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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

7 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Lunedì-Martedì 3-4 Dicembre 2001<br />

«Il Papa, chiamato da Gesù a confermare<br />

la fede di tutti i cristiani, ci invita a vivere<br />

nel digiuno e nella preghiera la giornata<br />

del prossimo 14 dicembre, della seconda<br />

settimana di Avvento». Lo scrive<br />

l'Arcivescovo Prelato Angelo Comastri,<br />

Delegato Pontificio di Loreto, in una lettera<br />

indirizzata ai fedeli della Prelatura e ai<br />

pellegrini del santuario della Santa Casa,<br />

invitandoli ad aderire all'iniziativa in favore<br />

della pace, promossa da Giovanni Pao-<br />

Loreto: il 14 dicembre preghiera e digiuno in risposta all'invito del Papa<br />

lo II e da lui stesso resa nota all'Angelus<br />

di domenica 18 novembre.<br />

Mons. Comastri invita tutte le parrocchie<br />

lauretane e i Padri Cappuccini della<br />

Basilica a «raccomandare vivamente l'iniziativa<br />

del Santo Padre»; esorta le comunità<br />

religiose a dedicare tutta la giornata<br />

del 14 dicembre all'adorazione eucaristica<br />

e al digiuno, ed affida alle due comunità<br />

claustrali presenti sul territorio la conse-<br />

Al termine dell'Angelus il Papa ricorda la Giornata indetta dalle Nazioni Unite<br />

Sia favorita una piena ed autentica<br />

integrazione sociale delle persone disabili<br />

Al termine della preghiera mariana<br />

dell'Angelus — recitata con i numerosi<br />

fedeli convenuti da diverse parti del<br />

mondo in Piazza San Pietro nella mattina<br />

di domenica 2 dicembre — Giovanni<br />

Paolo II ha sottolineato il significato<br />

della Giornata delle persone disabili indetta<br />

dalle Nazioni Unite. Queste sono<br />

le sue parole:<br />

Si celebra oggi la Giornata<br />

delle persone disabili, promossa<br />

dalle Nazioni Unite.<br />

Ricordando il grande incontro<br />

giubilare di un anno fa,<br />

rivolgo uno speciale saluto a<br />

tutte le persone che vivono<br />

con qualche handicap ed assicuro<br />

loro la mia vicinanza<br />

spirituale. Esprimo altresì<br />

apprezzamento per ogni iniziativa<br />

che favorisca una<br />

piena ed autentica integrazione<br />

sociale.<br />

Quindi si è rivolto con queste parole<br />

ai fedeli di espressione spagnola:<br />

Saludo cordialmente a los<br />

peregrinos de lengua española,<br />

de modo particular a los<br />

fieles de las parroquias de<br />

4 dicembre: san Giovanni Damasceno<br />

Insigne predicatore<br />

e difensore delle immagini sacre<br />

COSMO FRANCESCO RUPPI<br />

Arcivescovo di Lecce<br />

Nel momento in cui, per impulso<br />

degli ultimi Pontefici e dello stesso<br />

Concilio Vaticano II, siamo tutti impegnati<br />

nella rivalutazione della pietà<br />

popolare, scorgendovi in essa non solo<br />

le tracce di un mirabile percorso<br />

della storia cristiana, ma anche il riflesso<br />

di quella teologia delle icone,<br />

tanto cara alla Chiesa antica, anche<br />

la figura e l’insegnamento di san Giovanni<br />

Damasceno può venirci incontro.<br />

Per difenderci, infatti, dalle moderne<br />

iconoclastie che dalla Riforma sono<br />

arrivate fino ai tempi nostri, probabilmente,<br />

fino all’altro ieri della<br />

storia cristiana, è quanto mai utile riflettere<br />

e meditare sul culto della Madonna<br />

e dei Santi e sul valore delle<br />

immagini che li riproducono ai nostri<br />

occhi. Sembrerà strano, ma proprio<br />

in un’epoca profondamente critica<br />

nei confronti di tutto ciò che è passato,<br />

e a fronte di una crescente dissacrazione<br />

di ciò che apparteneva ai<br />

nostri antenati, sorge in molti il bisogno<br />

di tornare all’antico e ripristinare<br />

devozioni e osservanze, quasi del<br />

tutto desuete, che possono ancora riproporre<br />

alla nostra coscienza valori<br />

eterni, dei quali nessuno può fare a<br />

meno. A parte il fatto che anche nell’Antico<br />

Testamento Dio «ha permesso<br />

e a volte anche ordinato di fare<br />

immagini che simbolicamente conducessero<br />

alla salvezza operata: come il<br />

serpente di rame, l’arca dell’Alleanza<br />

e i cherubini» (CCC 2129), è certo<br />

che l’iconografia cristiana, attraverso<br />

l’immagine, descrive e ripresenta non<br />

solo il messaggio evangelico, ma anche<br />

quei testimoni, la Vergine e i<br />

Santi, che lo hanno maggiormente<br />

incarnato nella loro vita. A tale proposito,<br />

giova ricordare che, attraverso<br />

le immagini, noi risaliamo a Cristo<br />

Salvatore e comprendiamo ancora<br />

meglio la parola biblica: l’uomo è<br />

fatto a immagine e somiglianza di<br />

Dio.<br />

Di questa dottrina, san Giovanni<br />

Damasceno non solo è stato insigne<br />

predicatore, ma, per essa, ha pagato<br />

duramente con un martirio che merita<br />

di essere ricordato.<br />

Le vite che parlano di questo santo<br />

dottore, infatti, ricordano con commozione<br />

il taglio della mano, imposto<br />

da un califfo a seguito della denuncia<br />

fatta contro di lui all’imperatore<br />

iconoclasta Leone III. La Madonna,<br />

però, gli avrebbe subito fatto<br />

il miracolo della guarigione. Non è<br />

un episodio storico, ma la leggenda<br />

di quella mano, che aveva scritto pagine<br />

mirabili sulla Madonna, ha commosso<br />

nei secoli generazioni di fedeli<br />

e ammiratori.<br />

È certo, comunque, che l’incrudelirsi<br />

della politica dei califfi costrinse<br />

il nostro santo a ritirarsi nel monastero<br />

di san Saba a Gerusalemme,<br />

ove poté dedicarsi ai suoi numerosi<br />

studi e trattati teologici, che lo han-<br />

San Mateo de Lorca y San<br />

Pedro Apóstol del Pinatar,<br />

de la diócesis de Cartagena,<br />

y de La Paloma de San Pedro<br />

El Real, de Madrid. Así<br />

también a los profesores y<br />

alumnos del Colegio Claret<br />

de Madrid y a los marineros<br />

de la «Academia de Guerra<br />

Naval» del Ecuador. ¡Qué<br />

no reso benemerito nella storia della<br />

Chiesa.<br />

Dottore, oratore e scrittore, il Damasceno<br />

(così chiamato, per le sue<br />

origini, da Damasco) spaziò da un<br />

campo all’altro della sacra teologia e<br />

sono da rammentare, perché potrebbero<br />

anche oggi insegnarci qualcosa<br />

di attuale, le sue ricerche e i suoi<br />

studi sull’Islamismo. Anche la sua<br />

Exspositio fidei, più volte tradotta<br />

nelle lingue moderne, conserva la<br />

sua attualità, ma ciò che più lo ha<br />

reso celebre è il suo trattato In difesa<br />

delle sacre immagini.<br />

«Una volta — insegna il Damasceno<br />

— Dio, non avendo né corpo, né<br />

figura, non poteva in alcun modo essere<br />

rappresentato da una immagine.<br />

Ma ora, che si è fatto vedere nella<br />

carne e che ha vissuto con gli uomini,<br />

posso fare una immagine di ciò<br />

che ho visto di Dio... A viso scoperto,<br />

noi contempliamo la gloria di<br />

Dio». Le immagini, dunque, servono<br />

per arrivare a Dio e per contemplarne<br />

la gloria. Per questo, vanno non<br />

solo conservate, ma onorate, come<br />

autorevolmente fu sancito dal Concilio<br />

di Nicea II.<br />

Nei tre discorsi sulle immagini sacre,<br />

il santo dottore confuta risolutamente<br />

la dottrina iconoclasta e dimostra<br />

la liceità del culto delle immagini,<br />

spiegando, con parole ineccepibili,<br />

il divieto antico di venerare le immagini.<br />

Il comando del Signore: non<br />

avrai altro Dio fuori di me non è,<br />

pertanto, un divieto delle immagini,<br />

bensì un divieto della idolatria, assai<br />

frequente nei tempi antichi.<br />

È vero, egli dice, che Dio non può<br />

essere rappresentato nella sua divinità,<br />

ma lo può nella sua umanità. Il<br />

Damasceno approfondisce e valorizza<br />

il concetto di immagine sacra, affermando<br />

che essa ci aiuta a risalire alla<br />

persona che viene raffigurata: noi,<br />

cioè, non veneriamo una tela o una<br />

tavola, ma quello che in essa è rappresentato,<br />

ossia Cristo, la Vergine e<br />

i Santi. L’immagine sacra adempie<br />

alla funzione di ravvivare la pietà e<br />

sviluppare lo zelo cristiano, perciò la<br />

sua soppressione rappresenta un depauperamento<br />

della vita e della stessa<br />

teologia.<br />

Quando nei tempi giovanili — ci<br />

sia consentito questo personale ricordo<br />

— avemmo modo di entrare nella<br />

antica cattedrale di Ginevra, tolta ai<br />

cattolici e divenuta uno dei centri più<br />

significativi della Riforma calvinista,<br />

rimanemmo sconcertati nel vedere<br />

tutti quegli altari senza immagini e le<br />

mura che dovevano essere anticamente<br />

onorate da mirabili iconi, del<br />

tutto spoglie. Una visione fredda e<br />

sconcertante, che non abbiamo dimenticato<br />

più, anche al pensiero di<br />

tante madonne e tanti santi strappati<br />

e forse anche definitivamente cancellati<br />

dalla storia dell’arte sacra...<br />

La pietà popolare si è sempre avvalsa<br />

delle immagini sacre e sempre<br />

più si avvarrà, per alimentare quel<br />

vero culto alla Vergine e ai Santi,<br />

che conduce a Cristo e avvicina Dio<br />

all’uomo.<br />

este tiempo de Adviento, que<br />

hoy comenzamos, avive en<br />

vuestros corazones el deseo<br />

de salir al encuentro de Cristo,<br />

que viene. ¡Que Dios os<br />

bendiga!<br />

Ai pellegrini di lingua polacca ha indirizzato<br />

il seguente saluto:<br />

Pozdrawiam serdecznie<br />

gna di pregare durante tutta la notte, iniziando<br />

cioè dai secondi Vespri del 13.<br />

«Si innalzi da Loreto — auspica l'Arcivescovo<br />

Prelato — un grido di fede e di<br />

implorazione di pace che noi affidiamo alla<br />

Madonna, affinché lo presenti al suo Divin<br />

Figlio, Principe della Pace attraverso<br />

l'effusione del suo sangue per amore di<br />

tutta l'umanità».<br />

La lettera di Mons. Comastri nasce dal-<br />

la consapevolezza che «sicuramente il Papa<br />

avverte la gravità del momento, soffre<br />

per le violenze». «Il Papa sente — scrive<br />

il Presule — che l'umanità si sta allontanando<br />

da Dio perché la violenza è il segno<br />

di Satana, che Gesù significativamente<br />

chiama “omicida fin dal principio”».<br />

Mons. Comastri esorta per questo i fedeli<br />

a tornare al Signore «con tutto il cuore,<br />

con tutta la vita e con lo slancio di una<br />

preghiera umile e perseverante, sostenuta<br />

dalla forza di implorazione del digiuno».<br />

Omelia del Card. Szoka per l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano<br />

Prudenza, fortezza e temperanza per vivere<br />

in pienezza la dimensione della giustizia<br />

Pubblichiamo qui di seguito l'omelia<br />

pronunciata dal Cardinale Casimir Szoka,<br />

durante la Messa celebrata in occasione<br />

dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario<br />

del Tribunale dello Stato della<br />

Città del Vaticano:<br />

Eminenze,<br />

Eccellenze,<br />

Signori Magistrati,<br />

Signori Avvocati,<br />

Signori collaboratori dei Tribunali civili<br />

e del Tribunale ecclesiastico del Vicariato<br />

dello Stato della Città del Vaticano.<br />

Fedeli ad una saggia consuetudine,<br />

anche quest’anno ci ritroviamo insieme<br />

per affidare al Signore il Vostro lavoro<br />

di operatori della giustizia, in occasione<br />

dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario<br />

degli Organi preposti all’amministrazione<br />

della giustizia nella Città del<br />

Vaticano.<br />

Lo facciamo — come sempre — con<br />

la celebrazione della Messa votiva dello<br />

Spirito Santo, di cui invochiamo la luce<br />

interiore per poter compiere con fedeltà<br />

e con frutto un ministero così delicato.<br />

Ringrazio molto cordialmente dell’invito<br />

a presiedere la Celebrazione dell’Eucarestia,<br />

che costituisce per me<br />

un’occasione molto gradita di incontro<br />

con Voi attorno all’altare del Signore.<br />

Con particolare soddisfazione spirituale<br />

condivido, dunque, con Voi questo<br />

momento di preghiera allo Spirito<br />

Santo.<br />

Voglio anche esprimerVi, in questo<br />

consueto incontro annuale, la mia<br />

grande considerazione per il Vostro lavoro,<br />

molto prezioso e delicato, a servizio<br />

dello Stato della Città del Vaticano,<br />

dove siete incaricati di amministrare la<br />

giustizia a nome del Santo Padre.<br />

Condividendo non solo la fede in Cristo,<br />

ma, nei ruoli propri a ciascuno, il<br />

servizio al Santo Padre, soprattutto come<br />

Sovrano dello Stato, è bello che ci<br />

sosteniamo fraternamente anche con la<br />

preghiera, perché tutti possiamo meglio<br />

lavorare, nel nome del Signore, per il<br />

bene della Chiesa.<br />

Sappiamo che per ogni operatore del<br />

diritto ed ogni responsabile della pubblica<br />

Amministrazione sono indispensabili,<br />

se vuole compiere in modo costruttivo<br />

il suo servizio alla società, alcune<br />

doti umane, quali una grande competenza<br />

professionale, una profonda saggezza,<br />

un serio equilibrio e la capacità<br />

di non lasciarsi influenzare da considerazioni<br />

estranee ai fatti.<br />

Come credenti, sappiamo anche che<br />

chi è chiamato ad operare per il bene<br />

pubblico e a decidere sui diritti di chi<br />

invoca il loro ministero ha bisogno di<br />

un sostegno particolare da parte di Dio,<br />

di un supplemento di luce soprannaturale,<br />

della guida dello Spirito Santo,<br />

che lo ponga in sintonia con Chi è il<br />

fondamento di ogni giustizia.<br />

Lo specialissimo legame dello Stato<br />

della Città del Vaticano con la Chiesa e<br />

con il Suo Supremo Pastore postula,<br />

poi, in modo particolare che noi ci<br />

pielgrzymów z Polski. Szczęść<br />

w Boże!<br />

Questa è una nostra traduzione italiana<br />

delle sue parole:<br />

Saluto cordialmente i pellegrini<br />

giunti dalla Polonia.<br />

Dio vi benedica!<br />

Infine il Santo Padre ha salutato così<br />

i fedeli di espressione italiana:<br />

Rivolgo un cordiale saluto<br />

ai pellegrini di lingua italiana,<br />

in particolare al gruppo<br />

di studenti di Catania, che,<br />

vincendo un concorso, hanno<br />

meritato di venire a Roma<br />

ad incontrare le più alte<br />

cariche dello Stato. Colgo<br />

l’occasione per rinnovare<br />

l’auspicio che, grazie alla<br />

collaborazione di tutte le<br />

componenti del mondo scolastico,<br />

la scuola possa sempre<br />

assicurare alla società il<br />

suo indispensabile servizio<br />

educativo e formativo.<br />

A tutti auguro una buona<br />

domenica.<br />

Sabato scorso, 1° dicembre, nella Cappella di s. Marta, (Palazzo del Governatorato),<br />

Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Edmund Casimir<br />

Szoka, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano,<br />

ha celebrato la Santa Messa de Spiritu Sancto per l’inaugurazione del<br />

settantatreesimo anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.<br />

Erano presenti il presidente del Tribunale Prof. Giuseppe Dalla Torre, il<br />

giudice Avv. Gianluigi Marrone, con il notaro attuario dott. Claudio Ceresa, il<br />

notaro attuario supplente, Rag. Raffaele Ottaviano, e gli ufficiali giudiziari.<br />

Assistevano inoltre: per la Corte di Cassazione l’Em.mo Card. Gilberto Agustoni,<br />

con il promotore di giustizia Rev. Gian Paolo Montini; per la Corte<br />

d’Appello il Presidente Mons. Francesco Bruno, con i giudici P. Gianfranco<br />

Ghirlanda, Mons. José Maria Serrano Ruiz, S.E Mons. Raffaello Funghini,<br />

Mons. Joaquín Llobell, con il promotore di giustizia Prof. Avv. Giovanni Giacobbe;<br />

per il Tribunale Ecclesiastico il Vicario Giudiziale P. Velasio De Paolis,<br />

con il giudice Mons. Brian Edwin Ferme e il difensore del Vincolo Mons. Antonio<br />

Nicolai.<br />

Delle cariche dello Stato era presente Mons. Giorgio Corbellini, Vice Segretario<br />

Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.<br />

Erano altresì presenti: gli Avv. Vittorio Trocchi, Carlo Tricerri, Antonio Vianello,<br />

Luigi Montagnaro, Alfredo Ottaviani e Carlo Carrieri.<br />

La celebrazione è stata accompagnata dal coro diretto da Mons. Pablo<br />

Colino.<br />

muoviamo con la luce che viene dall’alto.<br />

Allo Spirito Santo, alla luce con cui<br />

egli sostiene l’impegno della nostra intelligenza<br />

nella ricerca sincera della verità,<br />

e alla grazia con cui egli plasma il<br />

nostro cuore per formarlo ad un amore<br />

sempre più appassionato alla giustizia,<br />

affidiamo il Vostro lavoro, come quello<br />

di tutti coloro che operano all’interno<br />

della Città del Vaticano, a servizio della<br />

Santa Sede e delle varie strutture dello<br />

Stato.<br />

Vorrei offrirVi in questo contesto alcune<br />

riflessioni, tratte soprattutto da<br />

qualche versetto del Libro della Sapienza,<br />

proclamato in questa Liturgia.<br />

Per chi «ama la giustizia» — esso ci<br />

insegna — «le virtù sono il frutto delle<br />

sue fatiche».<br />

«Essa insegna, infatti, la temperanza<br />

e la prudenza, la giustizia e la fortezza».<br />

Vivere in pienezza la dimensione della<br />

giustizia, dunque, non è soltanto il<br />

risultato di una disposizione interiore,<br />

ferma ed abituale, a fare il bene — che<br />

viene dalla sapienza e dalla quale scaturiscono<br />

atti intrinsecamente buoni<br />

—, ma a sua volta genera frutti morali<br />

esemplari.<br />

Così è anche per ciascuno di Voi, che<br />

opera, a diverso titolo, per l’affermazione<br />

concreta della giustizia nella particolarissima<br />

realtà sociale ed istituzionale<br />

della Città del Vaticano, dove i più<br />

solenni atti di giurisdizione sono adottati<br />

in nome del Sommo Pontefice.<br />

È dunque a nome del Papa, Vicario<br />

di Cristo, che — dopo gli accertamenti,<br />

non sempre facili, perseguiti attraverso<br />

diverse fasi processuali, disposte a tutela<br />

dei diritti e della stessa dignità umana<br />

delle parti, anche se penalmente imputate<br />

—, viene proclamato ciò che è<br />

«dovuto» a ciascuno.<br />

E ciò si deve fare tenendo ben presente<br />

che è a Dio, prima di tutto, che è<br />

necessario attribuire il riferimento di<br />

ogni cosa, di ogni persona, di ogni<br />

umana vicenda.<br />

È da questo costante riferimento spirituale<br />

e morale che può derivare un<br />

confronto dei fatti alla legge positiva,<br />

che non sia puramente applicazione<br />

burocratica di principi, ma piuttosto<br />

un fraterno richiamo al rispetto dell’Autorità<br />

nei suoi comandi legittimi e<br />

generali, espressi appunto nelle leggi,<br />

ed insieme un incitamento all’armonia<br />

delle relazioni umane ed uno sforzo<br />

concreto di ristabilimento dell’ordine<br />

sociale, lacerato da ogni azione contra<br />

legem.<br />

In che senso, allora, le «fatiche» dell’operatore<br />

della legge, che ama e pratica<br />

la giustizia, sono in grado di generare,<br />

a loro volta atteggiamenti virtuosi,<br />

necessari alla stessa attività di giurisdizione,<br />

propria di Voi Magistrati, o comunque<br />

ministri dei Tribunali?<br />

Dall’impegno a coltivare la giustizia<br />

può derivare innanzitutto un atteggiamento<br />

di prudenza.<br />

Se è vero, infatti, che il percorso giudiziario<br />

è contrassegnato dalla costante<br />

ricerca delle «prove», su cui si fondano<br />

le affermazioni delle parti ed, infine, le<br />

sentenze giudiziarie, occorre saper scegliere,<br />

in ogni circostanza, gli strumenti<br />

adeguati al perseguimento dell’obiettivo<br />

finale.<br />

Senza posizioni preconcette, senza<br />

personalismi o, peggio ancora, propensione<br />

al protagonismo del proprio ruolo,<br />

gli operatori della giustizia si qualificano<br />

nell’individuare la «retta norma<br />

dell’azione», cara a san Tommaso d’Aquino,<br />

e cioè l’applicazione intelligente<br />

e precisa, al caso concreto, delle previsioni<br />

universali della norma.<br />

Accanto a tale atteggiamento di prudenza,<br />

un’altra dimensione virtuosa —<br />

che deriva dalle fatiche di praticare la<br />

giustizia, ed insieme reca ad essa un<br />

indispensabile alimento — è costituita<br />

dalla fortezza.<br />

Si tratta, cioè, di non cedere allo<br />

sconforto che le immancabili difficoltà<br />

possono recare in questo ambito della<br />

vita pubblica, ma piuttosto sostenere<br />

con fermezza, nei principi e nelle scelte<br />

operative, l’intera attività giudiziaria,<br />

alla quale imprimere solidità attraverso<br />

la tenace costanza nella ricerca della<br />

verità.<br />

Ed infine la temperanza, in stretta<br />

connessione proprio con tale ricerca<br />

della verità.<br />

Infatti, una delle più deleterie interpretazioni<br />

dello ius dicere è la tentazione<br />

di identificare tale pur altissima<br />

funzione con il possesso indiscusso della<br />

stessa verità.<br />

Un’interpretazione del proprio ruolo,<br />

che nascesse da una passione di grandezza,<br />

può minare, come una tentazione<br />

sottile, l’esercizio di ogni umana autorità,<br />

producendo frutti distruttivi,<br />

non solo per i singoli, ma per le stesse<br />

Istituzioni.<br />

Quanto è invece preziosa quella temperanza<br />

che rende capaci di discrezione,<br />

di senso della misura, di equilibrio<br />

interiore e, per conseguenza, di equilibrata,<br />

serena, considerazione delle regole<br />

giuridiche, degli atti che in forza<br />

delle stesse si compiono, delle pretese e<br />

delle decisioni, delle difese e delle requisitorie,<br />

delle istanze e delle sentenze!<br />

Così — con questa come con le altre<br />

virtù, che la pratica della giustizia genera<br />

e dalle quali viene sostenuta ed<br />

alimentata — si offre a Dio, come insegna<br />

sant’Agostino, «un amore totale,<br />

che nessuna sventura può far vacillare»<br />

(Sant'Agostino, De moribus Ecclesiae<br />

catholicae, 1, 25, 46, in PL 32, 1330).<br />

E di sventure, piccole e grandi — come<br />

i nostri giorni ci inducono con più<br />

forte preoccupazione a pensare — è costellata<br />

inevitabilmente la realtà della<br />

vita e la funzione della giustizia, che<br />

non prescinde dai limiti in cui si svolge<br />

il resto della vita umana.<br />

In Vaticano, questa funzione — come<br />

ogni altra funzione pubblica — non<br />

può che mirare in ultima istanza a servire,<br />

nel nome del Sommo Pontefice,<br />

Dio Padre nei fratelli, per dare, anche<br />

nella dimensione temporale, un coerente<br />

appoggio alla missione di servizio del<br />

Pastore Supremo della Chiesa Universale.<br />

Per poter rispondere adeguatamente<br />

al nostro compito, poniamo oggi, come<br />

ogni anno, il Vostro ed il nostro lavoro<br />

sotto la luce e la guida dello Spirito<br />

Santo, perché a tutti Egli dia la necessaria<br />

sapienza del cuore.<br />

Abbiamo sentito da Gesù — nel Vangelo<br />

— «Chi ha sete venga a me e beva,<br />

chi crede in me».<br />

È sulla Sua parola che ci accostiamo<br />

a Lui, nella fede e nella preghiera, per<br />

avere la luce necessaria a svolgere i nostri<br />

compiti, nei quali si traduce non<br />

solo l’impegno ad esercitare la nostra<br />

responsabilità umana, ma anche la risposta<br />

alla missione di servizio alla<br />

Chiesa ed ai fratelli, ricevuta da Dio.<br />

A Maria — Sede della Sapienza di<br />

Dio e Specchio della Sua Giustizia —<br />

affidiamo tutti, con amore e fiducia di<br />

figli, il nostro ed il Vostro lavoro, certi<br />

della sua materna e costante protezione<br />

e della sua guida.<br />

Sia lodato Gesù Cristo.

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