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ITALIA<br />
PAGINA<br />
Per la prima volta a Genova la funzione<br />
religiosa che si celebra la notte del 24<br />
dicembre nella Cattedrale di San Lorenzo<br />
— per l’occasione colma e con tanti<br />
giovani che faticavano addirittura ad entrare<br />
— è stata trasmessa in diretta da<br />
Telegenova e Liguria Sat. In tal modo<br />
ha potuto essere seguita da tanti genovesi<br />
e liguri residenti all’estero, in Europa<br />
e in tutto il bacino del Mediterraneo,<br />
sull’emittente satellitare Liguria Sat, sintonizzabile<br />
sul canale 150 dei comuni<br />
«gold box».<br />
L’Eucaristia è stata celebrata dal Vescovo<br />
ausiliare, Mons. Alberto Tanasini,<br />
mentre i canti sono stati eseguiti dal Coro<br />
della Cattedrale, diretto dal Maestro<br />
di Cappella della Chiesa Metropolitana<br />
Luigi Porro.<br />
Nella Messa solenne del giorno di Natale<br />
il Vescovo ausiliare, ha letto l’omelia<br />
preparata dal Cardinale Tettamanzi,<br />
che ha sottolineato la gioia e la responsabilità<br />
che promanano dal Natale, esortando<br />
a non «rimanere indifferenti all’ascolto<br />
di questo straordinario annuncio»<br />
che riempie il cuore di stupore e di<br />
commozione.<br />
«Dio si è fatto uomo, in tutto e per<br />
tutto uomo; l’Eterno è entrato nel tempo<br />
e l’Infinito si è sottoposto alla caducità<br />
delle cose umane. Insomma: l’impossibile<br />
è diventato possibile. E Dio è<br />
con noi, Dio è per noi: un Dio che ci<br />
ama al di là di ogni immaginabile pretesa<br />
e attesa».<br />
«Senti? Le tue sentinelle alzano la voce,<br />
insieme gridano di gioia, perché vedono<br />
con i loro occhi il ritorno del Signore...<br />
». Così il profeta Isaia. Ma non<br />
potrebbe essere questo il dialogo di chi<br />
in questo momento passa accanto alla<br />
nostra Cattedrale e sente provenire da<br />
dentro alte voci, grida di gioia tra canti<br />
e preghiere? E non siamo noi quelle<br />
sentinelle che hanno atteso con trepida-<br />
Creare un mondo di pace utilizzando<br />
un metodo pacifico: è questo il messaggio<br />
forte che il Vescovo di Bolzano-Bressanone,<br />
Wilhelm Emil Egger, ha voluto<br />
lanciare ai fedeli nel corso delle Concelebrazioni<br />
Eucaristiche che ha presieduto<br />
la sera di lunedì 24 dicembre a Bressanone<br />
e la mattina del giorno di Natale<br />
a Bolzano. «Facendosi uomo tra gli uomini<br />
— ha spiegato il Presule — Dio ha<br />
conferito dignità ad ogni essere umano;<br />
per questo siamo chiamati a rispettare<br />
la dignità del nostro prossimo. Il figlio<br />
di Dio ha ritenuto che la sua gloria stesse<br />
proprio nel fatto di rendersi uomo e<br />
per questo lo dobbiamo adorare».<br />
Espliciti sono stati i riferimenti di<br />
Monsignor Egger all'attualità: la drammatica<br />
crisi medio-orientale, la Terra<br />
Santa che «oggi soffre come ai tempi<br />
della nascita di Gesù», i molti altri focolai<br />
di tensione che tengono in ansia il<br />
mondo, le violenze e le ingiustizie che<br />
causano la morte di milioni di persone.<br />
L'umanità invoca la pace, ma come raggiungerla<br />
concretamente? «Dio ha scelto<br />
un percorso di pace — ha risposto il Vescovo<br />
— rivelandosi nel volto di un<br />
bambino che non incute paura. Il bambino<br />
è il simbolo della non violenza. Gesù<br />
ha iniziato un movimento di pace: i<br />
suoi discepoli ne sono stati i primi testimoni,<br />
senza armi, senza neanche un<br />
bastone che potesse sembrare un'arma.<br />
Per creare un mondo di pace, dunque,<br />
dobbiamo utilizzare un metodo pacifico».<br />
Monsignor Egger ha invitato i fedeli<br />
di lingua italiana, tedesca e ladina che<br />
hanno affollato le Cattedrali di Bressanone<br />
e di Bolzano ad essere anche loro<br />
uomini e donne di pace: «Tutto deve cominciare<br />
nel cuore. Se noi camminiamo<br />
annunciando la pace, le nostre strade e<br />
le nostre piazze diventeranno strade e<br />
piazze di pace. Questo — ha concluso il<br />
Vescovo della diocesi altoatesina — è il<br />
mio augurio per il Santo Natale».<br />
MAURIZIO MELLARINI<br />
Per il Natale 2001 le Diocesi marchigiane<br />
si sono prodigate con molte iniziative.<br />
L’Arcidiocesi metropolitana di Fermo<br />
ha dedicato molto spazio all’approfondimento<br />
della cultura e della didattica<br />
Sacra sul tema della Natività.<br />
A Sant’Angelo in Pontano si è svolta<br />
una Rassegna Nazionale di Presepi.<br />
Obiettivo la valorizzazione di un tipo di<br />
artigianato, quello dei presepi, che in alcuni<br />
casi si è sviluppato, attraverso i secoli,<br />
in una vera e propria alta vena artistica<br />
non solo in Italia, ma in tutto il<br />
mondo, esprimendo plasticamente il Mistero<br />
del Verbo fatto uomo e nato tra<br />
noi, in ogni singola cultura.<br />
A Massignano, in questo florilegio panoramico<br />
di cultura ispirata al Sacro e<br />
alla Nascita di Gesù, è stata allestita la<br />
10ª Mostra Filatelica Internazionale sul<br />
tema «La Natività». Il parroco Don Mario<br />
Angelini ha sottolineato: «Il Natale<br />
del Signore, celebrato con emissioni filateliche,<br />
ormai da quasi tutte le Nazioni,<br />
viene reso visibile attraverso le piccolissime<br />
“icone”. Questi foglietti di carta, i<br />
francobolli, sono riusciti a fare del Natale<br />
una grande ricorrenza religiosa e una<br />
festa universale, che riunisce idealmente<br />
tutti gli Stati e gli uomini del mondo».<br />
8 .<br />
<br />
<br />
zione e ora vedono con i loro occhi la<br />
venuta del Signore?».<br />
Poiché è Natale — è questo un altro<br />
brano dell'omelia del Cardinale di Genova<br />
— «alziamo la voce con gioia all’interno<br />
di queste mura. Alziamo la voce<br />
con gioia all’interno delle nostre case.<br />
Alziamo la voce con gioia per le strade<br />
della nostra città. Perché oggi tutta la<br />
terra ha veduto la salvezza del Signore!<br />
Questa terra non può rimanere indifferente<br />
e distratta. E noi non vogliamo lasciarla<br />
indifferente e distratta».<br />
I motivi dello stupore — proseguiva il<br />
testo dell’omelia — «li ha ricordati con<br />
sintesi felice e precisa la preghiera della<br />
Colletta», che parla di creazione e di redenzione.<br />
Se è stata mirabile la prima,<br />
ancora più mirabile si è dimostrata la<br />
seconda.<br />
«Quasi a dire — con il linguaggio tipico<br />
dell’amore — che Dio «non può vivere<br />
senza l’uomo». Per questo egli ci rinnova<br />
nel profondo con la sua venuta:<br />
non soltanto restituendoci la bellezza<br />
spirituale perduta con il peccato, ma addirittura<br />
donandone una ancora più mirabile».<br />
E, per un’altra sottolineatura della<br />
preghiera, «a partire dal Natale a ciascuno<br />
è data la capacità di vivere alla maniera<br />
di Dio». Nello stupore del Dio che<br />
è venuto, viene continuamente, e verrà<br />
al compimento del tempo. Che ha detto<br />
in Gesù tutte le parole che intendeva dire<br />
all’umanità.<br />
Riferimento normativo alla vita, criterio<br />
di giudizio e icona nella quale contemplare<br />
tutto ciò che il Padre attende<br />
dai suoi figli adottivi: «per essere cristiani<br />
diversi. Forse, per essere solo cristiani<br />
davvero», portatori di una irresistibile<br />
istanza di pace per ogni uomo e per la<br />
vita dei popoli.<br />
GRAZIELLA MERLATTI<br />
«La pace è ancora possibile. Noi lo<br />
crediamo. Non è utopia. È speranza certa.<br />
La pace è un dono che viene dall’alto<br />
e che la nostra invocazione al Signore<br />
della storia potrà ottenere. A condizione<br />
che ci impegniamo tutti a realizzare insieme<br />
progetti di giustizia e di solidarietà,<br />
di amicizia e di fraternità, di comprensione<br />
e di amore». È quanto ha affermato<br />
il Vescovo di Trieste, Mons. Eugenio<br />
Ravignani, durante la solenne celebrazione<br />
del Santo Natale nella Cattedrale<br />
di san Giusto.<br />
«Ed è possibile anche nella Terra Santa?»<br />
si è chiesto il Vescovo. «A Betlemme<br />
di Efrata, dove nelle tenebre brillò<br />
una grande luce quando Gesù nacque<br />
dal grembo della Vergine Madre? A Gerusalemme<br />
a cui anch’egli era salito pellegrino<br />
per lodare il nome del Signore e<br />
per cui aveva pregato chiedendo pace<br />
fra le sue mura e dove, dopo la sua<br />
morte, era risorto glorioso alla vita?».<br />
La gloria del Signore, ha ricordato il<br />
Presule, è un’umanità riconciliata che<br />
vive nella pace. E oggi pace non c’è.<br />
«Sono stati compiuti atti terroristici che<br />
hanno ucciso migliaia di innocenti e<br />
hanno diffuso nel mondo angoscia e<br />
paura. Sono gesti per i quali non vi è,<br />
né vi può essere, alcuna giustificazione<br />
e ferma dev’essere l’esecrazione e la<br />
condanna. Non c’è pace senza giustizia,<br />
ne siamo convinti — ha detto il Vescovo<br />
—. Ma siamo sgomenti dinanzi a una<br />
guerra che ha distrutto un Paese intero<br />
e per altri si fa ancora palese minaccia.<br />
E ci chiediamo semmai cesseranno le<br />
guerre, a cui si paga il prezzo altissimo<br />
di tante vite sacrificate e le cui insopportabili<br />
conseguenze aggravano il peso della<br />
miseria dei poveri. Ci domandiamo<br />
semmai — ha aggiunto Mons. Ravignani<br />
— se coloro che sono alla guida dei popoli<br />
sapranno, e vorranno, percorrere le<br />
vie della pace nel rifiuto di ogni sopraffazione<br />
e violenza, nel dialogo paziente<br />
e leale, nel rispetto dei patti liberamente<br />
sottoscritti, negli intensi scambi della<br />
ricchezza della cultura e della scienza,<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 29 Dicembre 2001<br />
La celebrazione del Natale nelle diocesi<br />
GENOVA VENEZIA<br />
Spiegando così il perché di questa mostra<br />
filatelica sulla Natività. La mostra è<br />
ospitata nella settecentesca chiesa di<br />
s.Giacomo Maggiore, donata dall’ambasciatore<br />
pontificio d’Austria Callisto<br />
Gentili (XVIII sec.), perfettamente restaurata.<br />
L’edificio, in puro stile tardobarocco,<br />
ospita una icona ad olio su tavola<br />
del 1440 di Vittore Crivelli, «Vergine<br />
adorante il Bambino». Il visitatore<br />
può recarsi anche nell’adiacente neo-allestito<br />
Museo liturgico«s.Giacomo», che<br />
racchiude come uno scrigno opere di artigianato<br />
sacro: Ostensori, candelieri, insegne<br />
di Confraternite, dipinti e tante altre<br />
espressioni artistiche frutto della religiosità<br />
popolare. La visita natalizia continua<br />
in un locale comunale, un tempo<br />
sito di una chiesa agostiniana, dove esiste<br />
un affresco quattrocentesco, con<br />
«Vergine, Divin Bambino e Santi».<br />
Altre iniziative legate al Natale sono<br />
quelle proposte dalle Clarisse di Fermo,<br />
che hanno organizzato una serie di incontri<br />
di preghiera guidati da p. Paolo<br />
Castaldo O.F.M. Le Benedettine, dal loro<br />
canto, hanno approfondito riflessioni<br />
sul tema: «Il Dio inaccessibile si fa bambino<br />
e viene a noi». Altre iniziative natalizie<br />
della diocesi fermana, organizzate<br />
B. DADDI – Parte del Trittico del Bigallo, Firenze, Orfanotrofio del Bigallo<br />
nella cooperazione internazionale che<br />
accresce i beni della terra e li fa prosperità<br />
per tutti. Ma anche se avranno il<br />
coraggio del perdono».<br />
La pace è possibile, ha ripetuto il Vescovo.<br />
Noi lo vogliamo credere, come<br />
Abramo che ebbe fede sperando contro<br />
ogni speranza. «Oggi due popoli si confrontano<br />
duramente e i loro giorni sono<br />
segnati dal pianto e dal lutto. Ambedue<br />
hanno diritto a veder riconosciuta la loro<br />
dignità nella libertà e garantite sicurezza<br />
e tranquillità».<br />
Mons. Ravignani ha quindi invitato i<br />
fedeli a pregare insieme a lui perché<br />
venga abbattuto il muro dell’incomprensione<br />
e del rifiuto, dell’avversione e dell’ostilità<br />
che divide, e israeliani e palestinesi<br />
possano vivere insieme nella stessa<br />
terra.<br />
Il Vescovo di Trieste ha poi rivolto<br />
una preghiera e un augurio per la città<br />
di Trieste, per coloro che oggi reggono<br />
le sorti, per quanti in essa vivono e operano<br />
perché crescano concordia e serenità<br />
e nell’impegno convinto e condiviso<br />
nuove prospettive intendono aprire al<br />
suo domani. Monsignor Ravignani ha dichiarato,<br />
infine, di portare tutti nel cuore;<br />
i bambini che incantano con la loro<br />
freschezza innocente e lieta; i giovani<br />
che interrogano con le loro attese e si<br />
mostrano impazienti di assumere il loro<br />
posto nella vita; le famiglie con le loro<br />
ansie e preoccupazioni ma anche con le<br />
gioie che compensano tribolazione e fatica;<br />
gli anziani con le loro sofferenze e<br />
la loro solitudine; i lavoratori che affrontano<br />
problemi e sacrifici e non di rado<br />
temono che venga a mancare il posto di<br />
lavoro e, con esso, quanto necessario a<br />
vivere dignitosamente con la loro famiglie».<br />
E al Signore Gesù, che oggi è nato, il<br />
Vescovo ha affidato tutti i fedeli della<br />
Diocesi tergestina, perché accompagni il<br />
loro cammino e colmi il loro cuore di<br />
grazia, di fiducia, di gioia.<br />
C. Z.<br />
in collaborazione con la parrocchia di<br />
Montegranaro, sono i Seminari sulla figura<br />
di s. Paolo, dalle origini del cristianesimo;<br />
alla lettera ai Romani e quella<br />
ai Galati, guidate rispettivamente da D.<br />
Gabriele Miola, da D. Paolo Bascioni,<br />
entrambi docenti dell’Istituto Teologico<br />
Marchigiano, e da D. Ernesto Menichelli,<br />
monaco camaldolese. Nella chiesa di<br />
s. Rocco di Fermo è stata allestita una<br />
singolare mostra intitolata: «Preziosi ricordi<br />
di un Natale di carta», con esposizione<br />
di antichi biglietti augurali natalizi<br />
sul tema sacro.<br />
Varie iniziative caritative sono state<br />
promosse. Il culmine delle celebrazioni<br />
è avvenuto grazie all’Arcivescovo Mons.<br />
Benito Gennaro Franceschetti, che ha<br />
presieduto in Cattedrale una solenne Eucaristia.<br />
Nell’omelia ha rievocato il Mistero<br />
della Nascita di Gesù come Redentore<br />
e Salvatore dell’umanità. Una folla<br />
notevole ha seguito il sacro rito. Il tema<br />
ricorrente della Festività è stato la Pace,<br />
per la preparazione, attraverso il digiuno<br />
e la preghiera, all’incontro di Assisi<br />
del 24 gennaio prossimo.<br />
SUSANNA FAVIANI<br />
Il Vescovo, Monsignor Fernando<br />
Charrier, ha presieduto le celebrazioni<br />
eucaristiche della mezzanotte della vigilia<br />
e del giorno di Natale nella cattedrale<br />
di Alessandria gremita di fedeli ricordando<br />
l’annuncio di gioia e di amore che<br />
scaturisce da quella grotta di Betlemme<br />
dove è nato il Salvatore. «Ci è apparso<br />
l’amore di Dio che ci ha dato il suo unico<br />
figlio, venuto per tutti e portatore di<br />
un amore senza limiti, senza riserve,<br />
senza condizioni, che riempie il cuore,<br />
la mente, la vita. Ma chi è questo Bambino<br />
di cui abbiamo letto nel Vangelo,<br />
ha domandato Monsignor Charrier: è lui<br />
il principio di tutte le cose, è l’orizzonte<br />
di tutti gli uomini. Ma il mondo non<br />
l’ha accolto e l’ha visto come uno straniero<br />
e un intruso, invece di guardare<br />
questa luce immensa».<br />
L’evento natalizio, così carico dell’attesa<br />
del Signore, è stato celebrato in<br />
una Cattedrale barese gremita da centinaia<br />
di fedeli dall’Arcivescovo di Bari-<br />
Bitonto Mons. Francesco Cacucci. Nei<br />
giorni precedenti il Natale, il Presule<br />
aveva a lungo visitato i principali ospedali<br />
dell’arcidiocesi portando un gesto di<br />
partecipazione cristiana a tutti coloro<br />
che soffrono e a coloro che sono quotidianamente<br />
impegnati a lenire la sofferenza<br />
umana. Anche nelle carceri Mons.<br />
Cacucci si è soffermato a lungo sottolineando<br />
l’esigenza di vivere la qualità<br />
della vita che, pur nella sofferenza quotidiana,<br />
è saldamente legata a quelli che<br />
sono gli eterni valori. Il primo fra tutti<br />
— e Natale ne è la testimonianza più viva<br />
— è quello incarnato dal Cristo che è<br />
venuto a renderci partecipi della vita divina,<br />
realizzando quell’«umanità di Dio»<br />
che ci fa annunciatori della sua esistenza<br />
rivelata agli uomini. Tracciando un<br />
quadro della società dei nostri tempi,<br />
l’Arcivescovo ha sottolineato la necessità<br />
«Viviamo la celebrazione liturgica della<br />
Natività di Gesù con la grata memoria<br />
di quanto è accaduto a Betlemme<br />
più di duemila anni fa, ma soprattutto<br />
con la indistruttibile speranza che lo<br />
stesso Signore Gesù illumini la coscienza<br />
degli uomini e in modo particolare quella<br />
dei governanti, perché essi comprendano<br />
la dignità della persona umana e si<br />
decidano a percorrere sentieri di pace».<br />
Il richiamo al vero significato della celebrazione<br />
della nascita di Gesù è l’impronta<br />
che l’Arcivescovo di Taranto, Benigno<br />
Luigi Papa, ha voluto dare al suo<br />
messaggio alla Diocesi, ripreso anche<br />
nel solenne pontificale che ha presieduto,<br />
nel giorno di Natale, nella Concattedrale<br />
Gran Madre di Dio.<br />
«È un Natale triste quello di quest’anno.<br />
Osserviamo, infatti, con orrore<br />
quanto accade in Terra Santa e in Afghanistan,<br />
ricordiamo con angoscia<br />
quanto è avvenuto l’undici settembre<br />
scorso in America: migliaia e migliaia di<br />
persone colpite a morte dall’odio, dalla<br />
violenza, dalla guerra, da un terrorismo<br />
organizzato che strumentalizza non solo<br />
l’uomo ma anche Dio. Le immagini di<br />
morte che entrano nelle nostre case non<br />
ci lasciano indifferenti, ma ci addolora-<br />
«Natale è il giorno in cui tutto ricomincia.<br />
Anche dopo l’11 settembre. Anche<br />
dopo il 7 ottobre, quando sono iniziati<br />
i bombardamenti sull’Afghanistan.<br />
Anche se nella terra, dove il Figlio di<br />
Dio è apparso, si consuma il no più<br />
drammatico alla pace. Anche nella notte<br />
della guerra nasce il Signore. Dio non<br />
vuole la guerra del fratello contro il fratello.<br />
Ma il Figlio di Dio fatto uomo,<br />
non la guerra, è la definitiva parola di<br />
Dio sull’uomo. Da Betlemme altre parole<br />
si snodano: giustizia, pace, non c’è<br />
pace senza giustizia e poi misericordia e<br />
perdono».<br />
È quanto ha scritto il Patriarca di Venezia,<br />
Cardinale Marco Cé, nel messaggio<br />
ai fedeli della sua diocesi in occasione<br />
del Santo Natale.<br />
«Avevo fame, avevo freddo, ero forestiero,<br />
carcerato e mi avete teso la mano».<br />
Queste parole, ha sottolineato il Patriarca,<br />
fondano la certezza che Dio ha<br />
in mano la storia dell’uomo e che l’improbabile<br />
speranza di riconciliazione e<br />
di pace può diventare possibile. Perché<br />
niente è impossibile a Dio.<br />
Per questo Natale è il giorno della<br />
speranza. «Anche per l’Afghanistan, per<br />
Gerusalemme e l’Africa... . Perché in<br />
ogni uomo che soffre, che piange, che è<br />
rifiutato e che muore, lì c’è Gesù».<br />
«Gesù — ha ricordato ancora il Patriarca<br />
durante la solenne Santa Messa<br />
di Mezzanotte celebrata nella Basilica di<br />
san Marco — nasce come un rifiutato,<br />
povero fra i più poveri. Per lui non c’era<br />
posto nell’albergo.<br />
«Ma il Figlio di Dio rifiutato, non ci<br />
rifiuta. La sua nascita è un dono di salvezza<br />
per tutti. E la sua povertà dà dignità<br />
a tutti i poveri, chiamati anche loro,<br />
come ogni uomo in questa notte, figli<br />
di Dio».<br />
Certo, ha detto il Cardinale Cé, ci<br />
BOLZANO TRIESTE ALESSANDRIA<br />
BARI<br />
Il Vescovo di Alessandria ha richiamato<br />
l’attenzione su quanto accade in questi<br />
giorni nel mondo, «proprio perché gli<br />
uomini non vanno a quel principio e<br />
non sono più capaci di costruire l’amore<br />
e di legarsi fra di loro in solidarietà».<br />
Ai credenti è stato rivolto l’invito a<br />
scoprire il miracolo di Dio che si fa uomo<br />
ed è presente nel tabernacolo, un<br />
Dio che si presenta a noi come un bambino<br />
in fasce ma che è capace di entrare<br />
nel nostro cuore e nella nostra vita. «Per<br />
questo — ha detto Monsignor Charrier<br />
— Natale è la festa del cuore, la festa<br />
della famiglia e tutto ciò che faremo in<br />
questo giorno avrà senso se non ci dimenticheremo<br />
di coloro che non vedono<br />
questa luce... Questo bambino è venuto<br />
anche per loro».<br />
MARCO CARAMAGNA<br />
di conservare, in epoca di globalizzazione,<br />
il valore della famiglia, le tradizioni<br />
religiose, la cultura locale. Sotto tale<br />
aspetto — e l’indicazione è fatta da osservatori<br />
di grande serietà anche culturale<br />
— si avverte, a Bari e in tutta la<br />
Puglia, un forte senso di identità religiosa<br />
e di partecipazione ecclesiale, in un<br />
processo non solo individuale ma collettivo<br />
di abbandonare gli aspetti dell’individualismo<br />
e di guardare, con cuore<br />
aperto alle grandi vie del cielo, oltre le<br />
proprie esigenze per imboccare la giusta<br />
via che porti tutta l’umanità verso quel<br />
regno per il quale è stata creata. «Il Natale<br />
— ha ancora rilevato Mons. Cacucci<br />
— si celebra con la Pasqua. Ogni sacrificio<br />
di un innocente, anche non consapevole,<br />
produce vita. Questo è il senso<br />
della salvezza. Non dobbiamo attendere<br />
solo un futuro immediato. Chi è morto,<br />
vittima dell’ingiustizia, è nella gloria: così<br />
annunciamo una speranza più grande».<br />
VITO MAUROGIOVANNI<br />
FERMO TARANTO<br />
no profondamente. La nostra sofferenza<br />
è tanto più grande in quanto come cristiani<br />
sappiamo che “con l’incarnazione<br />
il Figlio di Dio si è unito in un certo modo<br />
ad ogni uomo”, per cui la vita umana<br />
ha per noi una dignità altissima. Questo<br />
è in stridente contrasto con quel che accade<br />
in più parti del mondo ove la vita<br />
dell’uomo è costantemente vilipesa, fatta<br />
oggetto di disprezzo, anzi utilizzata<br />
persino come arma per uccidere altre<br />
vite umane».<br />
«Ma — ha aggiunto l’Arcivescovo —<br />
la sofferenza che proviamo, per lo scenario<br />
di morte nel quale celebriamo il<br />
Santo Natale, non può far venir meno la<br />
nostra speranza. Essa è fondata nel nostro<br />
sincero impegno ad essere promotori<br />
e protagonisti di una cultura di pace,<br />
ma è soprattutto radicata nella potenza<br />
misericordiosa del nostro Dio al<br />
quale ci rivolgiamo con la preghiera:<br />
“Signore della giustizia e della pace, visita<br />
la nostra terra”».<br />
La celebrazione è stata preceduta, secondo<br />
una tradizione ormai consolidata,<br />
da dodici anni, dall’incontro con i detenuti<br />
del carcere di via Speziale. Nella<br />
Santa Messa celebrata nella cappella, alla<br />
presenza di una nutrita rappresentan-<br />
sconvolge la povertà del modo con cui il<br />
Figlio di Dio fatto uomo è nato; come ci<br />
sconvolge che il primo Natale del nuovo<br />
millennio avvenga in un clima di guerra<br />
e che, proprio Betlemme, sia segno di<br />
odio e non di pace come cantavano gli<br />
angeli. «Però — ha aggiunto — non<br />
dobbiamo temere. Al di sopra di ciò che<br />
gli uomini possono fare, è Dio che conduce<br />
la storia. Egli sa scrivere la nostra<br />
salvezza anche nelle vicende umane più<br />
tenebrose».<br />
L’amore di Dio che si rivela a Betlemme<br />
prenderà corpo nel Crocifisso: «fra<br />
la mangiatoia di Betlemme e il legno<br />
della croce si tesse la storia della nostra<br />
salvezza. È un mistero sconvolgente. Un<br />
amore senza misura».<br />
In questa notte, ha detto ancora il Patriarca,<br />
si deve alzare la nostra invocazione<br />
della pace e il nostro rifiuto alla<br />
guerra.<br />
«Noi oggi — ha affermato il Cardinale<br />
presiedendo la Santa Messa del giorno<br />
di Natale — celebriamo l’evento centrale<br />
della nostra salvezza: il dono di Dio<br />
fatto uomo. Il Natale non è solo memoria;<br />
è incontro reale con il Figlio di Dio<br />
incarnato: un incontro di fede che ci salva».<br />
Il Figlio di Dio, incarnandosi, assume<br />
la nostra umanità e dona a noi la propria<br />
divinità.<br />
«Si tratta — ha sottolineato a tale<br />
proposito il Cardinale Cé — del fondamento<br />
di una dignità assolutamente<br />
nuova e singolare, di una dignità donata<br />
a ogni uomo «per grazia»: noi siamo veramente<br />
figli di Dio. E noi chiamiamo<br />
Dio come lo chiamava Gesù. «Abbà»,<br />
«padre».<br />
Questo comporta anche una radicale<br />
fraternità con tutti gli uomini, al di là di<br />
ogni differenza di razza, di cultura e di<br />
religione. «Gesù ha portato a compimento<br />
quest’opera sulla croce, quando<br />
ha distrutto il peccato che è “divisione”.<br />
«Questo fonda il dovere e la possibilità<br />
della pace nella giustizia: senza giustizia<br />
non c’è pace. Fonda anche il dovere<br />
e la possibilità della solidarietà fra ricchi<br />
e poveri e della condivisione di quei beni<br />
che Dio ha creato per tutti i suoi figli».<br />
In questo modo l’incarnazione del Figlio<br />
di Dio ha la forza di cambiare la<br />
storia dell’uomo e di creare nuove relazioni.<br />
Tutto questo, però, va tradotto in<br />
comportamenti concreti.<br />
Ogni giorno, ha detto, il Cardinale<br />
Cé, possiamo compiere gesti di pace, di<br />
giustizia e di condivisione.<br />
Il Patriarca di Venezia ha invitato<br />
quindi a dare alla propria vita un’impostazione<br />
che ci consenta di dedicare almeno<br />
un po’ del nostro tempo, oltre<br />
che del nostro denaro, agli altri. Come?,<br />
si è chiesto il Cardinale e ha così proseguito:<br />
«Attraverso il volontariato, soprattutto<br />
quello a favore dei poveri, degli anziani,<br />
degli ammalati, dei carcerati, dei più deboli<br />
della terra.<br />
«Si tratta di una delle forme più alte<br />
del dono di sé, che trova nel mistero<br />
dell’Incarnazione il suo fondamento».<br />
Il volontariato gratuito, ha sottolineato<br />
a questo proposito il Cardinale Cé, va<br />
perciò apprezzato, proposto e sostenuto<br />
come uno dei valori più efficaci per rinnovare<br />
la mentalità della comunità cristiana<br />
e della stessa società civile.<br />
«La gloria di Dio si riflette nell’uomo<br />
che accetta nella fede il dono della filiazione<br />
divina e la pace è il dono che Dio<br />
fa ai suoi figli. Ma anche la pace, come<br />
ogni dono di Dio, non ci esime mai dalla<br />
nostra collaborazione: essa si costruisce<br />
con le nostre mani e deve prendere<br />
corpo in opere e atteggiamenti di pace.<br />
« Solo così — ha affermato il Patriarca<br />
di Venezia — il mondo cambierà.<br />
Così si creerà una cultura nuova. Così si<br />
influirà sulla politica, sulle istituzioni: attraverso<br />
una mentalità di pace che traduca,<br />
in termini umani, l’amore di Dio<br />
per l’uomo, rivelato nel mistero del Natale».<br />
CLAUDIO ZERBETTO<br />
za degli ospiti della casa di detenzione,<br />
l’Arcivescovo aveva inteso testimoniare<br />
la vicinanza della Chiesa a coloro che<br />
soffrono e che vivono nel disagio, lontani<br />
dai loro cari. Parlando ai detenuti ha<br />
posto l’accento sul vero significato cristiano<br />
del Natale e sul piano di Salvezza<br />
di Dio che, nella venuta del Suo Figlio,<br />
ha voluto manifestare la sua infinita<br />
bontà e il suo progetto di liberazione<br />
dell’uomo nella sua integralità.<br />
«Nella società così complessa e frammentata,<br />
nella quale tutti possiamo perdere<br />
la bussola della vita, essere facile<br />
preda dell’incertezza e del disorientamento<br />
— sono state le parole dell’arcivescovo<br />
— è motivo di rassicurante certezza<br />
sapere che Gesù, il Signore nostro<br />
Dio, ci “tiene per la destra” e ci “viene<br />
in aiuto” per guidarci sulla via della vita,<br />
sui sentieri della Verità e del Bene».<br />
Concetti che ha poi ripreso anche nell’incontrare<br />
i barboni e i diseredati occasionali<br />
ospiti nel ricovero per i senza tetto<br />
della Caritas, ai quali l’Arcivescovo<br />
ha voluto unirsi per condividere il pranzo<br />
di Natale. Una testimonianza di amore<br />
e di speranza in un giorno.<br />
SILVANO TREVISANI