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PAGINA<br />
6 .<br />
Riflessione sul periodo liturgico che prepara al Natale<br />
La Madre del Signore<br />
nella liturgia dell'Avvento<br />
MARTINO GOMIERO<br />
Vescovo emerito di Adria-Rovigo<br />
Il periodo liturgico dell'Avvento è<br />
«un tempo particolarmente adatto<br />
per il culto della Madre del Signore».<br />
In questo periodo abbiamo celebrato<br />
con gioia la solennità dell'Immacolata<br />
Concezione della beata Vergine<br />
Maria e saremo diligenti nell'attenzione<br />
ai testi mariani che costellano<br />
il cammino liturgico dell'Avvento.<br />
Non può venire meno l'invocazione a<br />
Maria «Regina della Pace», che ci è<br />
stata suggerita dal nostro Santo Padre<br />
Giovanni Paolo II, mentre l'umanità<br />
continua a soffrire per le dolorose<br />
conseguenze della follia omicida<br />
dell'11 Settembre. Le comunità cristiane<br />
e le famiglie credenti hanno<br />
certamente fiducia in Maria «esperta<br />
di umanità», che intercede presso<br />
Dio per la nostra pace e salvezza.<br />
Alla scuola della Liturgia impariamo<br />
a venerare nel modo giusto la<br />
Vergine Maria, che vuole condurci a<br />
Gesù. Ai Vespri del lunedì (prima settimana<br />
della Liturgia delle Ore) incontriamo<br />
la seguente orazione: «Ti<br />
magnifichi, o Signore, il nostro servizio<br />
di lode; tu che per la nostra salvezza<br />
hai volto lo sguardo all'umiltà<br />
della Vergine Maria, degnati di innalzarci<br />
alla pienezza della tua redenzione».<br />
L'esordio dell'orazione citata ci<br />
ricorda il cantico delle beata Vergine,<br />
che viene recitato o cantato ogni<br />
giorno ai Vespri; è il cantico che fa<br />
vibrare di esultanza l'anima nostra,<br />
perché il Signore ha un Nome santo,<br />
un braccio potente, un Cuore sensibile<br />
e misericordioso. Ma ci sono persone<br />
che dimenticano o si oppongono<br />
alla santità di Dio. Allora ci accorgiamo<br />
che il Signore interviene per<br />
confondere i superbi, i prepotenti, i<br />
ricchi egoisti, mentre dona il suo favore<br />
agli umili e agli affamati. La<br />
condotta di Dio traccia le linee operative<br />
per il nostro impegno di lotta<br />
alle forze oscure del male e per il nostro<br />
doveroso programma di solidarietà<br />
verso i fratelli sofferenti.<br />
La memoria di Santa Maria in Sabato<br />
ha profonde radici nel cuore dei<br />
cristiani e nelle buone tradizioni della<br />
pietà popolare. Ne è testimone anche<br />
la Liturgia delle Ore, che alle Lodi<br />
mattutine del sabato (della prima settimana)<br />
ci offre questa invocazione:<br />
<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 22 Dicembre 2001<br />
Quella misteriosa conciliazione tra povertà<br />
e ricchezza che si realizza nel Natale di Gesù<br />
«Cristo da ricco che era si fece povero, per arricchire<br />
noi della sua povertà» (cfr 1 Cor 8, 9).<br />
La povertà e la ricchezza, due realtà profondamente<br />
antitetiche, giungono nel Natale di Gesù<br />
ad una misteriosa conciliazione. Dobbiamo intendere<br />
questi termini non tanto secondo l'accezione<br />
socio-economica che assumono prevalentemente,<br />
ma come rivelatori della contraddizione e delle<br />
aspirazioni che contraddistinguono la vita di ciascuno<br />
di noi e l'intera vicenda umana.<br />
Gli uomini intendono povertà l'esperienza della<br />
privazione e della diminuzione di ciò che concorre<br />
alla piena realizzazione della propria identità,<br />
ricchezza invece il saper trattenere, custodire e<br />
accrescere tutto ciò che contribuisce alla soddisfazione<br />
dei propri bisogni.<br />
Il Natale di Gesù ha invertito definitivamente la<br />
legge di accrescimento dell'essere e dell'operare:<br />
l'amore di Dio è nell'essere delle persone della<br />
Santissima Trinità l'una relativa all'altra e nel riversarsi<br />
di questa eterna corrente di vita, mediante<br />
l'incarnazione del Verbo, quale offerta di salvezza<br />
per tutti gli uomini.<br />
«Colui che dà ad altri<br />
la ricchezza si fa povero»<br />
San Gregorio di Nazianzo così parla di questo<br />
mistero: «Colui che dà ad altri la ricchezza si fa<br />
povero. Chiede in elemosina la mia natura umana<br />
«Tu (o Cristo), che avesti come madre<br />
Maria, docile alla divina parola,<br />
guida i nostri passi alla luce del tuo<br />
Vangelo». Proseguendo l'itinerario<br />
della Liturgia delle Ore, arriviamo alle<br />
Lodi mattutine del sabato (della<br />
terza settimana), dove ci aspettano<br />
quattro significative invocazioni al<br />
Padre celeste, avvalorate dalla materna<br />
intercessione della Madre di Cristo<br />
e della Chiesa. Dice la prima invocazione:<br />
«Ti rendiamo grazie, Padre<br />
immensamente buono, che ci hai<br />
dato Maria come madre e modello<br />
della vita cristiana, per sua intercessione<br />
guidaci sulla via della santità».<br />
La seconda prosegue «Tu che hai reso<br />
Maria attenta alla tua parola e<br />
l'hai fatta tua fedele ancella, per sua<br />
intercessione rendici discepoli e servitori<br />
del Figlio tuo». Nella terza invocazione<br />
diciamo al Padre: «Tu che<br />
hai dato a Maria il privilegio di essere<br />
madre per opera dello Spirito Santo,<br />
per sua intercessione concedi a<br />
noi i frutti del tuo Spirito». Procediamo<br />
nella quarta invocazione dicendo<br />
«Tu che hai reso intrepida la Vergine<br />
Maria presso la croce del tuo Figlio e<br />
l'hai rallegrata con l'immensa gioia<br />
della risurrezione, per sua intercessione<br />
consola le nostre pene e ravviva<br />
la nostra speranza».<br />
Alla luce di queste invocazioni, l'anima<br />
nostra si apre all'influsso di<br />
grazia che proviene dalla santissima<br />
Trinità e, seguendo il modello di vita<br />
datoci da Maria, puntiamo la nostra<br />
direzione sulla via della santità, sull'impegno<br />
dell'imitazione di Cristo,<br />
sulla speranza di realizzare i frutti<br />
dello Spirito per conseguire la vera libertà.<br />
S. Agostino ci avverte di non considerare<br />
«grandi» i nostri passi che si<br />
muovono fuori dalla retta via, la<br />
scienza della salvezza deve guidare i<br />
nostri passi faticosi sulla strada esigente<br />
del Vangelo.<br />
La nostra esistenza terrena conosce<br />
i giorni difficili delle ricorrenti<br />
prove e tribolazioni; però il nostro<br />
cuore non soccombe alla tristezza e<br />
alla paura, perché possiamo contare<br />
sull'aiuto efficace della Vergine Maria,<br />
consolatrice degli afflitti e fonte<br />
inesauribile di speranza.<br />
Confermiamo la nostra devozione<br />
mariana dicendo spesso: Madre mia,<br />
fiducia mia!<br />
La Caritas della Diocesi di Cremona sta<br />
vivendo un avvento di fraternità lungo<br />
«cammini di giustizia e di pace». In questo<br />
spirito i fedeli della Chiesa cremonese<br />
hanno curato il «progetto Congo», il «progetto<br />
Afghanistan», il «progetto Uganda».<br />
Queste iniziative, promosse in stretta<br />
collaborazione con l'Ufficio Missionario<br />
Diocesano, sono dirette a garantire un efficace<br />
sostegno a queste popolazioni se-<br />
perché io diventi ricco della sua natura divina. E<br />
Colui che è la totalità si spoglia di sé fino all'annullamento.<br />
Si priva, infatti, anche se per breve<br />
tempo, della sua gloria, perché io partecipi della<br />
sua pienezza. Oh sovrabbondante ricchezza della<br />
divina bontà!» (Discorsi, 45, 22; PG 36, 654).<br />
La pienezza della divinità<br />
viene a noi<br />
La ricchezza di Dio, che Gesù ci svela e ci comunica,<br />
non consiste in un progressivo accrescimento,<br />
ma in un infinito dono. La ricchezza che<br />
Dio ci propone nel Natale del suo Figlio non può<br />
esserci partecipata se anche noi non ci spogliamo<br />
della nostra logica umana che ci porta ad intendere<br />
la pienezza come la soddisfazione del bisogno<br />
e dell'indigenza.<br />
Nel Natale di Gesù la pienezza della divinità<br />
viene a noi nel momento in cui ci assimila alla<br />
sua logica di ricchezza nella povertà, di pienezza<br />
nel vuoto, di totalità nell'annientamento.<br />
Il Bambino Gesù, che contempliamo nudo e indifeso<br />
nella capanna di Betlemme, ci invita a spogliarci<br />
del nostro orgoglio e della nostra autosufficienza,<br />
che è illusoria ricchezza.<br />
Ci invita ad accogliere la ricchezza vera ed<br />
eterna dell'Amore venuto in terra per salvarci.<br />
Ci invita a cantare la lode che sale da un cuore<br />
rinnovato dalla giovinezza perenne di Dio.<br />
La Chiesa che è in Cremona nel segno della fraternità e della giustizia<br />
Celebrazione Eucaristica a Marano presieduta dall'Arcivescovo di Napoli<br />
Mons. Raffaello Delle Nocche:<br />
apostolo dell’Eucaristia<br />
L’Eucaristia è la mia vita! La mia vita<br />
è l’Eucaristia: potrebbe essere questa<br />
la sintesi più significativa per accostare<br />
la vita e il ministero di Mons. Raffaello<br />
Delle Nocche, la cui personalità spirituale<br />
e la profonda pietà furono illuminate<br />
dal Mistero della fede. Di lui ha parlato,<br />
in una celebrazione a Marano, sua città<br />
natale, l’Arcivescovo di Napoli, Card.<br />
Michele Giordano.<br />
«A Tricarico, sede vescovile — ha ricordato<br />
il Presule — sua prima preoccupazione<br />
fu quella di sistemare decorosamente<br />
e con gusto liturgico la Cappella<br />
del Santissimo. All’inginocchiatoio di<br />
quella Cappella, passava molte ore della<br />
giornata, recitava il divino Ufficio insieme<br />
ai giovani sacerdoti, ebbe l’ispirazione<br />
di fondare la Congregazione delle Discepole<br />
di Gesù Eucaristico. Sapeva bene<br />
che l’effetto proprio dell’Eucaristia è<br />
la trasformazione dell’uomo in Cristo.<br />
La partecipazione al Corpo e al Sangue<br />
di Cristo non ci cambia forse in ciò che<br />
prendiamo? Non è Cristo a trasformarsi<br />
in noi, ma noi in Lui». Sì, l’Eucaristia ci<br />
fa uno in Cristo. Quell’«uno» si attua<br />
nella partecipazione all’Eucaristia. Il Risorto<br />
ci fa «uno» con lui e con il Padre<br />
nello Spirito. Nell’unità realizzata e vissuta<br />
nell’amore reciproco, Cristo può<br />
prendere in mano il destino degli uomini<br />
e portarli alla loro vera finalità: un<br />
solo Padre e tutti fratelli.<br />
«Mons. Delle Nocche — ha continuato<br />
il Card. Giordano — credeva veramente<br />
alla impressionante e sconcertan-<br />
te presenza del Cristo, che cambia già la<br />
terra in un paradiso anticipato, perché<br />
— a suo dire — dall’altare nasce la vera<br />
pedagogia che forma le persone alla rettitudine,<br />
alla onestà e alla santità».<br />
Frutto stupendo del sacrificio redentore,<br />
l’Eucaristia è destinata, perciò, a<br />
svolgere un grande ruolo nella vita di<br />
ogni cristiano e nella vita di tutta la<br />
Chiesa. E, a tale proposito Mons. Delle<br />
Nocche soleva ripetere: «Non è possibile<br />
la vera vita cristiana con il contentarsi<br />
di una Comunione solamente a Pasqua;<br />
ma la Comunione frequente deve essere<br />
il nutrimento dell’anima in modo che<br />
Gesù Cristo sia la nostra vita. Proprio<br />
per questa ragione l’apostolato del Vescovo<br />
e dei Sacerdoti deve soprattutto<br />
Lettera pastorale dell'Arcivescovo di Chieti-Vasto, Mons. Edoardo Menichelli<br />
«Nel cenacolo e sulla strada»<br />
per incontrare e riconoscere Cristo<br />
«Nel Cenacolo e sulla strada» è il titolo<br />
della lettera pastorale che l’Arcivescovo<br />
di Chieti-Vasto, Mons. Edoardo Menichelli,<br />
ha indirizzato alla sua Chiesa<br />
locale.<br />
Una meditazione tutta incentrata sull’Eucaristia,<br />
quella del Presule, che invia<br />
ai fedeli la sua riflessione con lo sguardo<br />
al sinodo, che sarà celebrato dalla diocesi<br />
abruzzese l’anno prossimo, e all’Anno<br />
Eucaristico che inizierà con un convegno<br />
diocesano a gennaio sul «Dies Domini».<br />
«Il Sinodo diocesano — spiega Mons.<br />
Menichelli — è già all’orizzonte per rispondere<br />
all’attesa di trasfigurazione del<br />
nostro volto ecclesiale, affinché il volto<br />
di Cristo possa risplendere nei tempi e<br />
nelle modalità che, in ascolto dello Spirito,<br />
seguiremo per comunicare il Vangelo<br />
della salvezza nel contesto sociale e<br />
culturale in cui il Signore ci ha collocati».<br />
Alla sorgente originaria<br />
di ogni slancio apostolico<br />
E se per questo occorre che i fedeli<br />
tornino alla «sorgente originaria di ogni<br />
slancio apostolico», è essenziale, allora,<br />
che questo Anno Eucaristico venga celebrato<br />
«con l’intensità, la profondità e la<br />
passione di una Chiesa locale che, nella<br />
sua interezza, si rimette in discussione<br />
e, lasciandosi penetrare dal mistero del<br />
Corpo e del Sangue del Signore, diventa<br />
capace di testimoniare la bellezza della<br />
Verità che l’Eucaristia contiene ed esprime<br />
nella sua realtà sacramentale e nella<br />
sua forza profetica».<br />
gnate dal dolore, dalla miseria, da situazioni<br />
di forte bisogno. La partecipazione<br />
attiva e convinta delle parrocchie di Cremona<br />
in questo impegno di solidarietà costituisce<br />
l'elemento essenziale per il buon<br />
esito dei progetti.<br />
Riguardo al Congo sono previsti interventi<br />
per la costruzione di una sala polifunzionale<br />
per scuola e ambulatorio nella<br />
missione di Padre Palmiro Cima; per la<br />
Nell’Eucaristia trova compimento<br />
«l’instancabile dinamismo dell’amore di<br />
Dio»; quest’idea del Concilio Ecumenico<br />
Vaticano II invita, secondo il Presule<br />
abruzzese, a «rientrare nel Cenacolo»<br />
per ribadire, cioè, «che la celebrazione<br />
eucaristica non è solo un rito o un gesto<br />
di memoria storico-psicologico, ma la<br />
presenza, qui e ora, del Vivente».<br />
«Rendere credibile<br />
l’Eucaristia»<br />
Non può non scaturire da questa considerazione,<br />
allora, l’impegno dei credenti<br />
a «rendere credibile l’Eucaristia»,<br />
e a vedere «il Corpo del Signore che<br />
sanguina nella carne viva degli uomini e<br />
delle donne del nostro tempo, e il volto<br />
dell’altro come il volto di Cristo che ci<br />
viene incontro chiamandoci a quella tenerezza<br />
responsabile che ci rende capaci<br />
di superare ogni neutralità colpevole».<br />
Quello che viene richiesto ad ogni cristiano<br />
che celebra l’Eucaristia, continua<br />
Mons. Menichelli, è la capacità di «muoversi<br />
verso quanti sono esclusi dal banchetto<br />
di vita, di libertà, di dignità» affinché<br />
sia restituito «un volto ai senza<br />
volto. Dio, in Cristo, è diventato la Faccia<br />
ultima, nel punto più opaco del<br />
mondo, nel punto più opaco di ciascuno<br />
di noi, la Faccia del Servo che risplende<br />
della bellezza non estetica».<br />
È sulla «strada», però, che dobbiamo<br />
riconoscere ed incontrare Cristo, quella<br />
«strada dei nostri smarrimenti, delle speranze<br />
deluse, delle tristezze che chiudono<br />
il coraggio e appesantiscono il passo».<br />
Se entreremo in questa consapevo-<br />
Nel Natale di Gesù povertà e ricchezza concludono<br />
nel senso che la povertà di chi si dona è già<br />
pienezza dell'amore riversato con abbondanza in<br />
lui da Dio, pienezza che si alimenta continuamente<br />
da questa sorgente.<br />
Qui si coglie il vero significato sociale della festa<br />
del Natale, che è radicato nel mistero della<br />
carità di Dio.<br />
Il Natale di Cristo ci spinge a continuare il dialogo<br />
che abbiamo intessuto con Lui in direzione<br />
di tutti gli uomini, con i quali Egli è unito in forza<br />
della sua stessa incarnazione (cfr Gaudium et<br />
spes, n. 20).<br />
Fare esperienza dell'amore<br />
di Dio e dell'amore del prossimo<br />
Facciamo così esperienza di quell'unità tra<br />
amore di Dio e amore del prossimo, che è poi il<br />
grande precetto dell'amore insegnatoci da Gesù:<br />
«L'amore di Dio deve in un certo senso dimenticarsi<br />
nell'amore del prossimo per pervenire alla<br />
propria essenza piena e, contemporaneamente,<br />
alla radice che lo rigenera di continuo: l'altro che<br />
amiamo è il sacramento in cui riceviamo Dio»<br />
(Karl Rahner, in Sollecitudine per la Chiesa, Roma,<br />
1982, pagg. 333-337).<br />
ALESSANDRO DE SORTIS<br />
creazione di un laboratorio di taglio e cucito<br />
per le mamme che vivono nella Diocesi<br />
di Bukavu.<br />
Al contempo è stato curato un programma<br />
di formazione al lavoro di 12 studenti<br />
della Diocesi di Kabinda.<br />
Gli interventi in Afghanistan intendono<br />
contribuire alla campagna di sminamento;<br />
alla ricostruzione di una scuola a Kabul;<br />
al sostegno delle famiglie di profughi.<br />
lezza, ogni nostra strada sarà come<br />
quella percorsa dai due di Emmaus, dove<br />
il Risorto si fa compagno di viaggio.<br />
E per tornare sulla strada, incontro al<br />
prossimo, tre sono i cardini fondanti<br />
dell’impegno della Chiesa nel mondo,<br />
analizza Mons. Menichelli: «missione,<br />
evangelizzazione e carità che devono significare<br />
un concreto movimento pastorale»,<br />
teso ad affermare che «Cristo è la<br />
speranza».<br />
È proprio questo dinamismo pastorale<br />
che riecheggia nel «Duc in altum» proposto<br />
dal Papa, o nel testo degli Orientamenti<br />
pastorali dell’Episcopato italiano<br />
per il primo decennio del Duemila:<br />
è la comunità eucaristica la dinamica<br />
per un’autentica conversione pastorale.<br />
Per un’autentica<br />
conversione pastorale<br />
Con tali atteggiamenti, l’Arcivescovo<br />
di Chieti-Vasto rilancia l’invito al Sinodo,<br />
un’opportunità per «camminare insieme<br />
assecondando l’opera dello Spirito».<br />
A questo appuntamento, che sarà<br />
introdotto dall’Anno Eucaristico, il Presule<br />
invita tutti: i sacerdoti, chiamati a<br />
«celebrare per imitare Cristo»; i religiosi,<br />
le religiose e i diaconi, pronti ad «asciugare<br />
le lacrime che scorrono nel cuore e<br />
nella carne dei fratelli»; gli sposi, testimoni<br />
visibili della grazia sacramentale; i<br />
laici, e soprattutto quelli impegnati nella<br />
politica; i giovani, «sentinelle che sanno<br />
cogliere, in piedi, i segni del Dio che<br />
viene».<br />
AGNESE PELLEGRINI<br />
accrescere l’esperienza eucaristica delle<br />
anime».<br />
Se prendiamo coscienza, allora, di<br />
quello che opera l’Eucaristia, possiamo<br />
collegare le parole della comunità cristiana<br />
dei primi secoli: «Erano assidui...<br />
nella frazione del pane e nella carità fraterna».<br />
«Nella predicazione — ha rilevato<br />
l’Arcivescovo di Napoli — Mons. Delle<br />
Nocche insegnò come Eucaristia e comunione<br />
sono due facce inseparabili<br />
della stessa realtà, perché ciascuno è<br />
chiamato a condividere la stessa fede<br />
ma anche i beni e le necessità spirituali<br />
e materiali; cioè il Padre nostro e il pane<br />
nostro».<br />
Il ministero di Vescovo, in particolare,<br />
rese Mons. Delle Nocche ancora più<br />
sensibile a tale istanza. Diceva spesso<br />
che il corpo di Cristo è veramente «carne<br />
per la vita del mondo». Il vivere per<br />
Lui comporta proprio il dedicarsi a coloro<br />
con cui Cristo Gesù si identifica: il<br />
povero, l’abbandonato, l’oppresso, l’emarginato.<br />
«Quanta attualità in questo<br />
messaggio, soprattutto ai nostri giorni<br />
dove il problema sociale non è diminuito<br />
affatto. Purtroppo gran parte della<br />
popolazione mondiale continua a vivere<br />
in una situazione di povertà. Ormai si<br />
cammina verso la globalizzazione in tutti<br />
i campi, ma ciò rischia di aggravare<br />
anziché risolvere i problemi. Manca un<br />
autentico principio unificatore, che unisca,<br />
valorizzando e non massificando le<br />
persone. Di qui la necessità di un riferimento<br />
di comunione e di fraternità universale:<br />
Cristo, pane eucaristico che ci<br />
fa uno in lui e ci insegna a vivere secondo<br />
uno stile di solidarietà».<br />
E il Vescovo di Tricarico, su questo<br />
aspetto, considerò la celebrazione eucaristica<br />
una scuola di profondità spirituale<br />
e una tranquilla ma impegnativa palestra<br />
di sociologia cristiana.<br />
Gesù, Pane di vita, spinge a lavorare<br />
affinché non manchi quel pane di cui<br />
necessitano ancora molti: il pane della<br />
giustizia e della pace, là dove la guerra<br />
incombe e non sono rispettati i diritti<br />
dell’uomo, della famiglia, dei popoli; il<br />
pane della vera libertà, là dove non vige<br />
una giusta libertà religiosa per professare<br />
apertamente la propria fede; il pane<br />
della fraternità, dove non è riconosciuto<br />
ed attuato il senso della comunione universale<br />
nella pace e nella concordia; il<br />
pane dell’unità fra i cristiani, ancora divisi,<br />
in cammino per condividere lo stesso<br />
pane e lo stesso calice.<br />
Il Card. Giordano, poi, ha voluto anche<br />
offrire qualche suggerimento pratico<br />
per «entrare» nella liturgia eucaristica.<br />
«Osservando Mons. Delle Nocche — ha<br />
concluso — con l’ostia in mano, o quando<br />
faceva la genuflessione, o mentre inginocchiato<br />
era in adorazione, sembrava<br />
fosse veramente in diretto e visivo contatto<br />
con Cristo. Tutta la sua fortezza, le<br />
sue virtù di umiltà, pazienza, dedizione<br />
e amore verso le anime, egli le aveva<br />
imparate dal contatto diretto con l’Eucaristia.<br />
L’Eucaristia fu, infatti, il suo<br />
primo e il suo più grande amore».<br />
Non dobbiamo, perciò, misurare il valore<br />
della celebrazione dai nostri stati<br />
d’animo che sono mutevoli; impariamo,<br />
invece, ad ammirare e stupirci per l’azione<br />
dello Spirito.<br />
Come è bello pensare, anche quando<br />
siamo già un po’ stanchi ed esausti, che<br />
è il Signore a operare, consolare, confortare,<br />
perdonare: è il segreto degli<br />
scritti di Mons. Raffaello Delle Nocche,<br />
la cui vita eucaristica fu davvero una<br />
grande educatrice al primato della fede<br />
e della grazia.<br />
VINCENZO PELVI<br />
Castelfidardo: Don Paolo Pigini<br />
sepolto nella chiesa della Figuretta<br />
Don Paolo Pigini (Castelfidardo: 24 febbraio<br />
1891 — 2 febbraio 1967) riposa nella chiesa della<br />
Madonna della Consolazione nel quartiere<br />
della Figuretta in Castelfidardo. Un busto in<br />
bronzo scolpito da Padre Stefano Pigini, agostiniano<br />
e nipote di Don Paolo, testimonia la presenza<br />
di un sacerdote che ha voluto bene ai<br />
suoi parrocchiani.<br />
Nato alle Crocette, sempre nella città della fisarmonica,<br />
da Pasquale e Teresa Binci, Paolo<br />
sente ben presto la vocazione sacerdotale e<br />
completa i suoi studi nel seminario Leoniano in<br />
Roma. Nella capitale è stato ordinato sacerdote<br />
nella Basilica di san Giovanni in Laterano il 16<br />
marzo del 1919. Ancora seminarista Paolo viene<br />
chiamato a svolgere le funzioni di segretario<br />
particolare del Vescovo di Loreto. Già in si questo<br />
incarico dimostra di avere un carattere deciso<br />
ed una carica organizzativa non singolare.<br />
Giovane sacerdote, Don Paolo diventa Canonico<br />
del Capitolo della Collegiata santo Stefano<br />
ed il Prevosto Mons. Giacinto Cinelli lo nomina<br />
concurato per i parrocchiani residenti in campagna<br />
e si occupa delle confraternite locali.<br />
La formazione romana, l’apertura mentale<br />
per avere conosciuto realtà diverse, l’innata capacità<br />
all’impresa, dote comune a tanti Pigini,<br />
lo facilità nel compito di mettere in atto una serie<br />
interminabile di iniziative che concorrono alla<br />
crescita spirituale, culturale, sociale ed economica<br />
di Castelfidardo.<br />
Il «progetto Uganda» mira in particolare<br />
a garantire un efficace aiuto ai bambini<br />
malati. Nell'ospedale di Kalongo opera un<br />
medico della Diocesi di Cremona: a sostegno<br />
della sua attività i fedeli cremonesi<br />
intendono offrire un apporto economico e<br />
logistico.<br />
L'ospedale ha 320 posti letto e una<br />
scuola di ostetricia frequentata da ottanta<br />
ragazze ugandesi.<br />
Sono sue le idee di mettere in piedi una<br />
Schola cantorum e di fondare un circolo giovanile<br />
dove formare le coscienza della gioventù: lo<br />
intitola a Giuseppe Toniolo. Segue l’Azione Cattolica<br />
e con le Suore di sant'Anna promuove la<br />
sezione femminile dell’associazione. Fonda a<br />
Castelfidardo il Partito Popolare sulle orme di<br />
Don Sturzo. Poco dopo costruisce un teatrino<br />
ed inizia una proficua attività filodrammatica.<br />
Insieme al parroco prevosto Mons. Bontempi<br />
progetta una nuova chiesa con annesso ricreatorio<br />
nel popoloso quartiere delle Fornaci.<br />
Insegnante alla Scuola di Avviamento professionale<br />
è protagonista principale dell’apertura<br />
della nuova Scuola Media di Castelfidardo dove<br />
insegnerà francese e latino. Inizia così la sua<br />
passione per la storia cittadina che conosce nei<br />
minimi particolari.<br />
Ultima realizzazione prima di lasciare questa<br />
terra la Chiesa della Madonna della Consolazione<br />
alla Figuretta. In questa realizzazione Don<br />
Paolo mette tutto se stesso, non solo in risorse<br />
finanziarie, ma anche in lavoro manuale. In fondo<br />
a questa chiesa, sulla sinistra, Don Paolo, costruisce<br />
una fossa, in cemento armato, molto<br />
profonda: quando morirò — dice a tutti — vorrei<br />
essere sepolto qui. Il 18 novembre scorso è<br />
stato possibile esaudire questa sua volontà.<br />
MARINO CESARONI