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apporti tra Enrico ed <strong>il</strong> visconte. La rottura rientrò dopo l’atto di sottomissione del<br />

vassallo, sancendo che l’autor<strong>it</strong>à del dominus rimaneva intatta.<br />

I beni alberteschi<br />

nel terr<strong>it</strong>orio pratese<br />

Proprietà albertesche nell’area pratese sono documentate dal 1002, se si accoglie<br />

la derivazione della famiglia dal conte Ildebrando (I). Ad Avane, a nord di Prato<br />

presso Coiano, sulla destra del Bisenzio, è menzionata semplicemente una pezza di<br />

terra del conte (135).<br />

Si è argomentato che i possedimenti di Ildebrando fossero riun<strong>it</strong>i attorno ad una<br />

curtis con centro in Prato, attestata nelle carte dal 1027 (136), ma, al di là della terra<br />

che <strong>il</strong> conte possedeva in Avane, non risultano altri beni riferib<strong>il</strong>i alla sua persona.<br />

La curtis non era però nata come un fungo; testimoniata, come si è detto, nel 1027,<br />

si può ragionevolmente pensare ad un complesso più o meno vasto di beni, in quanto<br />

un’azienda curtense, per piccola che fosse, doveva comprendere più di un<br />

appezzamento di terreno. Ma più di questo non è possib<strong>il</strong>e trarre dalla documentazione.<br />

Verso la metà del secolo XI, nel 1045, gli Alberti possedevano terre a le Lame,<br />

nei pressi di Agliana a nordovest di Prato (137), ma la prima menzione di un bene non<br />

terriero fra le pertinenze dei conti è del 1048. Presso <strong>il</strong> Cafaggio di San Zenone, che<br />

traeva nome da proprietà della chiesa pistoiese, i figli di Ildebrando (I) possedevano<br />

un appezzamento di terreno sul quale erano impiantati una vigna e un mulino. Tale<br />

struttura potrebbe essere quella donata tra <strong>il</strong> 1091 e <strong>il</strong> 1095 dal conte Alberto (II) alla<br />

chiesa di santa Maria posta accosto alla muraglia del castello di Prato (138).<br />

I conti dovevano possedere terre e vigne anche nei pressi di Coiano, all’Isola,<br />

nelle vicinanze del Bisenzio. Nel 1075 <strong>il</strong> conte Alberto (I) di Ildebrando allivella<br />

questi beni a V<strong>it</strong>ale di Glariza (139). Questi, tra <strong>il</strong> 1068 e <strong>il</strong> 1075, cerca di mettere<br />

insieme un discreto complesso attorno a Coiano, sia tram<strong>it</strong>e acquisizioni, sia tram<strong>it</strong>e<br />

concessioni. Nel 1068, infatti, acquista da Gu<strong>il</strong>la del fu Oddo, insieme a Gioco<br />

del fu Broco, la quarta parte di una pezza di terra posta all’Isola (140). Due anni dopo<br />

i figli del chierico Petrone vendono a V<strong>it</strong>ale la quarta parte di una terra s<strong>it</strong>uata sempre<br />

a Coiano. Si arriva quindi al livello del 1075, quando ormai V<strong>it</strong>ale ha<br />

accumulato diversi possessi, forse assommandoli ad altri precedenti, che insistono<br />

sulla medesima zona.<br />

Dal 1077 si ha notizia di rapporti dei conti con la pieve di santo Stefano (141): si<br />

tratta di vend<strong>it</strong>e, donazioni e promesse in mer<strong>it</strong>o allo sfruttamento delle acque e<br />

all’erezione di chiese. La ricostruzione delle pertinenze fam<strong>il</strong>iari si effettua in questi<br />

casi in negativo, cioè si ha spesso conoscenza del bene quando esso viene venduto<br />

o ceduto. Così per una pezza di terra ad Agliana nel 1077 (142), nei pressi della quale<br />

doveva trovarsi la local<strong>it</strong>à le Lame, ove proprietà dei conti ricorrono più volte.<br />

Abbiamo già c<strong>it</strong>ato la carta del 1045, ma altri documenti, rispettivamente del<br />

1057 (143) e del 1082 (144), vi confermano pertinenze albertesche. Potrebbe trattarsi di<br />

un solo appezzamento di terreno che sovente ricorre nei documenti; tuttavia, anche<br />

ad un rapido esame delle carte prepos<strong>it</strong>urali, emerge che le local<strong>it</strong>à minori raramente<br />

ricorrono più volte. Si potrebbe ipotizzare una presenza consistente nella zona,<br />

tanto da giustificare un ufficiale com<strong>it</strong>ale, <strong>il</strong> visconte appunto.<br />

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