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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

7 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Domenica 30 Dicembre 2001<br />

Mons. Domenico Savarese (1903-1955)<br />

Vescovo di Vallo della Lucania<br />

Atleta dello spirito, apostolo della vita<br />

ALFONSO D'ERRICO<br />

Vi sono nella vita incontri con persone<br />

che profondamente ci colpiscono.<br />

Così sotto le arcate della Basilica di san<br />

Tammaro, in Grumo Nevano, a me pare<br />

di sentire ancora vibrante la voce che<br />

ammonisce ed incita, sembra scorgere<br />

ancora aggirarsi la dolce figura di Mons.<br />

Domenico Savarese. Ai miei occhi, allora<br />

di ragazzino, balza viva la sua figura<br />

austera e signorile, il suo volto ovale,<br />

bruno olivastro, incorniciato dal nero<br />

dei suoi abiti. Il suo sorriso lieve e incantevole<br />

appare ancora col suo fascino<br />

particolare. Quel sorriso luminoso che<br />

mantenne anche durante la sua salita al<br />

Calvario, ansante della sua pesante croce,<br />

senza sosta e senza lamento. Qui rievoco<br />

la dolce e paterna immagine di un<br />

padre buono il cui ricordo si innesta nella<br />

mia vita.<br />

E chi ha conosciuto Mons. Savarese<br />

vive del suo ricordo, dei suoi insegnamenti,<br />

della sua luce.<br />

Gli inizi<br />

Nato a Qualiano, grosso centro agricolo<br />

vicino Pozzuoli, il 25 ottobre 1903,<br />

Mons. Savarese sentì ben presto la voce<br />

del Signore che insistentemente ed amorosamente<br />

lo chiamava nella Sua casa e,<br />

sotto la saggia guida di una madre santa,<br />

entrò giovanetto ancora nel Seminario<br />

di Aversa dove percorse a passi di gigante<br />

la carriera degli studi filosofici e<br />

teologici e il 1927 riceveva la consacrazione<br />

sacerdotale.<br />

Le sue virtù, la sua pietà, l'innata<br />

prudenza non disgiunta da paterna fermezza<br />

lo chiamarono ben presto a posti<br />

di responsabilità nella diocesi di Aversa:<br />

in Curia, nel Capitolo, nelle scuole, nell'Azione<br />

Cattolica e fu dato come valido<br />

aiuto all'allora Rettore del Seminario di<br />

Aversa, Mons. Federico Pezzullo, e<br />

quando questi, per le sue preclari doti,<br />

fu eletto Vescovo di Policastro, Mons.<br />

Savarese assunse la direzione del Seminario<br />

di Aversa dando, col suo grande<br />

cuore, forte incremento alle vocazioni<br />

ecclesiastiche, in modo da fare di quel<br />

Seminario uno dei migliori e più rinomati<br />

d'Italia.<br />

La sua intelligenza positiva, la sua<br />

cultura soda, il suo porgere pieno di<br />

saggezza, la sua pietà sentita e profonda,<br />

ma senza posa, facevano di lui, ricco<br />

di tanti pregi, un sacerdote incomparabilmente<br />

superiore e attraente. E benché<br />

giovane riempiva della sua personalità<br />

la diocesi aversana, anzi essa era così<br />

potente che si proiettava anche fuori<br />

diocesi.<br />

La sua luce non poteva rimanere come<br />

la fiaccola sotto il moggio e la Chiesa<br />

gli affidò più vasto campo di apostolato<br />

e la diocesi di Vallo della Lucania<br />

poté avere l'onore di vederlo Vescovo,<br />

reggitore delle sue sorti.<br />

L'onda di entusiasmo si manifestò in<br />

tutta la sua veemenza in un tardo pomeriggio<br />

mariano del 1947, quando la popolazione<br />

di Vallo e della vasta diocesi<br />

s'incontrò col suo Pastore e gli animi si<br />

fusero in un palpito d'amore. Data da<br />

quel giorno il mistico sposalizio tra il<br />

Vescovo Savarese e la diocesi amata,<br />

per cui profuse tesori e tesori senza limiti<br />

della sua mente e del suo grande<br />

cuore.<br />

Vescovo di Vallo<br />

Che cosa non ha dato Mons. Savarese<br />

per la sua diocesi e per i suoi figli che<br />

amava fino al sacrificio di sé stesso, fino<br />

all'annientamento della sua personalità?<br />

Può dirsi che la sua vita si era svolta<br />

nel Seminario, per cui appena in diocesi,<br />

sentì forte il bisogno di portare a termine<br />

l'opera di un suo grande e illustre<br />

predecessore, Mons. Francesco Cammarota,per<br />

cui sentiva filiale riconoscenza.<br />

Con slancio eroico e mente audace, fidando<br />

nella Provvidenza, concepì e attuò<br />

un piano di lavoro che avrebbe spaventato<br />

le menti più ardite e volle completare<br />

l'incompiuto Seminario con la<br />

costruzione della magnifica cappella,<br />

che volle arricchita di marmi, di pitture,<br />

di oro. Il clero fu entusiasta di questa<br />

costruzione e cogliendo la felice coincidenza<br />

dell'inaugurazione con il 25° di sacerdozio<br />

del Vescovo, volle offrire un<br />

nuovo altare che per stile e ricchezza<br />

fosse degno del sacro luogo.<br />

Ampi e moderni dormitori, di tutto<br />

punto attrezzati e arredati resero completo<br />

e comodo il Seminario.<br />

Ma un Vescovo non si può contentare<br />

dell'edificio: lo vuole pieno di seminaristi<br />

e frattanto che l'opera di pietra si<br />

completava egli mise mano ad altra opera,<br />

spirituale questa, creando l'Opera<br />

Vocazioni Ecclesiastiche che si propagò<br />

in tutte le parrocchie e portò alla rifioritura<br />

del Seminario: in pochi anni gli<br />

alunni superarono il centinaio, per le sole<br />

cinque classi del Ginnasio di allora.<br />

Per la formazione e per gli studi scelse<br />

un corpo di sacerdoti formati e colti.<br />

Ma il Seminario è finalizzato alle anime,<br />

cioè alle parrocchie che già allora<br />

superavano il centinaio, per una popolazione<br />

di circa 150 mila anime. Le diocesi<br />

situate in regioni montuose sono svantaggiate<br />

dal fatto di avere la popolazione<br />

molto frazionata.<br />

Il Clero di Vallo della Lucania non<br />

era di numero insufficiente in rapporto<br />

agli abitanti della diocesi, ma lo diventava<br />

in rapporto al numero delle parroc-<br />

chie, in gran parte piccole e molto distanti<br />

tra loro. Oggi si ovvia a questa<br />

difficoltà con l'automobile, ma a quei<br />

tempi tale mezzo era un lusso che soltanto<br />

un Vescovo poteva permettersi,<br />

non certo un sacerdote di montagna!<br />

Mons. Savarese ebbe allora un'idea:<br />

comprò quattro motociclette e le diede<br />

Fu la consacrazione di Mons. Savarese un'apoteosi!<br />

Un risveglio di fede in tutta la Diocesi di Aversa,<br />

che fu impegnata nella preparazione con l'adorazione<br />

e con conferenze nelle scuole e nelle comunità,<br />

nelle parrocchie. Era un laboratorio! Tanti parteciparono!<br />

Ero anch'io presente quel 13 aprile 1947 nel<br />

duomo normanno di Aversa, con altri ragazzini, accompagnati<br />

dal nostro parroco Mons. Stefano Landolfo,<br />

da don Antonio Chiacchio, da don Luigi Campanile<br />

e dal presidente dell'A.C. il professor Emilio<br />

Rasulo, insigne storico delle nostre terre.<br />

Mons. Savarese era conosciuto in tutta la Diocesi<br />

in quanto Assistente diocesano di A.C. e Rettore del<br />

Seminario. Cercare gli operai per i campi di Dio fu<br />

la sua preminente aspirazione. Istituì l'Opera Vocazioni<br />

con un'organizzazione lenta ma capillare che<br />

perfezionava quella creata da S.E. Carmine Cesarano.<br />

Da prima sono poche buone distinte collaboratrici<br />

che cominciano a lavorare.<br />

Oggi sia a Vallo sia ad Aversa esiste una funzionante<br />

Opera Vocazioni e soprattutto esistono gruppi<br />

e laboratori vocazionali. «Occorre sensibilizzare il popolo<br />

ai nostri problemi» ripeteva. Nascono così gli<br />

«Amici del Seminario», le giornate parrocchiali per le<br />

vocazioni, l'adorazione del Primo Giovedì e della Seconda<br />

Domenica per le vocazioni e per i chiamati.<br />

«Il Seminario deve diventare il problema per tutti i<br />

fedeli. Facciamolo conoscere ed amare»: le porte del<br />

Seminario si aprirono ai giovani, ai preti, al laicato,<br />

alle suore per coinvolgere tutti.<br />

ad altrettanti giovani preti e in questo<br />

modo riuscì a coprire un buon numero<br />

di parrocchie vacanti.<br />

Non gli bastava però avere un sacerdote<br />

in ogni parrocchia, voleva che ci<br />

fossero anche le suore, per l'infanzia e<br />

la gioventù. Non che in diocesi mancassero:<br />

erano nei centri maggiori, ma lui<br />

le voleva dappertutto. Così cominciò a<br />

contattare, oltre gli Istituti già attivi in<br />

diocesi, altri nascenti e desiderosi di<br />

espandersi. Il primo fu quello delle Discepole<br />

di santa Teresa di Gesù Bambino,<br />

fondate dal sacerdote aversano Antonio<br />

Migliaccio a Qualiano, paese nativo<br />

dello stesso Vescovo. Queste giunse-<br />

Ricordi aversani<br />

Il Signore lo aveva umanamente dotato in modo<br />

mirabile. Ebbe intelligenza chiara ed aperta, pronta<br />

e vivace; capacità dialettica non comuni, calore sincero<br />

e profondo, volontà tenace. La chiarezza delle<br />

sue ampie vedute, la sua abituale capacità di guardare<br />

all'essenziale, anche al di là dell'occasione o del<br />

momento, il suo saper pretendere non più di quello<br />

che gli altri potevano dare, l'entrare in sintonia immediatamente<br />

con chi si rivolgeva a lui, ispirando<br />

subito simpatia e fiducia.<br />

Un'altra dote egli ebbe tutt'altro che comune: conobbe<br />

il segreto di far lavorare i suoi collaboratori<br />

lasciando loro una piena libertà di azione, nello stesso<br />

tempo tutti seguiva e tutto univa sotto il paterno,<br />

lieve giogo della sua direzione. Sulle doti umane si<br />

innestarono quelle sacerdotali e soprannaturali. Obbedienza<br />

filiale ai superiori, senza l'atteggiamento<br />

del servilismo o dell'adulazione.<br />

Gli incontri che noi ragazzi abbiamo avuto con<br />

Mons. Savarese durante le visite periodiche in san<br />

Tammaro non si cancelleranno più dal nostro cuore.<br />

Il suo sguardo, il suo sorriso, talvolta la durezza del<br />

suo volto, la sua voce, la ponderata prontezza delle<br />

sue decisioni, l'affetto sacerdotale, la sapienza dei<br />

suoi consigli, dei suoi richiami, dei suoi ammonimenti<br />

sono scritti nel libro del Signore e nel cuore di<br />

chi l'ha conosciuto.<br />

Con Mons. Landolfo e gli altri sacerdoti di Grumo<br />

Nevano, sono andato a via Tasso a fargli visita e dal<br />

suo letto con serenità affrontava, con lo stile di sem-<br />

L'altare maggiore della Cattedrale di Aversa - L. Vanvitelli (sec. XVIII)<br />

ro a Vallo e aprirono case a Rutino, a<br />

Laureana Cilento, ad Ascea.<br />

Sono tuttora al Sacro Monte di Novi<br />

Velia, frequentatissimo Santuario mariano,<br />

fra i più alti d'Italia, a 1704 metri di<br />

altezza, inaccessibile d'inverno, aperto<br />

da maggio a ottobre, per chi era in grado<br />

di salire il largo sentiero a gradinate.<br />

pre, il male: col sorriso sulle labbra, scherzando come<br />

se fosse cosa da nulla.<br />

Passò senza far chiasso e affrontò la morte con<br />

una serenità così grande da farci sembrare un sogno<br />

irreale gli ultimi istanti della sua vita terrena.<br />

Nell'ultimo incontro Mons. Savarese mi disse: «Offro<br />

la mia vita per i seminaristi, per il Seminario di<br />

Vallo e per quello di Aversa». Con il suo luminoso<br />

sorriso ci salutò. Austero per temperamento e di poche<br />

parole quando si trattava di pianificare il lavoro<br />

aveva infuso un ritmo di vita nuova nei Seminari. In<br />

un ciclo di anni relativamente breve — otto — ha<br />

profuso i tesori della sua intelligenza e del suo cuore<br />

unitamente alle instancabili attività.<br />

Un uomo dalla tempra adamantina, di carattere<br />

deciso e realizzatore, alieno dalle lodi, di intelligenza<br />

penetrante e viva, abile conoscitore degli uomini.<br />

È stato «uno straccio della divina volontà». Ricordo<br />

questa sua frase durante la visita a via Tasso<br />

mentre giaceva malato.<br />

Uno straccio serve a tutti gli usi, poi si mette da<br />

parte finché si butta in un angolo quando s'è consumato.<br />

Mons. Savarese è stato veramente «pronto»<br />

sempre ad ogni cenno del Signore, a qualunque lavoro<br />

di apostolo, persuaso che tutto rientra nel disegno<br />

buono e provvidenziale di Dio.<br />

E così entrò nell'interiore di Gesù, gustando il mistero<br />

intimo del suo amore con la stessa semplicità<br />

dei piccoli, imitando il grandeMissionariodel Padre.<br />

Migliaia di scalini che i fedeli scalavano<br />

sostenuti dalla fede e lieti di sperimentare<br />

un'ascensione che era anche dello<br />

spirito. Oggi è più facile: una bella strada<br />

asfaltata porta sulla vetta. Ma allora,<br />

per chi non era allenato ai monti c'era<br />

l'asino e così il Vescovo Savarese si portava<br />

alla Madre del Signore. La pietà<br />

mariana di Mons. Savarese era nota.<br />

Chi poi gli stava vicino osservava come<br />

passava il tempo nell'andare da Vallo ai<br />

paesi, specialmente se lo scopo era la<br />

Santa Visita. Le strade della diocesi, non<br />

ancora asfaltate e tutte curve, imponevano<br />

del tempo per raggiungere le parrocchie.<br />

Quel tempo si passava in preghiera:<br />

era di rigore il rosario di quindici<br />

poste con l'aggiunta delle devozioni<br />

conosciute. Si andava a seminare in un<br />

campo certamente già ben arato, ma ci<br />

voleva il fertilizzante della preghiera.<br />

Giunti al paese, recatisi in corteo alla<br />

chiesa, tutti ascoltavano il Vescovo. Egli<br />

aveva un parlare facile, fluido. Aveva<br />

una voce chiara, sonante, un porgere<br />

suasivo. La gente lo ascoltava volentieri<br />

e bisogna sapere che Mons. Savarese<br />

aveva da tempo fama di grande e ottimo<br />

Predicatore tanto che lo richiedevano<br />

anche da fuori la diocesi di Aversa.<br />

Qualcuno per questo gli aveva attribuito<br />

il titolo un po' ampolloso di Predicatore<br />

Apostolico indicando con ciò che<br />

la sua predicazione era un vero apostolato.<br />

Dopo un certo numero di parrocchie<br />

visitate egli cominciò a riflettere su<br />

quanto aveva visto, non solo del livello<br />

di vita cristiana degli abitanti, ma anche<br />

in quali condizioni vivevano. Così egli<br />

notò che c'era una sofferenza comune<br />

ai paesi del Cilento: mancavano di acqua<br />

potabile. Un giorno quindi invitò in<br />

Episcopio tutti i Sindaci del Cilento, oltre<br />

quaranta, e li invitò a unirsi in un<br />

Consorzio per gli acquedotti dei Comuni<br />

del Cilento. Con l'appoggio del Vescovo<br />

in breve il risultato fu davvero concreto.<br />

Si aveva un obiettivo, se ne conseguirono<br />

due: il lavoro, e l'acqua potabile. Fu<br />

l'inizio di una diversa qualità della vita.<br />

La Santa Visita impegnò il Vescovo<br />

per diversi anni e, una volta conclusa,<br />

ebbe un degno coronamento nella Settimana<br />

del Vangelo e soprattutto nel Congresso<br />

Eucaristico Diocesano voluto per<br />

celebrare i primi cento anni della sede<br />

episcopale a Vallo della Lucania. La sede<br />

episcopale era giovane, ma non la<br />

diocesi che, con sede a Capaccio, esisteva<br />

almeno dal XII secolo. Capaccio poi<br />

era erede della sede di Paestum e questa,<br />

a sua volta, di quella di Velia, Agropoli<br />

e Busento. Tanta ricchezza di fede<br />

e di secoli ebbe degna espressione in<br />

molte celebrazioni cui partecipò l'intero<br />

episcopato della Campania.<br />

L'Angelo della morte<br />

Questal'operadiMons.Savaresein appena<br />

otto anni di Ministero Episcopale.<br />

Ma l'intensa attività lese la sua fibra. Si<br />

ammalò e fu deciso il ricovero a Roma,<br />

nella clinica Sanatrix del prof. Frugoni.<br />

Gli esamidiederounresponsopreoccupante:<br />

il male era serio. Si trasferì a Napoli,pressoilfratelloGennaro.Si<br />

sperava<br />

che l'aria nativa e l'ambiente familiare<br />

gli potessero giovare, ma non fu così.<br />

La speranza si dimostrò infondata.<br />

Dopo brevi parentesi di apparente miglioramento,<br />

il male, sempre più inesorabile,<br />

continuava la sua opera di distruzione<br />

di quella fibra, che aveva sortito<br />

da natura una robustezza eccezionale.<br />

Rifulse allora, esempio altissimo di assoluta<br />

dedizione al dovere, la forza d'animo<br />

di Mons. Savarese, che per giorni<br />

e mesi dimenticò sé stesso per dirigere e<br />

seguire in tutti i più minuti particolari i<br />

molti molteplici aspetti della vita diocesana<br />

mediante i sacerdoti preposti ai vari<br />

uffici, da lui sempre ricevuti e trattenuti<br />

in lunghi colloqui, anche dopo notti<br />

insonni e perfino quando poteva nutrirsi<br />

solo per via ipodermica con iniezioni<br />

glucosate.<br />

Egli fu come una fiaccola che lentamente<br />

si consuma spandendo intorno a<br />

sé luce e calore.<br />

Si spense serenamente all'alba del 3<br />

ottobre 1955, nel giorno sacro a santa<br />

Teresa del Bambino Gesù che egli aveva<br />

sempre teneramente amata e scelta come<br />

sua speciale protettrice e sotto la cui<br />

tutela aveva posto tutte le opere più importanti<br />

della Diocesi di Vallo.<br />

La dolorosa notizia si sparse subito<br />

nella Diocesi, in quella di Aversa, in tutta<br />

la regione salernitana. Una rappresentanza<br />

del Capitolo Cattedrale portò ai<br />

familiari costernati, ma rassegnati alla<br />

volontà divina, l'espressione più viva del<br />

cordoglio dei figli, rimasti privi di tanto<br />

padre. La camera ardente, in via Tasso,<br />

a Napoli, fu per tutta la giornata meta<br />

di un pellegrinaggio ininterrotto di sacerdoti,<br />

amici, sconosciuti che sostavano<br />

in muta preghiera. Portò la sua benedizione<br />

all'Estinto anche il Cardinale<br />

Marcello Mimmi, Arcivescovo di Napoli.<br />

Nel tardo pomeriggio la salma fu trasportata<br />

nella chiesa parrocchiale di<br />

Qualiano, dove Mons. Savarese era stato<br />

battezzato e aveva celebrato poi la<br />

sua prima Messa.<br />

Nel pomeriggio del 4 ottobre, la Diocesi<br />

di Vallo in lutto vide passare per le<br />

sue strade, in un silenzio raccolto e solenne,<br />

il carro funebre, che portava, ultimo<br />

tributo di affetto, le spoglie del Pastore<br />

buono e operoso.

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