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DAL MONDO<br />
MARIO AGNES<br />
Direttore responsabile<br />
PAGINA<br />
TIPOGRAFIA VATICANA<br />
EDITRICE<br />
«<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong>»<br />
Redazione:<br />
via del Pellegrino<br />
00120 Città del Vaticano<br />
Segreteria di Redazione:<br />
Tel. 06.698.83461/06.698.84442<br />
Fax 06.698.83675<br />
Servizi fotografici<br />
de «L'Osservatore Romano»<br />
a cura di Arturo Mari<br />
Le foto dell'attività della Santa Sede<br />
sono del SERVIZIO FOTOGRAFICO<br />
de «L'Osservatore Romano»<br />
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.<br />
2 .<br />
Atlante geopolitico<br />
Atlante geopolitico<br />
Dieci anni fa avveniva<br />
la dissoluzione dell'Urss<br />
GIUSEPPE M. PETRONE<br />
L o<br />
smantellamento, dopo 74 anni<br />
di brutale regime comunista, del<br />
sistema sovietico si è imposto<br />
come uno degli avvenimenti di maggior<br />
rilievo del 20º secolo. Non solo<br />
ha modificato la geografia politica del<br />
mondo, ma si è anche rivelato ricco<br />
di sfide e di nuove opportunità per gli<br />
Stati indipendenti, per le entità autonome<br />
emerse, o riemerse, dall'impero<br />
sovietico, come pure per la Comunità<br />
internazionale nel suo insieme.<br />
Questo immane terremoto politico<br />
ha provocato intensi movimenti che<br />
non si sono ancora esauriti: il passaggio<br />
post-sovietico dopo dieci anni deve<br />
ancora stabilizzarsi anche se l'attuale<br />
Presidente russo, Vladimir Putin, è<br />
impegnato ad affrontare le sfide con<br />
coraggio cercando di far dimenticare<br />
al mondo il triste passato comunista.<br />
Avevano poco meno o poco più di<br />
40 anni gli uomini della squadra di<br />
Boris Yeltsin che architettarono, esattamente<br />
dieci anni fa, la dissoluzione<br />
dell'Unione Sovietica che era nata 74<br />
anni prima con la Rivoluzione d'Ottobre<br />
del 1917. Il processo di dissoluzione<br />
era cominciato il 19-21 agosto 1991<br />
con il fallito colpo di stato paradossalmente<br />
attuato dai cospiratori proprio<br />
per rafforzare l'Urss, la cui integrità<br />
era stata seriamente minacciata<br />
dalla rivolta delle tre Repubbliche<br />
Baltiche e dai conflitti interetnici che<br />
già scuotevano il Caucaso. Inoltre,<br />
due anni prima, nel febbraio del 1989,<br />
le truppe dell'Armata Rossa avevano<br />
posto termine all'occupazione dell'Afghanistan<br />
e, nel novembre dello stesso<br />
anno, con il crollo del Muro di Berlino<br />
si era disintegrata la Repubblica<br />
democratica tedesca, che non era né<br />
una Repubblica, né democratica, né<br />
tedesca e che fu uno Stato di natura<br />
senza precedenti nella storia: si trattò<br />
infatti di una costruzione artificiale<br />
voluta da Mosca, di uno Stato ideologico<br />
che doveva sostituire il consenso<br />
solo con il suo apparato di polizia e<br />
di propaganda.<br />
«Quell'8 dicembre l'Urss era già dissolta<br />
nella coscienza della gente che<br />
non voleva più vivere in un sistema<br />
totalitario», ha detto in televisione Andrei<br />
Kozyrev, il Ministro degli esteri<br />
che guidò la diplomazia della nuova<br />
Russia fino al 1995. I golpisti erano<br />
stati sconfitti dalla rivolta popolare<br />
guidata da Boris Yeltsin, il quale salì<br />
su un carro armato e lanciò la sua<br />
sfida ai «putschisti»: non passeranno.<br />
Per 61 ore il mondo era rimasto<br />
con il fiato sospeso, ma l'incitamento<br />
di Yeltsin arrampicatosi in giacca e<br />
cravatta sulla torretta di un «Tank»<br />
che incitava allo sciopero e alla disobbedienza<br />
civile riuscì a fermare per le<br />
strade di Mosca un golpe surreale. E,<br />
soprattutto, riuscì a scuotere le masse<br />
rese amorfe e apatiche dal torpore<br />
senza orizzonti del socialismo reale e<br />
rimettere a loro posto le lancette della<br />
storia. Tutti i dirigenti comunisti cercarono<br />
di forgiare individui, popoli e<br />
società conformi alla loro ideologia<br />
onnicomprensiva e millenarista. Le<br />
loro politiche attuate con il terrore e<br />
la coercizione, provocarono immense<br />
sofferenze, la perdita silenziosa di milioni<br />
di vite e le migrazioni forzate, su<br />
una scala difficilmente immaginabile.<br />
Il leader russo aveva poi ordinato<br />
la liberazione del Presidente sovietico,<br />
Mikhail Gorbaciov, prigioniero nella<br />
sua residenza in Crimea, dove stava<br />
trascorrendo un periodo di riposo.<br />
Gorbaciov, che continuava a dichia-<br />
rarsi fedele agli ideali del comunismo,<br />
voleva riformare l'Unione Sovietica,<br />
ma nonostante l'impegno in 2.352<br />
giorni come Segretario del Pcus non<br />
era riuscito a realizzare il sogno di<br />
trasformare l'Urss. Yeltsin, invece, riteneva<br />
— nel suo allora inconsapevole<br />
anticomunismo — che l'Unione Sovietica<br />
non fosse riformabile e cominciò<br />
a progettarne la distruzione.<br />
Un picconatore ancora più irruento<br />
di Yeltsin, era il Presidente ucraino,<br />
Leonid Kravciuk — era stato riconfermato<br />
nella carica da un voto popolare<br />
espresso pochi giorni prima —, che<br />
non soltanto respingeva la riforma<br />
dell'Urss proposta da Gorbaciov, ma<br />
si rifiutava perfino di andare a Mosca<br />
a discuterne. Accettò invece di andare<br />
a Beloveszhskaya Pusha (Bielorussia)<br />
per un incontro il 7 e 8 dicembre con<br />
Yeltsin e con il Presidente bielorusso,<br />
Stanislav Shushkevic.<br />
«Lì fu sepolta l'Unione Sovietica, lì<br />
nacque la Comunità di Stati indipendenti<br />
(Csi) che mise fine a 74 anni di<br />
comunismo», ha ricordato sul settimanale<br />
«Argumenti y Facti» Serghei<br />
Shakhrai, che era allora Consigliere<br />
giuridico di Yeltsin e che fu quella<br />
notte l'estensore dei Protocolli firmati<br />
dal leader russo, da Kravciuk e da<br />
Shushkevic. «Yeltsin parlava a un telefono<br />
con George Bush, il padre dell'attuale<br />
Presidente degli Stati Uniti,<br />
lo informava di quello che stava accadendo;<br />
a un altro apparecchio Shushkevic<br />
parlava con Gorbaciov» ha rivelato<br />
per la prima volta Shakhrai.<br />
Inizialmente il leader del Cremlino<br />
pensava di poter partecipare al processo<br />
di formazione della nuova Comunità<br />
di Stati indipendenti. Tornato<br />
a Mosca dalla Bielorussia, nel giro di<br />
pochi giorni Yeltsin assunse il controllo<br />
delle strutture del ministero degli<br />
interni sovietico — proclamandolo<br />
«russo» — firmò poi documenti che<br />
sancivano il passaggio dei beni dal<br />
Cremlino alla nuova Russia indipendente.<br />
La tragedia di Gorbaciov ebbe<br />
il suo epilogo la sera del 25 dicembre<br />
quando firmò le dimissioni e annunciò<br />
alla televisione: «non ho intenzione<br />
di diventare capo dell'opposizione»<br />
e cercherò di sostenere «il nuovo corso».<br />
Sull'asta del Grande Palazzo venne<br />
ammainata la bandiera rossa e fu<br />
sostituita con il tricolore russo.<br />
I leader delle altre Repubbliche sovietiche<br />
— che si erano proclamate<br />
indipendenti a partire dal fallito golpe<br />
— compresero che i tre Presidenti riformatori<br />
stavano estromettendo Gorbaciov<br />
per assumere tutti i poteri di<br />
quella che era ancora formalmente<br />
l'Urss. L'ingresso nella Csi delle altre<br />
Repubbliche fu proposto dal Presidente<br />
del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev<br />
e così il 20 dicembre fu deciso<br />
l'allargamento della Comunità. Restarono<br />
fuori (delle 15 Repubbliche che<br />
formavano l'Urss), le tre Repubbliche<br />
Baltiche — uscite dall'Unione Sovietica<br />
nel settembre di quell'anno — e la<br />
Georgia del nazionalista Zviad Gamsakhurdia,<br />
che ribadì la sua decisione<br />
di non far parte della Csi: Tbilisi<br />
avrebbe richiesto l'ingresso nella Comunità<br />
due anni dopo, sotto la leadership<br />
di Eduard Shevardnadze per<br />
anni Ministro degli esteri dell'Urss.<br />
Già l'8 dicembre, dopo il colloquio<br />
telefonico tra Yeltsin e Bush, l'allora<br />
Segretario di Stato americano, James<br />
Baker, dichiarò: «L'Urss non esiste<br />
più». Tutto il mondo comprese cosa<br />
era avvenuto in quella riunione a porte<br />
chiuse in Bielorussia.<br />
PUBBLICITÀ:<br />
PUBBLIETICA s.r.l.<br />
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AZIENDE PROMOTRICI DELLA DIFFUSIONE DE <strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong><br />
ALITALIA – INTESABci – VOBIS – ADVENIA<br />
Pubblietica sta lavorando ad un progetto teso all'incremento della diffusione de<br />
L'Osservatore Romano in collaborazione con alcune primarie aziende italiane.<br />
Lo sforzo del quotidiano della Santa Sede per diffondere la parola del Papa, soprattutto in<br />
questo particolare momento storico, può infatti essere validamente sostenuto da quanti<br />
condividono i valori propugnati dalla Chiesa cattolica.<br />
Alcune aziende hanno scelto L'Osservatore Romano come mezzo privilegiato e qualificato<br />
per divulgare il loro messaggio pubblicitario. Saranno queste aziende —<br />
sottoscrittrici di numerosi abbonamenti — a diffondere all'interno del proprio<br />
mondo di riferimento (sedi, clienti, collaboratori), questo giornale, questi valori.<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 8 Dicembre 2001<br />
STOCCOLMA — Più di duecento personalità<br />
insignite del Nobel nel corso degli<br />
anni festeggeranno nei prossimi giorni, a<br />
Stoccolma e ad Oslo, il centenario del<br />
premio istituito da Alfred Nobel e assegnato<br />
per la prima volta nel 1901.<br />
Le solenni celebrazioni si sono aperte<br />
con un convegno a Oslo (dove si conferisce<br />
il Nobel per la pace) sulle possibili<br />
strategie per arginare i conflitti armati nel<br />
XXI secolo. Nella capitale norvegese il<br />
centenario si concluderà con un grande<br />
GOVERNATORATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO POSTE VATICANE<br />
Busta-ricordo «NATALE 2001»<br />
In occasione del Santo Natale<br />
2001, le Poste Vaticane emetteranno<br />
una busta-ricordo denominata<br />
«Natale 2001.<br />
La busta reca in alto, a sinistra,<br />
la scritta Poste Vaticane, preceduta<br />
dal logo del Governatorato dello<br />
Stato della Città del Vaticano.<br />
Al centro della busta, in alto, è riprodotto<br />
lo stemma di Sua Santità<br />
Giovanni Paolo II. Sotto il logo è<br />
raffigurato un particolare del dipinto<br />
«Adorazione dei pastori» del Murillo,<br />
conservato presso la Pinacoteca<br />
Vaticana.<br />
Sul lato destro dell'immagine sono<br />
riportate le scritte in lingua italiana,<br />
inglese e tedesca, «Natale<br />
2001 - Cristo è nato. Alleluia».<br />
Il francobollo da Lire 800 della<br />
serie «Santo Natale», emesso il 22<br />
novembre 2001 è timbrato con l'annullo<br />
postale speciale posto in uso<br />
il giorno di Natale. Completano<br />
l'annullo il motto latino «CHRISTVS<br />
NATVS EST ALLELVIA» e l'iscrizione<br />
«POSTE VATICANE • 25 DICEM-<br />
BRE 2001».<br />
Celebrazioni ad Oslo e a Stoccolma del centenario del premio Nobel<br />
concerto martedì prossimo. Il giorno prima<br />
si terrà, alla presenza dei Sovrani, la<br />
cerimonia della consegna del Nobel per la<br />
pace, che quest'anno è stato conferito al<br />
Segretario generale dell'Onu Kofi Annan e<br />
alla Organizzazione da lui presieduta.<br />
A Stoccolma, dove si assegnano i Nobel<br />
per la letteratura, l'economia e le scienze,<br />
il programma dei festeggiamenti per il<br />
centenario si aprirà ufficialmente sabato<br />
Nel rovescio della busta, in basso<br />
a destra, è riprodotta la sigla PV/44<br />
identificativa della busta.<br />
Il costo di una busta-ricordo è di<br />
lire 4.000 o di lire 6.000 se racchiusa<br />
in un raccoglitore.<br />
Il contributo per le spese postali<br />
di spedizione è di lire 1.500 per gli<br />
invii raccomandati e di lire 5.000<br />
con un concerto. Lunedì il Re di Svezia,<br />
Carlo XVI Gustavo consegnerà i premi ai<br />
vincitori nelle diverse discipline. La solenne<br />
cerimonia si terrà nell'auditorium della<br />
capitale alla presenza del Primo Ministro<br />
Göran Persson. Seguirà, nella sede del<br />
municipio, il tradizionale banchetto per<br />
1.300 invitati, compresi 250 studenti.<br />
In attesa delle cerimonie di lunedì, durante<br />
il fine settimana, i premiati di que-<br />
per quelli assicurati. La richiesta va<br />
accompagnata dall'importo relativo<br />
pagato mediante vaglia postale internazionale<br />
o assegno circolare all'ordine:<br />
Poste Vaticane — Governatorato<br />
00120 Città del Vaticano<br />
Tel 06 69883406 — Fax 06 69885378<br />
st'anno terranno una serie di conferenze,<br />
mentre già da qualche giorno i loro predecessori<br />
stanno partecipando a tavole<br />
rotonde sui vari temi di loro competenza.<br />
La data della consegna dei Nobel nelle<br />
due capitali nordiche è per tradizione<br />
quella del 10 dicembre, anniversario della<br />
morte di Alfred Nobel. Oltre alla medaglia,<br />
ciascuno dei vincitori del premio riceve<br />
una somma di denaro, che varia<br />
ogni anno. In questa edizione l'importo<br />
della borsa è di 940 mila dollari.<br />
Intervento della Delegazione della Santa Sede all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite<br />
Maggiore solidarietà per la promozione<br />
della pace e dello sviluppo in Africa<br />
In occasione del dibattito sul tema<br />
dell'Ordine del giorno dell'Assemblea<br />
Generale dedicato a «Cause dei conflitti<br />
e promozione della pace e dello sviluppo<br />
durevole in Africa», S.E. Mons. Renato<br />
Raffaele Martino, Osservatore Permanente<br />
della Santa Sede presso l'ONU, ha<br />
pronunciato in Plenaria, il 4 dicembre<br />
corrente, l'intervento che pubblichiamo<br />
qui di seguito.<br />
Monsieur le Président,<br />
Saturé de problèmes, le continent<br />
africain est en proie à de nombreux<br />
conflits tant à l’intérieur des Etats<br />
qu’entre les Etats. Le Secrétaire général<br />
des Nations unies a présenté dans son<br />
rapport les causes des conflits en<br />
Afrique (cf. Les causes de conflit et la<br />
promotion d’une paix et d’un développement<br />
durables en Afrique. Rapport du<br />
Secrétaire général, II). Aujourd’hui encore,<br />
dans beaucoup de pays du continent,<br />
la vie de populations civiles innocentes,<br />
millions d’hommes, de femmes<br />
et d’enfants, est mise en danger par ces<br />
conflits armés. C’est à peine si certains<br />
de ces conflits sont évoqués sur la scène<br />
mondiale pendant que les acteurs<br />
internationaux se mobilisent dans<br />
d’autres régions de la planète pour faire<br />
cesser la violence et apporter la<br />
paix.<br />
L’Afrique d’aujourd’hui a un besoin<br />
urgent de paix. Elle a besoin du soutien<br />
résolu de la Communauté internationale<br />
non seulement pour faire cesser<br />
les guerres en cours, mais aussi pour<br />
combattre les causes profondes des conflits<br />
afin d’instaurer une paix durable<br />
sur le continent. Il s’agit, comme le<br />
rappelle si bien le Projet de déclaration<br />
ministérielle sur le Rôle du système des<br />
Nations unies concernant l’appui à<br />
apporter aux efforts des pays africains,<br />
de les aider «dans la lutte qu’ils<br />
mènent pour instaurer une paix durable,<br />
éliminer la pauvreté et parvenir au<br />
développement durable, afin d’intégrer<br />
ainsi le continent africain dans l’économie<br />
mondiale» (E/2001/L.20,2).<br />
Le Pape Paul VI faisait preuve d’une<br />
intuition prophétique lorsqu’il déclarait,<br />
il y a plus de trente ans, que «le<br />
développement est le nouveau nom de<br />
la paix» (Encyclique Populorum progressio,<br />
76-80). En effet, comme le Pape<br />
Jean-Paul II a eu l’occasion de le rappeler<br />
dans son Message pour la Journée<br />
mondiale de la Paix de l’an dernier, «Il<br />
n’y a pas de paix véritable si elle ne<br />
s’accompagne pas d’équité, de vérité,<br />
de justice et de solidarité. Est voué à<br />
l’échec tout projet qui tend à séparer<br />
deux droits indivisibles et interdépendants:<br />
le droit à la paix et le droit à un<br />
développement intégral et solidaire»<br />
(Jean-Paul II, Message pour la Journée<br />
mondiale de la Paix 2000, 13). En d’autres<br />
termes, il ne peut y avoir de paix<br />
durable sans développement, ni de développement<br />
sans paix durable.<br />
Par ailleurs, il est hors de doute que<br />
les conditions nécessaires pour la promotion<br />
du développement durable et de<br />
la paix ne peuvent être réunies sans<br />
l’instauration d’une démocratie participative<br />
qui permette aux peuples<br />
d’Afrique d’être les artisans de leur propre<br />
devenir. Il s’agit en particulier de<br />
promouvoir la bonne gouvernance, le<br />
respect des droits humains fondamentaux<br />
dans leur universalité et indivisibilité<br />
(Jean-Paul II, Message pour la<br />
Journée mondiale de la Paix 1999, 3)<br />
ainsi que des libertés fondamentales,<br />
comme cela est requis dans un Etat de<br />
droit, et comme l’exige la dignité inalié-<br />
nable de la personne humaine, qui<br />
constitue leur fondement ultime.<br />
Assoiffée de paix, l’Afrique est aussi<br />
en quête de la réconciliation entre ses<br />
différentes composantes au niveau tant<br />
local, national que régional et continental.<br />
Partant, les efforts pour promouvoir<br />
le développement de l’Afrique<br />
devront en même temps intégrer le souci<br />
de restaurer les relations sociales brisées,<br />
de redonner confiance aux uns et<br />
aux autres, de susciter la joie de la<br />
cœxistence pacifique et de l’acceptation<br />
mutuelle. A cet égard, les communautés<br />
religieuses ont joué et jouent encore<br />
un rôle de premier plan en tant<br />
qu’éveilleurs de conscience, agents et<br />
lieux de réconciliation et de pardon,<br />
sans lesquels il ne peut y avoir de paix<br />
durable.<br />
Monsieur le Président,<br />
Le monde a été le témoin de trop<br />
nombreuses situations de violence et de<br />
conflits qui ont trouvé leurs racines<br />
dans l’inégalité économique et le désespoir.<br />
Le Saint-Siège s’est exprimé maintes<br />
fois à ce sujet, particulièrement<br />
dans deux de ses plus importantes encycliques<br />
sociales, Populorum progressio<br />
et Sollicitudo rei socialis où Sa Sainteté<br />
Jean-Paul II a dit notamment: «En<br />
réalité, si la question sociale a acquis<br />
une dimension mondiale, c’est parce<br />
que l’exigence de justice ne peut être<br />
satisfaite qu’à cette échelle. Ignorer une<br />
telle exigence, ce serait courir le risque<br />
de faire naître la tentation d’une réponse<br />
violente de la part des victimes de<br />
l’injustice, comme cela se produit à<br />
l’origine de bien des guerres. Les populations<br />
exclues d’un partage équitable<br />
des biens originellement destinés à tout<br />
le monde pourraient se demander:<br />
pourquoi ne pas répondre par la violence<br />
à ceux qui sont les premiers à nous<br />
faire violence?» (Encyclique Sollicitudo<br />
rei socialis, 10).<br />
Un autre problème crucial qui continue<br />
à peser sur l’avenir des peuples<br />
africains est, sans aucun doute, celui<br />
de la dette internationale des pays du<br />
continent. Lors de la préparation du<br />
Jubilé de l’An 2000, le Saint-Père a voulu<br />
souligner, comme un des aspects caractéristiques<br />
de cette préparation,<br />
«l’engagement pour la justice et pour la<br />
paix en un monde comme le nôtre,<br />
marqué par tant de conflits et par d’intolérables<br />
inégalités sociales et économiques».<br />
Dans la même ligne, il a invité<br />
à «penser, entre autres, à une réduction<br />
importante, sinon à un effacement<br />
total, de la dette internationale qui pèse<br />
sur le destin de nombreuses nations»<br />
(Lettre apostolique Tertio Millennio adveniente,<br />
51).<br />
Dans un contexte où le maître mot<br />
est devenu la mondialisation, et où les<br />
risques de marginalisation et d’exclusion<br />
des moins performants sont réels,<br />
le Pape Jean-Paul II n’a cessé de rappeler<br />
à la conscience du monde l’urgence<br />
et le devoir de solidarité avec les pauvres.<br />
Et il est heureux que les Nations<br />
unies aient choisi de lancer un appel à<br />
la solidarité avec l’Afrique à travers<br />
leur importante initiative sur le Nouvel<br />
Ordre du jour des Nations unies pour<br />
le développement de l’Afrique dans les<br />
années 90 (cf. Nouvel Ordre du Jour des<br />
Nations unies pour le développement de<br />
l’Afrique dans les années 1990, 3), qui a<br />
le mérite de tirer l’Afrique de l’oubli en<br />
attirant l’attention des gouvernements<br />
tant africains que non africains sur les<br />
défis économiques, sociaux et politiques<br />
de ce continent.<br />
A l’heure où il faisait le bilan du<br />
chemin parcouru dans ce domaine, le<br />
Pape a été heureux de constater les efforts<br />
accomplis par les Parlements des<br />
Etats créditeurs qui ont «voté une<br />
substantielle réduction de la dette bilatérale<br />
qui grevait les pays les plus pauvres<br />
et les plus endettés», et formé «le<br />
vœu que les Gouvernements respectifs<br />
complètent rapidement ces décisions<br />
parlementaires». Par ailleurs, il a jugé<br />
problématique «la question de la dette<br />
multilatérale contractée par les pays les<br />
plus pauvres vis-à-vis des Organismes<br />
financiers internationaux» et souhaité<br />
«que les Etats-membres de ces Organisations,<br />
surtout ceux qui ont plus de<br />
pouvoir décisionnel, réussissent à trouver<br />
les consensus nécessaires pour parvenir<br />
à la solution rapide d’une question<br />
dont dépend le processus de développement<br />
de nombreux pays, avec de<br />
lourdes conséquences pour la situation<br />
économique et existentielle d’innombrables<br />
personnes» (Jean-Paul II, Lettre<br />
apostolique Novo Millennio ineunte,<br />
14).<br />
Tout en saluant la nouvelle initiative<br />
des institutions financières internationales,<br />
consistant dans l’élaboration des<br />
stratégies pour combattre la pauvreté,<br />
avec la participation notamment des<br />
Gouvernements et de la société civile<br />
des pays concernés, il est urgent que<br />
des mesures appropriées soient prises<br />
pour assurer une collaboration franche<br />
entre les Gouvernements et la société<br />
civile, de même qu’une large participation<br />
de celle-ci, de manière à ne pas<br />
étouffer la voix de ces millions de pauvres<br />
et de marginalisés, dont l’initiative<br />
onusienne voudrait améliorer les conditions<br />
de vie. Il s’agit en particulier de<br />
s’assurer que les fonds provenant de la<br />
réduction de la dette soient investis<br />
dans les secteurs qui concernent la vie<br />
des masses pauvres, tels que l’éducation<br />
et la santé. A travers leur présence<br />
au milieu des marginalisés et des exclus,<br />
les communautés religieuses sont<br />
en première ligne dans la défense des<br />
laissés pour compte. A ce titre, elles<br />
peuvent assurer, spécialement en<br />
Afrique, que ce qui est destiné aux pauvres<br />
leur revienne effectivement dans<br />
un mouvement de solidarité vécue. Il<br />
est par ailleurs souhaitable que les conditions<br />
d’accès à ce programme soient<br />
plus flexibles et que le nombre de pays<br />
pouvant bénéficier de cette initiative<br />
soit revu à la hausse, en tenant compte<br />
en particulier des pays qui souffrent de<br />
la guerre.<br />
Monsieur le Président,<br />
Dans ce contexte, comment ne pas<br />
entendre ce vibrant appel du Pape qui<br />
s’interrogeait au début de ce nouveau<br />
millénaire: «Est-il possible que dans notre<br />
temps il y ait encore des personnes<br />
qui meurent de faim, qui restent condamnées<br />
à l’analphabétisme, qui manquent<br />
des soins médicaux les plus élémentaires,<br />
qui n’aient pas de maison<br />
où s’abriter?<br />
Le tableau de la pauvreté peut être<br />
étendu indéfiniment, si nous ajoutons<br />
les nouvelles pauvretés aux anciennes,<br />
nouvelles pauvretés que l’on rencontre<br />
souvent dans des secteurs et des catégories<br />
non dépourvus de ressources économiques,<br />
mais exposés à la désespérance<br />
du non-sens, au piège de la drogue,<br />
à la solitude du grand âge ou de<br />
la maladie, à la mise à l’écart ou à la<br />
discrimination sociale» (Lettre apostolique<br />
Novo Millennio ineunte, 50).<br />
Face à cette situation, le Saint-Siège<br />
lance un appel pressant à une solidarité<br />
inventive avec les pauvres et les mar-<br />
ginalisés du monde, en particulier avec<br />
ceux d’Afrique, et forme le vœu, Monsieur<br />
le Président, que soit accordée<br />
une attention spéciale à la nouvelle initiative<br />
africaine pour le développement<br />
et que les ressources nécessaires soient<br />
mobilisées pour appuyer les efforts des<br />
pays africains dans la construction<br />
d’un futur meilleur pour le continent,<br />
dont la réalisation ne peut que contribuer<br />
à l’avènement d’un monde meilleur<br />
où règnent la justice et la paix<br />
pour tous.<br />
Je vous remercie.<br />
Uganda: oltre 30 morti<br />
per incidente stradale<br />
KAMPALA — Un camion cisterna<br />
che trasportava benzina si è ribaltato<br />
giovedì sera nel Sud-Est dell’Uganda<br />
causando oltre 30 morti,<br />
ed un’ottantina di feriti, moltissimi<br />
dei quali in gravi condizioni. Lo<br />
rendono noto fonti ufficiali, precisando<br />
che il bilancio delle vittime<br />
appare destinato ad aumentare:<br />
sia per le condizioni dei feriti, sia<br />
perché si ritiene che alcuni corpi<br />
non siano stati ancora recuperati.<br />
Il bilancio dell’incidente è stato pesante<br />
perché molte persone accorse<br />
per cercare di appropriarsi della<br />
benzina che fuoriusciva dalla cisterna<br />
rovesciata sono state coinvolte<br />
nella successiva esplosione.<br />
Ex Zaire: riesplode<br />
l'epidemia di ebola<br />
NAIROBI — Non meno di 17 morti<br />
negli ultimi giorni, ed un focolaio<br />
accertato di una trentina di casi:<br />
l’ebola — la terribile malattia<br />
emorragica che uccide nel 90 per<br />
cento dei casi — è riesplosa nella<br />
Repubblica Democratica del Congo,<br />
l’ex Zaire. Lo rendono noto<br />
fonti ufficiali congolesi di cui riferisce<br />
venerdì radio Nairobi. L’epidemia<br />
appare per ora concentrata intorno<br />
alla città di Misangandu, nel<br />
Kasai occidentale. Sempre nell’ex<br />
Zaire, nell’area della città di Kikwit,<br />
l’ebola uccise 245 persone<br />
nel 1995, mentre le vittime furono<br />
circa 200 lo scorso anno in Uganda.<br />
Negli ultimi giorni ci sono stati<br />
anche sei morti in Gabon.<br />
Messico: aumentano<br />
le droghe sintetiche<br />
CITTÀ DEL MESSICO — I cartelli<br />
del narcotraffico messicano stanno<br />
diventando i più potenti in America<br />
Latina grazie alla loro capacità di<br />
produrre in tempi rapidi ed in<br />
grandi quantità droghe sintetiche<br />
come anfetamine ed ecstasy, secondo<br />
quanto evidenzia uno studio<br />
del Governo messicano i cui risultati<br />
sono stati resi noti giovedì. Lo<br />
studio rivela che i cartelli messicani<br />
stanno progressivamente abbandonando<br />
il traffico di cocaina e<br />
marijuana a causa degli alti costi<br />
di produzione e dei rischi connessi<br />
con il trasporto negli Usa e stanno<br />
invece espandendo la produzione<br />
di droghe sintetiche.<br />
Brasile:uccisodapirati<br />
celebre navigatore<br />
BRASILIA — Il neozelandese Peter<br />
Blake, uno dei più grandi navigatori<br />
del mondo, è stato assassinato<br />
giovedì in Amazzonia da pirati che<br />
hanno abbordato la sua barca, il<br />
«Seamaster», ancorata nel Rio delle<br />
Amazzoni dove stava svolgendo<br />
ricerche scientifiche. La notizia ha<br />
colpito dolorosamente tutta la marineria<br />
mondiale, nella quale Blake<br />
godeva di stima incondizionata,<br />
non solo per le sue tante vittorie<br />
sportive (tra cui due Coppe America<br />
e la Whitbread, la regata attorno<br />
al mondo in equipaggio), ma<br />
soprattutto per il suo impegno per<br />
lo studio e la tutela dell'ambiente<br />
marino per cui aveva fondato l'associazione<br />
«Blake Expeditions»<br />
con il sostegno dell'Onu.<br />
Ue: aiuti economici<br />
all'America Centrale<br />
BRUXELLES — In risposta alla crisi<br />
provocata dalla prolungata siccità<br />
che ha colpito circa 1,5 milioni<br />
di persone nel Centroamerica, la<br />
commissione esecutiva dell'Unione<br />
Europea (Ue) ha approvato un pacchetto<br />
di aiuti urgenti per un valore<br />
di circa 4,6 miliardi di lire. A<br />
beneficiare degli interventi saranno<br />
le fasce più deboli delle popolazioni<br />
di Honduras, Nicaragua e<br />
Guatemala particolarmente colpite<br />
dalla mancanza di cibo dovuta alla<br />
perdita di raccolti agricoli. La siccità<br />
è l’ultima calamità in ordine di<br />
tempo ad essersi abbattuta sull’America<br />
Centrale, dopo i disastri<br />
causati dall’uragano Mitch nel<br />
1998, ed i due terremoti che si sono<br />
susseguiti nell’arco di pochi<br />
mesi in Salvador. Dal 1998 ad oggi<br />
la commissione europea ha assegnato<br />
fondi per circa 80 miliardi di<br />
lire per sostenere la regione.