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Rimane <strong>il</strong> dubbio che queste locuzioni, soprattutto la prima, non indichino più l’azienda<br />
agricola, ma un centro di direzione amministrativa. Questa funzione certo è<br />
sempre stata propria del centro domocolt<strong>il</strong>e, ma in un primo tempo in compresenza<br />
delle attiv<strong>it</strong>à lavorative. Nel 1003, quando l’abate Giovanni allivella diversi beni a<br />
Toringo di Guin<strong>it</strong>o, si specifica che <strong>il</strong> censo annuale sarebbe stato consegnato «in<br />
curte ipsorum (Iohannes abas vel ... eius successores) in locus qui dic<strong>it</strong>ur a Santo<br />
Bartolomeo»: la funzione di centro di coordinamento è evidente.<br />
Il secondo elemento su cui vorremmo focalizzare l’attenzione è <strong>il</strong> castello.<br />
Riprendendo ancora Fantappiè: «Sembra dunque che <strong>il</strong> castello di Prato non fosse<br />
un castello di dominio fam<strong>il</strong>iare, né tantomeno una residenza signor<strong>il</strong>e: i conti<br />
Alberti, i soli che avrebbero potuto essere signori di Prato e in grado di tenere un<br />
fort<strong>il</strong>izio, avevano la propria ab<strong>it</strong>azione e sede della propria curtis fuori dal castello<br />
e, per allora, non eserc<strong>it</strong>avano, almeno in modo esplic<strong>it</strong>o e coerente, alcuna giurisdizione<br />
sul castello e sugli ab<strong>it</strong>anti» (88). Non pare che i tre elementi che abbiamo<br />
r<strong>il</strong>evato possano permettere tali conclusioni e ciò in contrasto con quanto scr<strong>it</strong>to dal<br />
medesimo autore una decina d’anni addietro (89).<br />
«Gli stessi conti Alberti, che agli inizi del secolo XI avevano già consolidato la<br />
loro signoria in Prato, dovettero far parte di questo nuovo gruppo, poi assunto a ceto<br />
dominante della regione» (90). L’autore sta parlando dei giochi pol<strong>it</strong>ici che sul principio<br />
del secolo X vedevano contrapposti l’imperatore Berengario e <strong>il</strong> marchese di<br />
Tuscia. Berengario cercava di controllare determinate zone attraverso la designazione<br />
di conti e vassalli regi, dotandoli di terre regie e ducali. Ciò avrebbe portato allo<br />
spodestamento, nei disegni marchionali, della vecchia aristocrazia carolingia e alla<br />
sua sost<strong>it</strong>uzione con un ‘nuovo’ ceto dirigente d’origine longobarda. Anche le fortune<br />
dei nostri conti potrebbero essere connesse con questi rivolgimenti. Ci pare<br />
tuttavia che la volontà, già registrata altrove, di voler ricondurre all’autor<strong>it</strong>à pubblica<br />
<strong>il</strong> riconoscimento del dominio albertesco, al quale pure si riconoscono<br />
attribuzioni signor<strong>il</strong>i (91), sia influenzata da quadri d’interpretazione generali.<br />
Alla metà del secolo X la dinastia degli Adalberti marchesi di Toscana si interrompe<br />
bruscamente, dopo quasi un secolo di reggenza pressoché incontrastata della<br />
marca. La pol<strong>it</strong>ica marchionale, dopo la morte di Ludovico II e <strong>il</strong> progressivo sfaldamento<br />
delle strutture pubbliche, era volta alla creazione di un ‘principato’,<br />
attraverso la dinastizzazione della carica e <strong>il</strong> collegamento con gli ufficiali pubblici,<br />
che prima facevano riferimento al re, alla persona del marchese (92). Ugo di Provenza,<br />
dal 926 re d’Italia dopo aver deposto Rodolfo di Borgogna, avversò questo<br />
disegno, disaggregando la struttura del potere marchionale. I vassalli del marchese<br />
vengono collegati direttamente al re, <strong>il</strong> quale crea nuovi conti, come i Cadolingi, che<br />
emergono in questi frangenti nell’ufficio com<strong>it</strong>ale a Pistoia. Il potere marchionale<br />
diviene così rappresentante in Toscana di quello centrale, intermedio tra <strong>il</strong> re e le<br />
forze locali. Si accantona in tal modo ogni velle<strong>it</strong>à di ‘principato’ o autonomia (93). Il<br />
panorama di questi collegamenti è stato ricostru<strong>it</strong>o per una serie di famiglie dei<br />
gruppi dirigenti, partendo dal basso: dalle singole vicende si è ricostru<strong>it</strong>o <strong>il</strong> panorama<br />
generale. Non altrettanto (e non viceversa soprattutto) si può fare quando<br />
manchino elementi certi.<br />
Le carte della propos<strong>it</strong>ura pratese, che per <strong>il</strong> secolo XI e XII cost<strong>it</strong>uiscono un<br />
fondo di non disprezzab<strong>il</strong>i dimensioni, non sembrano presentarci gli Alberti come<br />
signori incontrastati della zona. Essi dispongono di ingenti proprietà immob<strong>il</strong>iari<br />
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