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<strong>L'OSSERVATORE</strong><strong>ROMANO</strong><br />
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Anno CXLI - N. 297 (42.935) CITTÀ DEL VATICANO Sabato 29 Dicembre 2001<br />
MEDIO ORIENTE Il Primo Ministro Sharon sconfessa la trattativa portata avanti dal Ministro degli esteri Peres<br />
Rimosso il blocco israeliano a Betlemme<br />
a seguito della diminuzione delle violenze<br />
TEL AVIV, 28.<br />
La chiusura militare di Betlemme, in<br />
Cisgiordania, è stata rimossa per intero<br />
stamane all’alba per facilitare gli spostamenti<br />
della popolazione. Lo ha reso noto<br />
un portavoce militare israeliano, precisando<br />
che in precedenza era stato revocato<br />
anche il blocco di Gerico. Le misure,<br />
ha aggiunto, sono state assunte a<br />
seguito della progressiva diminuzione<br />
delle violenze registrata negli ultimi giorni<br />
in Cisgiordania. Nelle stesse ore, però,<br />
è stata rafforzata la chiusura militare<br />
attorno alle città cisgiordane di Jenin e<br />
Tulkarem, riferisce la agenzia di stampa<br />
palestinese «Wafa». Carri armati, continua<br />
la fonte, sono stati dislocati sulla<br />
strada che collega i due centri abitati.<br />
Rimane inoltre bloccato a Ramallah il<br />
Presidente dell'Autorità Palestinese (Ap),<br />
Yasser Arafat, che non potrà assistere<br />
alle celebrazioni per il Natale della Chiesa<br />
Greco-ortodossa previste a partire dal<br />
prossimo 6 gennaio. La nuova misura<br />
restrittiva, che segue il divieto di recarsi<br />
alla Santa Messa del 24 dicembre nella<br />
Basilica della Natività a Betlemme, è<br />
stata confermata oggi da un portavoce<br />
dell’ufficio del Premier israeliano, Ariel<br />
Sharon, il quale ha sottolineato che Arafat<br />
non potrà uscire dalla città fino a<br />
quando non avrà ordinato l'arresto degli<br />
assassini del Ministro del turismo Rechavam<br />
Ze'evy, ucciso il 17 ottobre scorso<br />
in un albergo di Gerusalemme in un attentato<br />
terroristico.<br />
Da parte sua la dirigenza palestinese,<br />
in un comunicato divulgato la scorsa<br />
notte, ha accusato il Governo guidato<br />
da Sharon di avere inasprito la repressione<br />
nei Territori «allo scopo di fare fallire<br />
i tentativi volti a riportare la calma<br />
e a stabilizzare il cessate-il-fuoco». Pertanto,<br />
aggiunte il testo, è necessario che<br />
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni<br />
Unite disponga l’invio urgente di osservatori<br />
nella regione.<br />
Intanto sul terreno gli scontri non sono<br />
del tutto terminati, anche se si registrano<br />
con intensità molto inferiore alle<br />
scorse settimane. Truppe israeliane hanno<br />
condotto una nuova incursione all’interno<br />
della città autonoma di Hebron, in<br />
Cisgiordania. L'operazione si è conclusa<br />
con l’arresto di otto presunti attivisti<br />
islamici. La notte scorsa, inoltre, è stato<br />
ritrovato il cadavere di un colono ebreo<br />
scomparso dieci giorni fa dall’insediamento<br />
di Adam, nei pressi di Ramallah.<br />
Il corpo è stato rinvenuto sul fondo di<br />
un pozzo nei pressi del vicino villaggio<br />
di Jaba. I servizi segreti israeliani hanno<br />
annunciato di avere arrestato il presunto<br />
assassino. Un palestinese è stato invece<br />
dilaniato la scorsa notte all’incrocio stradale<br />
di Netzarim, nella Striscia di Gaza,<br />
dalla esplosione di un ordigno che portava<br />
con sé. Lo ha riferito la radio militare<br />
secondo cui la deflagrazione non ha<br />
provocato vittime fra i soldati dislocati<br />
in un vicino avamposto. Un fortino<br />
israeliano è stato inoltre attaccato stamane<br />
da militanti palestinesi nel Sud<br />
della Striscia di Gaza. Per il momento<br />
non sono state segnalate vittime.<br />
Malgrado questi nuovi motivi di tensione,<br />
il Ministro degli esteri israeliano,<br />
Shimon Peres, appare deciso a continuare<br />
i colloqui con il Presidente del<br />
Consiglio legislativo dell’Ap, Ahmed<br />
Qrei, incentrati su un piano in via di<br />
elaborazione. Il progetto prevede la fine<br />
delle ostilità e la costituzione iniziale di<br />
uno Stato palestinese nelle aree che sono<br />
già pienamente o parzialmente autonome<br />
in Cisgiordania (circa il 42 per<br />
cento della regione) e nella maggior parte<br />
della Striscia di Gaza.<br />
I colloqui con Peres, ha detto ieri<br />
Qrei al Cairo dove si è recato in missio-<br />
ne, non hanno finora portato a risultati<br />
concreti e riprenderanno alla fine della<br />
settimana. Le trattative, ha aggiunto il<br />
Ministro della programmazione dell’Ap,<br />
Nabil Shaath, in una conferenza stampa<br />
tenuta a Gaza, vertono su una serie di<br />
scadenze. Inizialmente, entro sei settimane,<br />
dovrebbe essere attuata una tregua<br />
generale, mentre entro due mesi riprenderebbero<br />
i colloqui per arrivare a<br />
un accordo di pace, che dovrebbero<br />
concludersi entro 9-12 mesi. Al momento,<br />
ha continuato Shaath, non è stato<br />
deciso se proclamare lo Stato palestinese<br />
prima dell’inizio delle trattative finali<br />
o come risultato di queste ultime.<br />
Peres ha definito le relazioni israelopalestinesi<br />
in ripresa, ma la sua iniziativa<br />
è stata criticata aspramente da Sharon.<br />
«Il negoziato condotto dal Ministro<br />
Stati Uniti: il sindaco Rudolph Giuliani<br />
si congeda dalla cittadinanza di New York<br />
NEW YORK, 28.<br />
«Vi lascio come sindaco ma acquisto un titolo molto<br />
più onorevole: cittadino di New York, cittadino degli<br />
Stati Uniti». Lo ha detto ieri Rudolph Giuliani nel suo<br />
discorso di commiato alla cittadinanza newyorkese<br />
pronunciato a tre giorni dalla scadenza del suo mandato<br />
come primo cittadino. Nella chiesa di St. Paul,<br />
costruita nel 1766, frequentata da George Washington<br />
e che lo scorso 11 settembre, nonostante la vicinanza<br />
al Ground Zero, è rimasta praticamente intatta, Giuliani<br />
si è ispirato all’esperienza di suo nonno, Rodolfo,<br />
emigrato dall’Italia con venti dollari in tasca, per evocare<br />
la speciale forza dimostrata dagli Stati Uniti dopo<br />
gli attacchi terroristici. «Rodolfo — ha affermato Giuliani<br />
— credeva nell’ideale di questo Paese, di questo<br />
luogo speciale: la terra degli uomini liberi e degli uomini<br />
coraggiosi».<br />
Giuliani è stato sindaco di New York per otto anni.<br />
«Sin dall'inizio — ha detto — il mio compito come<br />
sindaco è stato di provocare un’inversione di marcia.<br />
Mi sono fatto molti nemici, ma ne è valsa la pena.<br />
Questa era una città pericolosa, era la città dei senzatetto,<br />
la città dove i criminali spadroneggiavano nelle<br />
strade». «Non è al sindaco, ma alla gente di New York<br />
che va il merito di quanto siamo riusciti a realizzare»,<br />
ha ribadito Giuliani, la cui popolarità — secondo<br />
quanto segnala l'agenzia «Ansa» — è notevolmente<br />
cresciuta per la capacità dimostrata nella gestione del<br />
dopo 11 settembre. Proprio per quanto riguarda il fu-<br />
Dimostrazioni contro la decisione israeliana di confinare Arafat a Ramallah<br />
degli esteri Peres con il Ministro palestinese<br />
Ahmed Qrei, è inaccettabile e privo<br />
del necessario mandato governativo», ha<br />
detto il Premier durante un incontro<br />
con attivisti del suo partito a Tel Aviv. Il<br />
piano diplomatico di Peres è in contrasto<br />
con le posizioni del Governo, ha aggiunto,<br />
sottolineando che il Capo della<br />
diplomazia «non può condurre negoziati<br />
che contemplano la creazione di uno<br />
Stato palestinese indipendente, perché<br />
questa è una questione che deve essere<br />
discussa dall'Esecutivo». «Non ci saranno<br />
trattative diplomatiche con i palestinesi<br />
finché non cesseranno definitivamente<br />
gli attacchi terroristici», ha aggiunto,<br />
precisando che «quando i negoziati<br />
riprenderanno, saranno condotti<br />
dall’ufficio del Primo Ministro in raccordo<br />
con il Ministero degli Esteri».<br />
Sul fronte politico interno, nel frattempo,<br />
ieri in Israele è stato eletto alla<br />
guida dei laburisti il Ministro della difesa<br />
Benyamin Ben Eliezer, che ha superato<br />
di appena 2.500 voti il suo rivale<br />
Avraham Burg, Presidente della Knesset.<br />
Ben Eliezer, 65 anni, è di origine<br />
irachena ed è il primo ebreo di estrazione<br />
orientale a divenire leader del maggiore<br />
partito della sinistra. Pur essendo<br />
un esponente dell’ala più rigida del partito<br />
per quanto riguarda il conflitto con<br />
i palestinesi, Ben Eliezer ritiene che la<br />
questione non possa essere risolta esclusivamente<br />
con la forza.<br />
INDIA-PAKISTAN Ancora vittime civili nel Kashmir — Reciproche sanzioni<br />
Febbrili sforzi a livello internazionale<br />
per evitare il deflagrare del conflitto<br />
ISLAMABAD, 28.<br />
Si fanno febbrili gli<br />
sforzi diplomatici per<br />
evitare il deflagrare di<br />
un conflitto armato tra<br />
India e Pakistan la cui<br />
minaccia incombe drammaticamente.<br />
Mentre<br />
fonti pakistane denunciano<br />
nuove vittime civili<br />
per bombardamenti indiani,<br />
prosegue la mediazione<br />
messa in atto<br />
dall'Onu e dagli Stati<br />
Uniti e si susseguono gli<br />
appelli ai due Paesi, tra<br />
l'altro entrambi in possesso<br />
di armi atomiche,<br />
ad arrestare l’escalation<br />
della tensione alla frontiera<br />
comune. Dopo analoghi<br />
interventi di Cina<br />
ed Unione Europea, in<br />
questo senso si sono<br />
espressi stamani in una<br />
dichiarazione comune su<br />
iniziativa della Russia i Ministri degli<br />
esteri dei Paesi del G8, il gruppo dei sette<br />
più industrializzati (Canada, Francia,<br />
Germania, Giappone, Gran Bretagna,<br />
Italia e Usa) più appunto la Russia.<br />
In ogni caso, nonostante la crescente<br />
tensione, il Primo Ministro indiano Atal<br />
Bihari Vajpayee e il Presidente pakistano<br />
Pervez Musharraf hanno entrambi<br />
confermato ufficialmente la loro partecipazione<br />
al vertice dei Paesi dell’Asia del<br />
Sud in programma nella capitale nepalese<br />
Katmandu dal 2 al 4 gennaio. Quest'oggi,<br />
tra l'altro, le autorità di Nuova<br />
Soldati pakistani pattugliano il confine nella zona di Chakoti<br />
Delhi hanno detto che per quell'occasione<br />
lo spazio aereo indiano sarà aperto al<br />
Presidente pakistano se questi lo richiederà.<br />
La chiusura dei rispettivi spazi aerei<br />
ai voli di linea del Paese avversario,<br />
insieme con il dimezzamento del personale<br />
diplomatico, sono le nuove sanzioni<br />
decise ieri dall’India subito imitata per<br />
ritorsione dal Pakistan.<br />
Atal Bihari Vajpayee e Pervez Musharraf<br />
non avranno comunque un incontro<br />
faccia a faccia. Questo, inizialmente<br />
previsto, è stato cancellato dal<br />
Governo di Nuova Delhi in seguito al-<br />
turo del Ground Zero, l'area del World Trade Center<br />
distrutta dagli attacchi terroristici, secondo Giuliani essa<br />
non dovrà essere ricostruita. Una volta rimosse le<br />
macerie, il sito del crollo delle Torri Gemelle dovrà diventare<br />
un monumento in memoria delle migliaia di<br />
persone che sono morte l’11 settembre. «Dovremo<br />
creare a Ground Zero qualcosa di bellissimo. Un luogo<br />
capace di attestare la forza dell’America e di attirare<br />
milioni di persone», ha detto il sindaco congedandosi<br />
dai cittadini che lo hanno eletto alla «City Hall» per<br />
due mandati consecutivi e che hanno scelto Michael<br />
Bloomberg quale suo successore. Giuliani, nato a<br />
Brooklyn, ha chiesto ai newyorchesi di non «pensare<br />
meschinamente» in termini di ricostruzione di uffici:<br />
«Se creeremo a Ground Zero qualcosa che ricorderà<br />
l’11 settembre per sempre, lo sviluppo economico della<br />
zona verrà di conseguenza». «I nostri nemici — ha<br />
affermato ancora — ci hanno colpito per qualche motivo<br />
irrazionale pensando che ci avrebbero terrorizzato.<br />
Ma la realtà è che a pochi passi da questo posto,<br />
c'è un luogo dove centinaia e centinaia di uomini e di<br />
donne hanno donato le loro vite, liberamente, per<br />
scelta, in primo luogo per salvare le vite di altre persone<br />
e in secondo luogo per salvaguardare l'onore e la<br />
dignità degli Stati Uniti. È un luogo — ha concluso<br />
Giuliani — che deve comunicare, in chiunque lo visiti,<br />
la forza e l'emozione, l'orgoglio di essere cittadini degli<br />
Stati Uniti d'America».<br />
l’attacco al Parlamento<br />
indiano del 13 dicembre<br />
attribuito a gruppi secessionisti<br />
islamici del Kashmir<br />
che in Pakistan<br />
hanno basi e, secondo le<br />
autorità indiane, godono<br />
di protezione governative.<br />
Tuttavia, la presenza<br />
dei due leader allo stesso<br />
consesso viene interpretata<br />
da diversi commentatori<br />
come un gesto distensivo.<br />
Ieri entrambi i Governi<br />
hanno assicurato di<br />
non volere la guerra o<br />
quanto meno di non voler<br />
attaccare per primi.<br />
Tuttavia, truppe continuano<br />
ad affluire alla<br />
frontiera, ormai presidiata<br />
in misura imponente,<br />
come non si vedeva dall'ultima<br />
guerra tra India<br />
e Pakistan, trent'anni fa.<br />
Intanto, il Pakistan ha denunciato oggi<br />
la morte di altri due civili in bombardamenti<br />
dell'artiglieria indiana nel settore<br />
di Sialkot, oltre la linea di demarcazione<br />
nel Kashmir. Le ultime sparatorie<br />
sono costate la vita a una ventina di<br />
persone nella parte del Kashmir controllato<br />
dal Pakistan: l'India sostiene che si<br />
trattasse di soldati pakistani, mentre il<br />
Pakistan parla di civili. Altri ventidue<br />
morti, tra soldati, guerriglieri e civili rimasti<br />
coinvolti, ci sono stati in una serie<br />
di scontri fra truppe regolari indiane e<br />
ribelli islamici nel Kashmir indiano.<br />
NOSTRE<br />
INFORMAZIONI<br />
Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza<br />
Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale<br />
Edmund Casimir Szoka, Presidente<br />
della Pontificia Commissione per lo Stato<br />
della Città del Vaticano e del Governatorato<br />
dello Stato della Città del Vaticano.<br />
. .<br />
Provviste di Chiese<br />
Il Santo Padre ha nominato Vescovi Ausiliari<br />
dell’Arcidiocesi di Washington (U.S.A.):<br />
— il Reverendo Monsignor Kevin J. Farrell,<br />
del clero dell’Arcidiocesi di Washington,<br />
Vicario Generale per l’Amministrazione e<br />
Parroco della «Annunciation Parish», assegnandogli<br />
la sede titolare vescovile di Rusuccuru;<br />
— il Reverendo Padre Francisco González<br />
Valer, S.F., della Congregazione dei Figli<br />
della Sacra Famiglia, Vicario Episcopale per<br />
la Pastorale Ispanica dell’Arcidiocesi di Washington,<br />
assegnandogli la sede titolare vescovile<br />
di Lamfua.<br />
IL NOSTRO GRIDO A DIO PER LA PACE<br />
Verso il 24 gennaio<br />
Pace e quotidianità<br />
Card. FRANÇOIS-XAVIER<br />
NGUYÊN VAN THUÂN<br />
Presidente del Pontificio Consiglio<br />
della Giustizia e della Pace<br />
N el<br />
mondo attuale non ci si<br />
può più nascondere. Gli<br />
avvenimenti ci rincorrono<br />
ovunque noi andiamo e con essi<br />
le nostre responsabilità. È impossibile<br />
fuggire perché il mondo<br />
si è fatto stretto e isolarsi non<br />
può più rappresentare un alibi<br />
per nessuno.<br />
Questa nuova dimensione della<br />
nostra esistenza — ossia l’impossibilità<br />
di nascondersi — ha<br />
anche un profondo significato etico.<br />
Comporta, infatti, che non<br />
possiamo nasconderci nemmeno<br />
davanti alle nostre responsabilità<br />
morali. Anche in questo senso il<br />
mondo è diventato piccolo. Non<br />
possiamo più fare finta di niente<br />
o girarci dall’altra parte, perché<br />
un’altra parte verso cui girarci<br />
non c’è più.<br />
Senz’altro anche questo è globalizzazione:<br />
la globalizzazione<br />
delle problematiche etiche e delle<br />
responsabilità morali, degli<br />
appelli e degli impegni. Non è<br />
più possibile dire «io non c’entro»,<br />
oppure «non riguarda la<br />
mia nazione», oppure «accade<br />
così lontano che non posso farci<br />
niente». I terribili fatti dell’11 settembre<br />
e quanto ne è seguito<br />
hanno fatto capire questo, in particolare<br />
ai cittadini del mondo<br />
cosiddetto sviluppato, per i quali<br />
la guerra appariva, fino a quel<br />
giorno, qualcosa di lontano.<br />
Mentre gli aerei dirottati piombavano<br />
negli uffici delle Torri Gemelle<br />
di New York, facendo<br />
scoppiare insieme a quelle mura<br />
molteplici tensioni mondiali, le<br />
immagini del disastro piombavano<br />
nelle case facendovi irrompere<br />
nella sua vicina concretezza il<br />
dramma della violenza e della<br />
morte. È stato come se il mondo<br />
intero, con tutte le sue tensioni e<br />
tutti i suoi conflitti, piombasse di<br />
punto in bianco in una stanza; è<br />
stato come se i drammi del mondo<br />
ci facessero visita a casa.<br />
L’appello si faceva così vicino e,<br />
con esso, anche l’esigenza pressante<br />
e indilazionabile di un impegno,<br />
di una risposta. La storia<br />
ha bussato a tutte le nostre porte<br />
e ci ha ricordato che nemmeno<br />
lì, nelle nostre case, era più possibile<br />
nascondersi. Ogni «lontananza»<br />
è stata così superata e<br />
tra mondo esterno e mondo interno,<br />
privato, è sparita ogni<br />
chiara differenza.<br />
Contemporaneamente tutti ci<br />
siamo resi maggiormente conto<br />
dell’inedita radicalità del problema<br />
della pace. Proprio l’irrompere<br />
della guerra nella quotidianità<br />
e quindi la perdita di ogni suo<br />
residuo aspetto di convenzionalità,<br />
proprio il suo sedersi potenzialmente<br />
al fianco di ognuno di<br />
noi ce ne ha mostrato il volto nichilistico<br />
e il suo svolgersi al di<br />
fuori di ogni logica. Questo ci ha<br />
impauriti, perché l’uomo ha sempre<br />
cercato di fare in modo che<br />
la guerra, pur nella sua tragicità,<br />
fosse in qualche modo controllabile,<br />
delimitabile e riconducibile<br />
ad una qualche logica.<br />
Per tutti questi motivi, mi sembra<br />
che oggi l’appello alla pace<br />
risuoni maggiormente nella quotidianità.<br />
Di fronte a questo quadro<br />
in parte nuovo, la Chiesa<br />
sente il bisogno e il dovere di invitare<br />
tutti gli uomini ad un supplemento<br />
di riflessione sulla pace,<br />
per capire il suo nuovo volto<br />
in questo inizio di millennio e<br />
l’impegno che essa richiede ad<br />
ognuno di noi.<br />
Quando parliamo di quotidianità<br />
riteniamo erroneamente di rivolgerci<br />
ad una dimensione di<br />
scarsa e minore importanza. Invece<br />
il quotidiano è l’ambito a<br />
noi più prossimo e, proprio perché<br />
coinvolge la nostra persona,<br />
maggiormente denso di significato.<br />
Il senso dell’esistere si dischiude<br />
soprattutto nelle azioni e<br />
nei rapporti quotidiani tra le per-<br />
sone. Il quotidiano non è il «privato»,<br />
esso ha una forte valenza<br />
pubblica in quanto è luogo di incontri<br />
e di progetti. La guerra,<br />
soprattutto ma non solo quella<br />
terroristica, ha invaso anche<br />
questa zona esistenziale quotidiana.<br />
Ognuno di noi si è sentito<br />
minacciato nel quotidiano dalla<br />
possibilità che scoppi un ordigno<br />
micidiale o che venga condotta<br />
in qualche forma, più o meno invasiva,<br />
una guerra chimica o<br />
batteriologica. Un ufficio invaso<br />
da un aereo dirottato è un’immagine<br />
forte, che ha prodotto questa<br />
nuova sensazione di vedere<br />
penetrare il conflitto anche nel<br />
luogo del lavoro quotidiano. Le<br />
notizie di ordigni che scoppiano<br />
in piazze e ristoranti e la possibilità<br />
di essere colpiti a morte,<br />
come dei nemici in guerra, mentre<br />
si è intenti a svolgere i più<br />
banali gesti quotidiani, insinuano<br />
un senso di insicurezza che interessa<br />
l’aspetto feriale dell’esistenza<br />
di tante donne e uomini.<br />
È per questo che la risposta di<br />
pace deve cominciare proprio<br />
dal quotidiano. La prima virtù è<br />
oggi proprio quella di investire i<br />
gesti quotidiani di un significato<br />
nuovo di pace e di fratellanza, di<br />
stare al proprio posto, di fare<br />
con dedizione il proprio dovere.<br />
Il nostro lavoro di ogni giorno, la<br />
vita in famiglia, con i vicini e con<br />
ogni «prossimo» può assumere<br />
una sfumatura nuova di pacificazione<br />
e di accoglienza, di intesa<br />
e di comprensione reciproca.<br />
La pace ha bisogno di forti<br />
operatori di pace, ma non si creda<br />
che il quotidiano sia meno<br />
impegnativo di quanto viene ritenuto<br />
eccezionale. Spesso un gesto<br />
concreto di vicinanza risulta<br />
molto faticoso e richiede una notevole<br />
forza morale. Dice il Signore:<br />
«Chi crede in me compirà<br />
le opere che io compio e ne farà<br />
di più grandi» (Gv 14, 12). Con la<br />
forza della fede e con l’aiuto del<br />
Signore si possono compiere<br />
grandi cose a favore della pace,<br />
ma non si creda che «grandi»<br />
voglia qui dire eccezionali. Grande<br />
può essere anche un gesto<br />
della quotidianità.<br />
Nei suoi molteplici interventi<br />
sul tema della pace, dopo la<br />
strage dell’11 settembre e durante<br />
la guerra in Afghanistan, il<br />
Santo Padre ha chiesto spesso<br />
gesti di pace concreti e, se vogliamo,<br />
semplici: la pietà per le<br />
vittime, gli aiuti ai superstiti, la<br />
solidarietà con i profughi, la preghiera<br />
per tutti. Questa preghiera<br />
— egli scrive nel Messaggio<br />
per la Giornata Mondiale della<br />
Pace — «non è un elemento che<br />
“viene dopo” l’impegno per la<br />
pace. Al contrario, essa sta al<br />
cuore dello sforzo per l’edificazione<br />
di una pace nell’ordine,<br />
nella giustizia e nella libertà.<br />
Pregare per la pace significa<br />
aprire il cuore umano all’irruzione<br />
della potenza rinnovatrice di<br />
Dio. Dio, con la forza vivificante<br />
della sua grazia, può creare<br />
aperture per la pace là dove<br />
sembra che vi siano soltanto<br />
ostacoli e chiusure; può rafforzare<br />
e allargare la solidarietà della<br />
famiglia umana, nonostante lunghe<br />
storie di divisioni e di lotte»<br />
(n. 14).<br />
Il cristianesimo ha molto da dire<br />
a questo proposito. Cristo ha<br />
detto: «Vi lascio la pace, vi do la<br />
mia pace» (Gv 14, 27). Espressa<br />
nella quotidianità, in quanto data<br />
e vissuta nell’incontro personale<br />
con Lui, nella casa di Nazareth o<br />
nel Cenacolo, a ben vedere si<br />
tratta di una pace destinata ad<br />
entrare nella quotidianità. Gli<br />
«operatori di pace» (Mt 5, 9),<br />
beati agli occhi del Figlio di Dio,<br />
inseriscono la profezia nei piccoli<br />
gesti quotidiani, perché «chi è<br />
fedele nel poco, è fedele anche<br />
nel molto» (Lc 16, 10). Se la<br />
guerra è entrata nelle nostre case,<br />
ossia nel quotidiano, è allora<br />
ancora più urgente che parta<br />
proprio dalle nostre case l’opera<br />
di pacificazione, di riumanizzazione<br />
delle relazioni sociali.