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ERZA T PAGINA .<br />
PAGINA<br />
3 .<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 29 Dicembre 2001<br />
Il volume «Cattolicesimo italiano e sfida americana» di Daniela Sarasella<br />
Un saggio ricco di interrogativi<br />
e di nuove acquisizioni<br />
ANDREA RICCARDI<br />
Il nostro è un tempo di grande dibattito<br />
sul rapporto tra Stati Uniti, Occidente<br />
e Chiesa cattolica. Si comincia a<br />
parlare correntemente di civiltà occidentale<br />
come di una civiltà fondamentalmente<br />
cristiana, mentre — d'altra parte<br />
contraddittoriamente — si osserva che i<br />
cattolici volterebbero le spalle all'Occidente<br />
(così si è detto intorno al G8 di<br />
Genova). Il tema è vitale che se ne dovrebbe<br />
discutere in maniera più informata.<br />
Infatti il rapporto tra Chiesa cattolica<br />
e Stati Uniti, nel quadro dell'Occidente,<br />
ha una sua storia lunga.<br />
Tre prospettive<br />
Il libro di Daniela Sarasella, Cattolicesimo<br />
italiano e sfida americana (Ed.<br />
Morcelliana, 2001), con la prefazione di<br />
Giorgio Rumi, contribuisce a una migliore<br />
comprensione di questo delicato<br />
settore della storia religiosa, politica e<br />
culturale dell'Occidente. La ricerca si articola<br />
in tre grandi capitoli, che corrispondono<br />
a tre prospettive: quella del<br />
dibattito sull'originalità del cattolicesimo<br />
americano tra la fine del XIX e l'inizio<br />
del XX secolo, la questione dell'immigrazione<br />
italiana negli Stati Uniti, infine<br />
l'America del Novecento nel mondo cattolico<br />
(italiano, ma non solo).<br />
Ne emerge un quadro chiaro e ricco<br />
di interrogativi che, pur rinviando a ulteriori<br />
ricerche, ha la capacità di dire<br />
cose nuove e di colmare un vuoto di conoscenze.<br />
Infatti abbiamo studiato la<br />
Santa Sede tra fine Ottocento e Novecento<br />
(anche se non sempre in maniera<br />
approfondita), cominciamo ad avere solide<br />
ricerche sul cattolicesimo italiano<br />
(pur privilegiando ancora troppo gli<br />
aspetti politici-sociali su quelli ecclesiali),<br />
ma manchiamo di studi sui rapporti<br />
internazionali tra differenti mondi cattolici.<br />
E manchiamo anche di ricerche sull'impatto<br />
di un mondo (cattolico e non),<br />
come l'America, tra i cattolici del nostro<br />
Paese. Analoghi studi, ad esempio, potrebbero<br />
essere fatti sull'influenza e sul<br />
fascino della Francia sul cattolicesimo<br />
italiano.<br />
Daniela Sarasella coglie e sviluppa un<br />
tema di grande interesse. L'augurio è<br />
che questo libro susciti un dibattito, perché<br />
gli Stati Uniti sono stati importanti<br />
per il cattolicesimo italiano e per la Santa<br />
Sede, e restano tali oggi. Se ne è ancora<br />
discusso dopo l'11 settembre.<br />
Tutto farebbe pensare che la patria<br />
della libertà e della convivenza multireligiosa<br />
(e multietnica) non sia del tutto<br />
gradita a un cattolicesimo prevalentemente<br />
europeo e preso dal problema<br />
della restaurazione della nazione cattolica<br />
di fronte alla laicità della Stato liberale,qualè<br />
quello che esce dall'Ottocento.<br />
EppurebenprestolaSantaSede coglie<br />
l'originalità della situazione americana e<br />
non impone quei modelli di comportamento<br />
allora vigenti in Europa. Così<br />
l'eccezione americana diventa quasi un<br />
modello che si ripropone in Europa e<br />
che gli ambienticattoliciliberaliguardanoconsimpatia.<br />
La prima sede episcopale nordamericana,<br />
quella di Baltimora, è fondata nel<br />
1789; ma, meno di cent'anni dopo, nel<br />
1884, le sedi episcopali americane sono<br />
67, mentre nel 1886 viene creato un primo<br />
Cardinale nordamericano (Gibbons)<br />
e nel 1893 si istituisce una delegazione<br />
apostolica. In meno di un secolo la<br />
Chiesa americana diventa protagonista<br />
di dibattiti e di iniziative.<br />
L'autrice affronta la questione dell'americanismo<br />
(«la Chiesa cattolica era<br />
eminentemente la Chiesa del popolo» —<br />
dice Gibbons), l'accettazione piena e orgogliosa<br />
del regime di libertà e del progresso<br />
statunitense, ma ha la capacità di<br />
ridimensionare l'intervento romano in<br />
proposito, mostrando una Santa Sede<br />
equilibrata tra le diverse posizioni dell'episcopato<br />
nordamericano e soprattutto<br />
preoccupata che l'originalità statunitense<br />
non diventi un modello per l'Europa.<br />
Le sue pagine sono ricche e documentate<br />
(tra l'altro ha consultato gli archivi<br />
della Santa Sede in proposito, tra cui<br />
quello del Sant'Offizio).<br />
Il grande problema che la Chiesa deve<br />
affrontare è quello della multireligiosità<br />
e della multietnicità americana. È<br />
possibile accertare di convivere con i<br />
non cattolici? E come farlo? Non si può<br />
qui applicare la linea di comportamento<br />
delle minoranze cattoliche discriminate<br />
come nella Russia zarista o nelle terre<br />
musulmane dell'impero ottomano. In<br />
America il cattolicesimo è vivace e in<br />
crescita, non solo per l'apporto degli<br />
emigrati, ma per sua dinamica propria.<br />
La separazione tra Chiesa e Stato non<br />
sembra danneggiare una simile crescita,<br />
anzi sembra favorirla secondo l'opinione<br />
dei Vescovi «americanisti» come Ireland<br />
e Gibbons. D'altra parte spesso le divisioni<br />
(profonde) tra Vescovi statunitensi<br />
si ricompongono quando si tratta di difendere<br />
l'identità del Paese o della Chiesa<br />
locale.<br />
Tra le tante risposte ai problemi della<br />
multireligiosità ce n'è una emblematica:<br />
la partecipazione della Chiesa cattolica<br />
al parlamento delle religioni durante<br />
l'esposizione di Chicago nel 1892. Non si<br />
tratta di smarrimento dell'identità cattolica:<br />
la Chiesa americana mostra una vi-<br />
vacità e una particolarità crescenti tanto<br />
da imporsi non solo nel nostro Paese,<br />
ma da divenire lungo il Novecento uno<br />
dei più importanti soggetti ecclesiali del<br />
mondo cattolico. L'americanismo non è<br />
un capitolo del modernismo, ma una<br />
way of life, che — magari in maniera<br />
non sempre espressa — rivela l'adattamento<br />
del cattolicesimo alla realtà degli<br />
States. Si potrebbe ricordare come i<br />
Vescovi statunitensi hanno difeso al Vaticano<br />
II l'accettazione della libertà religiosa<br />
come valore, nonostante le perplessità<br />
di alcuni Vescovi europei (che vi<br />
vedevano la ridiscussione del sistema<br />
concordatario).<br />
La multietnicità pone gravi problemi<br />
alla costituzione della Chiesa stessa. In<br />
sintesi si potrebbe riassumerli così: una<br />
Chiesa nordamericana o tante Chiese etniche?<br />
Sono i problemi dell'emigrazione,<br />
su cui la Sarasella offre intense pagine<br />
di ricostruzione. Appaiono gli italiani,<br />
definiti «brutti e goffi», temuti e discriminati,<br />
«indesiderabili» perché sospetti<br />
di connivenza con la mafia. Grande è la<br />
loro sofferenza specie negli ambienti del<br />
Sud. Ma un missionario scalabriniano<br />
racconta come all'arrivo di un gruppo di<br />
immigrati la perquisizione di rito «raccolse<br />
un arsenale di armi da fuoco, da<br />
taglio, di ogni forma e misura. Sembrava<br />
un battaglione che non veniva nel<br />
campo pacifico del lavoro, ma all'assalto<br />
di qualche nemico...». Le immagini degli<br />
immigrati sono spesso sempre le stesse...<br />
Ma questi immigrati italiani non si<br />
trovano bene nellechiesecattolicheirlandesi,noncomprendono<br />
la richiesta di<br />
oboli, non trovano la loro lingua: sono<br />
«trattati come cani» — osserva un prete<br />
napoletano.<br />
Ecco il problema della multietnicità<br />
nella Chiesa. Le difficoltà e gli adattamenti<br />
non mancano. In una lettera a<br />
Leone XIII, Mons. De Concilio, autorevole<br />
ecclesiastico negli States, propone<br />
di sottrarre gli italiani alla giurisdizione<br />
dei Vescovi per affidarli a un insieme di<br />
missioni guidate da un Vicario apostolico.<br />
Problemi analoghi hanno i polacchi<br />
e i tedeschi. Le Chiese cattoliche orientali<br />
avranno Vescovi e chiese proprie.<br />
La scelta di fondo per i cattolici, nonostante<br />
le sofferenze, è quella di un'unica<br />
Chiesa cattolica americana, la cui impronta<br />
maggioritaria irlandese è attenuata<br />
dall'esistenza di un certo numero<br />
di parrocchie personali legate alle nazionalità.<br />
Oggi si vede la saggezza di questa<br />
scelta. Infatti, proprio in questi anni, si<br />
è posto il problema di un'Ortodossia<br />
americana, mentre le Chiese ortodosse<br />
sono divise a secondo dell'origine nazionale<br />
o del Patriarcato di provenienza.<br />
Eppure, dopo tanti decenni, l'originario<br />
carattere nazionale e la lingua si sono<br />
spesso perduti e non si vede più il senso<br />
di una divisione di giurisdizioni.<br />
Ma il libro della Sarasella non tratta<br />
solo dei problemi interni al cattolicesimo<br />
nordamericano. Leggendo le sue pagine,<br />
si ritrova l'interesse dei Papi del Novecento<br />
per il ruolo degli States, a partire<br />
da Benedetto XV che lo colse fin dal<br />
1914 soprattutto per la pace in Europa.<br />
E i Papi si sono mostrati sempre poco<br />
formali nel loro desiderio di parlare con<br />
gli americani e il loro governo, accettando<br />
interlocutori di ogni tipo e non protestando<br />
per l'assenza di relazioni diplomatiche<br />
sino a tempi recenti. Pio XII<br />
aveva colto la funzione dell'America costruendo<br />
con essa un rapporto privilegiato<br />
durante la seconda guerra mondiale.<br />
Il Card. Ottaviani, durante una sua<br />
visita negli Stati Uniti, aveva teorizzato<br />
in un discorso (che oggi sappiamo esserestatoscrittoda<br />
don De Luca) che quel<br />
paese — o i suoi cattolici — avesse quasi<br />
assunto la funzione dell'impero nei<br />
confronti della Chiesa. Paolo VI punta a<br />
un rapporto con gli Usa anche per il<br />
conseguimento della pace in Viêt Nam.<br />
Mai è sfuggito alla Santa Sede, sin dall'inizio<br />
del XX secolo, il valore della funzione<br />
internazionale degli States.<br />
Le riviste cattoliche<br />
Tuttavia non ci si può nascondere che<br />
l'America rappresenti un'altra civiltà rispetto<br />
a quella che è a cuore alla Chiesa<br />
e al cattolicesimo italiano. Le riviste cattoliche<br />
italiane, acutamente sfogliate<br />
dalla Sarasella, sono piene di rilievi in<br />
proposito. «La Civiltà Cattolica» del 1931<br />
osserva come la civiltà americana abbia<br />
messo in crisi la natalità e rischia di gettare<br />
gli Stati Uniti nelle mani dell'influenza<br />
dell'emigrazione straniera. Le<br />
mode, lo stile di vita, il cinema, i costumi,<br />
modelli giovanili americani, sono<br />
spesso configgenti coi valori cattolici.<br />
L'impatto è particolarmente forte nel secondo<br />
dopoguerra in un'Italia che aspira<br />
a rinascere al benessere. Non si tratta<br />
di ostilità alla modernità da parte dei<br />
cattolici, ma di rigetto di un'antropologia<br />
che sembra vincente: la american<br />
way of life — titola l'autrice — è «sogno<br />
o incubo»? L'impatto con il modello<br />
americano è concepito come uno scontro<br />
di civiltà da parte dei cattolici italiani,<br />
certo molto meno epocale e tanto diverso<br />
da quello con Mosca sovietica, ma<br />
reale in Italia. Spiccano, al contrario, le<br />
lucide analisi di Igino Giordani. L'Italia<br />
del secondo dopoguerra si concepisce e<br />
si costruisce molto con una posizione<br />
terza rispetto al mondo comunista ma<br />
anche al capitalismo americano e ai suoi<br />
modelli. Non si tratta tanto del dibattito<br />
sulla Nato, quanto di una posizione profonda,<br />
che è una miscela di cattolicesimo,<br />
di senso della propria tradizione, di<br />
orgoglio europeo, di diffidenza verso l'America<br />
grande e lontana, essenzialmente<br />
protestante. Anche se l'aspirazione al<br />
benessere (americano) resta diffusa e<br />
profonda. Acutamente Giuseppe Prezzolini<br />
osservava: «...si vede che ciò che ha<br />
colpito il mondo è il benessere e non il<br />
lavoro americano».<br />
Il Terzo Mondo<br />
Daniela Sarasella giustamente conclude<br />
il suo lavoro con un paragrafo sul<br />
terzomondismo cattolico, che meriterebbe<br />
un ampio dibattito e un nuovo studio.<br />
I cattolici italiani guardano con passione<br />
verso il Sud del mondo (non verso<br />
gli Usa) e, forse, c'è un riflesso profondo<br />
che fa sperare che la «terza via» (irrealizzata<br />
in America e in Europa, ma<br />
forse non in Italia) possa trovare spazio<br />
nel Terzo Mondo. Ma queste sono osservazioni<br />
esterne alla problematica trattata<br />
nel volume. Rilevante è la constatazione<br />
dell'Autrice su interessanti coincidenze<br />
tra la rivista tradizionale «Renovatio» e<br />
alcune voci cattoliche di sinistra, pur in<br />
profonda divergenza tra loro, sull'interpretazione<br />
della politica americana: che<br />
questa volesse estendere il capitalismo<br />
americano in Viêt Nam e nel Sud del<br />
mondo. Conclude l'autrice: «L'antiamericanismo,<br />
dunque, accomunava componenti<br />
assai diverse della cultura cattolica<br />
degli anni Sessanta...». La preoccupazione<br />
di fondo, pur nelle differenze, era<br />
che la concezione di vita americana fosse<br />
alla fine vincente. Secondo la Sarasella<br />
questo avveniva perché i conservatori<br />
erano antimoderni, mentre i progressisti<br />
erano per la testimonianza. Ma forse c'è<br />
una matrice più profonda — su cui bisognerebbe<br />
meglio riflettere —, quella di<br />
un'intransigenza cattolica (una parola a<br />
cui non attribuisco quel significato negativo<br />
troppo in corso in Italia) che doveva<br />
fare i conti con la semplice complessità<br />
del modello americano.<br />
I temi e i problemi qui discussi mostrano<br />
come il libro sia un lavoro di<br />
grande interesse che porta nuove acquisizioni<br />
e che apre nuovi problemi. Mostrano<br />
anche come quello studio delle<br />
relazioni internazionali, non solo tra governi,<br />
ma tra Chiese, culture e universi<br />
religiosi, che ha in Giorgio Rumi uno<br />
dei maggiori riferimenti, sia un campo<br />
decisivo per conoscere il secolo passato.<br />
Molto si apprende della Chiesa e della<br />
vita politica comprendendo quel tessuto<br />
di scambi e connessioni, che è realtà del<br />
Novecento, senza lasciarsi assorbire in<br />
maniera troppo univoca dall'orizzonte<br />
nazionale o solo dai problemi politici.<br />
Del resto un simile studio è rispondente<br />
alla natura della Chiesa di Roma, che è<br />
cattolica e che vive — da tempo — le<br />
relazioni tra i popoli come parte decisiva<br />
del proprio essere.<br />
Secolari tradizioni natalizie ad Abbadia San Salvatore<br />
L'ondeggiante luce delle fiaccole ci trasporta in pieno Medioevo<br />
BIANCAMARIA CESCHIN<br />
La ricchezza di tradizioni e di testimonianze,<br />
proveniente da ogni parte del<br />
mondo cristiano, la sopravvivenza di<br />
certe consuetudini, dimostrano che il<br />
Natale — sopra ogni altro evento storico<br />
— segna il punto di inserimento dell'eternità<br />
nel tempo dell'uomo, dell'infinito<br />
nel finito. Il Natale cristiano è redenzione<br />
e salvazione: è Dio che attende l'uomo<br />
al suo Presepe.<br />
Al di là di ogni tenera leggenda, di<br />
ogni commovente tradizione, questa è la<br />
realtà mistica dell'Evento. Scriveva Eugenio<br />
Montale: «E il Natale verrà (...) le<br />
grandi ali screziate ti sfiorano...».<br />
Un'immagine che riporta a quelle dei<br />
pittori rinascimentali. R. Betocchi: «Io<br />
sono se Natale è (...) Se tu, Bambino,<br />
non vieni e mi consoli col tuo nascermi<br />
nel cuore». Anche Ungaretti dedica<br />
È morto il filosofo<br />
Francesco Barone<br />
ll filosofo Francesco Barone è<br />
morto il 26 dicembre a Viareggio<br />
all'età di 78 anni. Barone,<br />
nato a Torino nel settembre del<br />
1923, era stato allievo, insieme<br />
a Pareyson e Mathieu, del grande<br />
pensatore Augusto Guzzo.<br />
Dal 1957 al 1990 aveva insegnato<br />
Filosofia teoretica all'Università<br />
di Pisa.<br />
Accademico dei Lincei, Francesco<br />
Barone era dal 1983 direttore<br />
scientifico della rivista<br />
«La nuova civiltà delle macchine»,<br />
fondata da Leonardo Sinisgalli.<br />
Nei suoi studi Barone<br />
aveva approfondito, con un'originale<br />
impronta, il rapporto fra<br />
filosofia e scienza.<br />
La mostra «I santi patroni della Costiera amalfitana»<br />
Il visitatore diventa pellegrino<br />
in una storia che lega il cielo alla terra<br />
GIANFRANCO GRIECO<br />
Quel gioiello di fede, di architettura,<br />
di storia e di arte che è il Duomo di<br />
Amalfi, riserva ogni giorno delle sorprese.<br />
Alcune belle; altre meno. Partiamo<br />
da queste ultime.<br />
Pochi giorni prima della festa dell'Apostolo<br />
Andrea (30 novembre), Patrono<br />
della città costiera, si riaccendeva il dibattito<br />
sull'urgenza del restauro della<br />
facciata che in alcune parti presenta ferite<br />
non lievi. Un restauro parziale veniva<br />
compiuto più di un secolo fa —<br />
nel 1899 — . Oggi il meraviglioso tempio<br />
costruito intorno all'Anno 1000 sulla<br />
sommità della monumentale scalinata,<br />
con la caduta di intonaci e di pietre,<br />
rischia danni gravi e irreparabili.<br />
«Bisogna ricorrere subito ai ripari»<br />
— dicono tutti — . E già si è all'opera<br />
per trovare fondi e promuovere gesti di<br />
solidarietà.<br />
A due passi dall'entrata del tempio, a<br />
sinistra si erge un altro stupendo gioiello<br />
artistico-architettonico: la Basilica<br />
del Crocifisso che fino al 7 gennaio<br />
2002 ospita la mostra «I Santi Patroni<br />
della Costiera amalfitana. La forma<br />
della devozione».<br />
Promossa dall'Arcidiocesi di Amalfi-<br />
Cava de' Tirreni, dal Ministero per i<br />
Beni e le Attività culturali, dalla Soprintendenza<br />
per i beni architettonici,<br />
paesaggistici, per il patrimonio storico,<br />
artistico e demoetnoantropologico di<br />
Salerno e di Avellino, dalla Comunità<br />
Montana della Penisola amalfitana,<br />
dalla Regione Campania, dalla Provincia<br />
di Salerno e dalle Aziende di soggiorno<br />
e turismo di Amalfi, di Minori,<br />
di Positano e di Ravello, la mostra raccoglie<br />
i busti e le statue dei santi patroni<br />
che in Costiera — come scrive in<br />
apertura di Catalogo l'Arcivescovo Orazio<br />
Soricelli — hanno «un rapporto meraviglioso»<br />
con la statua del loro Patrono.<br />
«Essa — scrive il Presule — non è<br />
solo “un segno”, ma una persona amica,<br />
che ti aspetta per parlarti, per<br />
ascoltarti, per farti provare emozioni<br />
capaci di riempire il cuore».<br />
La mostra veramente «aiuta i visitatori<br />
— come auspica l'Arcivescovo Soricelli<br />
— ad andare “oltre l'immagine”<br />
versi al giorno che prevede grandi riunioni<br />
familiari, ma con tristezza: «Sto<br />
/ con le quattro capriole di fumo / del<br />
focolare...».<br />
Fumo, non fuoco, non calore umano.<br />
E Rocco Scotellaro, al contrario, «Le<br />
mie famiglie riempiono le case. Hanno<br />
lasciato le tavole imbandite per il Bambino<br />
della Mezzanotte...».<br />
Alla ricerca di notizie un po' insolite<br />
sulle celebrazioni delle festività, affascinati<br />
— come sempre — dai presepi allestiti<br />
nelle chiese e da quelli viventi in varie<br />
località italiane, ci imbattiamo in<br />
qualcosa di diverso: «la festa delle fiaccole»<br />
ad Abbadia San Salvatore. Pensavamo<br />
alle consuete discese sulla neve,<br />
alle processioni di sciatori volanti, ma<br />
sentendo dire agli abbadesi che la tradizione<br />
risale al XIII secolo, abbiamo voluto<br />
indagare... L'origine si perde lontano,<br />
in quel periodo che vide sorgere il<br />
«castrum Abatiae», con un'estensione di<br />
700 ettari.<br />
È difficile però stabilire da quanto<br />
tempo il castello avesse assunto la fisionomia<br />
di un grosso villaggio fortificato.<br />
È nel 1212 che la comunità riceve dagli<br />
abati il permesso di eleggere propri consules,<br />
con una generosa «charta libertatis»<br />
«a longis retro temporibus, usque<br />
ad hoc tempora», ma la prima menzione<br />
risale al 1194, quando l'imperatore<br />
Enrico IV emanò un privilegio, mediante<br />
il quale confermava al monastero di<br />
San Salvatore numerosi possessi.<br />
Secondo alcuni studiosi, la nascita del<br />
castello appare frutto della volontà di<br />
concentrare la popolazione, precedentemente<br />
dispersa in insediamenti minori,<br />
anche per riorganizzare le forme di controllo<br />
su contadini, in una fase di indebolimento<br />
politico di fronte ai dinamici<br />
gruppi signorili di Radicofani, e alle<br />
sempre più pressanti iniziative orvietane<br />
e senesi.<br />
La documentazione duecentesca cita,<br />
in più esempi, i censi in natura offerti al<br />
monastero dagli abitanti, oltre al tributo<br />
di veri e propri servizi, come quello di<br />
per cogliervi “il mistero” che ancora oggi<br />
è l'anima della storia di ogni paese e<br />
di ogni credente».<br />
Ma, chi sono questi santi patroni che<br />
con il loro popolo hanno un rapporto<br />
antico ed indescrivibile ? Chi sono questi<br />
santi patroni che hanno segnato e<br />
allietato la vita di una famiglia ed hanno<br />
nel contempo segnato il cammino di<br />
una comunità?<br />
Ecco i loro nomi scritti nei cuori dei<br />
fedeli e dei devoti: l'Apostolo Andrea<br />
per Amalfi; santa Maria Maddalena per<br />
Atrani; l'Apostolo Pietro per Catara;<br />
sant'Antonio di Padova per Conca dei<br />
Marini; san Giacomo Apostolo per Furore;<br />
Santa Maria a Mare per Maiori;<br />
santa Trofimena per Minori; Santa Maria<br />
Assunta per Positano; san Luca per<br />
Praiano; san Pantaleone per Ravello;<br />
san Lorenzo per Scala; san Trifone per<br />
Tramonti; san Giovanni Battista per<br />
Vietri sul Mare.<br />
Statue e reliquiari sono stati collocati<br />
con filiale e riconoscente amore all'interno<br />
dello spazio basilicale del Crocifisso.<br />
Si guardano i santi patroni e<br />
sembrano parlare al visitatore che diventa<br />
pellegrino in una storia che lega<br />
cielo e terra. In verità ogni busto, ogni<br />
statua meriterebbe un catalogo partico-<br />
Processione di sant'Andrea ad Amalfi<br />
corpi armati, da parte dei cosiddetti feudatari.<br />
I censi erano relativi ai prodotti<br />
in natura offerti in tempi diversi, in collegamento<br />
cioè con le scansioni stagionali.<br />
Artefici di questa nuova economia<br />
erano anche i fabbri, le tessitrici, i contadini,<br />
i lanaioli, i falegnami. Questi ultimi<br />
pagavano censi con la costruzione,<br />
di vari oggetti e mobili secondo una tradizione<br />
lavorativa (che si sarebbe perpetuata<br />
per secoli) col legno amiatino.<br />
Poiché il paese produce grandi quantità<br />
di faggi e di castagni, ciò cagiona che<br />
«più huomeni del luogo si applicano al<br />
mestiere di falegnami in far sedie e tini,<br />
botti, doghe, pale, robbe da tornio et simili.<br />
Quelli che fanno detti mestieri ne<br />
cavano qualche danaro, smaltendo dette<br />
robbe a Sarteano, Chianciano, Radicofani,<br />
Valdichiana ed anche fuori Stato...»<br />
L'allevamento del bestiame e la caccia<br />
e la pesca erano molto praticati e, in<br />
questi casi, ai monaci spettavano censi<br />
in pellicce, nonché la spalla di ogni cervo<br />
abbattuto, la testa e gli zamponi di<br />
ogni cinghiale ucciso.<br />
È una storia indubbiamente affascinante<br />
ma, in questo periodo natalizio,<br />
preferiamo soffermarci su di un'altra<br />
realtà medievale del paese: la «festa delle<br />
fiaccole» che tuttora si mantiene. Le<br />
fiaccole sono gigantesche cataste di legna<br />
che si inseriscono in ogni piccolo<br />
slargo tra le antiche mura. Cantando,<br />
pastorelle, badenghi e turisti si spostano<br />
di fiaccola in fiaccola, avviandosi verso<br />
l'Abbazia.<br />
Alle ore 18 avviene la Cerimonia di<br />
accensione con la «benedizione del Fuoco»<br />
che segna l'inizio della festa della<br />
Vigilia. Le cataste bruceranno poi fino<br />
all'alba, ma saranno i capi-fiaccola, con<br />
le loro torce, ad accendere ognuna di<br />
esse intorno al Presepe Vivente del centro<br />
storico. Gli zampognari e gruppi di<br />
pastori intoneranno i loro canti.<br />
Ci si rende conto che la necessità di<br />
questi fuochi nacque quando, non esistendo<br />
né case, né strade, i fedeli, av-<br />
Maria SS. dell'Avvocata (stampa litografica)<br />
Busto reliquiario di s. Pantaleone,<br />
duomo di Santa Maria Assunta (Ravello)<br />
lare, ma il lavoro compiuto dagli studiosi<br />
e dagli esperti raccolto nel bel volume<br />
di 96 pagine merita ogni plauso.<br />
La rassegna si arricchisce anche di<br />
calici, di pastorali, di pissidi d'argento,<br />
di mitre episcopali ben conservate in<br />
custodie illuminate a giorno. Fanno da<br />
corona anche alcune foto, stampe e<br />
cartoline d'epoca.<br />
Ciò che sembra inopportuno in tutta<br />
questa originale rassegna è l'esposizione<br />
parallela di tele dei santi patroni di<br />
Paolo Signorino, un pittore vivente la<br />
cui opera non ha nulla a che vedere<br />
con queste splendide opere d'epoca.<br />
Peccato! Ma — ci si chiede — come è<br />
possibile erigere, nel contesto di un impianto<br />
antico, un «monumento» in<br />
compensato bianco con le immagini<br />
moderne dei patroni e delle patrone che<br />
meriterebbero altri luoghi ed altre gallerie!<br />
Strane ed assurde «fusioni» stonate<br />
ed inopportune.<br />
Ma, torniamo alla mostra che si fa<br />
ammirare nella sua vera bellezza e nella<br />
straordinarietà di una fede antica<br />
che diventa concorso di popolo, preghiera,<br />
comunione, testimonianza.<br />
Gli studi al riguardo raccolti nel catalogo<br />
meritano ogni plauso. Lina Sabino<br />
nel suo saggio presenta «I santi patroni<br />
della Costiera amalfitana. Tematiche<br />
e materiali della mostra» (pag. 12-<br />
17). Da pagina 20 a pagina 47 scorrono<br />
immagini e testi che descrivono e ripercorrono<br />
le tappe di una pietà popolare<br />
che conservano fascino e mistero.<br />
Paolo Apolito e Vincenzo Esposito offrono<br />
alcune osservazioni generali sul<br />
culto dei santi nella Costiera amalfitana<br />
( pag. 48- 57), mentre il giornalista<br />
scrittore Gaetano Afeltra, che dalle colonne<br />
del «Corsera» ripropone ricordi<br />
e nostalgie di questa terra amata, offre<br />
un suo sublime saggio su sant'Andrea<br />
che protegge la città di Amalfi<br />
(pag. 59- 61). Lo storico Giuseppe Gargano<br />
presenta uno corposo studio su<br />
«La società amalfitana tra Angioini e<br />
Borboni» (pag. 64 -75).<br />
Il bel volume finisce qui. Il resto lo<br />
giudica il visitatore attento e rigoroso<br />
che comprende molto bene quanto meriti<br />
il plauso e quanto è inopportuno<br />
per la pietà, per la storia e per l'arte.<br />
viandosi verso la chiesa per la Messa di<br />
Mezzanotte, doveva pur riscaldarsi in<br />
qualche modo. Così, oggi, le fiaccole di<br />
Abbadia ci hanno non solo incuriosito,<br />
ma trasportati davvero in pieno Medioevo;<br />
ci è stato possibile assistere ai preparativi<br />
ed ammirare i costumi, ispirati all'iconografia<br />
del tempo. In genere, il Podestà<br />
e il Camerlengo indossavano vestiti<br />
di lana, di colore scarlatto o verde o<br />
fulvo «lionato», una camicia di lino, una<br />
gonnella (un lungo e ampio abito manica<br />
stretta), una guamacca, una sopravveste<br />
con ampie maniche, a volte foderate<br />
di pelliccia come il mantello e calzature<br />
di pelle morbida.<br />
Anche i popolani-fabbri, muratori, lanaioli,<br />
tessitrici, contadini, filatrici indossavano<br />
la gonnella, la guamacca e la<br />
camicia, ma di un panno povero tessuto<br />
dagli Umiliati (frati specializzati nella lavorazione<br />
delle stoffe). Anche i colori<br />
erano grezzi, grigi e bruni... Sotto la<br />
gonnella gli uomini indossavano le braghe,<br />
al posto delle scarpe calze suolate.<br />
Il mantello si teneva legato al collo con<br />
lacci di cuoio. Col tempo, in concomitanza<br />
con gli eventi storico-politici, le<br />
classi si sarebbero sempre più differenziate<br />
nella foggia del vestire.<br />
Anche la preparazione dei cibi, in<br />
queste occasioni, è quasi un rito.<br />
Danze e musiche non mancano, come<br />
nei tempi più remoti, si usano strumenti<br />
semplici e nacchere e cornamuse e flauti<br />
e cembali e trombe, mentre i ballerini<br />
indossano — come i giullari — coloratissimi<br />
costumi.<br />
Così Abbadia recupera le proprie radici,<br />
e, mentre sulle piste innevate di Vetta<br />
e Cantore si svolge la vera fiaccolata<br />
sul monte dominato dal Crocifisso, assistiamo<br />
al Concerto di Natale nella chiesa<br />
di san Lorenzo, all'Oratorio della Natività<br />
per santo Stefano e, per l'Epifania<br />
a una sfilata di maschere e carri finché,<br />
dal portone dell'Abbazia non usciranno i<br />
figuranti Re Magi. Percorreranno le vie<br />
del paese, fino all'offerta dei doni nella<br />
chiesa di Santa Croce.