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ITALIA<br />
PAGINA<br />
6 .<br />
Il cammino<br />
della Chiesa<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Venerdì 21 Dicembre 2001<br />
Alessandria ha una nuova chiesa parrocchiale.<br />
È quella dei santi Apostoli, al<br />
Villaggio Borsalino, inaugurata domenica<br />
16 dicembre con la celebrazione dell’Eucaristia<br />
presieduta dal Vescovo Fernando<br />
Charrier, insieme con il parroco, don Silvano<br />
Sirboni dei Frati Minori Conventuali<br />
della Religiosa Provincia di Napoli.<br />
«È una costruzione — ha detto don Sirboni<br />
all’inizio della Santa Messa — che il<br />
Vescovo ha incoraggiato e seguito con<br />
particolare affetto ed aiuto concreto. Ma i<br />
TRIESTE Il Vescovo Eugenio Ravignani ha avviato di recente la fase di preparazione<br />
«Tra storia e profezia»:<br />
verso il convegno ecclesiale<br />
La Chiesa Triestina ha avviato recentemente<br />
la fase di preparazione verso il<br />
secondo convegno ecclesiale diocesano<br />
sultema:«LaChiesadiTriestefrastoriae<br />
profezia». L’appuntamento è fissato per<br />
l’ottobre 2003 e coinvolgerà tutte le realtà<br />
diocesane per un vero e proprio momento<br />
di approfondimento e di rinnovato<br />
impegno di testimonianza cristiana.<br />
Il primo convegno della Chiesa tergestina<br />
si tenne nel dicembre 1978, sotto<br />
la presidenza del compianto Vescovo<br />
Lorenzo Bellomi, sul tema: «Trieste: cristiani<br />
a confronto».<br />
L’importante evento ecclesiale fu preparato<br />
da un lungo e faticoso cammino<br />
che portò poi a indimenticabili momenti<br />
celebrativi ma anche di attenta e profonda<br />
riflessione. Un lavoro che ha avuto,<br />
nel tempo, positivi sviluppi sulla vita<br />
pastorale diocesana.<br />
Il prossimo convegno è stato preannunciato<br />
dallo stesso Vescovo di Trieste,<br />
Mons. Eugenio Ravignani, in occasione<br />
della festa di san Giusto, patrono della<br />
città giuliana. Ricordando la fedeltà a<br />
Cristo che fu di san Giusto, il Presule ha<br />
insistito sulla necessità di «entrare nel vivo<br />
di una realtà che condividiamo con<br />
gli uomini e le donne di questa città: assumere<br />
le contraddizioni e le speranze<br />
di questo nostro tempo; percepire l’ansia,<br />
talora nascosta, di chi cerca la verità<br />
non effimera o parziale; farsi solidali<br />
con chi, nella sofferenza e nel bisogno,<br />
non ha più forza di guardare in alto e di<br />
continuare a sperare».<br />
«L’annuncio dato dal Vescovo di Trieste<br />
— informa don Silvano Latin, direttore<br />
dell’ufficio stampa diocesano — è<br />
stato preparato da una abbondante consultazione<br />
con gli organismi di partecipazione<br />
pastorale: l’assemblea tenutasi<br />
nelle giornate pastorali di ottobre, i consigli<br />
diocesani pastorale e presbiterale,<br />
l’assemblea dei parroci. In questi giorni<br />
il Vescovo ha costituito un comitato preparatorio<br />
al convegno, formato da quattro<br />
sacerdoti, una suora e quattro laici,<br />
che si è riunito la prima volta lo scorso<br />
17 dicembre con il compito di avviare la<br />
complessa macchina che dovrà coinvolgere<br />
tutta la realtà ecclesiale della diocesi<br />
in un serio lavoro di analisi e di proposta».<br />
La figura e l’esempio<br />
di san Giusto<br />
Come primo passaggio concreto —<br />
spiega don Latin — la nostra comunità<br />
cristiana si interrogherà in avvento, quaresima<br />
e tempo pasquale sul mistero<br />
della Chiesa attraverso un sussidio preparato<br />
da un biblista, un teologo e un liturgista.<br />
Nel suo intervento, il Vescovo di Trieste<br />
ha fatto riferimento alla figura e all’esempio<br />
di san Giusto, che con coraggio<br />
testimoniò la sua fede. La visse in<br />
mezzo agli altri uomini, in questa città,<br />
ponendola a confronto con le difficoltà<br />
del momento e confermandola con la<br />
coerenza delle sue scelte. È ciò che oggi<br />
chiede a noi. «Se vogliamo «comunicare<br />
il vangelo in un mondo che cambia» è<br />
necessario prendere conoscenza del continuo<br />
rapido mutare del modo di pensare<br />
e del modo di vivere nella nostra società.<br />
Ma è pur necessario capire che<br />
ciò impone alla nostra Chiesa un modo<br />
nuovo di evangelizzare e di trasmettere<br />
la fede, una vera conversione pastorale».<br />
Ecco allora l’importanza di mettersi<br />
«in ascolto di ciò che lo Spirito dice alla<br />
nostra Chiesa. Egli la invita a riflettere<br />
su se stessa, su ciò che è, su come vive;<br />
a chiedersi come approfondisce la parola<br />
di Dio che genera alla fede e la matura;<br />
come, nelle sue varie espressioni,<br />
dalla parrocchia alle diverse aggregazioni<br />
laicali, vive il vangelo che è chiamata<br />
ad annunciare».<br />
E ancora, come la Chiesa guarda ai<br />
giovani e li sostiene nel ricercare un<br />
senso da dare alla vita; come si pone accanto<br />
alla famiglia perché riscopra la<br />
sua vocazione e viva la comunione nella<br />
santità dell’amore e nel servizio alla vita;<br />
come s’impegna nel dialogo fraterno<br />
con le altre confessioni cristiane e con le<br />
altre religioni; come si apre al territorio<br />
e si fa carico di urgenze e problemi.<br />
Infine, come accoglie con gioia le diversità<br />
di lingue e culture e le considera<br />
ricchezza per una comunità; come è<br />
sensibile al dovere della missione per annunciare<br />
il vangelo, attuando la carità<br />
della verità.<br />
«Sarà — ha aggiunto il Presule —<br />
quasi un lungo approfondito comune<br />
esame di coscienza che ci impegnerà<br />
tutti nella pazienza dell’ascolto, affinché<br />
ciascuno di noi, in piena libertà e in spirito<br />
di carità, possa rilevare debolezze e<br />
insufficienze, riconoscere situazioni di<br />
disagio personale e comunitario, far conoscere<br />
problemi e difficoltà per ricercare<br />
insieme le soluzioni possibili. Sarà anche<br />
l’occasione per porsi in ascolto del<br />
nostro tempo e per coglierne i segni della<br />
preoccupazione e della speranza.<br />
Il Vescovo di Trieste ha quindi proposto<br />
una serie di elementi su cui riflettere.<br />
Cresce l’indifferenza religiosa, aumenta<br />
il numero delle persone che si dicono<br />
senza religione, la fede sembra<br />
estranea alla vita. S’è andato affermando<br />
un relativismo morale che ha offuscato<br />
e, forse, travolto principi e valori<br />
un tempo indiscussi. «Nella mentalità<br />
comune e nella stessa legislazione si diffondono<br />
prese di posizione in netto contrasto<br />
con la tradizione cristiana, anche<br />
perché non è più trasmessa alle nuove<br />
generazioni e comunque non conta più,<br />
legata com’è ormai al passato».<br />
Aprire il cuore alla fiducia<br />
e incoraggiare la speranza<br />
Emarginazione sociale e povertà<br />
emergente si confrontano con la società<br />
del benessere, ha osservato il Presule. Vi<br />
è certo un cambiamento culturale, e su<br />
questo indubbiamente hanno avuto un<br />
determinante influsso le nuove opportunità<br />
offerte dalle innovazioni tecnologiche<br />
ai mezzi di comunicazione sociale.<br />
Oggi, la stessa possibilità di comunicare<br />
in tempo reale porta nelle nostre case<br />
notizie e immagini che riempiono il cuore<br />
d’angoscia per una guerra che semina<br />
devastazione e morte. «Ma non vi saranno<br />
segni che aprono il cuore alla fiducia<br />
e incoraggiano la speranza?», si è<br />
chiesto Monsignor Ravignani. «Certo, ve<br />
ne sono — ha affermato —. Un bisogno<br />
di spiritualità autentica è vivo nei giovani<br />
e non solo in loro; non è cessata l’ansia<br />
di giungere alla verità che fughi ogni<br />
dubbio; la nostra stessa esperienza cristiana<br />
si offre sempre più a chi volesse<br />
conoscerne la fede e condividerne la comunione;<br />
generosa è la disponibilità di<br />
un volontariato che non è solo offerta di<br />
aiuto nel bisogno, ma vero impegno di<br />
permanente servizio».<br />
Il Vescovo di Trieste ha ricordato<br />
inoltre che nella società si rivela sempre<br />
più esigente l’attesa di una trasparenza<br />
nell’amministrazione della cosa pubblica,<br />
così pure si riconosce la necessità di<br />
purificare la memoria di ciò che ancora<br />
può impedire la realizzazione di una vera<br />
concordia. Si attende, inoltre, che il<br />
superamento di barriere e di confini<br />
consenta di realizzare un mondo nuovo<br />
unito e solidale.<br />
È sempre più forte la convinzione<br />
«che non le armi, ma un dialogo leale,<br />
nel rispetto della verità e della giustizia,<br />
può portare alla pace vera».<br />
In questo scenario che presenta ombre<br />
e luci, «non possiamo lasciarci scoraggiare<br />
dalle prime, quasicché fatalmente<br />
il mondo sia condannato a non<br />
uscire dalle tenebre. Noi siamo certi che<br />
non è così. Perché anche dal buio della<br />
morte si può passare alla luce della vita.<br />
Ai primi albori del primo giorno dopo il<br />
sabato Cristo è risorto. Noi annunciamo<br />
Lui, Signore della vita».<br />
È questo l’annuncio che la Chiesa tergestina<br />
vuole dare con la sua testimonianza<br />
di fedeltà al Vangelo, aperta e<br />
coraggiosa. E per darlo «con rinnovata<br />
freschezza e in una nuova effusione dello<br />
Spirito è chiamata a riflettere, a interrogarsi,<br />
a individuare le linee di una<br />
azione pastorale che riscopra quei semi<br />
nascosti nelle pieghe della vita che germoglieranno<br />
come promessa di verità e<br />
di amore, di pace e di salvezza».<br />
CLAUDIO ZERBETTO<br />
Alessandria: inaugurata la chiesa parrocchiale dei santi Apostoli<br />
muri assumono valore quando accolgono<br />
il popolo di Dio perché la vera ricchezza<br />
siete voi, i vostri volti». E la gioia «per la<br />
casa di Dio in mezzo alle case degli uomini»<br />
è stata manifestata dal Vescovo ai<br />
fedeli e alle autorità presenti. «Gioia —<br />
ha detto Mons. Charrier — perché il Signore<br />
non fa distinzioni, anzi ha sempre<br />
le braccia aperte per coloro che lo dimenticano<br />
o sono lontani; gioia perché il Pa-<br />
dre non ci tradisce mai e ci vuole sempre<br />
bene e qui ci sarà sempre il Figlio suo in<br />
permanenza, vivo e vero. Dobbiamo avere<br />
la gioia e il coraggio di dire che Dio è qui<br />
con noi e che qui siamo educati ad amare,<br />
qui si ascolta una parola che non è di<br />
uomo ma di Dio». Richiamandosi al Vangelo<br />
di Matteo, il Vescovo ha ricordato<br />
che la Chiesa educa a «non essere come<br />
canne che si piegano ad ogni soffio di<br />
vento». La comunità parrocchiale ha voluto<br />
ed atteso per molto tempo la nuova<br />
chiesa: «Sono testimone di quanto ha sofferto,<br />
giorno dopo giorno — ha detto ancora<br />
Mons. Charrier — perché questa<br />
chiesa doveva essere una casa per Dio e<br />
il suo popolo». La parrocchia può ora<br />
guardare con serenità agli impegni futuri<br />
avendo gli spazi necessari per le celebrazioni,<br />
la catechesi e gli incontri.<br />
MARCO CARAMAGNA<br />
NOVARA Fu il francescano P. Bernardino Caimi a realizzare il santuario<br />
Quei luoghi dell'Incarnazione di Gesù<br />
riprodotti sul Sacro Monte di Varallo<br />
L’attuale tragica situazione della Terra<br />
Santa, che impedisce ai pellegrini di<br />
avvicinarsi alla Palestina, richiama alla<br />
memoria un santuario sorto in Italia circa<br />
cinque secoli fa per rimediare in<br />
qualche modo ad una analoga situazione:<br />
è il Sacro Monte di Varallo, in Valsesia<br />
in provincia di Vercelli, diocesi di<br />
Novara.<br />
Le vicende storiche del Sacro Monte<br />
di Varallo, il più antico ed il più importante<br />
di tutti i Sacri Monti, hanno la loro<br />
origine nel penultimo decennio del<br />
Quattrocento, per opera del milanese P.<br />
Bernardino Caimi, francescano dell’antica<br />
osservanza.<br />
Egli, già commissario dell’Ordine a<br />
Gerusalemme, constatata la gravità della<br />
minaccia turca per chi voleva recarsi in<br />
pellegrinaggio in Terra Santa, pensò di<br />
riprodurre in Occidente i principali santuari<br />
della Palestina.<br />
«Trovato a Varallo, sulla terrazza naturale<br />
che sovrasta il borgo, il luogo<br />
adatto — dice Casimiro Debiaggi storico<br />
del Sacro Monte — nel 1486 ottiene da<br />
Papa Innocenzo VIII il breve per accettare<br />
la donazione del terreno e dare avvio<br />
all’opera».<br />
Nel 1491 è già eretto il Santo Sepolcro;<br />
nel ’93 esistono già anche le cappelle<br />
dell’Ascensione e della Pietà. Negli<br />
anni successivi sorgono, secondo le planimetrie<br />
dei santuari palestinesi ed in<br />
parte anche secondo la geografia della<br />
SALERNO-CAMPAGNA-ACERNO Indetto per il 2002 dall'Arcivescovo Pierro<br />
Un «Anno della Fede» per edificare la Chiesa<br />
come casa e scuola di comunione e di missione<br />
«Solo una fede adulta e pensata può<br />
parlare agli uomini di oggi col linguaggio<br />
e la forza del Vangelo». È a<br />
partire da questa consapevolezza che<br />
l'Arcidiocesi di Salerno-Campagna-<br />
Acerno si prepara a vivere il 2002 come<br />
«Anno della Fede». Sarà un nuovo<br />
tempo di conversione e di grazia, quasi<br />
il naturale compimento di un «trittico»<br />
iniziato nel 2000 con il Grande<br />
Giubileo e proseguito nel 2001 con<br />
l'«Anno Eucaristico». Proprio per non<br />
disperdere la ricchezza di queste due<br />
esperienze spirituali l'Arcivescovo Gerardo<br />
Pierro ha mobilitato tutte le<br />
componenti della comunità diocesana,<br />
indicendo nella solennità dell'Immacolata<br />
Concezione l'«Anno della Fede».<br />
«Un anno — sottolinea il Presule —<br />
da vivere ancora intorno all'Eucaristia,<br />
ma con lo sguardo fisso ai problemi<br />
e alle difficoltà che si frappongono<br />
all'evangelizzazione in un mondo<br />
che cambia».<br />
È ancora viva nelle parrocchie e in<br />
tutte le realtà dell'Arcidiocesi la ventata<br />
di spiritualità eucaristica portata in<br />
questi mesi dalla celebrazione dell'Anno<br />
dedicato al Mistero del Corpo e del<br />
Sangue di Cristo. «Siamo cresciuti —<br />
sottolinea Mons. Pierro — nella conoscenza<br />
di Gesù, vivo e presente tra<br />
noi, sotto i veli del pane e del vino».<br />
«L'Eucaristia, infatti — spiega — è il<br />
dono che Cristo fa di sé agli uomini<br />
perché da Lui attingano la vita divina<br />
e da Lui apprendano lo stile del servizio<br />
dei fratelli. Solo l'Eucaristia, celebrata<br />
e vissuta, può plasmare l'esisten-<br />
za del cristiano e proiettarlo sulle strade<br />
del mondo come testimone credibile<br />
di Cristo e del suo Vangelo».<br />
Si tratta di un compito che richiede<br />
certamente «tempi lunghi, perseveranza<br />
e creatività» per poter incidere in<br />
profondità nel tessuto ecclesiale e civile<br />
dell'Arcidiocesi. Le diverse comunità<br />
parrocchiali salernitane hanno già<br />
intrapreso in questi mesi scelte coerenti<br />
e nuove strade di impegno per<br />
fare dell'Eucaristia l'autentica fonte e<br />
il culmine della vita cristiana. Le giornate<br />
eucaristiche, il ripristino della<br />
pratica delle «Quarantore», la Celebrazione<br />
della Parola, l'adorazione del<br />
Santissimo Sacramento, i Congressi<br />
eucaristici zonali sono state solo alcune<br />
delle iniziative realizzate nel corso<br />
di quest'anno ormai alle spalle. Un<br />
fermento capillare, diffusosi un po' in<br />
tutte le realtà comunitarie, che troverà<br />
il suo naturale suggello nella celebrazione<br />
del Congresso eucaristico<br />
diocesano, in programma dal 6 al 13<br />
ottobre del 2002.<br />
Accanto a questa «comunità eucaristica»,<br />
che si riunisce con assiduità intorno<br />
al Corpo di Cristo e che lavora<br />
con generosità e passione per la costruzione<br />
del Regno, ci sono tuttavia<br />
coloro che pur essendo battezzati,<br />
hanno un rapporto meramente episodico<br />
con il resto della comunità cristiana<br />
e vivono spesso nell'indifferenza<br />
religiosa. «Di qui — rileva Mons. Pierro<br />
— l'impegno ineludibile a fare delle<br />
nostre comunità, case e scuole di comunione<br />
e di missione, che non si<br />
chiudano nella dimensione intimistica<br />
della fede, ma si aprano all'ascolto e<br />
al dialogo con tutti gli uomini e le<br />
donne del territorio».<br />
Proprio per rendere concreto e incalzante<br />
questo impegno il Presule ha<br />
indetto l'«Anno della Fede». Sono già<br />
al lavoro cinque Commissioni incaricate<br />
di elaborare programmi e mete<br />
da conseguire. L'Arcivescovo offre già<br />
tre piste di riflessione alla comunità<br />
diocesana: la riscoperta del Concilio<br />
Vaticano II con lo studio e la conoscenza<br />
approfondita dei suoi Documenti;<br />
l'urgenza del lavoro formativo<br />
per i giovani e gli adulti; la ricerca di<br />
nuove vie per tradurre in scelte operative<br />
la conversione pastorale richiesta<br />
dalle sfide del tempo. «S'impone —<br />
afferma in particolare Mons. Pierro —<br />
una pastorale missionaria, o per meglio<br />
dire, una conversione pastorale,<br />
che non miri solo alla conservazione<br />
dell'esistente, ma si apra alla dimensione<br />
missionaria come ad una scelta<br />
irreversibile. O le nostre comunità diventeranno<br />
missionarie o non sono<br />
comunità cristiane».<br />
La prospettiva che si apre dinanzi<br />
alla comunità ecclesiale salernitana è<br />
«il superamento, per quanto è possibile,<br />
della rottura tra Vangelo e cultura,<br />
tra Vangelo e vita, tra Vangelo e problemi<br />
d'oggi». La scommessa è quella<br />
di costruire una società sempre più a<br />
misura d'uomo. Di edificarla sulle solide<br />
fondamenta della «civiltà dell'amore».<br />
Di fecondarla con il lievito evangelico<br />
della carità, della condivisione,<br />
della speranza. (f.m.v.)<br />
regione, la Grotta di Nazareth, quella di<br />
Betlemme, e sulla spianata meridionale,<br />
scelta per Gerusalemme, il Cenacolo e<br />
la Chiesa della Dormizione della Vergine<br />
sul monte Sion, il Sepolcro della Madonna<br />
nella Valle di Giosafat.<br />
Dopo la morte del Caimi ne prosegue<br />
l’opera il vercellese Padre Candido Ranzio,<br />
che rimarrà al Sacro Monte fino al<br />
1509.<br />
Intanto il 7 settembre 1501 viene consacrata<br />
la Chiesa da Monsignor Galardo,<br />
nell’agosto del 1507 sale al Monte il Cardinale<br />
Federico Sanseverino, Vescovo di<br />
Novara, e nel settembre il Gran Cancelliere<br />
del Ducato di Milano, Gerolamo<br />
Morone, che in una sua lettera ci dà la<br />
prima descrizione della Nuova Gerusalemme.<br />
Nel 1514 esce la più antica guida dei<br />
Misteri del Monte di Varallo, che ne descrive<br />
ben ventisette tra terminati ed in<br />
via di completamento. Poco dopo visita<br />
il Sacro Monte il famoso novelliere Matteo<br />
Bandello.<br />
Intanto lentamente vanno sorgendo le<br />
altre cappelle: prima ad imitazione di<br />
quelle dei Luoghi Santi, poi secondo la<br />
narrazione evangelica della vita di Gesù,<br />
tanto da raggiungere alla fine il numero<br />
di quarantacinque.<br />
«Il Sacro Monte varallese — continua<br />
Debiaggi — è uno straordinario complesso<br />
artistico, uno dei maggiori di tutta<br />
l’Italia settentrionale.<br />
Vallo della Lucania:<br />
pellegrinaggio<br />
al santuario mariano<br />
del Monte Gelbison<br />
Come gli antichi pellegrini, utilizzando<br />
come semplici «mezzi di trasporto»<br />
soltanto dei cavalli, numerosi fedeli provenienti<br />
da Napoli, Caserta, Roma, e da<br />
diverse zone del Salernitano hanno raggiunto<br />
il santuario della Madonna del<br />
Monte Gelbison, in diocesi di Vallo della<br />
Lucania.<br />
Inerpicandosi attraverso i sentieri e le<br />
stradine, la lunga fila di pellegrini ha<br />
scelto questa maniera originale per riscoprire<br />
un paesaggio naturale ed un<br />
territorio spesso dimenticati, e per accostarsi<br />
al fascino che promana dalla devozione<br />
vissuta intorno al santuario mariano,<br />
che si erge a ben 1705 metri di altezza.<br />
È la settima iniziativa del genere che<br />
si realizza al Monte Gelbison. Ad organizzarla<br />
è stata il «Centro Battagliese»,<br />
attento alle tematiche legate alla natura<br />
e ai luoghi di fede. Particolarmente suggestivo<br />
è stato il pellegrinaggio compiuto<br />
durante l'Anno Giubilare ai piedi della<br />
venerata statua della Vergine con il<br />
Bambino tra le braccia.<br />
Un festoso scampanio ha accolto l'arrivo<br />
dei fedeli, che hanno ricevuto il<br />
benvenuto del Rettore del santuario,<br />
Don Carmine Troccoli. I pellegrini sono<br />
partiti da Velia, storico centro sulla costa<br />
cilentana. Dopo la tappa sul Monte<br />
Gelbison, hanno sostato tre giorni in alcuni<br />
tra i luoghi più significativi della<br />
zona. Hanno attraversato Pattano, piccolo<br />
centro del monachesimo basiliano<br />
risalente all'anno Mille, e dopo una sosta<br />
sulla vetta di Castelnuovo, hanno<br />
raggiunto Ascea. (nicola nicoletti)<br />
«Se tra le sue più antiche testimonianze<br />
vi è il suggestivo gruppo ligneo della<br />
Pietà, o Pietra dell’unzione, della fine<br />
del Quattrocento (ora nella Pinacoteca<br />
di Varallo), è con Gaudenzio Ferrari, tra<br />
il 1510 e il 1528 circa, che si hanno le<br />
massime realizzazioni.<br />
«A lui si devono le statue in legno dell’Annunciazione<br />
e dell’antica Salita al<br />
Calvario, i gruppi in terracotta del Presepe,<br />
dell’Adorazione dei pastori, della<br />
Circoncisione, gli affreschi dell’attuale<br />
Pietà, ma soprattutto le due monumentali<br />
cappelle della Crocifissione e dei<br />
Magi, integralmente dovute al grande<br />
maestro, sia per l’architettura che per le<br />
parti figurative in plastica ed in pittura,<br />
in cui fantasia creativa, profondità di<br />
sentimenti lirici e drammatici si fondono<br />
in realizzazioni ardite, di grande respiro<br />
e di straordinaria sapienza e potenza<br />
espressiva, cariche d’intensa umanità<br />
nello spirito del più pieno e solare rinascimento».<br />
A Gaudenzio Ferrari subentrerà per<br />
alcuni affreschi negli anni Quaranta, il<br />
suo massimo allievo, Bernardino Laino.<br />
Poi verso il 1567-68 il celebre architetto<br />
perugino, Galeazzo Alessi, per incarico<br />
del nobile milanese Giacomo d’Adda,<br />
stenderà un nuovo progetto generale<br />
della Gerusalemme varallese secondo la<br />
mentalità manieristica, realizzato però<br />
solo in piccolissima parte.<br />
È il periodo di san Carlo Borromeo<br />
che in questi anni sale almeno 4 volte al<br />
Sacro Monte: nel ’68, ’71,'78, '84 prendendo<br />
molti provvedimenti per lo sviluppo<br />
e il buon funzionamento del Santuario.<br />
Nell’ultima sua visita si ferma vari<br />
giorni, preparandosi alla morte avvenuta<br />
poco dopo a Milano.<br />
Con i suoi pellegrinaggi egli ha diffuso<br />
la conoscenza e la venerazione per la<br />
«Nuova Gerusalemme» varallese.<br />
Sotto l’impulso controriformistico del<br />
Vescovo di Novara, Carlo Bascapè, la<br />
grande personalità dell’alagnese Giovanni<br />
d’Enrico progetterà i nuovi complessi<br />
architettonici, soprattutto del Palazzo di<br />
Pilato e della Chiesa Maggiore (l’attuale<br />
Basilica), e creerà i gruppi statuari di<br />
ben diciannove cappelle, d’una forza<br />
espressiva impressionante e di una sconvolgente<br />
drammaticità, mentre la parte<br />
pittorica, di non minore ispirazione, verrà<br />
realizzata da due tra i massimi esponenti<br />
della pittura lombardo-piemontese<br />
del Seicento: il Morazzone per tre cappelle<br />
ed il Tanzio (fratello di Giovanni<br />
d’Enrico) per altre tre.<br />
Per i restanti misteri eseguiranno i dipinti<br />
il Rocca, Melchiorre d’Enrico, Melchiorre<br />
Gilardini, Pier Francesco Gianoli.<br />
Seguirà la cappella della Trasfigurazione<br />
con affreschi dei Montalti e nel<br />
Settecento quella di Gesù condotto ad<br />
Anna, mentre si andrà completando la<br />
Basilica con la spettacolare cupola, raffigurante<br />
in plastica e pittura il Paradiso<br />
con l’Assunzione della Vergine, ed al di<br />
sotto con la tribuna, opera di Benedetto<br />
Alfieri, uno dei maggiori architetti del<br />
Settecento piemontese.<br />
Nel tardo Ottocento verrà eretta la<br />
nuova facciata marmorea della Basilica,<br />
su disegno dell’architetto Ceruti, e nel<br />
nostro secolo si attueranno soprattutto<br />
sistematici interventi restaurativi.<br />
GIULIANO TEMPORELLI<br />
Restaurati i dipinti della chiesa madre di Ciriè, centro di irradiazione spirituale per l'intera Chiesa torinese<br />
«Il luogo ove abita la tua gloria ritroverà il suo antico splendore»<br />
Durante il mese di luglio 2000, in coincidenza<br />
con lo svolgersi dell'Anno Santo, la parrocchia torinese<br />
dei santi Giovanni Battista e Martino presentava<br />
l'iniziativa di restauro pittorico della chiesa madre<br />
di Ciriè, promossa, ed offerta totalmente, dal<br />
dott. Cornelio Valetto «a nome della sua famiglia<br />
che per decenni è vissuta all'ombra del campanile<br />
della nostra chiesa». Le parole tratte dai Salmi,<br />
stampate all'inizio delle pagine descrittive delle<br />
opere da eseguirsi, parevano indicare il senso dell'intervento<br />
decorativo ed artistico che il Laboratorio<br />
di Restauro Rocca di Balangero ha eseguito nei<br />
tempi previsti e con competente professionalità:<br />
«Signore, amo la casa dove dimori, e il luogo ove<br />
abita la tua gloria essa ritroverà il suo antico splendore».<br />
Da sempre pitture e poesie, opere musicali e letterarie,<br />
sculture e architetture hanno saputo parlare<br />
al cuore della gente perché le realtà che nascono<br />
da ispirazioni artistiche possiedono la capacità<br />
di «dire» e «comunicare» almeno quanto il discorso,<br />
il gesto e la parola.<br />
L'intervento creatore di Dio ha impresso sul<br />
creato fin dall'inizio l'impronta della bellezza. Dio a<br />
compimento di quanto aveva operato nei giorni<br />
della creazione suggellò la sua opera con queste<br />
parole: «E vide che era una cosa bella». Questa parola<br />
«bella» rende pienamente il significato del testo<br />
originale ebraico che definisce il «buono» uscito<br />
dalle mani di Dio come rivestito di armonia e di<br />
bellezza.<br />
L'azione creatrice dell'uomo nei suoi interventi<br />
artistici porta con sé un raggio di quella impronta,<br />
scintilla del Genio creatore, e per questo come la<br />
natura è capace di «parlare» all'uomo.<br />
Anche noi, entrando ora in san Giovanni, come<br />
colti da meraviglia e sorpresa, diciamo: «che bello».<br />
E questa ammirazione esprime ben più di un solo<br />
gusto estetico: sentiamo di entrare in un fascino<br />
capace di elevare in alto l'anima e la vita.<br />
Il Duomo in tutto il suo complesso è memoria e<br />
suggerimento perenne che invita a non limitare l'orizzonte<br />
alla routine quotidiana, ma a cercare sopra<br />
di noi ciò che dà valore, senso, armonia ad<br />
ogni passo e ad ogni fatica. La storia di Ciriè ha radici<br />
lontane ed il profilo della cittadina ha caratteristiche<br />
di vita vivace e operosa. La trasparenza del<br />
divino che l'opera d'arte propone, quasi affacciandosi<br />
su Dio sorgente di ogni bellezza, garantisce<br />
che unire il nostro percorso alla Fonte divina non<br />
può che generare, anche nel cammino quotidiano<br />
compiuto dai ciriacesi, capolavori degni dell'uomo.<br />
La chiesa di san Giovanni ci ricorda che il fenomeno<br />
religioso dello «spazio sacro» e quello, più<br />
specifico, del «luogo sacro» in cui il Divino si manifesta<br />
e le creature Lo incontrano, è una costante<br />
nella storia dell'umanità. La casa di Dio è contemporaneamente<br />
casa dell'uomo. Ed i credenti che si<br />
sono avvicendati a Ciriè non hanno esitato ad<br />
esprimere nella costruzione e decorazione delle loro<br />
chiese, e del Duomo, il meglio della loro creatività<br />
e del profondo senso che li ha condotti a manifestare<br />
nel bello il lume del vero.<br />
L'incontro con il Verbo incarnato, che non solo<br />
è venuto in Palestina tra noi, ma è rimasto compagno<br />
di viaggio tra i suoi in ogni angolo della terra,<br />
indica nei vari modi e nelle diverse forme anche<br />
nello spazio che lo contiene che Gesù è luce della<br />
fede, conforto nell'angoscia, aiuto nella necessità,<br />
guida alla personalità, meta delle speranze: se la<br />
gente si ritrova con Lui in quel luogo e perché lì<br />
può trovare il senso della vita, della storia, dell'umanità.<br />
Scrive l'Arcivescovo Ennio Antonelli in un<br />
suo articolo su «arte e catechesi»: «Le opere d'arte<br />
cristiana possono essere comprese e fruite pienamente<br />
solo tenendo presente il loro contesto ecclesiale<br />
e i loro contenuti teologici e spirituali. D'altronde<br />
favoriscono la meditazione, la contemplazione,<br />
la preghiera, la catechesi». Il nostro è un momento<br />
di arte e di storia, ma e anche un'occasione<br />
di crescita.<br />
La Presenza del Dio vicino, nel cuore della città<br />
e tra le vicende quotidiane della gente, che la nostra<br />
chiesa che appare nuova nei suoi colori espressivi<br />
e tutte le chiese garantiscono, ci fa intuire la<br />
portata del dialogo e dell'incontro tra Creatore e<br />
creature che solo in cielo potrà essere conosciuto.<br />
In termini di preghiera, la Dedicazione di un luogo<br />
sacro alla celebrazione che noi riviviamo nel-<br />
l'Eucaristia — celebrata dal Cardinale Severino Poletto,<br />
Arcivescovo di Torino —, lega la chiesa, che<br />
accoglie per il dialogo con Dio, alla vita concreta<br />
dei ciriacesi e di chiunque si inoltri nell'ambito della<br />
casa del Signore. «Nel tuo amore per l'umanità<br />
hai voluto abitare là dove è raccolto il tuo popolo<br />
in preghiera... per fare di noi il tempio dello Spirito<br />
Santo, in cui risplenda la santità dei tuoi figli».<br />
Fede e senso dell'arte interagiscono. È stata<br />
compiuta un'opera che la parrocchia non avrebbe<br />
potuto compiere e che dona alla città un rinnovato<br />
aspetto di questo monumento nazionale che ha<br />
raccolto e orientato il senso religioso, l'amore, la<br />
preghiera di un numero incalcolabile di persone<br />
che qui hanno sostato.<br />
Il riconoscimento ed il ringraziamento al Dott.<br />
Valetto ed alla sua famiglia che, per affezione alla<br />
nostra città, si sono fatti interpreti della fede e del<br />
senso dell'arte, sono l'espressione semplice, comune<br />
e profonda di una impresa meravigliosa che lascia<br />
un'impronta speciale nel tessuto della storia e<br />
della vita di Ciriè.<br />
Il capolavoro ed il gioiello di chiesa che ci accoglie<br />
e possiamo ammirare si pone in continuità con<br />
la secolare fede dei ciriacesi, indica alla città un<br />
centro di irradiazione spirituale anche tramite la<br />
sua bellezza, propone al futuro i valori su cui si<br />
può fondare una nuova umanità.<br />
GUIDO SANINO