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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

5 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Lunedì-Martedì 3-4 Dicembre 2001<br />

La traduzione del discorso<br />

di Giovanni Paolo II<br />

Eccellenza,<br />

Signora Ambasciatore,<br />

Le do il cordiale benvenuto<br />

in Vaticano. Non è la prima<br />

volta che lo faccio. Ho avuto<br />

più occasioni per farlo, prima,<br />

quando venne ospite qui<br />

come Primo Ministro del governo<br />

della Repubblica di Polonia,<br />

e in seguito come<br />

membro della Pontificia Accademia<br />

delle Scienze Sociali.<br />

Oggi, tuttavia, il mio saluto<br />

riveste un carattere particolare.<br />

Infatti, Lei viene come<br />

Ambasciatore straordinario e<br />

plenipotenziario della Repubblica<br />

di Polonia presso la Sede<br />

Apostolica, per consegnare<br />

le Lettere Credenziali da parte<br />

del Presidente, in virtù delle<br />

quali svolgerà il Suo incarico.<br />

Le accetto volentieri, augurandoLe,<br />

che questo servizio<br />

di tramite tra la Polonia e<br />

la Santa Sede sia efficace e<br />

fruttuoso, e Le dia soddisfazione<br />

e gioia.<br />

Ringrazio delle parole rivoltemi,<br />

con le quali ha fatto riferimento<br />

agli elementi essenziali<br />

dell’attuale realtà della<br />

nostra Patria, della Chiesa e<br />

del mondo. Non è possibile<br />

presentarli diversamente, che<br />

proprio nell’ambito di una<br />

sintesi. Le sorti della Polonia,<br />

della Chiesa e del mondo sono<br />

infatti legate tra loro inseparabilmente,<br />

si penetrano e<br />

si condizionano reciprocamente.<br />

Il processo delle trasformazioni<br />

sociali ed economiche<br />

in Polonia, che continua<br />

dall’anno 1989, si compie<br />

nel contesto di mutamenti positivi<br />

nel mondo come la formazione<br />

dell’Unione Europea<br />

o l’allargamento del Patto<br />

Atlantico. Dall’altra parte le<br />

sconvolgenti operazioni belliche<br />

nel Golfo Persico, nei<br />

Balcani o nell’Afghanistan, la<br />

mancanza di pace nel Medio<br />

Oriente e i terrificanti atti di<br />

terrorismo, come quello compiuto<br />

a New York, che destano<br />

il senso di mancanza di<br />

stabilità dell’ordine politico<br />

ed economico finora dominante,<br />

esercitano non poca<br />

influenza sul modo di pensare<br />

e di agire dei polacchi.<br />

Sembra, tuttavia, che nella<br />

complessa situazione politica<br />

del mondo, la Polonia stia<br />

trovando la propria via di sviluppo<br />

dello Stato. Cominciando<br />

dal 1989, indipendentemente<br />

dallo sviluppo degli<br />

eventi nel mondo, nonostante<br />

gli alti e i bassi, abbiamo potuto<br />

osservare in Polonia un<br />

costante progresso del processo<br />

di attuazione della libertà<br />

riconquistata. Le difficoltà,<br />

ovviamente, non mancano.<br />

Non si possono tuttavia dimenticare<br />

i grandi successi<br />

dei governi che si sono succeduti<br />

e dell’intera società nell’opera<br />

dell’edificazione di<br />

uno Stato sovrano, di uno<br />

Stato di diritto e di uno Stato<br />

di prosperità. Qui va sottolineato<br />

quanto si è riusciti a<br />

raggiungere nel campo delle<br />

libertà politiche, della libertà<br />

religiosa e nella democratizzazione<br />

della vita sociale.<br />

Seguo con attenzione tutte<br />

le notizie che giungono dal<br />

nostro Paese. Mi rallegro perché<br />

continua incessante il<br />

processo del suo sviluppo<br />

economico. Allo stesso tempo<br />

però, risento profondamente<br />

dell’indigenza di molte persone<br />

e di numerose famiglie<br />

che si rivolgono al Papa per<br />

ottenere aiuto, per il sostegno<br />

materiale e spirituale. Molti<br />

di loro sono toccati dolorosamente<br />

dal fenomeno della disoccupazione,<br />

dalla mancanza<br />

delle possibilità di impegnare<br />

i propri talenti, l’istruzione<br />

e l’energia nella costruzione<br />

di un futuro a misura<br />

dei bisogni e dei desideri. Ho<br />

fiducia che il generale sviluppo<br />

della vita pubblica in Polonia<br />

aprirà davanti a tutti i cittadini<br />

nuove prospettive e<br />

ampie possibilità per costruire<br />

un futuro degno e felice. Posso<br />

assicurare che la Chiesa<br />

continuerà ad inserirsi in quest’opera,<br />

conformemente alla<br />

propria missione e ai propri<br />

compiti.<br />

Durante la presentazione<br />

delle Lettere Credenziali da<br />

parte del Signor Ambasciatore<br />

Stefan Frankiewicz, l’11 luglio<br />

1995, dissi che la Chiesa<br />

non desidera per sé né privilegi,<br />

né un posto particolare.<br />

Vuole soltanto avere le debite<br />

condizioni per compiere la<br />

sua missione spirituale. Oggi<br />

posso dire di più. Posso far<br />

notare che la Chiesa, adempiendo<br />

questa missione, può<br />

e desidera continuare l’opera<br />

di consolidamento e di formazione<br />

del retaggio spirituale,<br />

culturale e sociale di una nazione<br />

che da mille anni è legata<br />

ai valori che porta in sé<br />

il cristianesimo. La firma del<br />

Concordato, nel 1993, e la<br />

sua successiva ratifica hanno<br />

creato per la Chiesa queste<br />

possibilità per un attivo impegno<br />

a favore del bene della<br />

nazione. Malgrado l’opinione<br />

degli scettici si è potuto vedere<br />

che il Concordato non soltanto<br />

ha contribuito a migliorare<br />

la cooperazione della<br />

Chiesa e degli organi dello<br />

Stato a favore del bene comune<br />

ampliando gli spazi di libertà<br />

delle persone e della società,<br />

ma è anche diventato<br />

uno strumento ecumenico riguardo<br />

ad altre Chiese e comunità<br />

confessionali in Polonia.<br />

Nello stesso spirito la Chiesa<br />

desidera essere presente<br />

anche nel processo di preparazione<br />

della Polonia al pieno<br />

ingresso nell’Unione Europea.<br />

È giusto aspirare a che la Polonia<br />

abbia il suo dovuto posto<br />

negli ambiti politici ed<br />

economici delle strutture dell’Europa<br />

unita. Bisogna però<br />

che sia presente come uno<br />

stato che ha il proprio volto<br />

spirituale e culturale, la propria<br />

inalienabile tradizione<br />

storica legata al cristianesimo<br />

sin dagli albori della storia.<br />

La Polonia non può privarsi<br />

di tale tradizione, di tale identità<br />

nazionale. Diventando<br />

membro della Comunità Europea,<br />

la Repubblica di Polonia<br />

non può perdere nessuno<br />

dei beni materiali e spirituali,<br />

che le generazioni dei nostri<br />

antenati difesero a prezzo del<br />

sangue. Nel difendere tali valori,<br />

la Chiesa vuole essere un<br />

partner e un alleato di chi governa<br />

il nostro Paese. La<br />

Chiesa, come dissi nel Parlamento<br />

della Repubblica, durante<br />

il mio ultimo pellegri-<br />

naggio in Patria, «mette in<br />

guardia nei confronti di una<br />

riduzione della visione dell’Europa<br />

che la consideri<br />

esclusivamente nei suoi aspetti<br />

economici e politici, come<br />

pure nei confronti di un rapporto<br />

acritico verso un modello<br />

di vita consumistico. Se<br />

vogliamo che la nuova unità<br />

dell’Europa sia duratura, dobbiamo<br />

costruire su questi valori<br />

spirituali, che ne furono<br />

un tempo alla base, tenendo<br />

in considerazione la ricchezza<br />

e la diversità delle culture e<br />

delle tradizioni delle singole<br />

nazioni. Questa, infatti, deve<br />

essere la grande «Comunità<br />

Europea dello Spirito». Voglio<br />

ripetere una volta ancora che<br />

«l’esperienza storica in possesso<br />

della Nazione polacca,<br />

la sua ricchezza spirituale e<br />

culturale, possono contribuire<br />

in modo efficace al bene comune<br />

di tutta la famiglia<br />

umana, specialmente al consolidamento<br />

della pace e della<br />

sicurezza nell’Europa» (Varsavia,<br />

11.06.1999).<br />

La Polonia si trova ancora<br />

di fronte ad enormi sfide, vitali<br />

per la società ora e nel futuro.<br />

Nutro la speranza che<br />

la Chiesa e lo Stato, conservando<br />

la loro autonomia e i<br />

compiti specifici, andranno<br />

concordemente incontro a tali<br />

compiti. Non cesso di pregare<br />

Dio, affinché questi comuni<br />

sforzi portino per ogni polacco<br />

e per tutta la nazione i<br />

frutti attesi.<br />

Chiedo a Lei, Signora Ambasciatore,<br />

di trasmettere i<br />

miei cordiali saluti al Signor<br />

Presidente e al Governo della<br />

Repubblica di Polonia. Conformemente<br />

alle indicazioni<br />

di san Paolo, prego affinché<br />

le decisioni e l’operato di tutti<br />

i responsabili della struttura<br />

costituzionale della Repubblica<br />

e del suo posto sulla scena<br />

dell’Europa e del mondo siano<br />

dettati dalla più profonda<br />

sollecitudine per il suo bene e<br />

perché incessantemente generino<br />

tale bene.<br />

A Lei, Signora Ambasciatore,<br />

auguro una volta ancora<br />

che il compimento della missione<br />

di tramite tra la Repubblica<br />

di Polonia e la Sede<br />

Apostolica Le porti soddisfazione<br />

e gioia, e serva al bene<br />

comune di tutti i figli e le figlie<br />

della nostra diletta Patria.<br />

La traduzione del discorso dell'Ambasciatore<br />

Vostra Santità,<br />

Vorrei esprimere la mia grande gioia per l'onore<br />

che mi è toccato in sorte, l'onore di consegnare<br />

oggi al Santo Padre le Lettere Credenziali del<br />

Presidente della Repubblica Polacca che mi nominano<br />

alla funzione di Ambasciatore straordinario<br />

e plenipotenziario della Repubblica Polacca<br />

presso la Sede Apostolica.<br />

Una particolare gioia accompagna ogni Ambasciatore<br />

polacco in un momento come questo,<br />

poiché, in relazione alla persona di Vostra Santità,<br />

anche la missione diplomatica presso la Sede<br />

Apostolica ha un carattere particolare.<br />

Assumo la mia missione, come Ambasciatore,<br />

dodici anni dopo il ripristino delle relazioni diplomatiche<br />

tra la Polonia e la Sede Apostolica. Fin<br />

dal momento stesso in cui questi rapporti furono<br />

allacciati, le autorità polacche avvertirono la necessità<br />

di regolare giuridicamente i rapporti reciproci<br />

tra le due comunità sotto forma di Concordato,<br />

compito che richiedette un forte impegno<br />

da parte di entrambi i miei predecessori.<br />

Giungo ad assumere questa missione nel momento<br />

in cui i rapporti tra la Sede Apostolica e<br />

la Polonia sono pienamente regolati dal punto di<br />

vista giuridico. Firmato nel 1993, il Concordato<br />

venne definitivamente ratificato nel 1998.<br />

Il sorgere di uno stato democratico nel 1989<br />

portò con sé anche un cambiamento nel ruolo<br />

della Chiesa. Le libertà fondamentali dell'individuo,<br />

infatti, vengono ormai garantite dallo stato,<br />

e la Chiesa non è più l'unica istituzione in cui sia<br />

ammessa la libertà di parola. Tale nuova situazione<br />

esigeva una nuova definizione giuridica.<br />

Anche per questa ragione la firma del Concordato<br />

costituì una dimostrazione di realismo politico,<br />

un riconoscimento della posizione ma anche<br />

della corresponsabilità della Chiesa, che partecipa<br />

all'edificazione del bene comune dello stato<br />

polacco. Venne ad assumere un'enorme importanza<br />

la necessità di una chiara definizione dei<br />

confini tra le competenze dello stato e della Chiesa.<br />

Si pervenne così ad un Concordato che rispetta<br />

in pieno il principio dell'indipendenza e<br />

dell'autonomia delle due strutture.<br />

Il Concordato era necessario in Polonia. Il<br />

tempo trascorso dalla sua ratifica ne mette in luce<br />

il valore di moderno accordo internazionale,<br />

chiaramente iscritto nello spirito postconciliare.<br />

Un accordo che regola i rapporti tra le due comunità<br />

senza tuttavia chiudere le porte a nessuno,<br />

e la cui idea portante è il principio della tolleranza,<br />

esplicitamente enunciato, e il rifiuto della<br />

discriminazione: un principio così fortemente<br />

radicato negli insegnamenti di Vostra Santità sui<br />

valori universali che stanno a fondamento della<br />

vera armonia interiore di ogni persona umana<br />

come di ogni comunità.<br />

Si può ormai dire, oggi, che le disposizioni del<br />

Concordato si sono dimostrate vantaggiose per le<br />

altre confessioni. Il Concordato, infatti, ha dato<br />

l'impulso per la deliberazione di leggi che regolano<br />

i reciproci rapporti tra lo stato e tutte le altre<br />

Chiese. In questo senso, il Concordato può essere<br />

inteso come un documento ecumenico.<br />

Questi dodici anni hanno avuto una particolare<br />

importanza nella storia del nostro stato e della<br />

nostra nazione, hanno lanciato nuove sfide e<br />

aperto nuove possibilità; hanno posto, d'altro<br />

canto, i Polacchi di fronte al problema di come<br />

gestire la propria libertà, sia politica, sia personale.<br />

La società polacca ha percorso in questo breve<br />

spazio di tempo una lunga strada, una strada<br />

che, altrove, ha richiesto l'apporto di intere generazioni:<br />

da società priva di qualsiasi possibilità<br />

di scelta a società pluralistica. La nostra società,<br />

in sostanza, sta seguitando senza sosta il proprio<br />

cammino per riuscire a ritrovarsi nella nuova<br />

realtà, per apprendere l'arte della scelta, per imparare<br />

a vivere democraticamente e ad assumere<br />

decisioni responsabili, per apprendere il plurali-<br />

smo, il quale non può portare al nichilismo. È<br />

un tempo di confronto e di scontro tra valori diversi,<br />

è un tempo in cui ci si ubriaca sovente di<br />

pseudovalori e di pseudolibertà, un tempo di ricerca<br />

dei valori autentici.<br />

Tale ricerca è all'origine dell'incontenibile gioia<br />

procurata da ogni pellegrinaggio del Santo Padre<br />

nella nostra Patria e della grande attesa legata ad<br />

ogni successiva visita. Sono, questi, momenti di<br />

autentico ascolto dell'insegnamento del Santo Padre,<br />

momenti in cui si vive intensamente la Parola.<br />

Ad ogni pellegrinaggio ritorna anche alla memoria<br />

quel primo pellegrinaggio, tanto significativo,<br />

che aveva messo le ali agli animi con le parole:<br />

«Non abbiate paura!». Quante volte risovvengono<br />

queste parole nei momenti critici, nei momenti<br />

di abbattimento che affliggono l'individuo<br />

o la società. Accogliendo quelle parole, i Polacchi<br />

riuscirono a realizzare un'opera straordinaria.<br />

Oggi siamo dinnanzi a nuove sfide. Una di esse<br />

è indubbiamente l'integrazione europea, l'ingresso<br />

nell'Europa unita. Si tratta di un nostro<br />

vitale interesse nazionale, al fine di non ritrovarci<br />

ancora una volta ai margini o addirittura al di<br />

fuori dell'Europa comune. Affondiamo le nostre<br />

radici, infatti, proprio in questa Europa, siamo<br />

cresciuti in seno ad essa. La riunificazione dell'Europa,<br />

dopo tanti anni, è un'opera difficile. Lo<br />

indicò con chiarezza Vostra Santità durante il<br />

pellegrinaggio a Gniezno nel 1997. Di eccezionale<br />

importanza — e le accogliamo con particolare<br />

gratitudine — sono le parole con cui il Santo Padre<br />

ci aveva avvertito del fatto che, dopo la caduta<br />

di un muro, di quello visibile, era comparso<br />

un nuovo muro. Un muro costruito di paura e di<br />

aggressione, di mancanza di comprensione per<br />

chi ha provenienza diversa, colore diverso, convinzioni<br />

religiose diverse. Non ci sarà unione dell'Europa<br />

finché l'Europa non sarà comunità dello<br />

spirito.<br />

La società polacca dovrebbe, ritrovando vigore<br />

e memoria sufficienti, rammentare nuovamente<br />

l'esortazione «Non abbiate paura!», di fronte alla<br />

sfida costituita dall'unificazione con l'Europa, in<br />

cui entriamo con la nostra tradizione e con la<br />

nostra identità, forgiata da secoli di storia: come<br />

disse, infatti, il Santo Padre ai parlamentari nel<br />

1999, la nuova unione dell'Europa deve essere<br />

fondata sui valori spirituali che la forgiarono un<br />

tempo, nel rispetto della ricchezza e dell'eteroge-<br />

neità delle culture e delle tradizioni delle singole<br />

nazioni.<br />

Sono persuasa che, di fronte all'ultima tragedia<br />

connessa con l'attacco terroristico negli Stati<br />

Uniti d'America, l'importanza di questa unificazione,<br />

specialmente nella sua valenza spirituale,<br />

si è notevolmente accresciuta.<br />

Vostra Santità,<br />

Gli attentati terroristici hanno scosso i fondamenti<br />

della nostra civiltà, hanno liberato un'angoscia<br />

per il futuro che non riguarda più soltanto<br />

le singole nazioni, ma tutta l'umanità. Ci rendono<br />

maggiormente coscienti, nello stesso tempo,<br />

dell'inestimabile contributo del Santo Padre nella<br />

formazione della coscienza dell'intera comunità<br />

internazionale. L'importanza e la necessità, più<br />

volte sottolineate, del dialogo tra le civiltà, il rifiuto<br />

dell'odio. Il bisogno di costruire la civiltà<br />

dell'amore — in luogo della civiltà del terrore e<br />

dell'odio che origina un progressivo intensificarsi<br />

della paura e soffoca ogni speranza. Sono qui<br />

particolarmente eloquenti le parole pronunciate<br />

da Vostra Santità ad Astanà: «Tutti gli uomini<br />

del mondo, fortificati dalla sapienza divina, lavorino<br />

per la civiltà dell'amore, in cui non vi è posto<br />

per l'odio, per la discriminazione e per la sopraffazione!».<br />

In concreta risposta a tale esortazione del Santo<br />

Padre è stato recentemente organizzato, su<br />

iniziativa del Presidente della Repubblica Polacca,<br />

un incontro tra i presidenti dell'Europa Centrale<br />

solidali nella lotta contro il terrorismo e<br />

contro il male. Un incontro tra i rappresentanti<br />

di stati che, forse più di altri stati europei conoscono<br />

il valore della libertà e della pace. Durante<br />

l'incontro è stato sottolineato molto chiaramente<br />

che il terrorismo nasce da un senso di inferiorità<br />

e dalla mancanza di rispetto per gli altri. La lotta<br />

al terrorismo, d'altra parte, non deve acuire tale<br />

senso d'inferiorità. È stato ancora una volta affermato<br />

con nettezza che la lotta attuale non è<br />

una lotta contro l'Islam, né contro il mondo musulmano,<br />

non è una guerra di religione. La dichiarazione<br />

finale dell'incontro, approvata il 6<br />

novembre, conferma che si tratta di una lotta<br />

contro il male, il quale, sotto forma di terrorismo,<br />

sta guadagnandosi un certo spazio nel<br />

mondo; di una lotta alla quale tutti siamo tenuti<br />

a prender parte, sia a livello individuale, sia a livello<br />

sociale.<br />

Concludendo, vorrei esprimere, in quanto rappresentante<br />

della Repubblica Polacca, la sincera<br />

volontà di collaborare a tutte le iniziative della<br />

Sede Apostolica finalizzate alla difesa della dignità<br />

umana e della giustizia e alla ricerca di soluzioniche<br />

permettano di uscire dalla crisi attuale.

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