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L’ab<strong>it</strong>ato di Monte, sorto ai piedi del castello di Baragazza<br />

nominatum et omnia sua bona ab omni obligatione, si qua usque nunc ipsi monasterio<br />

aliqua occasione tenebatur, libero et absolvo”. I soli dir<strong>it</strong>ti che <strong>il</strong> monastero<br />

poteva vantare nei confronti di Piero erano quelli relativi alle terre di Guido Ranche<br />

e Ildebrando, per le quali Piero era tenuto ogni anno «in festiv<strong>it</strong>ate sancti Stefani» a<br />

versare alla badia venti «solidos bonorum nummorum Pisanorum». Piero aveva poi<br />

in tenimento dal monastero i beni nella corte di Mangona e altrove «usque ad sum<strong>it</strong>atem<br />

alpis” che Guido figlio di Fraimerigo avrebbe donato al detto monastero (207),<br />

ma la carta è r<strong>it</strong>enuta falsa.<br />

Quale fu <strong>il</strong> motivo per cui nella l<strong>it</strong>e tra <strong>il</strong> monastero e un privato intervenne <strong>il</strong><br />

conte Alberto a dirimere la questione? A che t<strong>it</strong>olo gli Alberti eserc<strong>it</strong>avano i dir<strong>it</strong>ti<br />

sulla giustizia? Da dove traevano i fondamenti di questi poteri? Che leg<strong>it</strong>timazione,<br />

ammesso che l’avessero, veniva loro dal publicum? Dal 1155 <strong>il</strong> loro potere dall’Appennino<br />

alla Maremma era stato riconosciuto dall’imperatore. Ma ciò comportava<br />

anche che gli Alberti riconoscessero l’esistenza e la subordinazione nei confronti<br />

della sovran<strong>it</strong>à eminente, che si mostrassero disponib<strong>il</strong>i ad operare in convergenza<br />

con le pol<strong>it</strong>iche dell’imperatore, prestando al sovrano i censi dovuti in quanto suoi<br />

feudatari.<br />

Nel 1194, quindi, essi erano a tutti gli effetti rappresentanti della pubblica autor<strong>it</strong>à,<br />

beninteso in quei terr<strong>it</strong>ori dove essi avevano forze che permettessero loro una<br />

posizione egemone. Non sarebbe certo sceso <strong>il</strong> Barbarossa, o altri, a far rispettare i<br />

dettami dei diplomi emessi dalla Cancelleria. L’analisi del documento del 1194 getta<br />

luce anche sul valore di questi riconoscimenti. I conti amministravano la bassa giustizia<br />

in quelle zone perché la loro posizione doveva essere egemone. Lo sarà stata<br />

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