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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

5 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Mercoledì 19 Dicembre 2001<br />

Da più di settant'anni a Revine, in diocesi<br />

di Vittorio Veneto, si ripete una suggestiva<br />

rappresentazione vivente della<br />

Natività. Quest'anno essa avrà luogo mercoledì<br />

26 e domenica 30 dicembre alle<br />

ore 14.30. Nella domeniche 6 e 13 gennaio<br />

2002, inoltre, verrà allestita e messa in<br />

scena la visita dei Magi per l'Epifania del<br />

Signore.<br />

Il presepe vivente di Revine fu ideato<br />

nel 1930: si trattava allora di quadri viventi<br />

che, nel 1934, vennero sostituiti dal pre-<br />

Presepe vivente a Revine: una tradizione che ha più di settant'anni<br />

sepe vero e proprio. A volerlo fu il parroco,<br />

don Vittorio Bernardi, che in precedenza<br />

aveva realizzato quadri viventi della<br />

Via Crucis.<br />

Dal 1996 con l'arrivo del nuovo parroco<br />

Giovanni Ros, il Presepe ha assunto l'attuale<br />

fisionomia di una vera e propria manifestazione<br />

a scena aperta su copione<br />

tratto dalla Sacra Scrittura. Molto ben caratterizzate<br />

appaiono le scene della Gene-<br />

Nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, il Card. Saraiva Martins ha presieduto<br />

la cerimonia della professione dei voti perpetui per diciassette figlie spirituali di Madre Teresa di Calcutta<br />

Vocazione, consacrazione e missione:<br />

sulle strade del mondo con le ali della carità<br />

1. Carissime sorelle neo-professande e<br />

sorelle Missionarie della carità, reverendi<br />

Padri e fratelli degli Istituti fondati da<br />

Madre Teresa di Calcutta, carissimi fratelli<br />

e sorelle tutti nel Signore che prendete<br />

parte a questo rito commovente e<br />

ricco di fascino evangelico, tutti voi sapete<br />

che Madre Teresa era solita iniziare<br />

i suoi interventi, mettendo in luce il fatto<br />

che Dio è amore e che ama ciascuno<br />

di noi, così tanto, da averci dato il suo<br />

unico Figlio Gesù Cristo. Nel contempo<br />

non mancava di ricordare anche che<br />

Dio non soltanto ci ama, ma vuole in<br />

cambio il nostro amore. «Amor con<br />

amor si paga», hanno cantato grandi<br />

santi e poeti, nei secoli passati.<br />

Madre Teresa in fondo non faceva altro,<br />

in questo modo, che annunziare il<br />

Vangelo. Certo, nel suo caso, l’annunzio<br />

era fecondato da una vita interamente<br />

dedicata a ricevere e, soprattutto, a donare<br />

questo bene incommensurabile della<br />

carità divina. Niente nella vita della<br />

vostra Madre Fondatrice si spiega al di<br />

fuori di questo suo costante rapporto<br />

d’amore con Cristo: cuore di ogni autentica<br />

testimonianza evangelica.<br />

Ed è proprio questa la Buona Novella<br />

che voi, Sorelle che oggi fate la vostra<br />

Professione Perpetua, come già tante altre<br />

prima di voi avete udito e accolto<br />

nei vostri cuori questo amore personale<br />

di Cristo per ciascuna di voi. Questo è<br />

l’amore al quale voi state rispondendo<br />

oggi donando la vostra vita a Gesù Cristo<br />

in modo definitivo.<br />

2. Il Signore ci concede la grazia di<br />

celebrare insieme le vostre Professioni<br />

Perpetue, nella Solennità dell’Immacolata<br />

Concezione della Beata Vergine Maria.<br />

Non è soltanto un caso, bensì una<br />

delicatezza della Divina Provvidenza, dal<br />

momento che Madre Teresa e le Missionarie<br />

della Carità hanno nutrito, sempre,<br />

una grande devozione per la Beata<br />

Vergine Maria.<br />

Senza dubbio la Madonna è modello<br />

e ispirazione per queste Sorelle e per<br />

tutte le persone consacrate, nei tre<br />

aspetti fondamentali della vita religiosa,<br />

come il Santo Padre ha sottolineato nella<br />

sua Esortazione Apostolica: «Vita consecrata».<br />

Il primo di questi aspetti è la vocazio-<br />

Iniziative della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi<br />

Quando pace e perdono<br />

si incontrano nella carità<br />

La pace viene da Dio che ne è il Principe;<br />

così anche il perdono afferisce nella<br />

sostanza della sua essenza alla riconciliazione<br />

che dall'amore cristiano trae<br />

linfa e significato.<br />

Non c'è pace senza giustizia né perdono<br />

senza riconciliazione.<br />

La ricerca sulla pace veicolata da<br />

scienze quali la polemogia e l'irenologia<br />

non trae fondamento vivae vocis oraculo<br />

ma si sostanzia della ricerca di Dio o<br />

teologia.<br />

La pace sociale in una società, famiglia<br />

o nazione comporta armonia tra i<br />

diversi membri che si aiutano e collaborano<br />

al comune benessere e alla civile<br />

convivenza nel rispetto delle norme naturali<br />

e positive. La vita dei popoli e delle<br />

persone innestata in un ordine naturale<br />

che si radica originariamente in Dio<br />

promuove l'istinto di solidarietà, l'inclinazione<br />

al bene comune e la giustizia<br />

sociale ottenuta con le sole armi della<br />

condivisione della correzione.<br />

La stessa «tranquillità dell'ordine» tanto<br />

cara al sant'Agostino del «De Civitate<br />

Dei» comporta un principio pro-sociale<br />

da cui derivi la collaborazione sinergica<br />

nella e delle società capaci di affratellare<br />

gli uomini valorizzandone le facoltà spirituali.<br />

In tal senso la pace non è assenza di<br />

guerra ma promozione di giustizia e di<br />

fraternità secondo l'insegnamento di Colui<br />

che ci ha amato perché ha dato la<br />

vita per il genere umano.<br />

Queste istanze di socialità si fanno più<br />

vive e attuali con quanto il Papa e la<br />

Chiesa promuovono in tutto il mondo:<br />

non c'è pace senza giustizia, non c'è pace<br />

senza perdono.<br />

Nella Piana di Gioia Tauro in provincia<br />

di Reggio Calabria esistono tra l'altro<br />

tre iniziative che riassumono nella pratica<br />

quotidiana tali concetti.<br />

Mons. Silvio Mesiti Arcidiacono di<br />

Palmi e da oltre un quindicennio Cappellano<br />

del locale carcere giudiziario afferma<br />

che «è fondamentale riconciliarsi<br />

con se stessi e con Dio, col prossimo,<br />

con la giustizia e con la verità».<br />

Questa tematica della riconciliazione<br />

— egli afferma — «è affidata in maniera<br />

precipua alla Chiesa per cui tutti gli uomini<br />

sbagliano e hanno il diritto di essere<br />

perdonati mentre tutti hanno il dovere<br />

di perdonare».<br />

È questa una considerazione che discende<br />

dal Padre Nostro: «Rimetti a noi<br />

i nostri debiti come noi li rimettiamo ai<br />

nostri debitori» — e il dinamico don Sil-<br />

Nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, in Roma, sabato 8 dicembre<br />

2001, solennità dell'Immacolata Concezione, diciassette Missionarie della<br />

Carità hanno emesso la professione religiosa con i voti perpetui. Lo hanno<br />

fatto durante la Santa Messa presieduta dal Cardinale José Saraiva Martins,<br />

Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.<br />

Le giovani Suore della Congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta<br />

provengono da differenti Paesi: Italia, Portogallo, Kenya, Tanzania, Spagna,<br />

Etiopia, India, Sud Africa, Senegal, Romania, Albania.<br />

Tra i numerosi fedeli presenti nella Basilica non è mancata la piccola folla<br />

— attenta e commossa — di quei «più poveri tra i poveri», prediletti ed<br />

evangelicamente «serviti» dalle religiose con il «sari» bianco bordato di azzurro.<br />

Le numerose suore di Madre Teresa che partecipavano alla Santa<br />

Messa catturavano l’attenzione dei fedeli, entusiasmati anche dai loro volti<br />

sorridenti e pieni di luce.<br />

Davanti all’Altare, posizionate in semicerchio le diciassette neo-professe<br />

hanno accompagnato l’offertorio con un toccante canto in lingua inglese.<br />

L’assemblea è stata invitata ad unirsi, nella preghiera, alle numerose giovani<br />

che, nella stessa occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, si<br />

sono consacrate al Signore ed al servizio dei fratelli più poveri nell’Istituto<br />

fondato dalla grande Missionaria della carità di Calcutta, nelle diverse case<br />

del mondo.<br />

Davvero sorprendente l’ingente numero, in questi tempi abbastanza avari<br />

di vocazioni religiose femminili. Quest’anno sono in tutto ben 135 religiose:<br />

tra quelle che hanno emesso i primi voti o i voti perpetui, sia nel ramo attivo<br />

che in quello contemplativo.<br />

Pubblichiamo di seguito l’omelia tenuta dal Cardinale José Saraiva Martins<br />

durante la Celebrazione:<br />

ne. Proprio perché concepita immacolata,<br />

cioè senza macchia di peccato né<br />

contagio di colpa, Maria ha potuto rispondere<br />

pienamente alla sua vocazione<br />

ad essere la Madre di Dio, pronunciando<br />

il suo pieno e completo «sì» alla divina<br />

volontà, in ogni momento. Care Sorelle,<br />

voi avete risposto generosamente<br />

alla chiamata del Signore e, negli anni<br />

immediatamente trascorsi, avete frequentato<br />

la scuola del servizio al Signore,<br />

secondo lo stile, le costituzioni e le<br />

regole volute da Madre Teresa.<br />

Cercando con tutto il cuore di dire<br />

«sì» al Signore, di compiere la sua volontà,<br />

vi siete messe in ascolto di quel<br />

Suo grido di sete sulla Croce — sempre<br />

così vivo nel cuore della vostra fondatrice<br />

e che ne ha caratterizzato la spiritualità<br />

— e avete risposto ad esso, ogni<br />

giorno, cercando di saziare quella sete<br />

con le opere dell’amore per Cristo e per<br />

le salvezza delle anime. Come disse Madre<br />

Teresa «Gesù ci ha scelto; non siamo<br />

stati noi i primi a sceglierlo. Per<br />

vio si è fatto promotore sul monte Sant'Elia<br />

di un centro diurno residenziale<br />

che accoglie per ora dodici ragazzi figli<br />

di carcerati e che quanto prima diventerà<br />

casa di accoglienza polivalente con 70<br />

posti letto per la promozione umana, sociale<br />

e religiosa di altrettanti giovani che<br />

sono nelle ristrettezze e nel bisogno.<br />

Il tema della pace coniugata col perdono<br />

riecheggia ancora nell'Opera «San<br />

Francesco d'Assisi» della vicina Rizziconi<br />

dove la solerte signorina Maria Albanese<br />

unitamente alla Gifra francescana promuove<br />

per una trentina di anziani soli e<br />

nel bisogno un'assistenza sociale e medica<br />

d'avanguardia coniugando i principi<br />

dell'etica cristiana con la necessità di offrire<br />

a chi è nel disagio e nella sofferenza<br />

un sorriso che spesso ripaga di tante<br />

attese e di una miriade di desideri.<br />

Anche la Casa di Castellace per gli ex<br />

giovani malati di Aids, fiore all'occhiello<br />

della diocesi e della famiglia Germanò<br />

che ne ha promosso la donazione, viene<br />

incontro alle necessità di tanti ammalati<br />

che nonostante il passato trovano la forza<br />

d andare avanti vuoi per le cure ivi<br />

prestate, vuoi ancor più per la catena di<br />

condivisione e di solidarietà che tale iniziativa<br />

benefica da qualche anno ha saputo<br />

suscitare nel territorio non solo calabrese.<br />

Ecco dunque pace e perdono,<br />

giustizia e condivisione, solidarietà e<br />

comprensione delle necessità altrui sono<br />

i motivi fondanti della nostra Chiesa<br />

particolare che in tanto valorizza l'educazione<br />

alla pace e in quanto chiede e<br />

concede perdono.<br />

Sì, il perdono è la risorsa inesauribile<br />

di una comunità in cammino: la sua<br />

concezione dinamica si configura nella<br />

prospettiva della carità cristiana che si<br />

dona e ottiene. «Dov'è carità e amore<br />

qui c'è Dio» non è solo il ritornello di<br />

un orecchiabile canto liturgico ma è soprattutto<br />

il programma di chi si sforza<br />

di essere cristiano in trincea, ogni giorno.<br />

Perché questa è la forza redentrice<br />

che ci viene dalla Croce di Cristo, perché<br />

«questa è la Chiesa che amo» come<br />

ebbe a dire profeticamente in una lettera<br />

pastorale Mons. Benigno Luigi Papa,<br />

Arcivescovo di Taranto e già nostro caro<br />

Pastore, allorquando nella curva diuturna<br />

dei giorni che passano il disegno salvifico<br />

trascendente si incarna nella prospettiva<br />

storica di un presente già divenuto<br />

vi caritatis futuro.<br />

FILIPPO MARINO<br />

questo dobbiamo dare tutto; il massimo<br />

che possiamo». Tra poco direte il vostro<br />

«sì» definitivo al Signore, il vostro «sì»<br />

per la vita eterna del Regno di Cristo,<br />

che comincia già su questa terra: «Il Regno<br />

di Dio è in mezzo a voi». Maria resterà<br />

per sempre l’esempio più eccelso<br />

della risposta convinta alla chiamata di<br />

Dio, la primizia del suo Regno di santità<br />

e di grazia.<br />

Il secondo aspetto è la consacrazione.<br />

Anche in questo la Beata Vergine è d’esempio,<br />

perché Ella si donò completamente<br />

al Signore, e nulla interferì mai<br />

in questa sua appartenenza totale a Dio.<br />

Questo è ciò che viene chiesto anche a<br />

voi, che oggi fate la vostra Professione<br />

Perpetua.<br />

Madre Teresa ripeteva spesso: «Dobbiamo<br />

aggrapparci a Gesù, stringerci a<br />

Lui, afferrarLo e non lasciarLo sfuggire<br />

per nessun motivo. Dobbiamo innamorarci<br />

di Lui».<br />

Care Sorelle, vi accompagniamo con<br />

la nostra preghiera, unita a quella della<br />

si, della chiamata di Abramo, delle profezie<br />

del Messia, dell'Annunciazione, della<br />

Nascita di Gesù, dell'arrivo dei pastori,<br />

della fuga in Egitto.<br />

Quasi la metà degli abitanti di Revine è<br />

coinvolta direttamente o indirettamente<br />

nella rappresentazione.<br />

Le prove cominciano già a metà del<br />

mese di ottobre.<br />

Le scene più suggestive sono quelle dei<br />

personaggi raccolti nella capanna e dell'arrivo<br />

dei pastori che si portano dietro<br />

tutto un loro piccolo mondo.<br />

Lo spettacolo, arricchito con canti e musiche,<br />

trova una cornice ideale in Revine,<br />

abbarbicato su una montagna. Per i numerosi<br />

fedeli che accorrono a visitarlo da<br />

tutto il circondario, si tratta di catechismo<br />

vivo che rimane ben impresso nella memoria.<br />

GIOVANNI DAN<br />

Il Cardinale Primate Józef Glemp in visita ai connazionali residenti nella città partenopea<br />

Collaborazione e comunione<br />

tra emigrati polacchi e la Chiesa di Napoli<br />

Un frammento della millenaria, forte e intensa spiritualità<br />

della Polonia è giunto a Napoli, attraverso le<br />

migliaia di figli di questa terra costretti a emigrare in<br />

cerca di lavoro. La Chiesa partenopea ha accolto con<br />

gioia questa nuova ricchezza, facendo del proprio meglio<br />

per sostenere i fratelli e sorelle dell'Est: dall'incontro<br />

tra le due comunità è nato uno straordinario rapporto<br />

di comunione e collaborazione, grazie al quale<br />

proprio la diocesi di Napoli, nel 1998, ha istituito la<br />

prima missione cattolica polacca in Italia. Una realtà<br />

ormai radicata nel tessuto della città e della Chiesa locale,<br />

che ha festeggiato domenica 16 dicembre l'incontro<br />

con il Cardinale Józef Glemp, Arcivescovo di Varsavia<br />

e Primate di Polonia, venuto a visitare alcuni dei<br />

luoghi-simbolo del cammino di fede vissuto a Napoli<br />

dai suoi connazionali.<br />

Ad accogliere il Porporato è stato il Cardinale Michele<br />

Giordano, Arcivescovo di Napoli, convinto promotore<br />

e sostenitore dell'avvio della missione, la cui<br />

cura pastorale è affidata a Padre Stanislao Iwanczak,<br />

40 anni, dal 1996 a Napoli per l'assistenza spirituale degli<br />

emigrati polacchi. Il Card. Glemp ha presieduto la<br />

solenne Concelebrazione Eucaristica nella chiesa dei<br />

padri Cappuccini di corso Vittorio Emanuele, una delle<br />

parrocchie dove ogni domenica Padre Stanislao celebra<br />

la Santa Messa per i polacchi: circa un migliaio i<br />

fedeli presenti, giunti da ogni parte della città e della<br />

Campania per pregare insieme con il Primate della<br />

Chiesa che è in Polonia, ribadendo così la profonda comunione<br />

con la propria terra d'origine.<br />

Emigrare è una scelta sofferta, destinata spesso a lacerare<br />

persone e famiglie: la prova, però, rafforza la<br />

fede autentica e permette ad uomini e donne di guardare<br />

con più chiarezza in se stessi, comprendendo meglio<br />

il senso autentico dell'esistenza. Padre Iwanczak è<br />

testimone di tante, tantissime storie di questo tipo, i<br />

cui protagonisti si sono ritrovati per l'incontro con il<br />

Cardinale Glemp. «C'è molto dolore e disagio in chi<br />

deve lasciare la propria casa ed i propri cari — racconta<br />

— ma questa condizione aiuta chi è in cerca di Dio<br />

ad arricchirsi interiormente. Emigrare è come affrontare<br />

il deserto: si va in una terra straniera, senza conoscerne<br />

la lingua, la cultura, la gente. Ma in questo deserto<br />

si può seminare, raccogliendo frutti importanti,<br />

perché uomini e donne acquistano una visione diversa<br />

della vita, più matura e profonda, distinguendo ciò che<br />

èveramenteimportanteed essenziale da tutto il resto».<br />

Così a Padre Stanislao è capitato di confessare, a<br />

Napoli, due polacchi riavvicinatisi alla fede dopo un<br />

quarto di secolo. «Valeva la pena — sorride — lavorare<br />

qui cinque anni anche solo per la gioia di ritrovare<br />

queste due persone». In realtà il lavoro della missione<br />

cattolica polacca a Napoli, intitolata alla Divina Misericordia,<br />

è ben più vasto e impegnativo: Padre Iwanczak,<br />

della Società di Cristo per gli Emigrati polacchi<br />

(una Congregazione religiosa fondata con questo specifico<br />

obiettivo missionario), si occupa di un gregge molto<br />

numeroso e sparso su un territorio assai vasto. Ogni<br />

domenica, ad esempio, il cappellano dei polacchi di<br />

Napoli celebra in due chiese del capoluogo (quella dei<br />

Cappuccini e la parrocchia dei santi Cosma e Damiano,<br />

nei pressi della stazione ferroviaria centrale) e in<br />

vostra Madre Fondatrice che certamente<br />

è presente a questo momento, nel mistero<br />

gaudioso della Comunione dei Santi,<br />

affinché possiate sempre aggrapparvi a<br />

Cristo ed a Lui solo, con tutte le vostre<br />

forze, con tutta l’energia del vostro<br />

amoreperLui,datavidalloSpiritoSanto.<br />

Il terzo aspetto è la missione. Ancora<br />

una volta, guardando alla Madonna Santissima<br />

— la «prima missionaria» — troverete<br />

la vostra ispirazione per vivere in<br />

pienezza l’aspetto missionario della vostra<br />

chiamata alla sequela di Cristo con<br />

la professione dei consigli evangelici.<br />

C’è una bella espressione di Madre<br />

Teresa che mi piace ripetere adesso,<br />

perché mi pare particolarmente significativa<br />

in questa solennità ed in un momento<br />

così importante della vostra vita,<br />

carissime sorelle: «La Madonna, la più<br />

bella fra tutte le donne, la più grande, la<br />

più umile, la più pura, la più santa —<br />

nel momento in cui si sentì invasa dalla<br />

Grazia, tutta piena di Gesù, si mosse in<br />

fretta».<br />

Anche voi siete chiamate ad andare<br />

sulle strade del mondo con le ali ai piedi,<br />

quelle della carità e della fede, e così<br />

come la Beata Vergine potrete arrivare,<br />

senza indugio, ovunque ci sia qualcuno<br />

che ha bisogno di voi.<br />

Anche quando diventerà difficile svolgere<br />

la vostra missione, quando essa implica<br />

la Croce, ricordatevi della Beata<br />

Vergine, invocatela. Come disse Madre<br />

Teresa, «Maria non si vergognò. Ella<br />

proclamò suo figlio Gesù. Sul Calvario<br />

vediamo la Madre di Dio sostare eretta<br />

vicino alla Croce... Come messaggeri<br />

dell’amore di Dio, dobbiamo essere così<br />

piene d’amore per poter rimanere fedeli<br />

al nostro nome! Insieme a Maria, restiamoai<br />

piedi di Gesù Crocifisso, con il nostro<br />

calice fatto dei quattro voti e pieno<br />

del vino del nostro sacrificio personale».<br />

3. Il mondo di oggi, pieno di contrasti<br />

e di mali, dove da una parte c’è povertà,<br />

miseria, lebbra, fame... dall’altra c’è<br />

egoismo, gli armamenti, gli sprechi, il<br />

consumismo, la solitudine, e tante altre<br />

piaghe morali e sociali, è un mondo che<br />

più che mai ha tanto bisogno dell’amore<br />

e della misericordia di Dio. E voi avete<br />

una missione speciale, quella di essere<br />

un riflesso, un canale di quell’amore e<br />

una di San Giuseppe Vesuviano, grosso centro dell'entroterra<br />

dove affluiscono i numerosissimi emigrati venuti<br />

a lavorare in provincia. Tutti i giorni, inoltre, Padre<br />

Stanislao tiene i contatti con gli ospedali, la Caritas,<br />

gli istituti di accoglienza per persone senza fissa dimora<br />

(in particolare quello delle Missionarie della Carità)perpoteressere<br />

vicino a tutti ipolacchiindifficoltà.<br />

Il missionario è responsabile non solo della missione<br />

in diocesi di Napoli, ma anche di quella istituita dall'Arcivescovo-Vescovo<br />

di Nola, Beniamino Depalma,<br />

proprio a San Giuseppe Vesuviano. Prima di ogni Celebrazione<br />

c'è un momento di preghiera comunitaria,<br />

con l'adorazione eucaristica; durante la settimana si<br />

svolgono invece varie attività, dalle lezioni di italiano ai<br />

corsi biblici, in collaborazione con varie parrocchie e<br />

istituti di vita consacrata campani. Realizzazioni avviate<br />

gradualmente in cinque anni di lavoro, che hanno<br />

visto il religioso giungere a Napoli nel '96 per arrivare,<br />

passo dopo passo, all'istituzione da parte della diocesi<br />

della prima missione cattolica per gli emigrati polacchi<br />

in Italia, nel 1998. Per l'immediato futuro il cappellano<br />

auspica — visto il crescente impegno necessario — di<br />

poter essere affiancato da un altro confratello, in modo<br />

da realizzare altri obiettivi come la creazione di una<br />

scuola di cultura polacca — sul modello di quelle esistenti<br />

in Francia, Inghilterra, Stati Uniti — per i bambini<br />

nati dai sempre più numerosi matrimoni misti. Intanto<br />

Padre Iwanczak rinnova più volte il grazie ai tanti<br />

sacerdoti, religiosi e suore che collaborano con le<br />

sue iniziative: tra gli altri i padri Cappuccini (dove ha<br />

sede la missione di Napoli), i Giuseppini del Murialdo<br />

(che ospitano nel proprio seminario minore quella di<br />

San Giuseppe Vesuviano), la famiglia Vincenziana che<br />

ha creato, nell'istituto delle Figlie delle Carità di via Arco<br />

Mirelli, un centro di accoglienza aperto ogni domenica<br />

come luogo di incontro dove pregare, socializzare<br />

e ritrovare un pezzetto di terra polacca, grazie ad una<br />

ricca biblioteca e alla tv via satellite.<br />

Quella dei rapporti tra comunità locali ed emigrati<br />

polacchi è, dunque, una storia luminosa, fatta di spirito<br />

di accoglienza ma anche di reciproco scambio: «Vedo<br />

spesso — ricorda Padre Stanislao — famiglie italiane<br />

dalle fede tiepida che si scuotono conoscendo un<br />

polacco dalla forte spiritualità, oppure polacchi che si<br />

riavvicinano alla Chiesa grazie all'incontro con una famiglia<br />

in grado di ravvivare la loro fede». Lo conferma<br />

il Card. Michele Giordano nel suo saluto al Primate<br />

Glemp. «Queste sorelle e fratelli — sottolinea l'Arcivescovo<br />

di Napoli — hanno trovato un posto privilegiato<br />

nel cuore della nostra Chiesa, che si sforza di offrire<br />

loro un sostegno concreto. Ma la diocesi napoletana<br />

ha anche, verso i membri della nazione polacca, un<br />

grande debito di riconoscenza, per la ricchezza spirituale<br />

e culturale con cui contribuiscono in modo efficace<br />

al bene comune della nostra città».<br />

Pensando alla terra polacca e al fenomeno dell'emigrazione,<br />

i napoletani vedono rispecchiarsi il loro stesso<br />

passato — per alcuni ancora attuale — fatto difficili<br />

viaggi all'estero nel tentativo di assicurare un dignitoso<br />

futuro ai propri cari. Ciò moltiplica il calore dell'accoglienza<br />

e le iniziative di integrazione: ma a rendere ancora<br />

più caro questo popolo al cuore dei napoletani «è<br />

Calcutta: due missionarie della carità pregano sulla tomba di Madre Teresa<br />

nella Casa Madre della Congregazione<br />

di quella tenera compassione verso coloro<br />

che servite. Gesù ha chiamato ciascuna<br />

di voi a vivere una vocazione nella<br />

quale non mancano certo le sfide, lanciate<br />

soprattutto da un mondo sazio e<br />

disperato. Una vocazione però, la vostra<br />

che è un vero dono prezioso di Dio, e<br />

che è molto bella, perché vi porta ad<br />

andare «controcorrente».<br />

Questo imprime alla vostra vocazione<br />

di missionarie della carità, la possibilità<br />

di vivere un carisma speciale, sulla strada<br />

della santità a cui tutti siamo chiamati<br />

da Dio<br />

Il Papa il giorno dei Santi, 1° novembre<br />

scorso, diceva all’Angelus: «I santi<br />

sono coloro che hanno saputo andare<br />

controcorrente, accogliendo il “discorso<br />

della montagna”, come norma ispiratrice<br />

della loro vita... Ogni cristiano è<br />

chiamato alla santità, cioè a vivere le<br />

Beatitudini» (L'Osservatore Romano 2-3novembre<br />

2001, pag. 5).<br />

La vostra consacrazione come Missionarie<br />

votate alla carità, che è il vostro<br />

cammino di santità personale e comunitario,<br />

che ha come statuto essenziale il<br />

Vangelo delle Beatitudini, la potete vivere<br />

come Maria e con Maria, per raggiungere<br />

con Lei quello che altrimenti<br />

potrebbe restare irragiungibile.<br />

Seguendo l’ispirazione di Madre Teresa<br />

non avrete difficoltà a ricordarvi<br />

quanto essa stessa diceva: «Maria è per<br />

noi causa di gioia, poiché ci ha donato<br />

Gesù. Anche noi possiamo diventare<br />

causa di gioia per gli altri, donando Gesù.<br />

Oggi la gente ha fame più che mai<br />

di Gesù. Egli è l’unica risposta se davvero<br />

vogliamo portare la pace in questo<br />

mondo».<br />

Andando nelle vostre nuove missioni<br />

non vi manchi mai la grande gioia, radicata<br />

nella fiducia che Dio che vi ha scelte<br />

sarà sempre con voi, soprattutto se<br />

continuerete ad adorarLo nell’Eucarestia<br />

ed a servirLo nei poveri. E Maria, la<br />

prima vera «Missionaria della carità»,<br />

sia al vostro fianco, cammini con voi,<br />

oggi e sempre.<br />

l'aver suscitato, in una nobile terra, quell'intrepido Padre<br />

e Pastore che è Giovanni Paolo II», ricorda il Card.<br />

Giordano. E il pensiero dell'assemblea orante riunita<br />

nella chiesa dei Cappuccini, va al Santo Padre: si prega<br />

per la sua missione apostolica, si ringrazia il Pontefice<br />

per «la speranza che, annunciando il Vangelo, ha<br />

suscitato e continua a suscitare nel mondo», rileva<br />

l'Arcivescovo di Napoli.<br />

Il Card. Giordano e il Card. Glemp ricordano anche<br />

un'altra luminosa figura della Chiesa polacca, quella<br />

del Cardinale Stefan Wyszyński, di cui si celebra il centenario<br />

della nascita: «Oggi — dice l'Arcivescovo di<br />

Napoli — siamo testimoni di come il mondo abbia apprezzato<br />

il suo sacrificio, accettando la croce su cui è<br />

stata inchiodata la sua libertà di cittadino, sacerdote e<br />

Vescovo». All'omelia, l'Arcivescovo di Varsavia si sofferma<br />

sul senso dell'Avvento, sul valore dell'attesa come<br />

momento di riflessione e purificazione interiore: «Il<br />

tempo presente è scandito da disastri, violenze inaudite,<br />

dolori e ingiustizie. Spesso la gente ha paura, ma i<br />

cristiani sanno di poter trovare conforto nell'attesa di<br />

CristoGesù,chevienepercambiareesalvareilmondo».<br />

Con la venuta del Redentore, prosegue il Card.<br />

Glemp citando il brano evangelico della domenica, «i<br />

ciechi possono vedere, i muti parlare e gli storpi camminare.<br />

Il Regno di Dio porta la vita eterna, la pace, la<br />

giustizia. È questo l'annuncio di salvezza da rivolgere<br />

ai poveri del mondo: ai poveri in senso materiale, ed a<br />

tutti gli ammalati nello spirito, colpiti dalla cecità e<br />

sordità che causa il peccato». Da qui la consegna del<br />

Primate di Polonia, affidata a tutti i cristiani: «Vivere<br />

l'Avvento come un periodo di risveglio e di conversione,<br />

in cui gettare via i macigni che pesano sul nostro<br />

cuore e riprendere con nuova energia il cammino sulle<br />

orme di Cristo».<br />

Al termine della celebrazione — cui prendono parte<br />

anche il direttore dell'Ufficio Cei per la pastorale dei<br />

migranti, don Bruno Maioli, e il Vicario episcopale di<br />

Nola, don Antonio Panico, in rappresentanza dell'Arcivescovo<br />

Depalma — la missione cattolica polacca di<br />

Napoli offre in dono al Card. Glemp un artistico presepe<br />

partenopeo, come simbolo dell'attesa della Natività<br />

ma anche dei profondi legami stabiliti tra le due comunità<br />

e le due culture. «Avere tra noi il Primate di Polonia,<br />

che ha anche lo specifico titolo di protettore dei<br />

polacchi residenti fuori della propria terra — sottolinea<br />

Padre Iwanczak — è un momento di gioia profonda,<br />

di festa che vogliamo condividere con la Chiesa di Napoli<br />

all'insegna della più profonda gratitudine».<br />

All'Arcivescovo di Varsavia vengono anche consegnati<br />

i decreti di erezione canonica delle missioni polacche<br />

in cinque diocesi italiane (Napoli, Milano, Nola,<br />

Caserta, Brescia), a testimonianza del cammino compiuto<br />

negli ultimi anni. Dopo la Messa, ci si sposta nell'istituto<br />

delle Figlie della Carità di via Arco Mirelli: è<br />

l'occasione per un incontro più personale tra il Primate<br />

editantipolacchivenutiaincontrarlo, per uno scambio<br />

di auguri nel segno di una comunione spirituale esaltata,<br />

invece che attenuata, dalla distanza geografica.<br />

MARIANO DEL PREITE

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