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PAGINA<br />
8 .<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Lunedì-Martedì 3-4 Dicembre 2001<br />
Sabato 1 o dicembre il Cardinale Giacomo<br />
Biffi, Arcivescovo di Bologna, ha inaugurato<br />
la «Casa della madre e del bambino<br />
Beata Gianna Beretta Molla» in Via del<br />
Vivaio a Bologna. Alla cerimonia erano<br />
presenti il sindaco Guazzaloca; l’assessore<br />
comunale ai servizi sociali, volontariato,<br />
famiglia e scuola; e il presidente del<br />
Quartiere Borgo Panigale. Un figlio e il<br />
marito di Gianna Beretta Molla erano presenti<br />
alla cerimonia.<br />
La Casa della madre e del bambino<br />
Bologna: una Casa di accoglienza intitolata a Gianna Beretta Molla<br />
«rappresenta — sottolinea l’assessore —<br />
un servizio rivolto a fasce deboli della nostra<br />
comunità. Essa è in grado di ospitare,<br />
nei suoi 16 monolocali, altrettante madri<br />
con figli minori. Ma certo non ci si limiterà<br />
all’accoglienza. La struttura, realizzata,<br />
anche grazie alla collaborazione fattiva<br />
del Quartiere Borgo Panigale, vuole ridurre<br />
in modo concreto la sofferenza nella<br />
nostra città. Essa appartiene alla città di<br />
Santa Messa presieduta dal Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato,<br />
per l'ordinazione episcopale di Mons. Giovanni Angelo Becciu, a Pattada in Diocesi di Ozieri<br />
L'ideale del Buon Pastore<br />
nella vita di un Nunzio Apostolico<br />
Sabato 1° dicembre, ha avuto luogo a Pattada,<br />
Diocesi di Ozieri, l'Ordinazione episcopale<br />
di S.E. Mons. Giovanni Angelo Becciu,<br />
recentemente nominato, dal Santo Padre Giovanni<br />
Paolo II, Arcivescovo titolare di Roselle<br />
e Nunzio Apostolico in Angola, São Tomé e<br />
Principe.<br />
Consacrante principale è stato il Signor<br />
Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato,<br />
assistito dall'Arcivescovo Paolo Romeo, Nunzio<br />
Apostolico in Italia, e dal Vescovo Diocesano,<br />
S.E. Mons. Salvatore Sanguinetti.<br />
Hanno partecipato al Rito il Sig. Card. Mario<br />
Francesco Pompedda, Prefetto del Supremo<br />
Tribunale della Segnatura Apostolica e fi-<br />
Venerati Confratelli, distinte Autorità, cari<br />
fedeli di Pattada!<br />
È giunta l’ora solenne dell’Ordinazione episcopale<br />
del nostro caro Don Giovanni Angelo<br />
Becciu. In ossequio alle norme stabilite dal<br />
Pontificale Romano, prima di procedere al sacro<br />
rito dovrei illustrarne brevemente il senso.<br />
Veramente non è facile riassumere in poche<br />
parole la misteriosa realtà di un Sacramento.<br />
In breve, possiamo dire che è un Sacramento<br />
che conferisce all’eletto una facoltà ed una<br />
grazia speciale per poter guidare, come buon<br />
Pastore, il Popolo di Dio.<br />
1. La missione episcopale<br />
Nel Vangelo abbiamo ascoltato la parola del<br />
Signore, che si è presentato a noi come il<br />
Buon Pastore, un Pastore che conosce e ama<br />
le sue pecore, un Pastore che è disposto a dare<br />
la sua vita per salvarle.<br />
È questo il profilo del Vescovo, che la Chiesa<br />
sempre propone ad ogni ordinando, invocando<br />
poi su di lui la grazia per essere fedele a tale<br />
ideale.<br />
Ovunque sia destinato, un Vescovo è sempre<br />
Pastore della Chiesa Santa di Dio. Questo è il<br />
suo carisma. Questo è l’incarico che Cristo affidò<br />
a Pietro: «Pasci i miei agnelli... pasci le<br />
mie pecorelle» (cfr Gv 21, 1. 15-17). Questo è il<br />
compito che, secondo le parole della prima<br />
Lettera di Pietro, gli Apostoli trasmisero ai loro<br />
immediati collaboratori, i «seniores»: «Esorto<br />
gli anziani che sono tra voi, quale anziano come<br />
loro: pascete il gregge di Dio che vi è affidato...<br />
» (1 Pt 5, 1 ss.).<br />
Non a caso, perciò, il rito dell’Ordinazione<br />
episcopale pone sulle labbra del Consacrante<br />
Messaggio del Cardinale Poletto<br />
ai fedeli di Torino<br />
«Per Natale<br />
regaliamoci la santità»<br />
«A Natale regaliamoci la santità»: è l’invito che fa da<br />
titolo al messaggio che l’Arcivescovo di Torino, Cardinale<br />
Severino Poletto, ha destinato a tutti i fedeli della<br />
Diocesi in occasione dell’Avvento. Il richiamo alla santità<br />
fa parte integrante del cammino pastorale di questo<br />
primo anno della grande Missione diocesana, iniziata il<br />
21 ottobre scorso con la solenne celebrazione al Palavela<br />
di Torino.<br />
L’anno dedicato alla spiritualità che apre la prospettiva<br />
della rinnovata evangelizzazione dei fanciulli, dei giovani,<br />
delle coppie di sposi e degli anziani, è tutto centrato<br />
proprio sul richiamo alla santità cercata e vissuta.<br />
Ed è per questo motivo che il Cardinale Poletto nel suo<br />
messaggio pone, fin dall’inizio, la santità come la condizione<br />
essenziale per poter annunciare la salvezza che<br />
viene da Cristo Gesù.<br />
Ecco, dunque, che «si deve incominciare a parlare di<br />
una “pastorale della santità”, perché se per pastorale noi<br />
intendiamo tutta l’azione evangelizzatrice e santificatrice<br />
della Chiesa non possiamo non mettere la santità di<br />
tutti come primo obiettivo del nostro lavoro pastorale».<br />
Ma cos’è la santità? A questa domanda il Cardinale<br />
Poletto risponde usando parole semplici e comprensibili<br />
da tutti: «La santità consiste nel saper in ogni situazione<br />
della nostra vita stare dalla parte di Dio, perché da<br />
quando Gesù ci ha rivelato che Dio è Padre noi sappiamo<br />
che egli per primo, come un papà, sta sempre dalla<br />
nostra parte».<br />
La santità che viene proposta dal messaggio è quindi<br />
quella che muove le mosse dalla consapevolezza di essere<br />
«abitati dalla Santissima Trinità» e che quindi «non<br />
siamo noi a santificarci ma è Dio che ci santifica chiamandoci<br />
a vivere in comunione con sé e facendoci partecipi<br />
della sua vita divina come suoi figli adottivi».<br />
Se è vero che la santità viene da Dio, è altrettanto vero,<br />
ci ricorda l’Arcivescovo, che esiste un vero e proprio<br />
cammino di santità che si sviluppa nella gradualità<br />
dei classici «tre gradi» della santità: dall’evitare il peccato<br />
mortale, all’impegno nel cancellare anche i comportamenti<br />
«veniali» fino alla scelta di realizzare «ciò che è<br />
perfetto agli occhi di Dio».<br />
Si tratta di un cammino impegnativo che si serve, però,<br />
di mezzi alla portata di tutti: la preghiera costante e<br />
fervida, il ricorso frequente ai sacramenti, specialmente<br />
all’Eucaristia e alla Riconciliazione e l’attuazione pratica<br />
del comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo.<br />
Scrive ancora l’Arcivescovo di Torino: «La più grande<br />
disgrazia che ci possa capitare è di non vivere abbandonati<br />
nell’infinito amore paterno di Dio presumendo di<br />
bastare a noi stessi». Il libretto del messaggio del Card.<br />
Poletto viene diffuso in tutte le comunità parrocchiali e<br />
le chiese della diocesi di Torino.<br />
MARCO BONATTI<br />
glio illustre di Ozieri, e i Vescovi della Sardegna,<br />
guidati dai rispettivi Metropoliti: gli Arcivescovi<br />
Alberti di Cagliari, Tiddia di Oristano<br />
e Isgrò di Sassari.<br />
Per la circostanza erano parimenti presenti<br />
a Pattada il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche<br />
del Sommo Pontefice, S.E. Mons. Piero<br />
Marini; il Nunzio Apostolico emerito, S.E.<br />
Mons. Thomas White; il Vescovo di Ajaccio,<br />
in Corsica, S.E. Mons. André Lacrampe; e<br />
l'Ausiliare di Parigi, S.E. Mons. Jean-Michel<br />
di Falco.<br />
Per la numerosa presenza di fedeli, considerati<br />
in quattromila, la cerimonia si è svolta<br />
sotto un artistico tendone, alla presenza del<br />
la bella preghiera: «O Padre, che conosci i segreti<br />
dei cuori, concedi a questo tuo servo, da<br />
te eletto all’Episcopato, di pascere il tuo santo<br />
gregge e di compiere in modo irreprensibile la<br />
missione del sommo sacerdozio». Di tale compito<br />
è segno eloquente il pastorale, che viene<br />
consegnato al neo-consacrato («baculum, pastoralis<br />
muneris signum») con la raccomandazione:<br />
«Abbi cura dell’intero gregge, nel quale lo<br />
Spirito Santo ti ha posto come Vescovo per<br />
reggere la Chiesa di Dio».<br />
2. La missione del Nunzio<br />
Fratelli e sorelle nel Signore, il nuovo Vescovo<br />
non è chiamato a svolgere la sua missione<br />
in una Chiesa particolare, ma entrando a far<br />
parte del Collegio episcopale, egli riceve dal Papa<br />
la missione di essere suo Inviato in Angola<br />
e in São Tomé e Príncipe, presso quei Vescovi<br />
e quelle autorità civili.<br />
È sempre la stessa missione pastorale, anche<br />
se esercitata in forma diversa da quella degli<br />
altri Vescovi. È sempre la missione di Maestro,<br />
di Sacerdote e di Guida, in unione a quella<br />
esercitata dai Vescovi del luogo ed anzi a loro<br />
sostegno e conforto.<br />
Fin dall’antichità, poi, i Romani Pontefici<br />
inviavano i loro Legati anche presso le autorità<br />
civili, per dare a Cesare ciò che è di Cesare<br />
ed intrattenere con i responsabili delle varie<br />
Nazioni un dialogo costruttivo e fecondo.<br />
È questo un aspetto difficile del lavoro del<br />
Nunzio, così come lo è quello di ogni Pastore<br />
che deve operare nella realtà quotidiana, per<br />
assicurare alla Chiesa uno spazio necessario di<br />
libertà ed assicurare una pacifica convivenza<br />
fra tutti i membri di una comunità nazionale.<br />
Bologna e ad essa si auspica che la città<br />
rivolga anche la sua attenzione».<br />
All’inaugurazione di sabato ha dunque<br />
portato la sua benedizione l’Arcivescovo<br />
di Bologna. È di grande significato la titolazione<br />
della Casa a Gianna Beretta Molla,<br />
beatificata sette anni fa da Giovanni<br />
Paolo II: figura emblematica di madre che<br />
ha sacrificato la propria vita per quella<br />
della propria creatura. Nata nel 1922 a<br />
Aperti a Catania i processi di canonizzazione<br />
Marcello e Anna Maria Inguscio<br />
una coppia di sposi al servizio del Vangelo<br />
La Cattedrale di Catania, venerdì 9 novembre,<br />
era gremita di fedeli giunti da ogni parte<br />
della città etnea, da ogni parte della Sicilia e da<br />
alcune regioni d'Italia per assistere alla solenne<br />
apertura dei processi di canonizzazione di una<br />
coppia di sposi catanesi — Marcello e Anna<br />
Maria Inguscio — vissuti nel secolo che si è appena<br />
chiuso. Processi col nulla osta della Congregazione<br />
per la causa dei Santi, con l'unanime<br />
voto positivo dell'Episcopato siculo e aperti<br />
dall'Arcivescovo metropolita di Catania, Mons.<br />
Luigi Bommarito.<br />
Ma chi erano, anzi, chi sono i coniugi Inguscio?<br />
Marcello nacque a Lecce il 26 giugno<br />
1934. Terzogenito di sei figli, visse un'infanzia<br />
serena, in un clima familiare semplice e intriso<br />
di forte religiosità. Il padre, Antonio, pensò di<br />
fargli impartire lezioni di musica da un suo<br />
amico contrabbassista. Marcello, nel tempo, si<br />
rivelò un promettente musicista: insegnò presso<br />
i licei musicali di Lecce, di Reggio Calabria e di<br />
Messina. Dal 1972, dopo svariati soggiorni, si<br />
trasferì definitivamente a Catania, divenendo<br />
primo contrabbasso del teatro Massimo e dal<br />
1978 vice direttore del Liceo musicale «Vincenzo<br />
Bellini» di Catania. All'età di 26 anni fu operato<br />
ai reni e costretto ad una lunga degenza a<br />
letto. In questo momento di grande sofferenza<br />
Marcello fece un voto: se fosse guarito avrebbe<br />
dedicato la sua vita al servizio dei sofferenti per<br />
i quali fin da bambino aveva una particolare<br />
predilezione.<br />
Anna Maria, invece, nacque a Catania il 23<br />
agosto del 1938. La sua famiglia era di origine<br />
svizzera: i Ritter, insieme ad altri connazionali,<br />
erano emigrati in Italia per motivi di lavoro.<br />
Anna Maria visse qui la sua infanzia fino all'età<br />
di tredici anni, poi si trasferì in Svizzera per<br />
completare gli studi. L'educazione che ricevette<br />
fu molto rigida, ma improntata a sani principi<br />
morali e religiosi. Anche lei studiò musica e divenne<br />
una brava concertista di pianoforte. Anna<br />
Maria, comunque, era di religione protestante,<br />
professava la fede valdese. Tornata in<br />
Italia, arricchita dalle esperienze di carità vissute<br />
in Svizzera dove insegnò in una scuola di<br />
montagna, sentiva il bisogno di vivere in pienezza<br />
la propria vita dedicandola ai sofferenti e<br />
ai malati.<br />
Marcello e Anna Maria si conobbero tra il<br />
1965 e il 1966 a Catania, città in cui vivranno<br />
tutta la loro vita: Marcello — membro della<br />
commissione d'esame di pianoforte a cui Anna<br />
Maria si sottopose per i suoi esami — rimase<br />
subito attratto da questa giovane donna dagli<br />
occhi azzurri e dal dolce sorriso e un po' di<br />
tempo dopo si presentò a casa di Anna Maria<br />
per chiederle se fosse disposta ad insegnare il<br />
Presidente della Giunta Regionale Sarda, il<br />
Dott. Mauro Pili; di Parlamentari ed Autorità<br />
regionali.<br />
Invitati per l'occasione dal Parroco di Pattada,<br />
Don Francesco Ledda, e dal Sindaco, Sig.<br />
Antonello Dejosso, erano presenti i Parroci<br />
della Diocesi di Ozieri, come altri della Provincia<br />
di Sassari.<br />
In posti d'onore, v'erano il papà, i fratelli<br />
ed i nipoti del nuovo Arcivescovo, nonché alcuni<br />
sacerdoti angolani, recatisi in Sardegna<br />
per la solenne celebrazione.<br />
Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia<br />
tenuta dall'Em.mo Cardinale celebrante durante<br />
il Sacro Rito.<br />
A tale riguardo, il Papa Giovanni Paolo II<br />
annotava in un suo celebre discorso sulla missione<br />
del Vescovo nel mondo d’oggi: «Nell’adempimento<br />
della loro missione, i Vescovi vengono<br />
a trovarsi in relazione con le strutture<br />
della società e con i poteri che la reggono. È il<br />
campo dove sono impegnati a comportarsi secondo<br />
le norme evangeliche della libertà e della<br />
carità, seguite dagli stessi Apostoli. Vale in<br />
tutti i casi ciò che gli Apostoli Pietro e Giovanni<br />
dissero davanti al Sinedrio: «Se sia giusto<br />
innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui,<br />
giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere<br />
quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,19).<br />
In quelle parole è formulato chiaramente il<br />
principio di azione per i Pastori della Chiesa<br />
nei riguardi delle varie autorità terrene, valido<br />
per tutti i secoli» (Discorso del mercoledì 28 ottobre<br />
1992).<br />
3. In terra africana<br />
Caro Don Giovanni Angelo, il tuo primo<br />
campo di lavoro pastorale sarà l’Angola. È<br />
una Nazione provata da tante lotte e divisioni,<br />
ma che guarda con fiducia verso il futuro. Ti<br />
sarà però di conforto il sapere che i cattolici<br />
del Paese sono impegnati in prima persona per<br />
animare il progresso spirituale e materiale di<br />
quelle care popolazioni.<br />
Su una popolazione di quasi tredici milioni,<br />
i cattolici costituiscono ormai più della metà<br />
degli abitanti, divisi in quindici diocesi, guidate<br />
da Pastori buoni e zelanti.<br />
Come è noto, il Cristianesimo giunse in Angola<br />
cinque secoli fa con la scoperta che fecero<br />
i navigatori portoghesi, spintisi fino al regno<br />
del Congo. L’opera di evangelizzazione fu però<br />
pianoforte ad una ragazzina cieca. Lei accettò<br />
e da quel momento iniziarono a condividere<br />
l'esperienza del servizio ai poveri. A poco a poco,<br />
vivendo gomito a gomito in mezzo agli ammalati<br />
delle zone più disparate di Catania, si innamorarono.<br />
Anna Maria iniziò a conoscere la religione<br />
cattolica, professata con profonda devozione da<br />
Marcello. Fecero un patto che segnò una svolta<br />
nella loro vita: Anna Maria si impegnò a studiare<br />
teologia cattolica, Marcello quella valdese.<br />
Fu Anna Maria, però, a convertirsi nel momento<br />
in cui scoprì l'Eucaristia, la presenza viva e<br />
attuale di quel Dio che lei tanto amava. Se la<br />
musica li aveva fatti incontrare, l'amore per<br />
Dio e per l'uomo, soprattutto l'uomo sofferente,<br />
li unì per sempre.<br />
Gli anni che fanno da sfondo e da cornice a<br />
questa storia sono gli anni del post-Concilio, gli<br />
anni in cui la Chiesa si riscopre come lievito<br />
posto dentro il mondo, una Chiesa che si fa<br />
compagna della gioia e della sofferenza di ogni<br />
uomo. La fede e l'identità cristiana di Marcello<br />
e Anna Maria si nutrirono profondamente degli<br />
insegnamenti del Concilio ed entrarono a far<br />
parte della «Missione Chiesa-Mondo», nata proprio<br />
in quegli anni.<br />
Insieme a Mons. Antonio Fallico e ad altri<br />
giovani laici si impegnarono sempre più, attraverso<br />
le comunità ecclesiali di base (CEB), a vivere<br />
una forte esperienza di Chiesa improntata<br />
al rinnovamento conciliare e alla promozione<br />
umana, impegnandosi nel servizio agli ultimi<br />
più poveri e bisognosi, a partire dalle periferie.<br />
Nel 1968 Marcello e Anna Maria si sposano.<br />
Certamente il loro matrimonio non può dirsi<br />
comune. Infatti gli invitati al pranzo di nozze<br />
furono i loro amici più cari: i poveri, gli emarginati,<br />
i disabili, i barboni. E in più: lui in abito<br />
scuro, lei in abito da sposa a servire. Nacquero<br />
loro due figlie: Marietta e Lucia. Dopo poco<br />
tempo la famiglia Inguscio decise di trasferirsi<br />
dalla loro casa sita in un grande palazzo ad<br />
una casa nella periferia di Catania (Barriera).<br />
La motivazione è semplicissima: la struttura<br />
della casa di corso Italia non permetteva, a<br />
causa delle barriere architettoniche, ai loro<br />
amici disabili di risiedere presso di loro. Nella<br />
nuova casa una stanza viene approntata stabilmente<br />
per i loro ospiti d'onore: ora un paralitico,<br />
ora un'ammalata di sclerosi a placche, ora<br />
uno spastico... tutti amorevolmente serviti e<br />
amati come un padre e una madre possono curare<br />
i loro figli più bisognosi.<br />
Il 10 giugno 1984 si consacrano all'interno<br />
della «Missione Chiesa-Mondo», emettendo voti<br />
di povertà, castità, obbedienza e impegno pastorale.<br />
Nello stesso anno insieme all'Istituto di<br />
molto lenta e solo nel 1900 vi è stata una grande<br />
ripresa dell’opera missionaria.<br />
Altrettanto si può dire delle isole di São Tomé<br />
e Principe. Là vi è la più antica diocesi<br />
dell’Africa sub-sahariana, eretta già dal Papa<br />
Paolo III, il Papa Alessandro Farnese, nel 1534.<br />
Lo sviluppo della comunità cattolica è però di<br />
data recente. In quelle isole la maggioranza è<br />
ormai cattolica, ben unita intorno al proprio<br />
Vescovo diocesano.<br />
4. Ministro di riconciliazione<br />
Oltre al lavoro direttamente pastorale, il<br />
Nunzio Apostolico dovrà continuare ad essere<br />
in quelle terre ministro di riconciliazione. La<br />
guerra coloniale aveva falciato migliaia di vite<br />
umane e provocato tante sofferenze in quel popolo.<br />
Con gli accordi per l’indipendenza, firmati<br />
in Portogallo il 31 maggio 1991, sembrava<br />
che potesse sorgere un’aurora di pace. Ma non<br />
fu così. Ben presto, nel novembre del 1992, ripresero<br />
le divisioni interne e si scatenarono feroci<br />
combattimenti. Nel 1994 cessò il fuoco, è<br />
vero, ma continuarono poi subito dopo le rivalità,<br />
che ancor oggi affliggono quel tribolato<br />
Paese.<br />
In un momento di pace momentanea, nel<br />
giugno del 1992, il Papa Giovanni Paolo II si<br />
recò personalmente in Angola. Io stesso ebbi la<br />
fortuna di accompagnarlo in quella visita pastorale<br />
e sono stato testimone della calorosa<br />
accoglienza tributatagli da quelle popolazioni,<br />
assetate di pace.<br />
In Angola, oltre alla capitale Luanda, il Papa<br />
visitò pure le altre due Arcidiocesi di<br />
cui ormai fanno parte fondano le Case-Famiglia<br />
Puebla per anziani e portatori di handicap, dopo<br />
aver già aperto le porte della loro casa ai disabili<br />
gravi. La loro spiritualità? Una spiritualità<br />
fortemente eucaristica e mariana, nutrita di<br />
«Parola di Dio»: Parola, Eucaristia e Carità sono<br />
stati i tre pilastri su cui hanno saputo costruire<br />
il grande edificio della loro santità coniugale<br />
e familiare.<br />
Ma già dal 1980 la sofferenza bussò direttamente<br />
alle porte della Famiglia Inguscio. Anna<br />
Maria cominciò ad accusare i sintomi di una<br />
grave malattia: il cancro. Per accudire i poveri<br />
e i malati non si curò in modo adeguato e in<br />
cinque brevi anni si aggravò e morì. La notte<br />
del Capodanno 1986 la «Missione Chiesa-Mondo»<br />
si riunì in casa Inguscio. Qui ciascun membro<br />
ricevette il saluto sereno e profetico di una<br />
donna provata dalla sofferenza. Nella notte tra<br />
il 2 e il 3 gennaio lasciò questa vita. Marcello<br />
dopo la morte della moglie continuò instancabilmente<br />
a servire i poveri in tutte le ore del<br />
giorno e della notte. Il dolore per la perdita di<br />
Anna Maria fu grande, ma mai generò in Marcello<br />
scoraggiamento o disperazione. Dieci anni<br />
dopo lo stesso giorno della morte di Anna Maria,<br />
il 2 gennaio 1996, il cuore di Marcello affaticato<br />
da una vita spesa per il prossimo cessò<br />
di battere a causa di un infarto molto grave.<br />
Di seguito alla cerimonia di apertura dei processi<br />
di canonizzazione, nel Duomo di Catania,<br />
si è celebrata la Santa Messa di ringraziamento<br />
presieduta dall'Arcivescovo Metropolita di Catania,<br />
Mons. Luigi Bommarito. Particolarmente<br />
commovente è stata la processione offertoriale,<br />
che attraverso dei segni ha «raccontato» la storia<br />
di Marcello e Anna Maria. Gli amici più cari<br />
a loro — i disabili di Casa-Famiglia accompagnati<br />
dai volontari — insieme alle figlie hanno<br />
portato all'altare le fedi nuziali dei due coniugi,<br />
i diari di Anna Maria che rivelano l'anima di<br />
una donna innamorata di Dio e dell'uomo; un<br />
mazzo enorme di chiavi che Marcello portava<br />
sempre con sé: tante chiavi quanti gli anziani e<br />
ammalati che accudiva ogni giorno gratuitamente;<br />
la Bibbia e il rosario in segno della preghiera<br />
quotidiana che dava forza ad entrambi;<br />
uno spartito musicale poiché entrambi erano<br />
musicisti; lo statuto e la targhetta della casa-famiglia<br />
da loro fondata, insieme alle comunità<br />
ecclesiali di base, all'inizio degli anni '80; un rametto<br />
di ulivo come segno della pace che<br />
hanno vissuto e cercato di costruire attorno a<br />
loro.<br />
L'Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Bommarito,<br />
ha così commentato questo evento: «È<br />
un momento veramente significativo, anzi è un<br />
dono di Dio, una grazia che il Signore fa alla<br />
Magenta e laureata in Medicina e Chirurgia<br />
nel ’45, Gianna Beretta si sposò dieci<br />
anni dopo con Pietro Molla da cui ebbe<br />
tre figli. Nel 1961 si scoprì di nuovo incinta,<br />
ma a fianco dell’utero si rilevò un<br />
grosso fibroma, asportabile solo con un<br />
intervento chirurgico. La scelta fu per la<br />
vita del figlio (una bimba cui sarà dato il<br />
nome di Gianna Emanuela) che nacque il<br />
21 aprile 1962. Gianna si spense sette<br />
giorni dopo, all’età di 39 anni. Il 24 aprile<br />
1994 Giovanni Paolo II la dichiara Beata.<br />
Due momenti del solenne Rito di Ordinazione episcopale di Mons. Giovanni Angelo Becciu:<br />
l'unzione delle mani con il Sacro Crisma e l'imposizione del Libro dei Vangeli<br />
Huambo e di Lubango, come le importanti<br />
diocesi di Cabinda, di Mbanza Congo e di Benguela.<br />
Ovunque il Papa non cessò di richiamarelefazioniinlottaa<br />
cercare delle vie d’intesa.<br />
Già arrivando all’aeroporto di Luanda, il 4<br />
giugno 1992, il Papa lanciava un messaggio<br />
che conserva tutto il suo valore: «Vi porto la<br />
Buona Novella della riconciliazione... Angola,<br />
vengo a te con sentimenti di amicizia, di rispetto<br />
e di fiducia: che tu possa veder realizzato<br />
il tuo destino di Paese libero e fraterno» (cfr<br />
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XV,<br />
pagg. 1705-1 707).<br />
Questo sarà anche il messaggio che il nuovo<br />
Nunzio Apostolico dovrà ripetere a tutta la<br />
gente angolana!<br />
5. La benedizione del Papa<br />
Caro Monsignore, parti sereno per la tua<br />
missione che ti attende. La grazia del Signore<br />
ti sosterrà nel tuo cammino. A tutti porta la<br />
benedizione del Santo Padre e l’assicurazione<br />
del suo continuo interessamento per il progresso<br />
materiale e spirituale dell’Africa intera.<br />
Ti accompagnerà anche la solidarietà di tutti<br />
noi, Vescovi, sacerdoti e fedeli. Ti sarà sempre<br />
vicina la tua cara diocesi di Ozieri e la tua<br />
comunità di Pattada.<br />
La Vergine Maria, Regina degli Apostoli, sia<br />
la stella luminosa che guidi i tuoi passi. «Iter<br />
para tutum», cantiamo nell’Ave Maris Stella.<br />
Si, o Maria, prepara un cammino sicuro per il<br />
Vescovo Giovanni Angelo ed assistilo sempre<br />
nella sua missione apostolica. E così sia!<br />
Marcello e Anna Maria<br />
nel giorno della loro consacrazione nell'Istituto<br />
«Missione Chiesa-Mondo»<br />
nostra Diocesi. Io ho conosciuto Marcello Inguscio<br />
— non ho avuto la fortuna di conoscere<br />
Anna Maria Ritter — e lo ricordo come un uomo<br />
pieno di bontà, di apertura agli altri, di capacitò<br />
di sorriso, come un uomo artista ma<br />
pieno di sensibilità umana, pieno di carità. Poi<br />
per i poveri aveva delle tenerezze incredibili,<br />
delle affettuosità che ancora ora a pensarci mi<br />
commuovono. Io parlo di Marcello che ho conosciuto<br />
e visto accanto ai lettucci e alle sedie<br />
a rotelle, ma ho sentito sempre parlare di Anna<br />
Maria Ritter come angelo della carità, come sorella<br />
dei poveri. Per noi è un grande dono di<br />
Dio avere una coppia che cammina verso gli<br />
onori degli altari. Sarà un incoraggiamento per<br />
tutte le famiglie perché dirà a chiare lettere che<br />
il matrimonio è una via privilegiata di santificazione.<br />
Marcello e Anna Maria hanno valorizzato<br />
la potenza di grazia e di spiritualità del matrimonio<br />
per santificarsi insieme».<br />
Come tutte le storie intrise di amore e di bellezza<br />
anche questa non è conclusa: continua a<br />
vivere nella vita di coloro che li hanno conosciuti,<br />
nella sofferenza e nella speranza dei disabili<br />
e dei bisognosi da loro curati e amati,<br />
nella vita di quanti attingono al loro esempio<br />
scegliendo di dare del volontariato uno stile di<br />
vita, nella casa-famiglia Puebla da loro fondata,<br />
nelle comunità ecclesiali di base, «nella Missione<br />
Chiesa-Mondo» dove hanno maturato la definitiva<br />
scelta di dedicarsi a Dio e alla Chiesa<br />
partendo dagli ultimi.<br />
Chi scrive ha fatto e fa parte di questa storia.<br />
Non ha fatto ricerche negli archivi, se non<br />
in quelli della propria memoria e dei ricordi di<br />
quanti hanno condiviso un'intera vita con Marcello<br />
e Anna Maria.<br />
GABRIELLA LA MENDOLA