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L'OSSERVATORE ROMANO

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<strong>L'OSSERVATORE</strong><strong>ROMANO</strong><br />

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ViadelPellegrino00120CITTÀDELVATICANO-Segreteria<br />

di Redazione 0669883461/0669884442 - fax 0669883675<br />

Servizio fotografico 0669884797 - Ufficio Marketing,<br />

Diffusione e Abbonamenti 0669899470/471/483<br />

fax 0669882818 / 0669885164 - e-mail: ornet@ossrom.va<br />

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SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - ROMA<br />

CONTO CORRENTE POSTALE N. 649004<br />

GIORNALE QUOTIDIANO<br />

UNICUIQUE SUUM<br />

POLITICO RELIGIOSO<br />

NON PRAEVALEBUNT<br />

ABBONAMENTI 2 Anni Annuo Semestre<br />

VATICANO E ITALIA<br />

Quotidiano . . . . . . . . . . L. 726.000 - : 374,95 L. 372.000 - : 192,12 L. 186.000 - : 96,06<br />

L'Osservatore della Domenica . — L. 87.000 - : 44,93 L. 43.500 - : 22,47<br />

Cumulativo . . . . . . . . . — L. 441.000 - : 227,76 L. 220.500 - : 113,88<br />

ESTERO (VIA ORDINARIA)<br />

Quotidiano . . . . . . . . . . — $ 366 —<br />

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Copia L. 1.500 - : 0,77<br />

Copia arretrata L. 2.500 - : 1,29<br />

Copia spedita:<br />

Italia L. 3.000 - ; 1,55<br />

Europa zona euro L. 4.000 - ; 2,07<br />

Europa Extra euro L. 4.000 - US$ 3,00<br />

Extra Europa L. 6.000 - US$ 4,00<br />

Anno CXLI - N. 297 (42.935) CITTÀ DEL VATICANO Sabato 29 Dicembre 2001<br />

MEDIO ORIENTE Il Primo Ministro Sharon sconfessa la trattativa portata avanti dal Ministro degli esteri Peres<br />

Rimosso il blocco israeliano a Betlemme<br />

a seguito della diminuzione delle violenze<br />

TEL AVIV, 28.<br />

La chiusura militare di Betlemme, in<br />

Cisgiordania, è stata rimossa per intero<br />

stamane all’alba per facilitare gli spostamenti<br />

della popolazione. Lo ha reso noto<br />

un portavoce militare israeliano, precisando<br />

che in precedenza era stato revocato<br />

anche il blocco di Gerico. Le misure,<br />

ha aggiunto, sono state assunte a<br />

seguito della progressiva diminuzione<br />

delle violenze registrata negli ultimi giorni<br />

in Cisgiordania. Nelle stesse ore, però,<br />

è stata rafforzata la chiusura militare<br />

attorno alle città cisgiordane di Jenin e<br />

Tulkarem, riferisce la agenzia di stampa<br />

palestinese «Wafa». Carri armati, continua<br />

la fonte, sono stati dislocati sulla<br />

strada che collega i due centri abitati.<br />

Rimane inoltre bloccato a Ramallah il<br />

Presidente dell'Autorità Palestinese (Ap),<br />

Yasser Arafat, che non potrà assistere<br />

alle celebrazioni per il Natale della Chiesa<br />

Greco-ortodossa previste a partire dal<br />

prossimo 6 gennaio. La nuova misura<br />

restrittiva, che segue il divieto di recarsi<br />

alla Santa Messa del 24 dicembre nella<br />

Basilica della Natività a Betlemme, è<br />

stata confermata oggi da un portavoce<br />

dell’ufficio del Premier israeliano, Ariel<br />

Sharon, il quale ha sottolineato che Arafat<br />

non potrà uscire dalla città fino a<br />

quando non avrà ordinato l'arresto degli<br />

assassini del Ministro del turismo Rechavam<br />

Ze'evy, ucciso il 17 ottobre scorso<br />

in un albergo di Gerusalemme in un attentato<br />

terroristico.<br />

Da parte sua la dirigenza palestinese,<br />

in un comunicato divulgato la scorsa<br />

notte, ha accusato il Governo guidato<br />

da Sharon di avere inasprito la repressione<br />

nei Territori «allo scopo di fare fallire<br />

i tentativi volti a riportare la calma<br />

e a stabilizzare il cessate-il-fuoco». Pertanto,<br />

aggiunte il testo, è necessario che<br />

il Consiglio di sicurezza delle Nazioni<br />

Unite disponga l’invio urgente di osservatori<br />

nella regione.<br />

Intanto sul terreno gli scontri non sono<br />

del tutto terminati, anche se si registrano<br />

con intensità molto inferiore alle<br />

scorse settimane. Truppe israeliane hanno<br />

condotto una nuova incursione all’interno<br />

della città autonoma di Hebron, in<br />

Cisgiordania. L'operazione si è conclusa<br />

con l’arresto di otto presunti attivisti<br />

islamici. La notte scorsa, inoltre, è stato<br />

ritrovato il cadavere di un colono ebreo<br />

scomparso dieci giorni fa dall’insediamento<br />

di Adam, nei pressi di Ramallah.<br />

Il corpo è stato rinvenuto sul fondo di<br />

un pozzo nei pressi del vicino villaggio<br />

di Jaba. I servizi segreti israeliani hanno<br />

annunciato di avere arrestato il presunto<br />

assassino. Un palestinese è stato invece<br />

dilaniato la scorsa notte all’incrocio stradale<br />

di Netzarim, nella Striscia di Gaza,<br />

dalla esplosione di un ordigno che portava<br />

con sé. Lo ha riferito la radio militare<br />

secondo cui la deflagrazione non ha<br />

provocato vittime fra i soldati dislocati<br />

in un vicino avamposto. Un fortino<br />

israeliano è stato inoltre attaccato stamane<br />

da militanti palestinesi nel Sud<br />

della Striscia di Gaza. Per il momento<br />

non sono state segnalate vittime.<br />

Malgrado questi nuovi motivi di tensione,<br />

il Ministro degli esteri israeliano,<br />

Shimon Peres, appare deciso a continuare<br />

i colloqui con il Presidente del<br />

Consiglio legislativo dell’Ap, Ahmed<br />

Qrei, incentrati su un piano in via di<br />

elaborazione. Il progetto prevede la fine<br />

delle ostilità e la costituzione iniziale di<br />

uno Stato palestinese nelle aree che sono<br />

già pienamente o parzialmente autonome<br />

in Cisgiordania (circa il 42 per<br />

cento della regione) e nella maggior parte<br />

della Striscia di Gaza.<br />

I colloqui con Peres, ha detto ieri<br />

Qrei al Cairo dove si è recato in missio-<br />

ne, non hanno finora portato a risultati<br />

concreti e riprenderanno alla fine della<br />

settimana. Le trattative, ha aggiunto il<br />

Ministro della programmazione dell’Ap,<br />

Nabil Shaath, in una conferenza stampa<br />

tenuta a Gaza, vertono su una serie di<br />

scadenze. Inizialmente, entro sei settimane,<br />

dovrebbe essere attuata una tregua<br />

generale, mentre entro due mesi riprenderebbero<br />

i colloqui per arrivare a<br />

un accordo di pace, che dovrebbero<br />

concludersi entro 9-12 mesi. Al momento,<br />

ha continuato Shaath, non è stato<br />

deciso se proclamare lo Stato palestinese<br />

prima dell’inizio delle trattative finali<br />

o come risultato di queste ultime.<br />

Peres ha definito le relazioni israelopalestinesi<br />

in ripresa, ma la sua iniziativa<br />

è stata criticata aspramente da Sharon.<br />

«Il negoziato condotto dal Ministro<br />

Stati Uniti: il sindaco Rudolph Giuliani<br />

si congeda dalla cittadinanza di New York<br />

NEW YORK, 28.<br />

«Vi lascio come sindaco ma acquisto un titolo molto<br />

più onorevole: cittadino di New York, cittadino degli<br />

Stati Uniti». Lo ha detto ieri Rudolph Giuliani nel suo<br />

discorso di commiato alla cittadinanza newyorkese<br />

pronunciato a tre giorni dalla scadenza del suo mandato<br />

come primo cittadino. Nella chiesa di St. Paul,<br />

costruita nel 1766, frequentata da George Washington<br />

e che lo scorso 11 settembre, nonostante la vicinanza<br />

al Ground Zero, è rimasta praticamente intatta, Giuliani<br />

si è ispirato all’esperienza di suo nonno, Rodolfo,<br />

emigrato dall’Italia con venti dollari in tasca, per evocare<br />

la speciale forza dimostrata dagli Stati Uniti dopo<br />

gli attacchi terroristici. «Rodolfo — ha affermato Giuliani<br />

— credeva nell’ideale di questo Paese, di questo<br />

luogo speciale: la terra degli uomini liberi e degli uomini<br />

coraggiosi».<br />

Giuliani è stato sindaco di New York per otto anni.<br />

«Sin dall'inizio — ha detto — il mio compito come<br />

sindaco è stato di provocare un’inversione di marcia.<br />

Mi sono fatto molti nemici, ma ne è valsa la pena.<br />

Questa era una città pericolosa, era la città dei senzatetto,<br />

la città dove i criminali spadroneggiavano nelle<br />

strade». «Non è al sindaco, ma alla gente di New York<br />

che va il merito di quanto siamo riusciti a realizzare»,<br />

ha ribadito Giuliani, la cui popolarità — secondo<br />

quanto segnala l'agenzia «Ansa» — è notevolmente<br />

cresciuta per la capacità dimostrata nella gestione del<br />

dopo 11 settembre. Proprio per quanto riguarda il fu-<br />

Dimostrazioni contro la decisione israeliana di confinare Arafat a Ramallah<br />

degli esteri Peres con il Ministro palestinese<br />

Ahmed Qrei, è inaccettabile e privo<br />

del necessario mandato governativo», ha<br />

detto il Premier durante un incontro<br />

con attivisti del suo partito a Tel Aviv. Il<br />

piano diplomatico di Peres è in contrasto<br />

con le posizioni del Governo, ha aggiunto,<br />

sottolineando che il Capo della<br />

diplomazia «non può condurre negoziati<br />

che contemplano la creazione di uno<br />

Stato palestinese indipendente, perché<br />

questa è una questione che deve essere<br />

discussa dall'Esecutivo». «Non ci saranno<br />

trattative diplomatiche con i palestinesi<br />

finché non cesseranno definitivamente<br />

gli attacchi terroristici», ha aggiunto,<br />

precisando che «quando i negoziati<br />

riprenderanno, saranno condotti<br />

dall’ufficio del Primo Ministro in raccordo<br />

con il Ministero degli Esteri».<br />

Sul fronte politico interno, nel frattempo,<br />

ieri in Israele è stato eletto alla<br />

guida dei laburisti il Ministro della difesa<br />

Benyamin Ben Eliezer, che ha superato<br />

di appena 2.500 voti il suo rivale<br />

Avraham Burg, Presidente della Knesset.<br />

Ben Eliezer, 65 anni, è di origine<br />

irachena ed è il primo ebreo di estrazione<br />

orientale a divenire leader del maggiore<br />

partito della sinistra. Pur essendo<br />

un esponente dell’ala più rigida del partito<br />

per quanto riguarda il conflitto con<br />

i palestinesi, Ben Eliezer ritiene che la<br />

questione non possa essere risolta esclusivamente<br />

con la forza.<br />

INDIA-PAKISTAN Ancora vittime civili nel Kashmir — Reciproche sanzioni<br />

Febbrili sforzi a livello internazionale<br />

per evitare il deflagrare del conflitto<br />

ISLAMABAD, 28.<br />

Si fanno febbrili gli<br />

sforzi diplomatici per<br />

evitare il deflagrare di<br />

un conflitto armato tra<br />

India e Pakistan la cui<br />

minaccia incombe drammaticamente.<br />

Mentre<br />

fonti pakistane denunciano<br />

nuove vittime civili<br />

per bombardamenti indiani,<br />

prosegue la mediazione<br />

messa in atto<br />

dall'Onu e dagli Stati<br />

Uniti e si susseguono gli<br />

appelli ai due Paesi, tra<br />

l'altro entrambi in possesso<br />

di armi atomiche,<br />

ad arrestare l’escalation<br />

della tensione alla frontiera<br />

comune. Dopo analoghi<br />

interventi di Cina<br />

ed Unione Europea, in<br />

questo senso si sono<br />

espressi stamani in una<br />

dichiarazione comune su<br />

iniziativa della Russia i Ministri degli<br />

esteri dei Paesi del G8, il gruppo dei sette<br />

più industrializzati (Canada, Francia,<br />

Germania, Giappone, Gran Bretagna,<br />

Italia e Usa) più appunto la Russia.<br />

In ogni caso, nonostante la crescente<br />

tensione, il Primo Ministro indiano Atal<br />

Bihari Vajpayee e il Presidente pakistano<br />

Pervez Musharraf hanno entrambi<br />

confermato ufficialmente la loro partecipazione<br />

al vertice dei Paesi dell’Asia del<br />

Sud in programma nella capitale nepalese<br />

Katmandu dal 2 al 4 gennaio. Quest'oggi,<br />

tra l'altro, le autorità di Nuova<br />

Soldati pakistani pattugliano il confine nella zona di Chakoti<br />

Delhi hanno detto che per quell'occasione<br />

lo spazio aereo indiano sarà aperto al<br />

Presidente pakistano se questi lo richiederà.<br />

La chiusura dei rispettivi spazi aerei<br />

ai voli di linea del Paese avversario,<br />

insieme con il dimezzamento del personale<br />

diplomatico, sono le nuove sanzioni<br />

decise ieri dall’India subito imitata per<br />

ritorsione dal Pakistan.<br />

Atal Bihari Vajpayee e Pervez Musharraf<br />

non avranno comunque un incontro<br />

faccia a faccia. Questo, inizialmente<br />

previsto, è stato cancellato dal<br />

Governo di Nuova Delhi in seguito al-<br />

turo del Ground Zero, l'area del World Trade Center<br />

distrutta dagli attacchi terroristici, secondo Giuliani essa<br />

non dovrà essere ricostruita. Una volta rimosse le<br />

macerie, il sito del crollo delle Torri Gemelle dovrà diventare<br />

un monumento in memoria delle migliaia di<br />

persone che sono morte l’11 settembre. «Dovremo<br />

creare a Ground Zero qualcosa di bellissimo. Un luogo<br />

capace di attestare la forza dell’America e di attirare<br />

milioni di persone», ha detto il sindaco congedandosi<br />

dai cittadini che lo hanno eletto alla «City Hall» per<br />

due mandati consecutivi e che hanno scelto Michael<br />

Bloomberg quale suo successore. Giuliani, nato a<br />

Brooklyn, ha chiesto ai newyorchesi di non «pensare<br />

meschinamente» in termini di ricostruzione di uffici:<br />

«Se creeremo a Ground Zero qualcosa che ricorderà<br />

l’11 settembre per sempre, lo sviluppo economico della<br />

zona verrà di conseguenza». «I nostri nemici — ha<br />

affermato ancora — ci hanno colpito per qualche motivo<br />

irrazionale pensando che ci avrebbero terrorizzato.<br />

Ma la realtà è che a pochi passi da questo posto,<br />

c'è un luogo dove centinaia e centinaia di uomini e di<br />

donne hanno donato le loro vite, liberamente, per<br />

scelta, in primo luogo per salvare le vite di altre persone<br />

e in secondo luogo per salvaguardare l'onore e la<br />

dignità degli Stati Uniti. È un luogo — ha concluso<br />

Giuliani — che deve comunicare, in chiunque lo visiti,<br />

la forza e l'emozione, l'orgoglio di essere cittadini degli<br />

Stati Uniti d'America».<br />

l’attacco al Parlamento<br />

indiano del 13 dicembre<br />

attribuito a gruppi secessionisti<br />

islamici del Kashmir<br />

che in Pakistan<br />

hanno basi e, secondo le<br />

autorità indiane, godono<br />

di protezione governative.<br />

Tuttavia, la presenza<br />

dei due leader allo stesso<br />

consesso viene interpretata<br />

da diversi commentatori<br />

come un gesto distensivo.<br />

Ieri entrambi i Governi<br />

hanno assicurato di<br />

non volere la guerra o<br />

quanto meno di non voler<br />

attaccare per primi.<br />

Tuttavia, truppe continuano<br />

ad affluire alla<br />

frontiera, ormai presidiata<br />

in misura imponente,<br />

come non si vedeva dall'ultima<br />

guerra tra India<br />

e Pakistan, trent'anni fa.<br />

Intanto, il Pakistan ha denunciato oggi<br />

la morte di altri due civili in bombardamenti<br />

dell'artiglieria indiana nel settore<br />

di Sialkot, oltre la linea di demarcazione<br />

nel Kashmir. Le ultime sparatorie<br />

sono costate la vita a una ventina di<br />

persone nella parte del Kashmir controllato<br />

dal Pakistan: l'India sostiene che si<br />

trattasse di soldati pakistani, mentre il<br />

Pakistan parla di civili. Altri ventidue<br />

morti, tra soldati, guerriglieri e civili rimasti<br />

coinvolti, ci sono stati in una serie<br />

di scontri fra truppe regolari indiane e<br />

ribelli islamici nel Kashmir indiano.<br />

NOSTRE<br />

INFORMAZIONI<br />

Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza<br />

Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale<br />

Edmund Casimir Szoka, Presidente<br />

della Pontificia Commissione per lo Stato<br />

della Città del Vaticano e del Governatorato<br />

dello Stato della Città del Vaticano.<br />

. .<br />

Provviste di Chiese<br />

Il Santo Padre ha nominato Vescovi Ausiliari<br />

dell’Arcidiocesi di Washington (U.S.A.):<br />

— il Reverendo Monsignor Kevin J. Farrell,<br />

del clero dell’Arcidiocesi di Washington,<br />

Vicario Generale per l’Amministrazione e<br />

Parroco della «Annunciation Parish», assegnandogli<br />

la sede titolare vescovile di Rusuccuru;<br />

— il Reverendo Padre Francisco González<br />

Valer, S.F., della Congregazione dei Figli<br />

della Sacra Famiglia, Vicario Episcopale per<br />

la Pastorale Ispanica dell’Arcidiocesi di Washington,<br />

assegnandogli la sede titolare vescovile<br />

di Lamfua.<br />

IL NOSTRO GRIDO A DIO PER LA PACE<br />

Verso il 24 gennaio<br />

Pace e quotidianità<br />

Card. FRANÇOIS-XAVIER<br />

NGUYÊN VAN THUÂN<br />

Presidente del Pontificio Consiglio<br />

della Giustizia e della Pace<br />

N el<br />

mondo attuale non ci si<br />

può più nascondere. Gli<br />

avvenimenti ci rincorrono<br />

ovunque noi andiamo e con essi<br />

le nostre responsabilità. È impossibile<br />

fuggire perché il mondo<br />

si è fatto stretto e isolarsi non<br />

può più rappresentare un alibi<br />

per nessuno.<br />

Questa nuova dimensione della<br />

nostra esistenza — ossia l’impossibilità<br />

di nascondersi — ha<br />

anche un profondo significato etico.<br />

Comporta, infatti, che non<br />

possiamo nasconderci nemmeno<br />

davanti alle nostre responsabilità<br />

morali. Anche in questo senso il<br />

mondo è diventato piccolo. Non<br />

possiamo più fare finta di niente<br />

o girarci dall’altra parte, perché<br />

un’altra parte verso cui girarci<br />

non c’è più.<br />

Senz’altro anche questo è globalizzazione:<br />

la globalizzazione<br />

delle problematiche etiche e delle<br />

responsabilità morali, degli<br />

appelli e degli impegni. Non è<br />

più possibile dire «io non c’entro»,<br />

oppure «non riguarda la<br />

mia nazione», oppure «accade<br />

così lontano che non posso farci<br />

niente». I terribili fatti dell’11 settembre<br />

e quanto ne è seguito<br />

hanno fatto capire questo, in particolare<br />

ai cittadini del mondo<br />

cosiddetto sviluppato, per i quali<br />

la guerra appariva, fino a quel<br />

giorno, qualcosa di lontano.<br />

Mentre gli aerei dirottati piombavano<br />

negli uffici delle Torri Gemelle<br />

di New York, facendo<br />

scoppiare insieme a quelle mura<br />

molteplici tensioni mondiali, le<br />

immagini del disastro piombavano<br />

nelle case facendovi irrompere<br />

nella sua vicina concretezza il<br />

dramma della violenza e della<br />

morte. È stato come se il mondo<br />

intero, con tutte le sue tensioni e<br />

tutti i suoi conflitti, piombasse di<br />

punto in bianco in una stanza; è<br />

stato come se i drammi del mondo<br />

ci facessero visita a casa.<br />

L’appello si faceva così vicino e,<br />

con esso, anche l’esigenza pressante<br />

e indilazionabile di un impegno,<br />

di una risposta. La storia<br />

ha bussato a tutte le nostre porte<br />

e ci ha ricordato che nemmeno<br />

lì, nelle nostre case, era più possibile<br />

nascondersi. Ogni «lontananza»<br />

è stata così superata e<br />

tra mondo esterno e mondo interno,<br />

privato, è sparita ogni<br />

chiara differenza.<br />

Contemporaneamente tutti ci<br />

siamo resi maggiormente conto<br />

dell’inedita radicalità del problema<br />

della pace. Proprio l’irrompere<br />

della guerra nella quotidianità<br />

e quindi la perdita di ogni suo<br />

residuo aspetto di convenzionalità,<br />

proprio il suo sedersi potenzialmente<br />

al fianco di ognuno di<br />

noi ce ne ha mostrato il volto nichilistico<br />

e il suo svolgersi al di<br />

fuori di ogni logica. Questo ci ha<br />

impauriti, perché l’uomo ha sempre<br />

cercato di fare in modo che<br />

la guerra, pur nella sua tragicità,<br />

fosse in qualche modo controllabile,<br />

delimitabile e riconducibile<br />

ad una qualche logica.<br />

Per tutti questi motivi, mi sembra<br />

che oggi l’appello alla pace<br />

risuoni maggiormente nella quotidianità.<br />

Di fronte a questo quadro<br />

in parte nuovo, la Chiesa<br />

sente il bisogno e il dovere di invitare<br />

tutti gli uomini ad un supplemento<br />

di riflessione sulla pace,<br />

per capire il suo nuovo volto<br />

in questo inizio di millennio e<br />

l’impegno che essa richiede ad<br />

ognuno di noi.<br />

Quando parliamo di quotidianità<br />

riteniamo erroneamente di rivolgerci<br />

ad una dimensione di<br />

scarsa e minore importanza. Invece<br />

il quotidiano è l’ambito a<br />

noi più prossimo e, proprio perché<br />

coinvolge la nostra persona,<br />

maggiormente denso di significato.<br />

Il senso dell’esistere si dischiude<br />

soprattutto nelle azioni e<br />

nei rapporti quotidiani tra le per-<br />

sone. Il quotidiano non è il «privato»,<br />

esso ha una forte valenza<br />

pubblica in quanto è luogo di incontri<br />

e di progetti. La guerra,<br />

soprattutto ma non solo quella<br />

terroristica, ha invaso anche<br />

questa zona esistenziale quotidiana.<br />

Ognuno di noi si è sentito<br />

minacciato nel quotidiano dalla<br />

possibilità che scoppi un ordigno<br />

micidiale o che venga condotta<br />

in qualche forma, più o meno invasiva,<br />

una guerra chimica o<br />

batteriologica. Un ufficio invaso<br />

da un aereo dirottato è un’immagine<br />

forte, che ha prodotto questa<br />

nuova sensazione di vedere<br />

penetrare il conflitto anche nel<br />

luogo del lavoro quotidiano. Le<br />

notizie di ordigni che scoppiano<br />

in piazze e ristoranti e la possibilità<br />

di essere colpiti a morte,<br />

come dei nemici in guerra, mentre<br />

si è intenti a svolgere i più<br />

banali gesti quotidiani, insinuano<br />

un senso di insicurezza che interessa<br />

l’aspetto feriale dell’esistenza<br />

di tante donne e uomini.<br />

È per questo che la risposta di<br />

pace deve cominciare proprio<br />

dal quotidiano. La prima virtù è<br />

oggi proprio quella di investire i<br />

gesti quotidiani di un significato<br />

nuovo di pace e di fratellanza, di<br />

stare al proprio posto, di fare<br />

con dedizione il proprio dovere.<br />

Il nostro lavoro di ogni giorno, la<br />

vita in famiglia, con i vicini e con<br />

ogni «prossimo» può assumere<br />

una sfumatura nuova di pacificazione<br />

e di accoglienza, di intesa<br />

e di comprensione reciproca.<br />

La pace ha bisogno di forti<br />

operatori di pace, ma non si creda<br />

che il quotidiano sia meno<br />

impegnativo di quanto viene ritenuto<br />

eccezionale. Spesso un gesto<br />

concreto di vicinanza risulta<br />

molto faticoso e richiede una notevole<br />

forza morale. Dice il Signore:<br />

«Chi crede in me compirà<br />

le opere che io compio e ne farà<br />

di più grandi» (Gv 14, 12). Con la<br />

forza della fede e con l’aiuto del<br />

Signore si possono compiere<br />

grandi cose a favore della pace,<br />

ma non si creda che «grandi»<br />

voglia qui dire eccezionali. Grande<br />

può essere anche un gesto<br />

della quotidianità.<br />

Nei suoi molteplici interventi<br />

sul tema della pace, dopo la<br />

strage dell’11 settembre e durante<br />

la guerra in Afghanistan, il<br />

Santo Padre ha chiesto spesso<br />

gesti di pace concreti e, se vogliamo,<br />

semplici: la pietà per le<br />

vittime, gli aiuti ai superstiti, la<br />

solidarietà con i profughi, la preghiera<br />

per tutti. Questa preghiera<br />

— egli scrive nel Messaggio<br />

per la Giornata Mondiale della<br />

Pace — «non è un elemento che<br />

“viene dopo” l’impegno per la<br />

pace. Al contrario, essa sta al<br />

cuore dello sforzo per l’edificazione<br />

di una pace nell’ordine,<br />

nella giustizia e nella libertà.<br />

Pregare per la pace significa<br />

aprire il cuore umano all’irruzione<br />

della potenza rinnovatrice di<br />

Dio. Dio, con la forza vivificante<br />

della sua grazia, può creare<br />

aperture per la pace là dove<br />

sembra che vi siano soltanto<br />

ostacoli e chiusure; può rafforzare<br />

e allargare la solidarietà della<br />

famiglia umana, nonostante lunghe<br />

storie di divisioni e di lotte»<br />

(n. 14).<br />

Il cristianesimo ha molto da dire<br />

a questo proposito. Cristo ha<br />

detto: «Vi lascio la pace, vi do la<br />

mia pace» (Gv 14, 27). Espressa<br />

nella quotidianità, in quanto data<br />

e vissuta nell’incontro personale<br />

con Lui, nella casa di Nazareth o<br />

nel Cenacolo, a ben vedere si<br />

tratta di una pace destinata ad<br />

entrare nella quotidianità. Gli<br />

«operatori di pace» (Mt 5, 9),<br />

beati agli occhi del Figlio di Dio,<br />

inseriscono la profezia nei piccoli<br />

gesti quotidiani, perché «chi è<br />

fedele nel poco, è fedele anche<br />

nel molto» (Lc 16, 10). Se la<br />

guerra è entrata nelle nostre case,<br />

ossia nel quotidiano, è allora<br />

ancora più urgente che parta<br />

proprio dalle nostre case l’opera<br />

di pacificazione, di riumanizzazione<br />

delle relazioni sociali.

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