo presidente<br />

del Senegal indipendente dal 1960<br />

al 1980, membro dell'Accademia di<br />

Francia e per diversi anni membro<br />

delPontificioConsigliodellaCultura.<br />

CLAUDIO TOSCANI<br />

L'occhio dell'Africa che fissa l'oceanico<br />

rimescolio dell'Atlantico. Questo il<br />

Senegal. Bassopiano sabbioso e savanico<br />

conteso tra gli umidi alisei e l'asciutto,<br />

continentale harmattan. Qui, novantacinque<br />

anni fa (1906), nasceva Léopold<br />

Sédar Senghor, l'anima d'un'Africa che<br />

mai come in questo secolo ha fissato,<br />

con lo sguardo secolarmente immobile<br />

della sua ignorata civiltà, l'occidentale<br />

rimescolio delle oltranze e degli oltraggi,<br />

il mondiale abisso degli eventi e degli<br />

avventi.<br />

Il punto esatto è Joal - la Portuguaise<br />

(nei pressi di Dakar, la capitale), così<br />

chiamata dai dominanti iberici, ma<br />

quando lui nasce il Senegal è colonia<br />

francese da quasi cent'anni. E la popolazione<br />

è contadina, suo padre è agricoltore,<br />

sua madre una donna socialmente<br />

in vista ma senza altro rilievo, l'aria che<br />

si respira in casa politicamente integrata,<br />

l'atmosfera cristiana, convintamente<br />

cristiana.<br />

Senghor è avviato agli studi. Prima<br />

nella cittadina natia, poi a Dakar (presso<br />

i missionari cattolici), infine a Parigi (al<br />

liceo «Louis-le-Grand» e all'«Ècole normale<br />

superieure»). Insegna greco e latino,<br />

per prima cosa («Cercavo le radici<br />

comuni alle lingue europee e alle lingue<br />

africane»), e ha trentott'anni quando diventa<br />

professore all'«Ècole Nationale de<br />

la France d'Outre-mer».<br />

Influenzato dalla poesia dei trovatori,<br />

di Paul Claudel e di Saint-John Perse,<br />

Senghor, benché scriva in francese, resta<br />

saldamente ancorato alla tradizione<br />

«dyali» della sua patria («Io, insomma,<br />

ho vissuto in questo regno, ho visto coi<br />

miei occhi, udito con le mie orecchie,<br />

gli esseri favolosi al di là delle cose...<br />

Perciò mi è bastato nominare gli elementi<br />

del mio universo infantile, per<br />

predire la Città di domani, quella che risorgerà<br />

dalle ceneri dell'antica»).<br />

Mentre cura l'Antologia della nuova<br />

poesia nera e malgascia, dà alle stampe<br />

Hosties noires. È il 1948 e ancora non è<br />

l'araldo della «negritudine», né tanto<br />

meno il mito della cultura senegalese,<br />

ma i suoi quarantadue anni lo hanno<br />

già rivelato come l'affidabile personaggio<br />

della letteratura neo-africana, perché<br />

nel frattempo (1946) ha già pubblicato<br />

Canti d'ombra e non lontana (1949) è<br />

l'edizione di Canti per il Natale («Ogni<br />

anno quando il rhum della primavera fa<br />

fiammeggiare il ricordo / Rimpiangerò il<br />

paese natìo»).<br />

Sul piano politico, Senghor entra nel<br />

governo (1955) in qualità di Segretario<br />

di Stato per gli Studi Scientifici. Quatto<br />

anni dopo è Presidente del Parlamento<br />

nella neonata e provvisoria Federazione<br />

di Mali, per approdare infine, una volta<br />

ottenuta l'autonomia, alla presidenza<br />

della Repubblica senegalese (1960-'80).<br />

Ora Senghor può parlare per tutti<br />

(«Novella nobiltà è per noi non già dominare<br />

il nostro popolo / ma esserne il<br />

ritmo, e il cuore / Non pascolare le ter-<br />

Appuntamenti<br />

culturali<br />

Roma, 22 dicembre<br />

«Archeologia violata»<br />

Il 22 dicembre, a Castel S. Angelo,<br />

apre al pubblico la mostra<br />

«Archeologia violata»: fino al 30<br />

marzo saranno esposti reperti<br />

archeologici fra il IX sec. a.C. e<br />

l'VIII sec. d.C. recuperati dal<br />

mercato nero dell'arte.<br />

Napoli, 22 dicembre<br />

«Venite Pastores»<br />

In occasione della riapertura<br />

della Basilica di s. Paolo Maggiore,<br />

la Cappella Musicale di<br />

s. Giacomo eseguirà un concerto<br />

dal titolo «Venite Pastores».<br />

Roma, fino al 3 febbraio<br />

Gaudí e la fotografia<br />

«Antoni Gaudí: una visione poliedrica<br />

— L'opera di Gaudí nella<br />

fotografia catalana contemporanea»<br />

è il titolo della mostra<br />

che sarà aperta al pubblico, fino<br />

al 3 febbraio, presso l'Istituto<br />

Cervantes.<br />

re, ma come il grano di miglio dissolvercinellaterra/Nonessere<br />

la testa del popolo,<br />

ma la sua bocca elasuatromba»).<br />

Per tutti, in realtà, Senghor aveva già<br />

più volte parlato («La poesia è canto, se<br />

non musica. È tempo di arrestare la decadenza<br />

del mondo moderno, soprattutto<br />

della poesia. La poesia deve tornare<br />

alle sue origini, all'epoca in cui veniva<br />

cantata e danzata»). La stessa «negritudine»,<br />

egli l'aveva annunciata ai bianchi<br />

piùcheaineri, nellacoscienzachela culturaeuropeadelNovecentoerastataprofondamente<br />

rigeneratadall'arte africana.<br />

Nella lingua di Senghor la parola è<br />

analoga all'immagine e il senso diviene<br />

evidente anche al solo e semplice nominare<br />

le cose. Ma nella tropicale abbondanza<br />

delle immagini, nella sensibilità<br />

ritmica, nel dolore, nella memoria, nell'ammonizione,<br />

la parola di Senghor dice<br />

l'orgoglio dell'Africa nuova.<br />

La sua opera si libera ancor più e meglio<br />

nelle poesie di Etiopiche (1956), di<br />

Notturni (1961), di Elégies del Alizérs<br />

(1969) e di Lettres d'hivernage (1973),<br />

mentre si consolida, al tempo stesso, il<br />

suo profilo di personaggio politico (da<br />

Politica africana, del '63, a Negritudine<br />

e umanesimo, nei tre noti libri pubblicati<br />

tra il '64 e il '77).<br />

«Iniziandomi alle alterne verità della<br />

notte e del mezzogiorno...» scrisse una<br />

volta Senghor, riferendosi alla sua formazione.<br />

E c'è chi ci ha visto, in filigrana,<br />

il Leopardi del brano che dice: «La<br />

stanchezza, il riposo e il silenzio che regnano<br />

nelle città, e più nelle campagne,<br />

sull'ora del mezzogiorno, rendettero<br />

quell'ora agli antichi misteriosa e secreta<br />

come quella della notte: onde fu creduto<br />

che sul mezzodì più specialmente<br />

si facessero sentire gli Dei, le ninfe, i silvani,<br />

i fauni e le anime de' morti».<br />

I ricordi d'infanzia di Senghor coincidono<br />

con la vena più profonda e più religiosa<br />

della sua ispirazione poetica.<br />

«Ascoltiamo il suo canto, ascoltiamo<br />

battere il nostro sangue scuro, ascoltiamo<br />

/ Battere il polso profondo dell'Africa<br />

nella caligine dei villaggi sperduti<br />

[...] / che io respiri l'odore dei nostri<br />

Morti, che io raccolga e ridica le loro<br />

voci viventi, che io impari a / Vivere<br />

prima di scendere, oltre il palombaro,<br />

nelle alte profondità del sonno».<br />

Senghor ha raccolto tutti gli onori del<br />

mondo: lauree, nomine, accoglienze, accademie.<br />

Di tutto questo, però, ha saputo dire:<br />

«Gli onori splendono come un Sahara.<br />

Un vuoto immenso».<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 22 Dicembre 2001<br />

Di fronte ad alcune miniature della Natività in antichi codici e manoscritti<br />

Dalla semplicità della composizione emerge una bellezza che stupisce<br />

COSIMO LANZO<br />

La recente morte del grande storico<br />

dell'arte Gombrich ci ha impegnati a<br />

comprendere che l'iconografia senza lo<br />

studio iconologico di un'opera figurativa<br />

non ha senso. Né tantomeno narrare o<br />

raccontare cosa veramente sia un capolavoro<br />

può aver senso se non si tiene<br />

conto dei linguaggi che l'arte esprime e<br />

le strutture nelle quali l'arte del singolo<br />

artista si esprimono coinvolgendo ambiente,<br />

psicologia ed evoluzione storica.<br />

Un preambolo per dire che nel confrontarsi<br />

con codici antichi, o manoscritti,<br />

o libri miniati non ci si può sottrarre<br />

dal manifestare stupore e incredibile<br />

sorpresa.<br />

Le miniature del Natale. Ne abbiamo<br />

consultate alcune: ingrandite, focalizzate,<br />

esaminate nei contenuti storici e<br />

ambientali. Si riesce a percepire arte,<br />

vera arte, si coglie l'enorme dedizione<br />

posta ad affermare fede e movimento,<br />

preghiera e teologia dei personaggi; colori<br />

vivaci e movimenti architettonici<br />

relativi all'ambiente umano dove queste<br />

miniature sono state prodotte e realizzate;<br />

tutte, in un contesto della «Parola<br />

di Dio» che «prega» e coinvolge alla<br />

preghiera.<br />

La mostra «L'Espressionismo - Presenza della pittura in Germania, 1900-2000» a Palazzo Bricherasio di Torino<br />

Una forza intuitiva e impulsiva guida<br />

l'artista a «gridare» segni e colori sulla tela<br />

GIUSEPPE DEGLI AGOSTI<br />

La mostra su « della Pittura in Germania,<br />

1900-2000», al Palazzo Bricherasio<br />

di Torino ripropone il movimento<br />

d’arte nel suo momento storico degli<br />

inizi del secolo XX e alcuni altri artisti<br />

dal secondo dopoguerra al 2000 che pur<br />

volendo superare l’Espressionismo, restano<br />

nella sua scia e sentono il suo influsso.<br />

Essi sono, fra tanti altri, Georg<br />

Baselitz, Anselm Kiefer, Gerhard Richter.<br />

Tuttavia la Mostra ha la sua maggiore<br />

dignità e valenza per la possibilità<br />

che offre di ammirare ancora le opere,<br />

circa 80, delle due anime che hanno<br />

caratterizzato l’Espressionismo: il<br />

Gruppo «die Brücke» di Ernst Ludwig<br />

Kirchner, Karl Schmidt Rottluff, Erich<br />

Heckel e «der Blaue Reiter» di Vassily<br />

Kandinsky, Gabriele Münter, Alexej Jawlensky.<br />

I due movimenti, nati rispettivamente<br />

nel 1905 e nel 1911, pur nel loro breve<br />

percorso storico, hanno tuttavia introdotto<br />

nell’arte del ’900 una novità e<br />

originalità tedesca nell’insieme dei movimenti<br />

artistici innovativi del ’900<br />

quali per es. il Cubismo e il Futurismo.<br />

L’Espressionismo si caratterizza, pur<br />

senza voler assolutizzare il giudizio, per<br />

un elemento di antiintelletualismo e<br />

antirazionalismo, per una reazione all’Accademia<br />

di Dresda e di Monaco,<br />

mentre lascia prevalere una forza intuitiva<br />

e impulsiva che si traduce in un<br />

colore di grande energia sulla tela: la<br />

pittura diventa esperienza libera e aperta<br />

verso tutto ciò che è nuovo, fresco,<br />

diverso. Per der Blaue Reiter (Il cavaliere<br />

azzurro) c’è anche il ritorno all’arte<br />

A Novacella, a pochi chilometri a<br />

Nord di Bressanone, abbiamo avuto sottomano<br />

un codice graduale, musicato in<br />

canto gregoriano; in un ovale circoscritto<br />

dalla lettera P, ammiriamo un Natale<br />

a dir poco stupefacente: il Bambino steso<br />

in una mangiatoia che si protende<br />

verso la Madre; Maria in preghiera, con<br />

alle spalle s. Giuseppe mentre il bue e<br />

l'asinello, vivacissimi, sono intenti «al riscaldamento<br />

del Bambino» e alla «meraviglia<br />

del Dio-fatto uomo». Il contorno<br />

di angeli osannanti; in un contesto di architettura<br />

tirolese con pastori, pecore e,<br />

chissà quant'altro, verso il cielo infinito.<br />

Mille particolari tutti da «rileggere e<br />

interpretare» per comprendere e raccontare<br />

con saggi di iconologia quanto<br />

la mirabile miniatura «esprime». Da<br />

sottolineare anche la fede nel realizzare<br />

il miniato perché il testo sia consono alla<br />

preghiera corale e al mirabile canto<br />

gregoriano.<br />

Altra miniatura, da un Corale con<br />

canto gregoriano del sec. XV conservato<br />

nella Biblioteca Rilliana di Poppi (Arezzo):<br />

ancora un Natale e nell'alveo della<br />

lettera P i personaggi essenziali del Natale:<br />

Gesù, Maria, Giuseppe, bue e asinello<br />

con pecore e angeli; opera a colori<br />

vivaci e tanta compostezza e semplicità.<br />

Vasilij Kandinskij,<br />

«Prova di copertina<br />

per l'Almanacco<br />

del Cavaliere Azzurro»<br />

August Macke, «Albero in un campo di grano»<br />

primitiva, al disegno dei bambini, al<br />

folclore.<br />

I temi ricorrenti sono quelli della tradizione:<br />

paesaggi, persone, città, animali,<br />

ma il segno cromatico o grafico<br />

esprime ebbrezza, contrasti, un rapporto<br />

immediato e intenso fra l’uomo e la<br />

natura. Anche se in questo rapporto<br />

non è più la natura l’elemento primario<br />

da rendere visivamente sulla tela,<br />

ma gli oggetti nel quadro sono interpretati<br />

dal soggetto, per cui possono essere<br />

deformati o reinventati: è l’animo a determinare<br />

il senso della forma, ciò che<br />

fa procedere l’arte verso l’astrazione.<br />

Alexej Jawlensky, del gruppo di Kandinsky,<br />

poteva scivere nel 1938: «Capivo<br />

di non dover dipingere ciò che vedevo e<br />

neppure ciò che sentivo, ma solo ciò<br />

che viveva in me, nella mia anima».<br />

L’arte per l’Espressionismo è quindi<br />

un continuo procedere senza il vincolo<br />

della convenzione, è sottrazione dai<br />

condizionamenti politici e sociali, è<br />

una forma di ribellione alla società<br />

borghese, un modo nuovo di organizzare<br />

la vita partendo dall’arte, anche se<br />

gradualmente entrano nell’arte espressionista<br />

elementi negativi della società<br />

come la crudeltà e l’imbarbarimento,<br />

quasi preludio della tragedia della Prima<br />

Guerra Mondiale.<br />

I primi anni del ’900 videro a Dresda<br />

Miniatura della «Natività»<br />

nel Codice di Novacella<br />

Ancora della stessa biblioteca Rilliana,<br />

una miniatura della Madonna con il<br />

Bambino in «Officia B. Virginis»: sempre<br />

il Bambino, al collo della Madre,<br />

proteso... come a dare la Vita, sempre.<br />

Ma scendiamo a Trani, nella Biblioteca<br />

esposizioni che stimolarono gli Espressionisti<br />

a continuare sulla via intrapresa<br />

di una «rivoluzione»culturale e artistica:<br />

anzitutto Van Gogh nel 1905 e<br />

1908, che aveva proposto una fusione<br />

fra arte e vita, fra mondo interiore ed<br />

esteriore, di Munch nel 1906, degli Impressionisti<br />

Francesi nel 1906, di Klimt<br />

nel 1907.<br />

Nel 1910 l’inaugurazione sempre a<br />

Dresda del Museo Etnologico aveva ri-<br />

Georg Grosz, «Due veterani di guerra» Erich Heckel, «Testa di donna»<br />

comunale ritroviamo in codici miniati<br />

del 1400, il Natale per la recita dell'«Ufficio<br />

Divino» senza canto; miniature<br />

semplici e con tanta compostezza: Gesù,<br />

Maria, Giuseppe, con bue e asinello; il<br />

tutto, in una capanna con s. Giuseppe<br />

impegnato a dar luce nel cono d'ombra<br />

non interessato alla luce divina del Bambino<br />

Gesù.<br />

Sempre a Trani, nella stessa biblioteca<br />

troviamo un altro codice miniato «per<br />

Ufficio Divino»; altra scena semplice,<br />

con i Magi venuti ad adorare il Bambino<br />

con doni e paludamenti di terre lontane;<br />

estrema semplicità nei tratti, ma<br />

anche tanta Fede, espressa nella compostezza<br />

e linearità dei personaggi.<br />

Dal 1400 risaliamo in su, al sec. XI,<br />

con una miniatura «Annuncio ai pastori»<br />

di scuola Ottomana «Pericope di Enrico<br />

II» conservata a Monaco di Baviera: anche<br />

qui, compostezza, linearità dei tratti<br />

somatici dell'Angelo e dei pastori in un<br />

contesto ambientale non meglio identificato<br />

ma comunque attinente all'autore e<br />

al luogo dove la miniatura è stata realizzata.<br />

In ogni caso il dialogo tra il Divino<br />

e l'umano è molto evidente: l'Annuncio<br />

è chiaramente percepito dai pastori e<br />

sui loro volti si coglie benissimo il segno<br />

della Trascendenza.<br />

Karl Schmidt<br />

Rottluff<br />

«Amiche»<br />

Vasilij Kandinskij<br />

«Paesaggio con torre»<br />

velato agli artisti la novità dell’Arte<br />

Extraeuropea, dei mondi lontani dell’Africa,<br />

della Micronesia, delle Isole Palau.<br />

L’Espressionismo tardo, cioè dal 1950<br />

in avanti, documentato con una piccola<br />

serie di tele in esposizione, percorre<br />

altre strade, per una ricerca figurativa<br />

esasperata, violenta e sarcastica, e negli<br />

anni ’60/’70 anche con una connotazione<br />

di contestazione politica. L’Espressionismo<br />

è stato tuttavia per tutto<br />

il secolo XX il leit motiv di tutta l’arte<br />

in Germania.<br />

Nel percorso della Mostra alcune<br />

opere documentano questa visione «rivoluzionaria»:<br />

basti ricordare «Villaggio<br />

con strade blu» di Kirchner, «Le Amiche»<br />

di Schmid-Rottluff, «Maturità» di<br />

Jawlensky, «Disegni figurati» di Paul<br />

Klee, «Scimmietta e uomo» di Franz<br />

Marc, «Figure a un tavolo» di Georg<br />

Grosz, «Giovani morelli» di Emil Nolde.<br />

«Die Brücke», nato nella città di Dresda,<br />

passato poi a Berlino, quindi dalla<br />

Germania ha trasmesso il suo impulso<br />

innovativo all’arte europea.<br />

Il nome «Brüke» fu trovato da<br />

Schmidt Rottluff. Scriverà più tardi<br />

Heckel: «Schmidt Rottluff disse che<br />

avremmo potuto chiamare la nostra Associazione<br />

“Die Brücke”, il Ponte: era<br />

una parola a più sensi, non avrebbe significato<br />

un programma, ma in certo<br />

modo avrebbe condotto da una sponda<br />

all’altra». Il 7 giugno 1905 veniva fondata<br />

«L’Associazione del Gruppo di Artisti<br />

Brücke» a Dresda.<br />

Si ritrova in questi pittori una spiccata<br />

estrosità: l’arte è solo elemento di<br />

figurazione, è risultato di un intimo<br />

sentire, senza intenzione di pervenire<br />

ad uno stile determinato.<br />

Nel 1906 la Brücke pubblicava il suo<br />

programma di otto brevi righe: «Con la<br />

fede nello sviluppo, in una nuova generazione<br />

di creatori e di fruitori, noi<br />

convochiamo l’intera gioventù, e in<br />

quanto giovani, cioè portatori del futuro,<br />

intendiamo conquistare la libertà di<br />

vivere e di operare, opponendoci ai vecchi<br />

poteri costituiti. È dei nostri chiunque<br />

sappia dar forma direttamente e<br />

senza falsificazioni a ciò che lo spinge<br />

a creare». Lo svolgimento cronologico<br />

della Brücke fu tuttavia breve, 1905-<br />

1913.<br />

Emil Nolde entra nel Gruppo nel<br />

1906, ma vi resta solo un anno e mezzo,<br />

poi si separa: dal Gruppo aveva appreso<br />

la xilografia, al Gruppo aveva insegnato<br />

l’acquaforte.<br />

Nell’autunno del 1911 frattanto alcuni<br />

membri del Gruppo: Kirchner, Heckel,<br />

Schmidt Rottluff, si erano trasferiti<br />

a Berlino e nella capitale, oltre a scegliere<br />

un rione autonomo per i loro atelier,<br />

presero a svolgere una attività pittorica<br />

con carattere e stile più individuali:<br />

e fu il principio del dissolversi<br />

del Gruppo. Ciò che avvenne poi il 27<br />

maggio 1913, quando con un laconico<br />

avviso ai «soci passivi», quattro Artisti<br />

del Gruppo, cioè Amiet, Heckel, Müller,<br />

Schmidt Rottluff scivevano: «Vi comunichiamo<br />

che i sottoscritti hanno deciso<br />

di sciogliere il Gruppo di Artisti<br />

Brücke».<br />

L’Espressionismo tedesco della Brücke<br />

è relativamente conosciuto in Italia,<br />

anche sul piano critico, mentre è più<br />

conosciuto nella espressione artistica di<br />

«Der Blaue Reiter — Il Cavaliere Azzurro»<br />

di Monaco di Baviera. Quindi è ancora<br />

più appetibile questa Mostra che<br />

svela qualcosa di quella corrente di artisti<br />

tedeschi che, insieme alle altre<br />

avanguardie europee d’inizio secolo —<br />

del 1909 è il Manifesto del Futurismo di<br />

F.T. Marinetti, ma il primo quarto del<br />

sec. XX fu tutto un pullulare di originali<br />

orientamenti —, ha impresso un<br />

nuovo corso all’arte.<br />

Le tematiche prevalenti del loro operare<br />

artistico sono: l’uomo e il nudo, la<br />

natura e il paesaggio, le architetture, la<br />

danza e il circo. Le tecniche sono varie:<br />

olio, gessetti, carboncino, acquarelli,<br />

xilografia, litografia, matita, pastello,<br />

acquaforte, acquatinta. La Mostra offre<br />

quest’altro spaccato di un periodo dell’arte<br />

tedesca, che rappresenta però un<br />

momento essenziale per il cammino<br />

dell’arte europea del ’900.

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