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<strong>L'OSSERVATORE</strong><strong>ROMANO</strong><br />
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CONTO CORRENTE POSTALE N. 649004<br />
GIORNALE QUOTIDIANO<br />
UNICUIQUE SUUM<br />
POLITICO RELIGIOSO<br />
NON PRAEVALEBUNT<br />
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VATICANO E ITALIA<br />
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Anno CXLI - N. 298 (42.936) CITTÀ DEL VATICANO Domenica 30 Dicembre 2001<br />
MEDIO ORIENTE La diminuzione delle violenze potrebbe favorire la ripresa delle trattative di pace<br />
I palestinesi chiedono il ritorno<br />
del mediatore statunitense Zinni<br />
TEL AVIV, 29.<br />
La direzione palestinese ha chiesto ieri<br />
agli Stati Uniti un «rapido ritorno»<br />
nella regione del mediatore Anthony<br />
Zinni per valutare la possibilità di applicare<br />
le raccomandazioni contenute nel<br />
rapporto della Commissione Mitchell e<br />
nel memorandum del Direttore della<br />
Cia, George Tenet. L'organismo, del<br />
quale fanno parte i membri del Governo<br />
dell’Autorità Palestinese (Ap) e del Comitato<br />
esecutivo dell’Olp, ha sottolineato<br />
«l’importanza del ruolo svolto dall’Amministrazione<br />
americana nel processo<br />
di pace, con il sostegno della Russia<br />
e dell’Unione Europea».<br />
Il piano messo a punto dalla Commissione<br />
guidata dall’ex Senatore democratico<br />
statunitense George Mitchell indica<br />
l'iter da seguire per giungere alla ripresa<br />
delle trattative sullo status definitivo dei<br />
Territori. Secondo il progetto, dopo la<br />
fine delle violenze vanno assunte misure<br />
per ristabilire la fiducia tra le due parti,<br />
tra le quali il blocco della colonizzazione<br />
da parte di Israele, per poi avviare la fase<br />
negoziale.<br />
La recente diminuzione degli scontri<br />
sembra favorire la possibilità di ripresa<br />
del dialogo. Il Ministro degli esteri israeliano,<br />
Shimon Peres, si accinge ad incontrare<br />
nei prossimi giorni il Presidente<br />
del Consiglio legislativo palestinese,<br />
Ahmed Qrei, per definire le linee di un<br />
accordo di transizione.<br />
Il Premier Ariel Sharon ha però sconfessato<br />
l'iniziativa di Peres, chiedendo<br />
l'assoluta fine delle violenze prima del<br />
rilancio delle trattative. È vero che dopo<br />
l’energico discorso televisivo pronunciato<br />
undici giorni fa da Arafat le violenze<br />
sul terreno sono calate, ma si tratta di<br />
ARGENTINA Crollo in Borsa e dimissioni ai vertici<br />
Proteste della popolazione<br />
e disordini nella capitale<br />
BUENOS AIRES, 29.<br />
Nuovi disordini a Buenos Aires dopo<br />
le sanguinose violenze (28 morti e centinaia<br />
di feriti) della settimana scorsa che<br />
avevano costretto alle dimissioni il Presidente<br />
della Repubblica, il radicale Fernando<br />
de la Rúa. Nella notte tra ieri e<br />
oggi, una folla di dimostranti si è riversata<br />
nella Plaza de Mayo e alcuni gruppi<br />
più esagitati hanno fatto irruzione nella<br />
sede del Parlamento abbandonandosi ad<br />
atti di vandalismo e appiccando un incendio,<br />
che è stato però rapidamente<br />
domato. Le forze di polizia hanno poi<br />
ripreso il controllo della piazza disperdendo<br />
i dimostranti con il lancio di granate<br />
lacrimogene. Secondo le informazioni<br />
disponibili, non si lamentano morti<br />
o feriti gravi.<br />
Oltre che sul fronte dell'ordine pubblico,<br />
la situazione è tesa sui versanti economico<br />
e politico. La giornata di ieri,<br />
infatti, ha fatto registrare un crollo (-8<br />
per cento con punte di -11) della Borsa,<br />
che aveva riaperto i battenti dopo una<br />
settimana di chiusura. Nelle stesse ore,<br />
il Presidente provvisorio, il peronista<br />
Adolfo Rodrìguez Saá, ha imposto le dimissioni<br />
al presidente della Banca nazionale<br />
David Exposito, che era stato nominato<br />
solo due giorni fa. Invadendo tra<br />
l'altro il campo della Banca Centrale,<br />
Exposito si era lanciato in una serie di<br />
valutazioni imprudenti in merito all'«argentino»,<br />
la terza moneta che il Governo<br />
intende mettere in circolazione il mese<br />
prossimo. Infine, si è dimesso spontaneamente<br />
un consigliere del Presidente<br />
Rodríguez Saà, l'ex sindaco della capita-<br />
le Carlos Grosso preso di mira dai dimostranti<br />
di Plaza de Mayo.<br />
La manifestazione popolare, culminata<br />
nell'irruzione in Parlamento, è partita<br />
dai quartieri dove vive la classe media,<br />
stremata dalla crisi economica. Gli abitanti<br />
hanno inscenato il cosiddetto «cacerolazo»<br />
(rumorosi concerti con pentole<br />
e coperchi) per protestare contro il<br />
blocco del denaro nei conti correnti e<br />
per denunciare la permanenza nelle<br />
stanze del potere di elementi corrotti o<br />
comunque di dubbia moralità. Uno dei<br />
personaggi contestati era per l'appunto<br />
Carlos Grosso. Quest'ultimo — riferisce<br />
l'agenzia «Ansa» — un settimana fa, al<br />
momento di assumere l'incarico, aveva<br />
dichiarato che il Capo dello Stato lo aveva<br />
scelto non per la fedina penale ma<br />
per la sua intelligenza.<br />
Dai quartieri periferici i dimostranti<br />
sono poi affluiti durante la notte nella<br />
Plaza de Mayo, dove sono stati affrontati<br />
e dispersi dalle forze dell'ordine.<br />
In una giornata tesa e difficile, l'unica<br />
buona notizia è venuta dagli Stati Uniti<br />
che hanno assicurato la propria disponibilità<br />
a fornire, attraverso il Fondo monetario<br />
internazionale (Fmi), aiuti finanziari<br />
per permettere all'Argentina di recuperare<br />
una crescita economica sostenibile.<br />
In un colloquio telefonico con il<br />
Presidente Rodríguez Saá, Bush ha reso<br />
noto che in conversazioni avute con i<br />
colleghi di altri Paesi occidentali è emersa<br />
«una quasi unanimità» nella volontà<br />
di sostenere gli sforzi di stabilizzazione e<br />
di risanamento avviati dal nuovo Governo<br />
di Buenos Aires.<br />
Cronache del 2001<br />
In omaggio<br />
a tutti<br />
gli abbonati<br />
l'almanacco<br />
de L'Osservatore<br />
Romano,<br />
per ripercorrere<br />
attraverso testi,<br />
immagini<br />
ed una dettagliata<br />
cronologia<br />
i principali<br />
avvenimenti<br />
dell'anno<br />
che sta<br />
per concludersi<br />
e che ha segnato<br />
anche il 140°<br />
anniversario<br />
del giornale<br />
Un palestinese lancia gas lacrimogeno contro una postazione israeliana a Ramallah<br />
una pausa e non di una svolta strategica,<br />
ha detto ieri il Capo di stato maggiore<br />
israeliano, Shaul Mofaz. L'Ap «è impregnata<br />
da capo a piedi di elementi terroristici<br />
attivi», ha aggiunto.<br />
La tensione è salita quando in un volantino<br />
Hamas ha definito «inaccettabi-<br />
le» il piano messo a punto da Peres e<br />
Qrei e ha minacciato di tornare al più<br />
presto in azione. Da parte sua la Jihad<br />
islamica, che pochi giorni fa aveva annunciato<br />
la sospensione degli attacchi<br />
armati, ha rivendicato un agguato teso a<br />
un convoglio militare israeliano presso<br />
Netzarim, nella Striscia di Gaza. I servizi<br />
di sicurezza di Tel Aviv ritengono<br />
inoltre che l’attentato avvenuto martedì<br />
scorso nella valle del Giordano, nel quale<br />
due militanti arabi e un soldato israeliano<br />
sono rimasti uccisi, sia stato compiuto<br />
da guerriglieri libanesi Hezbollah.<br />
Intanto è stata revocata la chiusura militare<br />
di Betlemme, anche se, secondo<br />
fonti palestinesi, l’Esercito ha rafforzato<br />
il blocco attorno a Jenin e Tulkarem.<br />
Peres si è detto comunque fiducioso<br />
sulla possibilità di concordare con i palestinesi<br />
una nuova tabella di marcia. Il<br />
piano dovrebbe consentire in dodici mesi<br />
di trattative di trovare soluzioni a tutti<br />
i maggiori ostacoli che impediscono un<br />
accordo di pace, tra i quali la definizione<br />
dei confini dello Stato palestinese, la<br />
questione dei coloni e il ritorno dei profughi.<br />
Ma il capo uscente dell’intelligence<br />
israeliana, Amos Malca, e il Coordinatore<br />
delle attività nei Territori, Amos<br />
Ghilad, hanno avvertito che Tel Aviv<br />
non potrà mai firmare un trattato di pace<br />
definitivo con Arafat, ritenuto da<br />
Sharon direttamente coinvolto negli attentati<br />
terroristici.<br />
Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice<br />
Cappella Papale<br />
per l'Ordinazione dei Vescovi<br />
nella Solennità dell'Epifania del Signore<br />
Notificazione<br />
Domenica 6 gennaio 2002, Solennità dell’Epifania del Signore, alle ore 9,<br />
nella Patriarcale Basilica Vaticana, il Santo Padre Giovanni Paolo II presiederà<br />
la solenne Cappella Papale nel corso della quale conferirà l’Ordinazione<br />
episcopale ai seguenti Presbiteri:<br />
* * *<br />
1. Mons. GIUSEPPE PINTO, del clero della Diocesi di Conversano-Monopoli,<br />
nato il 26 maggio 1952, ordinato Presbitero il 1 o aprile 1978, eletto Arcivescovo<br />
titolare di Anglona e nominato Nunzio Apostolico in Senegal e Delegato<br />
Apostolico in Mauritania il 4 dicembre 2001.<br />
2. Mons. CLAUDIO GUGEROTTI, del clero della Diocesi di Verona, nato il<br />
7 ottobre 1955, ordinato Presbitero il 29 maggio 1982, eletto Arcivescovo titolare<br />
di Ravello e nominato Nunzio Apostolico in Georgia, Armenia e Azerbaigian<br />
il 7 dicembre 2001.<br />
3. Mons. ADOLFO TITO YLLANA, del clero della Arcidiocesi di Caceres,<br />
nato il 6 febbraio 1948, ordinato Presbitero il 19 marzo 1972, eletto Arcivescovo<br />
titolare di Montercorvino e nominato Nunzio Apostolico in Papua Nuova<br />
Guinea il 13 dicembre 2001.<br />
4. Mons. GIOVANNI D’ANIELLO, del clero della Diocesi di Aversa, nato il<br />
5 gennaio 1955, ordinato Presbitero l’8 dicembre 1978, eletto Arcivescovo titolare<br />
di Paestum e nominato Rappresentante Pontificio nella Repubblica Democratica<br />
del Congo il 15 dicembre 2001.<br />
5. Mons. DANIEL MIZONZO, del clero della Diocesi di Nkayi, nato il 29<br />
settembre 1953, ordinato Presbitero il 12 luglio 1981, eletto Vescovo di Nkayi<br />
(Repubblica del Congo) il 16 ottobre 2001.<br />
6. Mons. Louis PORTELLA, del clero della Diocesi di PointeNoire, nato il<br />
28 luglio 1942, ordinato Presbitero il 31 dicembre 1967, eletto Vescovo di Kinkala<br />
(Repubblica del Congo) il 16 ottobre 2001.<br />
7. Mons. MARCEL UTEMBI TAPA, del clero della Diocesi di Mahagi-Nioka,<br />
nato il 7 gennaio 1959, ordinato Presbitero il 29 giugno 1984, eletto Vescovo<br />
di Mahagi-Nioka (Repubblica Democratica del Congo) il 16 ottobre 2001.<br />
8. Mons. FRANCO AGOSTINELLI, del clero della Diocesi di Arezzo, nato il<br />
1 o gennaio 1944, ordinato Presbitero il 9 giugno 1968, eletto Vescovo di Grosseto<br />
(Italia) il 17 novembre 2001.<br />
9. Mons. AMANDIO JOSÉ TOMÁS, del clero della Diocesi di Vila Real, nato<br />
il 23 aprile 1943, ordinato Presbitero il 15 agosto 1967, eletto Vescovo titolare<br />
di Feradi maggiore e nominato Ausiliare dell’Arcivescovo di Évora (Portogallo)<br />
il 5 ottobre 2001.<br />
10. Mons. VITTORIO LANZANI, del clero della Diocesi di Pavia, nato il 14<br />
giugno 1951, ordinato Presbitero il 3 aprile 1976, eletto Vescovo titolare di Labico<br />
e nominato Delegato della Fabbrica di San Pietro il 17 novembre 2001.<br />
* * *<br />
Il Rito dell’Ordinazione episcopale, celebrato nella solennità della Manifestazione<br />
del Verbo incarnato, evidenzia anche l’Epifania della Chiesa, chiamata<br />
ad essere, come Cristo, «luce delle genti» e punto di incontro per tutti i popoli<br />
della terra ai quali Cristo ha inviato i suoi Apostoli che continuano, nei<br />
Vescovi loro successori, la sua missione di salvezza.<br />
* * *<br />
Tutti coloro che, in conformità al Motu Proprio «Pontificalis Domus», compongono<br />
la Cappella Pontificia e desiderano partecipare alla celebrazione liturgica,<br />
sono pregati di trovarsi alle ore 8.30 presso l’Altare della Confessione<br />
nella Basilica Vaticana, per occupare il posto che verrà loro indicato.<br />
Quanto all’abito richiesto per l’occasione, vorranno attenersi alle seguenti<br />
indicazioni:<br />
— i Signori Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi ed i Vescovi sulla veste<br />
propria indosseranno il rocchetto e la mozzetta;<br />
— gli Abati e i Religiosi: il proprio abito corale;<br />
— i Prelati: il rocchetto e la mantelletta, o la cotta, sopra la veste paonazza<br />
con fascia paonazza, a seconda del proprio grado;<br />
— i Cappellani di Sua Santità: la cotta sopra la talare filettata con fascia<br />
paonazza.<br />
A norma della Costituzione Apostolica «Pontificalis Romani» del 18 giugno<br />
1968, i Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi presenti al Rito in<br />
abito corale potranno partecipare all’atto sacramentale dell’imposizione delle<br />
mani e pronunciare le parole essenziali della preghiera di Ordinazione.<br />
Città del Vaticano, 28 dicembre 2001<br />
Per mandato del Santo Padre<br />
✠ PIERO MARINI<br />
Vescovo Titolare di Martirano<br />
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie<br />
IL NOSTRO GRIDO A DIO PER LA PACE<br />
Nella città<br />
del «pacificato»<br />
che divenne pacificatore<br />
ALBERTO MIGONE<br />
Q uesta<br />
guerra e gli attentati<br />
terroristici, che l’hanno<br />
preceduta e determinata,<br />
non hanno seminato rovine e lutti<br />
solo in coloro che ne sono stati<br />
traumaticamente travolti. In<br />
ognuno di noi si è come infranto<br />
qualcosa.<br />
«Terrorismo, ritorsione, legittima<br />
difesa, guerra e pace» che<br />
spesso erano per noi problemi<br />
astratti, su cui magari astrattamente<br />
discutere, dopo l’11 settembre<br />
si sono imposti alla nostra<br />
coscienza nella loro cruda<br />
realtà, anche perché hanno fatto<br />
riemergere alla memoria le tante<br />
guerre dimenticate e le violenze<br />
che sembrano non meritare le<br />
luci della ribalta e vengono archiviate<br />
troppo spesso come<br />
«guerre regionali» quasi che<br />
l’aggettivo possa attenuare il peso<br />
per chi le vive magari da decenni.<br />
Ci siamo così trovati improvvisamente<br />
di fronte a interrogativi<br />
per i quali risposte facili non ci<br />
sono e gli slogan da chiunque<br />
gridati non appagano. Sì, tante<br />
nostre sicurezze sono crollate.<br />
* * *<br />
Molte voci si sono levate per<br />
rassicurarci e convincerci, troppo<br />
spesso però interessate e di parte.<br />
Quella del Papa è stata, fin<br />
dall’inizio di questa spaventosa<br />
crisi, l’unica veramente credibile,<br />
perché ha saputo indicare i mezzi<br />
veri per edificare la pace.<br />
Non può essere certo il terrorismo<br />
che «nasce dall’odio e ingenera<br />
isolamento, diffidenza e<br />
chiusura». Servono la giustizia e<br />
l’amore che, mentre difendono<br />
dagli atti terroristici, impongono<br />
di «risolvere con coraggio e determinazione<br />
le eventuali situazioni<br />
di oppressione e di emarginazione.<br />
Il reclutamento del terrorismo,<br />
infatti, è più facile nei<br />
contesti sociali in cui i diritti vengono<br />
conculcati e le ingiustizie<br />
troppo a lungo tollerate». La pace,<br />
però, postula anche «la capacità<br />
di perdono che sta alla base<br />
di ogni progetto di una società<br />
futura più giusta e solidale».<br />
Questi i cardini su cui poggia —<br />
in noi e intorno a noi — un’autentica<br />
cultura di pace.<br />
Ma il Papa ci ha ricordato anche<br />
un’altra verità, più difficile<br />
da accettare per l’uomo di oggi,<br />
al quale, però, può essere offerta<br />
come proposta di speranza:<br />
l’umano da solo non basta. È Dio<br />
che dona la pace: di qui l’esigenza<br />
di chiederla incessantemente,<br />
mediante la preghiera costante,<br />
unita al digiuno, alla penitenza,<br />
alla carità. Sono i mezzi<br />
poveri che il Papa mette nelle<br />
mani di ciascuno di noi nella<br />
certezza che possono cambiare<br />
il mondo, perché possono cambiare<br />
il cuore di ogni uomo, anche<br />
di chi è (o sembra) più lontano.<br />
Vicino a questa preghiera, personale<br />
e silenziosa, è opportuno<br />
che ci siano anche «gesti pubblici<br />
di pace e parole solenni di<br />
speranza». L’umanità ne ha bisogno.<br />
È questo lo spirito con cui<br />
Giovanni Paolo II ha invitato i<br />
rappresentanti delle religioni del<br />
mondo a ritrovarsi il prossimo 24<br />
gennaio ad Assisi. È la città di<br />
San Francesco «il pacificato»,<br />
che divenne pacificatore perché<br />
capace di parlare ad ognuno e di<br />
amare anche i più diversi e lontani.<br />
Ad Assisi si pregherà coralmente<br />
per la pace, ma la presenza<br />
insieme al Papa di tanti<br />
capi religiosi vuol sottolineare,<br />
anche visivamente, che «la religione<br />
non deve mai diventare<br />
motivo di conflitto, di odio e di<br />
violenza». Di più: «le confessioni<br />
cristiane e le grandi religioni<br />
dell’umanità devono collaborare<br />
tra loro per eliminare le cause<br />
sociali e culturali del terrorismo,<br />
insegnando la grandezza e la di-<br />
gnità della persona e diffondendo<br />
una maggiore consapevolezza<br />
dell’unità del genere umano».<br />
Questo impegno deve essere<br />
particolarmente forte nei leader<br />
religiosi cristiani, ebrei, musulmani,<br />
che sono oggi investiti di<br />
una grande responsabilità: rifiutare<br />
ai violenti ogni forma di legittimazione<br />
religiosa e morale.<br />
Odiare o uccidere in nome di Dio<br />
è profanazione della religione.<br />
* * *<br />
La pace, che poggia sulla giustizia<br />
e sul perdono e per la<br />
quale il Papa invita a pregare,<br />
non può rimanere un valore alto<br />
che affascina: deve tradursi in<br />
strumenti di pace, in azioni concrete<br />
che rimuovano tutto ciò<br />
che la rende difficile o impossibile.<br />
È questo un impegno tipico di<br />
donne e uomini cristiani, capaci<br />
contemporaneamente di contemplare<br />
il cielo e di prendersi cura<br />
della terra. Il magistero del Papa<br />
ci ricorda che cieli nuovi e terre<br />
nuove sono possibili, che quanto<br />
Isaia dice non è poesia: questa<br />
profezia, però, deve diventare<br />
cultura che si attualizza sul metro<br />
della realtà di oggi e fa mentalità:<br />
diviene poi politica che sa<br />
trovare mezzi e modi concreti di<br />
applicazione. Tutto questo postula<br />
cristiani che pensano, elaborano,<br />
inventano, rischiano anche<br />
perché accettano di giocare in<br />
campo aperto, fuori dall’ombra<br />
rassicurante del campanile.<br />
Come fiorentino, ripenso all’azione<br />
di Giorgio La Pira negli<br />
anni ’50: tempi di guerra fredda,<br />
di blocchi contrapposti, di pace<br />
sempre minacciata, perché fondata<br />
esclusivamente sull’equilibrio<br />
delle armi. Eppure con i<br />
«Convegni per la pace e la civiltà<br />
cristiana» e gli «Incontri Mediterranei»<br />
— pregati, pensati e<br />
realizzati in mezzo a tante incomprensioni<br />
— creò occasioni<br />
di dialogo, che costruirono ponti<br />
e nel tempo fecero crollare barriere.<br />
Quale profezia realizzata<br />
far sedere in quegli anni allo<br />
stesso tavolo francesi e algerini!<br />
Oggi c’è bisogno di questa<br />
creatività.<br />
Certo la situazione odierna è<br />
diversa rispetto al passato e anche<br />
le esperienze più valide non<br />
possono essere meccanicamente<br />
ripetute. Ciò che divide e minaccia<br />
la pace non sono le ideologie,<br />
ma le palesi ingiustizie che<br />
contrappongono il mondo dell’opulenza<br />
a quello dell’estrema<br />
povertà.<br />
Per un cristiano non basta proclamare<br />
la giustizia: deve, per<br />
quanto può, fare giustizia, ritrovando<br />
strumenti per realizzarla.<br />
Di qui la necessità dello studio,<br />
della competenza, del realismo,<br />
ma sempre in un’ottica evangelica<br />
che impone di partire, nella<br />
riflessione e nella concretezza<br />
dell’attuazione, non dagli interessi<br />
di chi ha già (persone e popoli)<br />
ma da coloro che non hanno il<br />
minimo per sopravvivere pur<br />
avendone diritto pieno. Quanto,<br />
nel nostro quotidiano benessere,<br />
siamo capaci di rispondere al<br />
grido dei poveri vivendo l’obbedienza<br />
evangelica dell’amore?<br />
È operando in questa direzione<br />
che si fa la pace in una fedeltà<br />
a Cristo, che, in certe situazioni,<br />
può diventare martirio. Gli<br />
esempi non mancano e segnano<br />
la storia di un’autentica santità.<br />
* * *<br />
E così il venir meno di tante<br />
certezze, su cui riposavamo, ci<br />
spinge come cristiani ad un’attenzione<br />
rinnovata ai problemi<br />
del mondo, visti ora in un’ottica<br />
diversa, in cui la dimensione<br />
economica e politica è vivificata<br />
da valori forti come pace, giustizia,<br />
amore e perdono. Tante sono<br />
le situazioni che anche il nostro<br />
egoismo ha reso drammatiche.