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L'OSSERVATORE ROMANO

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ERZA T PAGINA .<br />

PAGINA<br />

3 .<br />

ELZEVIRO Riflessioni sul paradosso<br />

Quando l'assurdo<br />

diventa conformismo<br />

LUIGI M. PERSONÈ<br />

Il gusto del paradosso c'è sempre stato<br />

ma, da un pezzo, mi pare che si esageri.<br />

Non direi che, all'origine, sia mancata<br />

una ragione valida. La validità sta<br />

in una presa di posizione contro un conformismo<br />

gretto e meschino. Tutte le<br />

epoche ne sono state, più o meno, prese;<br />

ma di più quella che passa sotto il<br />

nome di belle époque. La belle époque è<br />

caratteristica delle forme convenzionali:<br />

va pressappoco dalla fine dell'Ottocento<br />

alla prima guerra mondiale. In questo<br />

periodo si sfogano tutte le finzioni, le simulazioni<br />

e le dissimulazioni.<br />

In qualsiasi campo: dal sociale al politico,<br />

al letterario, all'artistico; negli usi e<br />

nei costumi, insomma nella pratica della<br />

vita quotidiana. È difficile, alle volte impossibile,<br />

scoprire quel che è autentico.<br />

Si vive di apparenza, di luoghi comuni.<br />

Può accadere che non sempre si riesca<br />

a sopportare un tal genere di vita;<br />

che non sia facile a tutti dire di sì a comando.<br />

Chi ha ingegno spiccato, che si<br />

distingue per mentalità e per esperienza<br />

non si assoggetta ad accordarsi alle opinioni<br />

prevalenti o addirittura dominanti:<br />

come se fosse dotato di una molla a forte<br />

scatto, le rifiuta.<br />

C'è modo e modo di compiere questa<br />

operazione, secondo i temperamenti.<br />

Temperamenti dotati di un'irresistibile<br />

veemenza, presi quasi dal furore, scoppiano<br />

in un modo violento. Sono questi<br />

i grandi polemisti che hanno lasciato<br />

una traccia profonda nei campi nei quali<br />

hanno agito.<br />

Un personaggio con doti particolari<br />

può riuscire a esercitare una certa suggestione,<br />

a smuovere le acque, a infondere<br />

coraggio ed entusiasmo, a fare circolo.<br />

Un circolo implica varie persone,<br />

magari molte; e queste possono costituire<br />

una forza contrastante ai convenzionalismi,<br />

alle ipocrisie e ai luoghi comuni<br />

in voga: a un certo costume e a una<br />

certa cultura. Rimangono minoranze:<br />

ma, per la loro qualità, soprattutto per<br />

il loro ardimento, possono dare ombra<br />

alle maggioranze. Le maggioranze pare<br />

che sottovalutino questi oppositori.<br />

I modi delle maggioranze anticonformiste<br />

verso le maggioranze conformiste<br />

risultano quasi sempre interessanti: anche<br />

perché, per poco che facciano, scalfiscono<br />

la parte immobile del conservatorismo.<br />

La vera e propria immobilità<br />

non esiste nella storia: ma ne esiste quel<br />

tanto, sia pure apparente, capace di<br />

provocare danni notevoli. Danni soprattutto<br />

nella società e nella cultura.<br />

Gli anticonformisti picchiano specialmente<br />

in questi due campi: e hanno la<br />

loro buona ragione. Un conformismo sociale<br />

si risolve in pratica, per dirla brevemente,<br />

in uno spietato egoismo e in<br />

una crudele mancanza di carità. Un<br />

conformismo culturale ne è la versione<br />

in un altro campo: quello delle idee, dell'arte,<br />

anche della scienza.<br />

Per l'uno e per l'altro si rischierebbe<br />

di rimanere soffocati se non intervenisse<br />

qualcuno con l'audacia di spalancare le<br />

finestre, di far entrare aria nuova, di introdurre<br />

pensieri e, ancora meglio, pratiche<br />

di conforto e di aiuto. L'aiuto, s'intende<br />

bene, non è solo il materiale, ma<br />

anche quello dello spirito e dell'intelletto.<br />

I procedimenti secondo i quali ciò accade,<br />

che consentono agli anticonformisti<br />

di contrastare i conformisti, sono, come<br />

si è accennato dianzi, molteplici.<br />

Tutti in chiave polemica, naturalmente:<br />

ma il tono differisce. Tono violento o<br />

adirato o sarcastico o burlesco o, addirittura,<br />

assurdo.<br />

Quest'ultimo riesce forse più ostico a<br />

comprendersi. Come si può combattere<br />

il conformismo con l'assurdo; ossia, il<br />

razionale con l'irrazionale? Sembra una<br />

follia; e infatti lo è lì per lì, all'inizio, o<br />

dura fino in fondo. Ma è una follia che<br />

si spiega. Siccome il conformismo è tutto<br />

regola e definizione, tutto fatto scontato,<br />

tutto ordine e disciplina, un insieme<br />

di perbenismo quanto mai banale e<br />

ipocrita, si reagisce d'istinto con arti e<br />

strumenti contrari. Il razionalismo banale<br />

e di maniera viene combattuto, qualche<br />

volta, con l'assurdo.<br />

L'assurdo piace perché rovescia posizioni<br />

troppo rigide e, per la loro immobilità,<br />

diventate non meno assurde. Insomma,<br />

in due parole, è assurdo, nel<br />

campo delle idee, della socialità, e del<br />

costume, quel che non si muove mai come<br />

quel che si muove troppo. Ma il<br />

«troppo» ha la sua giustificazione.<br />

Ormai ci siamo intesi e non conviene<br />

insistere. Conviene aggiungere che lo<br />

strumento anticonformistico dell'assurdo<br />

riesce, in taluni casi e in taluni personaggi,<br />

a diventare, a furia di usarlo,<br />

quasi una seconda natura: una natura<br />

da cui non si libera chi la possiede e che<br />

produce, alla lunga, stati di disorientamento,<br />

di uggia e di sdegno. Non si può<br />

continuare a porre rimedio ai guasti del<br />

conformismo con l'assurdo che, alla sua<br />

volta, diventa pur esso conformismo.<br />

Conosco chi, per dote naturale o per<br />

reazione, ha cominciato, fin da giovane,<br />

con l'assurdo ed è arrivato, decrepito,<br />

battendo sempre quella strada e usando<br />

sempre quell'arma, con l'aggravarsi: che<br />

ha fatto dei proseliti, proseliti dovuti al<br />

temperamento suggestivo e brillante, all'innegabile<br />

ingegno.<br />

Si è formata così tutta una scuola di<br />

paradossisti: cioè di uomini che non<br />

praticano altro che il paradosso. È la loro<br />

bandiera, la loro gloria. Ma anche la<br />

più nobile bandiera, se è esposta tutti i<br />

giorni, confonde le idee, non dice più<br />

nulla o fa uggia.I paradossi a scoppio<br />

continuo ci sono venuti a noia. Ci sono<br />

venuti a noia soprattutto per l'epoca<br />

nella quale viviamo, piena di preoccupazioni<br />

e di problemi gravi.<br />

Come si può ammettere che, in simili<br />

circostanze, si continui nella girandola<br />

dei paradossi e degli assurdi? Si cerca di<br />

pensare e di parlare sul serio, di scoprire<br />

dei rimedi, di colmare dei vuoti paurosi,<br />

di evitare il peggio: ed ecco chi, invece<br />

di darci dei consigli, di porgerci<br />

una mano, ci colma di paradossi. Mi pare<br />

che, in questo caso, sia lui l'immobilista,<br />

lui il conformista: perché è rimasto<br />

a forme e ad usi praticabili, o vantaggiosi,<br />

in altri tempi, in tempi di relativa calma,<br />

che richiedevano sveglie e scossoni.<br />

Ci si poteva allora permettere anche dei<br />

giuochi, giuochi intellettuali, corrispondenti<br />

a paradossi.<br />

Ma quando si è travolti dagli scossoni;<br />

quando si è squassati e sconquassati?<br />

Seguitare nel sistema mi sembra ora un<br />

assurdo. Mi sembra un assurdo che si<br />

continui a giocare, sia pure con l'intelletto,<br />

mentre la casa brucia, e nel fuoco<br />

si rischia, di perdere quel che si ha di<br />

più caro.<br />

Insomma, mi pare che sia venuto il<br />

momento di smetterla con le arguzie e<br />

con le beffe. Sarebbe molto più opportuno<br />

proporre delle ragioni valide alla<br />

nostra esistenza e alla nostra sopravvivenza.<br />

Perché, in fondo, -proprio di questo<br />

si tratta: di sopravvivenza ai troppi<br />

malestri che, scherzando e non scherzando,<br />

si sono perpetrati.<br />

Ai bambini si dice, a un certo punto,<br />

che è l'ora di metter giudizio; ma ci sono<br />

degli uomini che risultano peggio dei<br />

bambini.<br />

E voi li volete curare con gli assurdi;<br />

li volete tirar su a forza di paradossi?<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Mercoledì 19 Dicembre 2001<br />

La riapertura al pubblico del celebre campanile di Piazza dei Miracoli<br />

Dopo dodici anni di lavori la Torre di Pisa<br />

è tornata all'inclinazione che aveva nel 1838<br />

simpaticamente ricordata da Monsignor<br />

Alessandro Plotti, Arcivescovo di<br />

Pisa), ha detto che, quando s’arrivò a<br />

chiuderla, lui e i pisani erano convinti<br />

che la torre non sarebbe stata aperta<br />

mai più. Il comitato d’esperti, presieduto<br />

da Michele Jamiolkowski, professore<br />

di geotecnica al Politecnico di Torino,<br />

ha saputo smentirli.<br />

I lavori, costati 54 miliardi di lire,<br />

cominciarono nel 1992 con la cerchiatura:<br />

il cilindro venne fasciato con diciotto<br />

cavi d’acciaio all’altezza del primo<br />

loggiato, per evitare il cedimento<br />

verso l’esterno. Unici fra le attrezzature<br />

impiegate, essi sono destinati a rimanere,<br />

ma per fortuna non costituiscono<br />

che un minimo neo nell’insieme.<br />

Dal ’93 al ’95 furono piazzati come<br />

contrappeso numerosi blocchi di piombo<br />

— ottocento tonnellate — sul lato<br />

opposto a quello aggettante. Si cominciò<br />

poi a lavorare nel sottosuolo, pensando<br />

di sostituire una trave di cemento<br />

armato al calcestruzzo usato nel<br />

1838 dall’architetto Alessandro Della<br />

Gherardesca: questi scavò il catino basale<br />

per riportare alla luce i quasi tre<br />

metri che durante i secoli erano sprofondati<br />

nel terreno cedevole. La situazione,<br />

agli occhi di Jamiolkowski e soci,<br />

si rivelò tuttavia più complicata del<br />

previsto: nel 1933, per iniettare nuovo<br />

calcestruzzo sotto la torre, erano stati<br />

usati molti tubi d’acciaio, poi rimasti<br />

sul posto (a quel tempo non ne era stata<br />

presa nota, spiega Carlo Vigiani, altro<br />

componente del comitato). Non si<br />

potevano togliere tanto facilmente senza<br />

compromettere la stabilità dell’edificio.<br />

Per giunta, nella notte fra l’8 e il 9<br />

settembre del 1995 ci fu un improvviso<br />

aumento dello strapiombo (1,1 millimetri):<br />

i lavori vennero subito fermati. La<br />

sospensione fu lunga, ma non si trattò<br />

d’una resa. E come sarebbe stato possibile?<br />

Vigiani parla con ammirazione<br />

degli antichi magistri lapidum, che riuscirono<br />

a finire la costruzione della torre,<br />

anche se essa cominciò a pendere<br />

già quando erano stati innalzati i primi<br />

piani.<br />

Prima di ricominciare a scavare, nel<br />

luglio del 1996 fu fatta la «strallatura»:<br />

questo termine di sapore marinaresco<br />

si riferisce a grossi cavi d’acciaio agganciati<br />

provvisoriamente all’altezza<br />

del secondo loggiato e, dall’altro capo,<br />

a un contrappeso fuori vista, con lo<br />

scopo di reggere il campanile mentre<br />

veniva smosso il terreno al di sotto.<br />

Dopo esperimenti su un modello alto<br />

otto metri, ispirati al vecchio progetto<br />

dell’ingegner Ferdinando Terracina, nel<br />

gennaio 2000 gli scavi ripresero, creando<br />

una culla d’assestamento sotto la<br />

parte opposta alla pendenza. Lo stra-<br />

Le sculture di Gino Giannetti nella Cappella dei santi Martino e Sebastiano degli Svizzeri in Vaticano<br />

Nella ricerca di una materia «leggera» si colgono gli echi dell'universo fazziniano<br />

Gino Giannetti, la «Porta del Battista»<br />

MASSIMILIANO PORZIA<br />

C'è un luogo all'interno della Città<br />

del Vaticano dove l'arte ha saputo ben<br />

condensare in pochi oggetti un messaggio<br />

che attraversa i secoli: un messaggio<br />

di fede, di onore e di fedeltà. Si<br />

tratta della Cappella dei santi Martino e<br />

Sebastiano degli Svizzeri, appositamente<br />

costruita durante il Pontificato di Pio<br />

V (1566-72) per la Guardia Svizzera<br />

Pontificia, stabilita permanentemente<br />

nel 1506 da Giulio II.<br />

Diversi anni fa la cappella fu sottoposta<br />

ad un restauro che la liberò da una<br />

situazione, se non proprio di abbandono,<br />

di degrado strutturale che aveva<br />

portato a rovinoso destino alcuni affreschi<br />

posti sulle pareti umide, poco e<br />

male illuminate dai raggi solari.<br />

Durante le operazioni di restauro ci<br />

si rese conto che la cappella necessitava<br />

di una nuova decorazione artistica.<br />

Ma quale perché non ne venisse stravolto<br />

il messaggio originale? In Gino<br />

Giannetti si sono trovate le risposte che<br />

si andavano cercando.<br />

Proprio lo scultore, già autore del<br />

Monumento a Colombo, è riuscito a<br />

realizzare delle opere apprezzabili dal<br />

punto di vista stilistico, impostando nel-<br />

Rilievi della Torre<br />

di Pisa<br />

secondo Cresy<br />

e Taylor (1817)<br />

riprodotti dal Grassi<br />

(1831)<br />

GIANNI FOCHI<br />

Ore 12.30: il campanile pendente riapre<br />

ai visitatori. Eccoci quassù, una<br />

cinquantina di metri al di sopra del<br />

prato dei Miracoli, ad ammirare dall’alto<br />

i monumenti della celebre piazza.<br />

Allargando lo sguardo nell’aria di questo<br />

15 dicembre, freddina ma limpida,<br />

gustiamo il panorama della città.<br />

Spingendo gli occhi più oltre, ecco il<br />

parco di S. Rossore, la piccola catena<br />

di monti «per che i Pisan veder Lucca<br />

non ponno» (come dice Dante), il poggio<br />

del santuario mariano di Montenero,<br />

sopra a Livorno, e infine, verso settentrione,<br />

le splendide Alpi Apuane.<br />

Queste ultime sono oggi bianchissime<br />

per la nevicata dei giorni scorsi, ma<br />

biancheggiano anche d’estate, a causa<br />

delle cave di marmo dove già si riforniva<br />

Michelangelo per i suoi capolavori<br />

scultorei.<br />

Pochi minuti fa, prima che il portone<br />

venisse aperto per le autorità e per una<br />

decina di turisti scelti a caso fra quelli<br />

che stavano ammirando la piazza, nonché<br />

per noi rappresentanti di cinquantanove<br />

testate a stampa, radiofoniche e<br />

televisive d’ogni parte del mondo, le<br />

campane quassù hanno suonato, per<br />

indicare che la torre riprende in pieno<br />

la sua vita.<br />

Sono passati quasi dodici anni da<br />

quel 7 gennaio del 1990, quando la pen-<br />

denza, arrivata a<br />

uno strapiombo di<br />

quattro metri e mezzo,<br />

fece temere il<br />

crollo del campanile<br />

e sospendere le visite.<br />

Fra l’altro, era<br />

fresca l’impressione<br />

suscitata dalla torre<br />

crollata un anno prima<br />

a Pavia.<br />

La chiusura divenne<br />

un evento mondano.<br />

Oggi la cerimonia<br />

è stata festosa<br />

ma sobria, per rispettare<br />

i morti recenti<br />

d’altre due torri:<br />

quelle gemelle di<br />

New York.<br />

Pierfrancesco Pacini,<br />

presidente dell’Opera<br />

della Primaziale<br />

(«operaio del duomo»,<br />

secondo l’espressione<br />

ufficiale<br />

la lavorazione un metodo degno di<br />

tempi andati, «quando il rapporto tra<br />

artista e committente era pensato su<br />

basi solide e su criteri profondamente<br />

radicati nella società», come scrive Carlo<br />

Strinati, autore della Prefazione contenuta<br />

nel catalogo che illustra il lavoro<br />

dello scultore.<br />

Leggerezza e senso di spazio infinito:<br />

questo ispira l'osservatore attento di<br />

fronte a quello che ha realizzato Giannetti.<br />

Nel Tabernacolo, nella Porta del Battesimo<br />

e soprattutto nella Balaustra la<br />

materia si fa musica, diventa corde di<br />

uno strumento sapientemente pizzicato<br />

dal maestro che lascia libere di rincorrersi<br />

nell'aria grappoli di note: ecco<br />

quello che sembra di ascoltare davanti<br />

all'opera dell'allievo di Pericle Fazzini,<br />

dal quale ha bene assimilato quell'ansia<br />

dello slancio e della commossa lotta<br />

contro il dolore del mondo.<br />

Giannetti è un'artista, se così possiamo<br />

dire, di «vecchia maniera»: è facile<br />

immaginarselo all'opera nel suo laboratorio<br />

di Montorio Romano intento a<br />

forgiare la materia per darle quel senso<br />

di plasticità che bene esprime il suo<br />

concetto di arte e di sacro.<br />

E quest'arte esprime il meglio nella<br />

Visitatori all'interno<br />

della cima<br />

della Torre<br />

il giorno<br />

della riapertura<br />

al pubblico<br />

Lavori di perforazione del terreno nei pressi della Torre<br />

Balaustra pensata e realizzata per ricordare<br />

le 147 guardie svizzere morte durante<br />

il «Sacco di Roma». Una commemorazione<br />

che l'Artista ha voluto riproporre<br />

in forma elegiaca e vivente.<br />

Con quest'opera Giannetti, sfruttando<br />

la pienezza della vita ed il nutrimento<br />

dell'uomo che la spiga rappresenta,<br />

ha voluto rendere omaggio a quel sacrificio.<br />

Ogni spiga, infatti, simboleggia<br />

una guardia svizzera e, come mosse dal<br />

vento, tutte si accostano l'un l'altra, in<br />

un delicato e perenne abbraccio.<br />

All'opera che più rappresenta lo stile<br />

di Giannetti si accostano con non meno<br />

impeto, come già abbiamo detto, l'Altare,<br />

il Tabernacolo, la Porta del Battesimo<br />

di Cristo: tutte appendici di quell'arte<br />

dove la mano è libera di esprimere,<br />

di giocare, di dare aria e luce ai<br />

punti focali della Cappella di santi Martino<br />

e Sebastiano.<br />

Il Tabernacolo, in particolare, dove<br />

gli angeli vi si catapultano a sostenerlo<br />

e spingerlo, il tutto è un concerto di<br />

fremiti compostamente strutturato. L'opera<br />

è inconfondibilmente ricca di echi<br />

del forte universo fazziniano, ma l'arte<br />

di Giannetti alla fine trionfa giungendo<br />

a quel vertice da lui cercato e trovato.<br />

Stesso dicasi per il Crocifisso dove la<br />

Piazza<br />

dei Miracoli<br />

Particolare di un intervento di sostegno<br />

alle volticciole del Loggiato del settimo ordine<br />

figura del Cristo sembra pulsare di vita<br />

propria, in un palpito che sa arrivare al<br />

cuore del fedele.<br />

Nella Porta del Battesimo di Cristo,<br />

dove sono chiari i riferimenti ad opere<br />

di artisti del passato, Giannetti mette<br />

del suo proprio nell'opera forse più<br />

«difficile». Per questi motivi, e aderendo<br />

totalmente all'idea tradizionale, l'Autore<br />

ha saputo assecondare le più profonde<br />

valenze di richiamo al passato<br />

per fare l'opera ancora più sua.<br />

«Già dal primo impatto con l'ambiente<br />

della Cappella ho avvertito un senso<br />

di incertezza e di timore: l'importanza<br />

dell'opera che mi si chiedeva era gravata<br />

dalla responsabilità che sentivo proprio<br />

verso il committente e verso il luogo.<br />

A pochi metri difatti è l'opera di<br />

Michelangelo e non lontano la Resurrezione<br />

di Fazzini...».<br />

Così Gino Giannetti raccontava tempo<br />

fa, dopo la realizzazione delle sue<br />

opere, il suo timore iniziale per tale impegno.<br />

Timore che però non nascondeva<br />

la sfida che ha saputo raccogliere<br />

portando finalmente un'antica chiesetta<br />

che ha subìto nel corso del tempo tante<br />

ristrutturazioni e rifacimenti a trovare<br />

finalmente un suo assetto compiuto.<br />

fici di pietra. Anche all’estero sono in<br />

attesa: guardano all'Italia come modello<br />

per restaurare i loro monumenti.<br />

Non si può dunque dormire sugli allori<br />

di questa torre riaperta a coloro che<br />

vengono dai quattro punti cardinali.<br />

Eccoli qua in Piazza dei Miracoli:<br />

ora che sono risceso, li vedo questi figli<br />

del Sol Levante, delle praterie texane o<br />

dei boschi bavaresi. Fra poco aprirà<br />

per loro la biglietteria (L. 15.000 a persona).<br />

Intanto rilancio un’occhiata al<br />

campanile e mi torna in mente un amico<br />

di mio padre, amburghese trapiantato<br />

in Italia, che molti anni fa ebbi modo<br />

di conoscere e stimare profondamente,<br />

oltreché per le doti morali, per<br />

la squisita sensibilità artistica. Mi lasciava<br />

tuttavia perplesso la sua convinzione<br />

che bisognasse raddrizzarla del<br />

tutto, questa torre: non più oggetto di<br />

curiosità a causa dalla pendenza, diceva<br />

lui, si rivelerebbe finalmente a tutti<br />

come gioiello d’architettura. Di fronte<br />

alla linea spiovente di questo splendido<br />

campanile, mi ripeto che si può apprezzarlo<br />

artisticamente anche se spinti qui<br />

dalla sua sfida continua alle leggi della<br />

statica.<br />

Un ultima nota per chi volesse avere<br />

più informazioni sui lavori di stabilizzazione<br />

della torre: si può consultare<br />

con ottimi risultati il sito web www.<br />

cribecu.sns.it gestito dalla Scuola Normale<br />

Superiore di Pisa.<br />

Appuntamenti<br />

culturali<br />

Roma, 19 dicembre<br />

Nuovo Anno Accademico<br />

all'Università «S. Pio V»<br />

Il 19 dicembre alle ore 16, nell'Aula<br />

Magna della Libera Università<br />

degli Studi «S. Pio V» si<br />

svolgerà la cerimonia d'inaugurazione<br />

dell'Anno Accademico<br />

2001/2002.<br />

Roma, 19 dicembre<br />

Schema<br />

dei sistemi<br />

di rilevamento<br />

dinamico<br />

piazzati all'interno<br />

della Torre<br />

piombo fu così ridotto<br />

di quarantaquattro<br />

centimetri — ha<br />

raccontato Pacini —<br />

e dunque il monumento<br />

tornò all’inclinazione<br />

che aveva<br />

nel 1838. Si prevede<br />

che resista almeno<br />

altri due secoli e<br />

mezzo.<br />

Jamiolkowski, polacco<br />

di Leopoli radicato<br />

poi nell’Italia<br />

settentrionale, ha ricevuto<br />

in questi giorni<br />

la cittadinanza<br />

onoraria pisana. Come<br />

italiano d’adozione,<br />

ha dichiarato che<br />

si sta aspettando lo<br />

stanziamento dell’ultima<br />

decina di miliardi,<br />

necessari per<br />

la pulitura e il risa-<br />

namento delle super-<br />

Concerto di Natale<br />

Il 19 dicembre alle ore 21, nella<br />

Chiesa della Trinità dei Monti,<br />

l'orchestra di musica da camera<br />

del Centro Culturale Saint-Louis<br />

de France «Roma Ensemble»<br />

eseguirà un Concerto di Natale.<br />

San Cataldo (CL), 19-20 dicembre<br />

«Arcangelo Cammarata<br />

e il cattolicesimo sociale<br />

nel Novecento»<br />

L'Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice<br />

sarà sede, il 19 e il 20<br />

dicembre, del convegno su «Arcangelo<br />

Cammarata e il cattolicesimo<br />

sociale nel Novecento».

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