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ERZA T PAGINA .<br />
PAGINA<br />
3 .<br />
ELZEVIRO Riflessioni sul paradosso<br />
Quando l'assurdo<br />
diventa conformismo<br />
LUIGI M. PERSONÈ<br />
Il gusto del paradosso c'è sempre stato<br />
ma, da un pezzo, mi pare che si esageri.<br />
Non direi che, all'origine, sia mancata<br />
una ragione valida. La validità sta<br />
in una presa di posizione contro un conformismo<br />
gretto e meschino. Tutte le<br />
epoche ne sono state, più o meno, prese;<br />
ma di più quella che passa sotto il<br />
nome di belle époque. La belle époque è<br />
caratteristica delle forme convenzionali:<br />
va pressappoco dalla fine dell'Ottocento<br />
alla prima guerra mondiale. In questo<br />
periodo si sfogano tutte le finzioni, le simulazioni<br />
e le dissimulazioni.<br />
In qualsiasi campo: dal sociale al politico,<br />
al letterario, all'artistico; negli usi e<br />
nei costumi, insomma nella pratica della<br />
vita quotidiana. È difficile, alle volte impossibile,<br />
scoprire quel che è autentico.<br />
Si vive di apparenza, di luoghi comuni.<br />
Può accadere che non sempre si riesca<br />
a sopportare un tal genere di vita;<br />
che non sia facile a tutti dire di sì a comando.<br />
Chi ha ingegno spiccato, che si<br />
distingue per mentalità e per esperienza<br />
non si assoggetta ad accordarsi alle opinioni<br />
prevalenti o addirittura dominanti:<br />
come se fosse dotato di una molla a forte<br />
scatto, le rifiuta.<br />
C'è modo e modo di compiere questa<br />
operazione, secondo i temperamenti.<br />
Temperamenti dotati di un'irresistibile<br />
veemenza, presi quasi dal furore, scoppiano<br />
in un modo violento. Sono questi<br />
i grandi polemisti che hanno lasciato<br />
una traccia profonda nei campi nei quali<br />
hanno agito.<br />
Un personaggio con doti particolari<br />
può riuscire a esercitare una certa suggestione,<br />
a smuovere le acque, a infondere<br />
coraggio ed entusiasmo, a fare circolo.<br />
Un circolo implica varie persone,<br />
magari molte; e queste possono costituire<br />
una forza contrastante ai convenzionalismi,<br />
alle ipocrisie e ai luoghi comuni<br />
in voga: a un certo costume e a una<br />
certa cultura. Rimangono minoranze:<br />
ma, per la loro qualità, soprattutto per<br />
il loro ardimento, possono dare ombra<br />
alle maggioranze. Le maggioranze pare<br />
che sottovalutino questi oppositori.<br />
I modi delle maggioranze anticonformiste<br />
verso le maggioranze conformiste<br />
risultano quasi sempre interessanti: anche<br />
perché, per poco che facciano, scalfiscono<br />
la parte immobile del conservatorismo.<br />
La vera e propria immobilità<br />
non esiste nella storia: ma ne esiste quel<br />
tanto, sia pure apparente, capace di<br />
provocare danni notevoli. Danni soprattutto<br />
nella società e nella cultura.<br />
Gli anticonformisti picchiano specialmente<br />
in questi due campi: e hanno la<br />
loro buona ragione. Un conformismo sociale<br />
si risolve in pratica, per dirla brevemente,<br />
in uno spietato egoismo e in<br />
una crudele mancanza di carità. Un<br />
conformismo culturale ne è la versione<br />
in un altro campo: quello delle idee, dell'arte,<br />
anche della scienza.<br />
Per l'uno e per l'altro si rischierebbe<br />
di rimanere soffocati se non intervenisse<br />
qualcuno con l'audacia di spalancare le<br />
finestre, di far entrare aria nuova, di introdurre<br />
pensieri e, ancora meglio, pratiche<br />
di conforto e di aiuto. L'aiuto, s'intende<br />
bene, non è solo il materiale, ma<br />
anche quello dello spirito e dell'intelletto.<br />
I procedimenti secondo i quali ciò accade,<br />
che consentono agli anticonformisti<br />
di contrastare i conformisti, sono, come<br />
si è accennato dianzi, molteplici.<br />
Tutti in chiave polemica, naturalmente:<br />
ma il tono differisce. Tono violento o<br />
adirato o sarcastico o burlesco o, addirittura,<br />
assurdo.<br />
Quest'ultimo riesce forse più ostico a<br />
comprendersi. Come si può combattere<br />
il conformismo con l'assurdo; ossia, il<br />
razionale con l'irrazionale? Sembra una<br />
follia; e infatti lo è lì per lì, all'inizio, o<br />
dura fino in fondo. Ma è una follia che<br />
si spiega. Siccome il conformismo è tutto<br />
regola e definizione, tutto fatto scontato,<br />
tutto ordine e disciplina, un insieme<br />
di perbenismo quanto mai banale e<br />
ipocrita, si reagisce d'istinto con arti e<br />
strumenti contrari. Il razionalismo banale<br />
e di maniera viene combattuto, qualche<br />
volta, con l'assurdo.<br />
L'assurdo piace perché rovescia posizioni<br />
troppo rigide e, per la loro immobilità,<br />
diventate non meno assurde. Insomma,<br />
in due parole, è assurdo, nel<br />
campo delle idee, della socialità, e del<br />
costume, quel che non si muove mai come<br />
quel che si muove troppo. Ma il<br />
«troppo» ha la sua giustificazione.<br />
Ormai ci siamo intesi e non conviene<br />
insistere. Conviene aggiungere che lo<br />
strumento anticonformistico dell'assurdo<br />
riesce, in taluni casi e in taluni personaggi,<br />
a diventare, a furia di usarlo,<br />
quasi una seconda natura: una natura<br />
da cui non si libera chi la possiede e che<br />
produce, alla lunga, stati di disorientamento,<br />
di uggia e di sdegno. Non si può<br />
continuare a porre rimedio ai guasti del<br />
conformismo con l'assurdo che, alla sua<br />
volta, diventa pur esso conformismo.<br />
Conosco chi, per dote naturale o per<br />
reazione, ha cominciato, fin da giovane,<br />
con l'assurdo ed è arrivato, decrepito,<br />
battendo sempre quella strada e usando<br />
sempre quell'arma, con l'aggravarsi: che<br />
ha fatto dei proseliti, proseliti dovuti al<br />
temperamento suggestivo e brillante, all'innegabile<br />
ingegno.<br />
Si è formata così tutta una scuola di<br />
paradossisti: cioè di uomini che non<br />
praticano altro che il paradosso. È la loro<br />
bandiera, la loro gloria. Ma anche la<br />
più nobile bandiera, se è esposta tutti i<br />
giorni, confonde le idee, non dice più<br />
nulla o fa uggia.I paradossi a scoppio<br />
continuo ci sono venuti a noia. Ci sono<br />
venuti a noia soprattutto per l'epoca<br />
nella quale viviamo, piena di preoccupazioni<br />
e di problemi gravi.<br />
Come si può ammettere che, in simili<br />
circostanze, si continui nella girandola<br />
dei paradossi e degli assurdi? Si cerca di<br />
pensare e di parlare sul serio, di scoprire<br />
dei rimedi, di colmare dei vuoti paurosi,<br />
di evitare il peggio: ed ecco chi, invece<br />
di darci dei consigli, di porgerci<br />
una mano, ci colma di paradossi. Mi pare<br />
che, in questo caso, sia lui l'immobilista,<br />
lui il conformista: perché è rimasto<br />
a forme e ad usi praticabili, o vantaggiosi,<br />
in altri tempi, in tempi di relativa calma,<br />
che richiedevano sveglie e scossoni.<br />
Ci si poteva allora permettere anche dei<br />
giuochi, giuochi intellettuali, corrispondenti<br />
a paradossi.<br />
Ma quando si è travolti dagli scossoni;<br />
quando si è squassati e sconquassati?<br />
Seguitare nel sistema mi sembra ora un<br />
assurdo. Mi sembra un assurdo che si<br />
continui a giocare, sia pure con l'intelletto,<br />
mentre la casa brucia, e nel fuoco<br />
si rischia, di perdere quel che si ha di<br />
più caro.<br />
Insomma, mi pare che sia venuto il<br />
momento di smetterla con le arguzie e<br />
con le beffe. Sarebbe molto più opportuno<br />
proporre delle ragioni valide alla<br />
nostra esistenza e alla nostra sopravvivenza.<br />
Perché, in fondo, -proprio di questo<br />
si tratta: di sopravvivenza ai troppi<br />
malestri che, scherzando e non scherzando,<br />
si sono perpetrati.<br />
Ai bambini si dice, a un certo punto,<br />
che è l'ora di metter giudizio; ma ci sono<br />
degli uomini che risultano peggio dei<br />
bambini.<br />
E voi li volete curare con gli assurdi;<br />
li volete tirar su a forza di paradossi?<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Mercoledì 19 Dicembre 2001<br />
La riapertura al pubblico del celebre campanile di Piazza dei Miracoli<br />
Dopo dodici anni di lavori la Torre di Pisa<br />
è tornata all'inclinazione che aveva nel 1838<br />
simpaticamente ricordata da Monsignor<br />
Alessandro Plotti, Arcivescovo di<br />
Pisa), ha detto che, quando s’arrivò a<br />
chiuderla, lui e i pisani erano convinti<br />
che la torre non sarebbe stata aperta<br />
mai più. Il comitato d’esperti, presieduto<br />
da Michele Jamiolkowski, professore<br />
di geotecnica al Politecnico di Torino,<br />
ha saputo smentirli.<br />
I lavori, costati 54 miliardi di lire,<br />
cominciarono nel 1992 con la cerchiatura:<br />
il cilindro venne fasciato con diciotto<br />
cavi d’acciaio all’altezza del primo<br />
loggiato, per evitare il cedimento<br />
verso l’esterno. Unici fra le attrezzature<br />
impiegate, essi sono destinati a rimanere,<br />
ma per fortuna non costituiscono<br />
che un minimo neo nell’insieme.<br />
Dal ’93 al ’95 furono piazzati come<br />
contrappeso numerosi blocchi di piombo<br />
— ottocento tonnellate — sul lato<br />
opposto a quello aggettante. Si cominciò<br />
poi a lavorare nel sottosuolo, pensando<br />
di sostituire una trave di cemento<br />
armato al calcestruzzo usato nel<br />
1838 dall’architetto Alessandro Della<br />
Gherardesca: questi scavò il catino basale<br />
per riportare alla luce i quasi tre<br />
metri che durante i secoli erano sprofondati<br />
nel terreno cedevole. La situazione,<br />
agli occhi di Jamiolkowski e soci,<br />
si rivelò tuttavia più complicata del<br />
previsto: nel 1933, per iniettare nuovo<br />
calcestruzzo sotto la torre, erano stati<br />
usati molti tubi d’acciaio, poi rimasti<br />
sul posto (a quel tempo non ne era stata<br />
presa nota, spiega Carlo Vigiani, altro<br />
componente del comitato). Non si<br />
potevano togliere tanto facilmente senza<br />
compromettere la stabilità dell’edificio.<br />
Per giunta, nella notte fra l’8 e il 9<br />
settembre del 1995 ci fu un improvviso<br />
aumento dello strapiombo (1,1 millimetri):<br />
i lavori vennero subito fermati. La<br />
sospensione fu lunga, ma non si trattò<br />
d’una resa. E come sarebbe stato possibile?<br />
Vigiani parla con ammirazione<br />
degli antichi magistri lapidum, che riuscirono<br />
a finire la costruzione della torre,<br />
anche se essa cominciò a pendere<br />
già quando erano stati innalzati i primi<br />
piani.<br />
Prima di ricominciare a scavare, nel<br />
luglio del 1996 fu fatta la «strallatura»:<br />
questo termine di sapore marinaresco<br />
si riferisce a grossi cavi d’acciaio agganciati<br />
provvisoriamente all’altezza<br />
del secondo loggiato e, dall’altro capo,<br />
a un contrappeso fuori vista, con lo<br />
scopo di reggere il campanile mentre<br />
veniva smosso il terreno al di sotto.<br />
Dopo esperimenti su un modello alto<br />
otto metri, ispirati al vecchio progetto<br />
dell’ingegner Ferdinando Terracina, nel<br />
gennaio 2000 gli scavi ripresero, creando<br />
una culla d’assestamento sotto la<br />
parte opposta alla pendenza. Lo stra-<br />
Le sculture di Gino Giannetti nella Cappella dei santi Martino e Sebastiano degli Svizzeri in Vaticano<br />
Nella ricerca di una materia «leggera» si colgono gli echi dell'universo fazziniano<br />
Gino Giannetti, la «Porta del Battista»<br />
MASSIMILIANO PORZIA<br />
C'è un luogo all'interno della Città<br />
del Vaticano dove l'arte ha saputo ben<br />
condensare in pochi oggetti un messaggio<br />
che attraversa i secoli: un messaggio<br />
di fede, di onore e di fedeltà. Si<br />
tratta della Cappella dei santi Martino e<br />
Sebastiano degli Svizzeri, appositamente<br />
costruita durante il Pontificato di Pio<br />
V (1566-72) per la Guardia Svizzera<br />
Pontificia, stabilita permanentemente<br />
nel 1506 da Giulio II.<br />
Diversi anni fa la cappella fu sottoposta<br />
ad un restauro che la liberò da una<br />
situazione, se non proprio di abbandono,<br />
di degrado strutturale che aveva<br />
portato a rovinoso destino alcuni affreschi<br />
posti sulle pareti umide, poco e<br />
male illuminate dai raggi solari.<br />
Durante le operazioni di restauro ci<br />
si rese conto che la cappella necessitava<br />
di una nuova decorazione artistica.<br />
Ma quale perché non ne venisse stravolto<br />
il messaggio originale? In Gino<br />
Giannetti si sono trovate le risposte che<br />
si andavano cercando.<br />
Proprio lo scultore, già autore del<br />
Monumento a Colombo, è riuscito a<br />
realizzare delle opere apprezzabili dal<br />
punto di vista stilistico, impostando nel-<br />
Rilievi della Torre<br />
di Pisa<br />
secondo Cresy<br />
e Taylor (1817)<br />
riprodotti dal Grassi<br />
(1831)<br />
GIANNI FOCHI<br />
Ore 12.30: il campanile pendente riapre<br />
ai visitatori. Eccoci quassù, una<br />
cinquantina di metri al di sopra del<br />
prato dei Miracoli, ad ammirare dall’alto<br />
i monumenti della celebre piazza.<br />
Allargando lo sguardo nell’aria di questo<br />
15 dicembre, freddina ma limpida,<br />
gustiamo il panorama della città.<br />
Spingendo gli occhi più oltre, ecco il<br />
parco di S. Rossore, la piccola catena<br />
di monti «per che i Pisan veder Lucca<br />
non ponno» (come dice Dante), il poggio<br />
del santuario mariano di Montenero,<br />
sopra a Livorno, e infine, verso settentrione,<br />
le splendide Alpi Apuane.<br />
Queste ultime sono oggi bianchissime<br />
per la nevicata dei giorni scorsi, ma<br />
biancheggiano anche d’estate, a causa<br />
delle cave di marmo dove già si riforniva<br />
Michelangelo per i suoi capolavori<br />
scultorei.<br />
Pochi minuti fa, prima che il portone<br />
venisse aperto per le autorità e per una<br />
decina di turisti scelti a caso fra quelli<br />
che stavano ammirando la piazza, nonché<br />
per noi rappresentanti di cinquantanove<br />
testate a stampa, radiofoniche e<br />
televisive d’ogni parte del mondo, le<br />
campane quassù hanno suonato, per<br />
indicare che la torre riprende in pieno<br />
la sua vita.<br />
Sono passati quasi dodici anni da<br />
quel 7 gennaio del 1990, quando la pen-<br />
denza, arrivata a<br />
uno strapiombo di<br />
quattro metri e mezzo,<br />
fece temere il<br />
crollo del campanile<br />
e sospendere le visite.<br />
Fra l’altro, era<br />
fresca l’impressione<br />
suscitata dalla torre<br />
crollata un anno prima<br />
a Pavia.<br />
La chiusura divenne<br />
un evento mondano.<br />
Oggi la cerimonia<br />
è stata festosa<br />
ma sobria, per rispettare<br />
i morti recenti<br />
d’altre due torri:<br />
quelle gemelle di<br />
New York.<br />
Pierfrancesco Pacini,<br />
presidente dell’Opera<br />
della Primaziale<br />
(«operaio del duomo»,<br />
secondo l’espressione<br />
ufficiale<br />
la lavorazione un metodo degno di<br />
tempi andati, «quando il rapporto tra<br />
artista e committente era pensato su<br />
basi solide e su criteri profondamente<br />
radicati nella società», come scrive Carlo<br />
Strinati, autore della Prefazione contenuta<br />
nel catalogo che illustra il lavoro<br />
dello scultore.<br />
Leggerezza e senso di spazio infinito:<br />
questo ispira l'osservatore attento di<br />
fronte a quello che ha realizzato Giannetti.<br />
Nel Tabernacolo, nella Porta del Battesimo<br />
e soprattutto nella Balaustra la<br />
materia si fa musica, diventa corde di<br />
uno strumento sapientemente pizzicato<br />
dal maestro che lascia libere di rincorrersi<br />
nell'aria grappoli di note: ecco<br />
quello che sembra di ascoltare davanti<br />
all'opera dell'allievo di Pericle Fazzini,<br />
dal quale ha bene assimilato quell'ansia<br />
dello slancio e della commossa lotta<br />
contro il dolore del mondo.<br />
Giannetti è un'artista, se così possiamo<br />
dire, di «vecchia maniera»: è facile<br />
immaginarselo all'opera nel suo laboratorio<br />
di Montorio Romano intento a<br />
forgiare la materia per darle quel senso<br />
di plasticità che bene esprime il suo<br />
concetto di arte e di sacro.<br />
E quest'arte esprime il meglio nella<br />
Visitatori all'interno<br />
della cima<br />
della Torre<br />
il giorno<br />
della riapertura<br />
al pubblico<br />
Lavori di perforazione del terreno nei pressi della Torre<br />
Balaustra pensata e realizzata per ricordare<br />
le 147 guardie svizzere morte durante<br />
il «Sacco di Roma». Una commemorazione<br />
che l'Artista ha voluto riproporre<br />
in forma elegiaca e vivente.<br />
Con quest'opera Giannetti, sfruttando<br />
la pienezza della vita ed il nutrimento<br />
dell'uomo che la spiga rappresenta,<br />
ha voluto rendere omaggio a quel sacrificio.<br />
Ogni spiga, infatti, simboleggia<br />
una guardia svizzera e, come mosse dal<br />
vento, tutte si accostano l'un l'altra, in<br />
un delicato e perenne abbraccio.<br />
All'opera che più rappresenta lo stile<br />
di Giannetti si accostano con non meno<br />
impeto, come già abbiamo detto, l'Altare,<br />
il Tabernacolo, la Porta del Battesimo<br />
di Cristo: tutte appendici di quell'arte<br />
dove la mano è libera di esprimere,<br />
di giocare, di dare aria e luce ai<br />
punti focali della Cappella di santi Martino<br />
e Sebastiano.<br />
Il Tabernacolo, in particolare, dove<br />
gli angeli vi si catapultano a sostenerlo<br />
e spingerlo, il tutto è un concerto di<br />
fremiti compostamente strutturato. L'opera<br />
è inconfondibilmente ricca di echi<br />
del forte universo fazziniano, ma l'arte<br />
di Giannetti alla fine trionfa giungendo<br />
a quel vertice da lui cercato e trovato.<br />
Stesso dicasi per il Crocifisso dove la<br />
Piazza<br />
dei Miracoli<br />
Particolare di un intervento di sostegno<br />
alle volticciole del Loggiato del settimo ordine<br />
figura del Cristo sembra pulsare di vita<br />
propria, in un palpito che sa arrivare al<br />
cuore del fedele.<br />
Nella Porta del Battesimo di Cristo,<br />
dove sono chiari i riferimenti ad opere<br />
di artisti del passato, Giannetti mette<br />
del suo proprio nell'opera forse più<br />
«difficile». Per questi motivi, e aderendo<br />
totalmente all'idea tradizionale, l'Autore<br />
ha saputo assecondare le più profonde<br />
valenze di richiamo al passato<br />
per fare l'opera ancora più sua.<br />
«Già dal primo impatto con l'ambiente<br />
della Cappella ho avvertito un senso<br />
di incertezza e di timore: l'importanza<br />
dell'opera che mi si chiedeva era gravata<br />
dalla responsabilità che sentivo proprio<br />
verso il committente e verso il luogo.<br />
A pochi metri difatti è l'opera di<br />
Michelangelo e non lontano la Resurrezione<br />
di Fazzini...».<br />
Così Gino Giannetti raccontava tempo<br />
fa, dopo la realizzazione delle sue<br />
opere, il suo timore iniziale per tale impegno.<br />
Timore che però non nascondeva<br />
la sfida che ha saputo raccogliere<br />
portando finalmente un'antica chiesetta<br />
che ha subìto nel corso del tempo tante<br />
ristrutturazioni e rifacimenti a trovare<br />
finalmente un suo assetto compiuto.<br />
fici di pietra. Anche all’estero sono in<br />
attesa: guardano all'Italia come modello<br />
per restaurare i loro monumenti.<br />
Non si può dunque dormire sugli allori<br />
di questa torre riaperta a coloro che<br />
vengono dai quattro punti cardinali.<br />
Eccoli qua in Piazza dei Miracoli:<br />
ora che sono risceso, li vedo questi figli<br />
del Sol Levante, delle praterie texane o<br />
dei boschi bavaresi. Fra poco aprirà<br />
per loro la biglietteria (L. 15.000 a persona).<br />
Intanto rilancio un’occhiata al<br />
campanile e mi torna in mente un amico<br />
di mio padre, amburghese trapiantato<br />
in Italia, che molti anni fa ebbi modo<br />
di conoscere e stimare profondamente,<br />
oltreché per le doti morali, per<br />
la squisita sensibilità artistica. Mi lasciava<br />
tuttavia perplesso la sua convinzione<br />
che bisognasse raddrizzarla del<br />
tutto, questa torre: non più oggetto di<br />
curiosità a causa dalla pendenza, diceva<br />
lui, si rivelerebbe finalmente a tutti<br />
come gioiello d’architettura. Di fronte<br />
alla linea spiovente di questo splendido<br />
campanile, mi ripeto che si può apprezzarlo<br />
artisticamente anche se spinti qui<br />
dalla sua sfida continua alle leggi della<br />
statica.<br />
Un ultima nota per chi volesse avere<br />
più informazioni sui lavori di stabilizzazione<br />
della torre: si può consultare<br />
con ottimi risultati il sito web www.<br />
cribecu.sns.it gestito dalla Scuola Normale<br />
Superiore di Pisa.<br />
Appuntamenti<br />
culturali<br />
Roma, 19 dicembre<br />
Nuovo Anno Accademico<br />
all'Università «S. Pio V»<br />
Il 19 dicembre alle ore 16, nell'Aula<br />
Magna della Libera Università<br />
degli Studi «S. Pio V» si<br />
svolgerà la cerimonia d'inaugurazione<br />
dell'Anno Accademico<br />
2001/2002.<br />
Roma, 19 dicembre<br />
Schema<br />
dei sistemi<br />
di rilevamento<br />
dinamico<br />
piazzati all'interno<br />
della Torre<br />
piombo fu così ridotto<br />
di quarantaquattro<br />
centimetri — ha<br />
raccontato Pacini —<br />
e dunque il monumento<br />
tornò all’inclinazione<br />
che aveva<br />
nel 1838. Si prevede<br />
che resista almeno<br />
altri due secoli e<br />
mezzo.<br />
Jamiolkowski, polacco<br />
di Leopoli radicato<br />
poi nell’Italia<br />
settentrionale, ha ricevuto<br />
in questi giorni<br />
la cittadinanza<br />
onoraria pisana. Come<br />
italiano d’adozione,<br />
ha dichiarato che<br />
si sta aspettando lo<br />
stanziamento dell’ultima<br />
decina di miliardi,<br />
necessari per<br />
la pulitura e il risa-<br />
namento delle super-<br />
Concerto di Natale<br />
Il 19 dicembre alle ore 21, nella<br />
Chiesa della Trinità dei Monti,<br />
l'orchestra di musica da camera<br />
del Centro Culturale Saint-Louis<br />
de France «Roma Ensemble»<br />
eseguirà un Concerto di Natale.<br />
San Cataldo (CL), 19-20 dicembre<br />
«Arcangelo Cammarata<br />
e il cattolicesimo sociale<br />
nel Novecento»<br />
L'Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice<br />
sarà sede, il 19 e il 20<br />
dicembre, del convegno su «Arcangelo<br />
Cammarata e il cattolicesimo<br />
sociale nel Novecento».