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E. Fantappiè nel 1901 (Il Comune di Cantagallo e le sue frazioni, 1903, p. 33)<br />

scriveva: “si vedono anche oggi gli avanzi di mura ed esiste quivi tutto <strong>il</strong> cerchio<br />

delle antiche muraglie che racchiudevano la rocca, le torri, <strong>il</strong> Palazzo”. Secondo la<br />

tradizione sul monte Castiglioni sarebbe esist<strong>it</strong>a anche una chiesa (S. Andrea). Il<br />

monte segnava <strong>il</strong> confine con la contea di Vernio nel 1248, quando fu acquistato dai<br />

pistoiesi che diedero inizio alla costruzione dedicandola a S. Jacopo (15 luglio<br />

1248). In quell’occasione <strong>il</strong> podestà stesso di Pistoia (Jacopo Omoboni) prese la<br />

marra e cominciò a scavare. Secondo E. Fantappiè, <strong>il</strong> fort<strong>il</strong>izio sarebbe stato<br />

distrutto durante l’incursione di Castruccio Castracani (verso <strong>il</strong> 1330).<br />

39 Castiglioni rocca leggenda (VI)<br />

Un’antica leggenda racconta che Mazzeo di Migliana, serv<strong>it</strong>ore di questo castello,<br />

si era invagh<strong>it</strong>o della figlia del castellano e per questo fu rinchiuso in prigione;<br />

da qui fu liberato dalla ragazza, che lo persuase ad uccidere <strong>il</strong> padre e a fuggire<br />

nottetempo. Dopo aver pugnalato <strong>il</strong> castellano, Mazzeo lasciò <strong>il</strong> castello con la sua<br />

innamorata, ma i due furono presto catturati dalle guardie che si misero sulle loro<br />

tracce. Il Podestà di Pistoia decretò che venissero condannati a morire di fame e sete<br />

in carcere. La donna morì dopo due giorni, l’uomo si strangolò sub<strong>it</strong>o dopo<br />

(Da: Guida al terr<strong>it</strong>orio della Comun<strong>it</strong>à montana Val Bisenzio e Montemurlo Alto, Ed. Graphic Promotion,<br />

Firenze 1994)<br />

“Castello di Monte Castiglioni (presso Migliana)<br />

Questo monte, di proprietà degli Alberti, fu comprato dai Pistoiesi nel 1240 dal<br />

Conte Alberto di Mangona, insieme ad altri luoghi fino al fiume Bisenzio, fra i quali<br />

<strong>il</strong> castello o fort<strong>il</strong>izio di Cod<strong>il</strong>upo.<br />

Su questo monte, che segnava <strong>il</strong> confine con la Contea di Vernio <strong>il</strong> 15 luglio<br />

1248 edificarono <strong>il</strong> castello. Il loro Potestà dette principio alla costruzione in onore<br />

di S. Iacopo, come assicura lo strumento rogato dal Chiaro Notaro: “Ego in nomine<br />

Domini et Beati Iacobi Apostoli, incipio aedificare castrum Montis Cast<strong>il</strong>ionis” (3).<br />

Sono degne di nota le formal<strong>it</strong>à usate nel gettare i fondamenti; esse fanno rammentare<br />

la fondazione delle c<strong>it</strong>tà ai tempi romani, formal<strong>it</strong>à tuttora conservate nella<br />

costruzione delle Chiese cattoliche.<br />

Il Potestà di Pistoia, Iacopo Omoboni, recatosi sul Monte Castiglioni, alla presenza<br />

di Lanfranco Infrag<strong>il</strong>aste, di Ranieri Spettaregi, di Guidone Sigibuldi e di<br />

altri, volendo incastellare <strong>il</strong> detto Monte Castiglioni, per <strong>il</strong> Comune di Pistoia,<br />

invocato <strong>il</strong> nome di Dio Onnipotente e del beato Iacopo Apostolo, prese la marra e<br />

con le sue proprie mani cominciò a scavare la terra in detto luogo, dicendo: Per <strong>il</strong><br />

Comune Pistoiese, io, in nome del Signore e del Beato Iacopo Apostolo, comincio a<br />

edificare <strong>il</strong> Castello di Monte Castiglioni.<br />

Piacemi trascrivere l’atto della fondazione, per la sua semplic<strong>it</strong>à e original<strong>it</strong>à,<br />

e anche per maggior comodo del lettore. Eccolo:<br />

INSTRUMENTUM DE IACTIS FUNDAMENTIS CASTRI MONTIS CASTI-<br />

LIONIS, ex <strong>libro</strong> Nicchio Operae S. Iacobi, p. 15<br />

In Christi nomine amen. Anno Dominicae nativ<strong>it</strong>atis 1248, Idibus Iulii, Indictione<br />

XIII. Actum in summ<strong>it</strong>ate Montis Cast<strong>il</strong>ionis de Valle Bisentii coram dominis<br />

Lanfrancho Infrag<strong>il</strong>aste, et Ranerio Spectaregis, et Guidone Sigibuldi, et aliis,<br />

tenore huius publici instrumenti pateat universis, quod Dominus Iacopbus omoboni<br />

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