01.06.2013 Views

Scarica il libro completo - abatantuono.it

Scarica il libro completo - abatantuono.it

Scarica il libro completo - abatantuono.it

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

tra le quali Pupigliano e Sassibotti (10). Il concessionario era tenuto a corrispondere<br />

alla badia 18 staia di grano, una al sacerdote di Pupigliano e una alla curia imperiale.<br />

Non è specificato in qual modo le terre oggetto della transazione fossero<br />

pervenute al monastero, né si chiarisce se le terre di Pupigliano e Sassibotti fossero<br />

quelle della concessione albertesca. La spettanza della camera imperiale, poi, pare<br />

essere connessa con <strong>il</strong> complesso dei beni e non con singole un<strong>it</strong>à di esso. Notiamo<br />

inoltre che <strong>il</strong> conte Alberto (IV) fu autore di una concessione (un contratto dunque:<br />

tenimento, livello, enf<strong>it</strong>eusi, o altro) e non di una donazione, in quanto <strong>il</strong> monastero<br />

ogni anno corrispondeva un canone (16 staia d’orzo) al castaldo dei conti. Potrebbe<br />

tuttavia trattarsi di una concessione in perpetuum, come si evince dal documento del<br />

1283 st<strong>il</strong>ato a San Miniato. Ma occorre r<strong>il</strong>evare che <strong>il</strong> monastero di Vaiano si trovava<br />

a difendere la propria posizione e rientrava nel suo interesse mostrare più stretto<br />

possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo di possesso di quei beni. Mancano altri elementi per meglio definire<br />

la faccenda, quali <strong>il</strong> documento albertesco originale e la sentenza del vicario<br />

imperiale. Ancora nel 1316, tuttavia, tal Casino di Salvetto pagava per quelle terre<br />

uno staio d’orzo al procuratore imperiale (11).<br />

In conclusione, sembrerebbe di arguire che ambo le parti possedevano t<strong>it</strong>oli per<br />

contendersi i dir<strong>it</strong>ti afferenti a quei beni, ma le ragioni di entrambi non erano stringenti.<br />

Il monastero di Vaiano probab<strong>il</strong>mente cercava di mutare a suo favore la<br />

concessione, sia pure in perpetuo, trasformandola in donazione ed ora ne rivendicava<br />

la proprietà («habere, tenere et possidere»). Non mancano peraltro esempi di<br />

cessioni in perpetuo effettuati ad enti ecclesiastici da parte dei conti. Nel 1262<br />

«domines Napuleo, Gu<strong>il</strong>ielmus et Alexander fratres com<strong>it</strong>es de Mangone f<strong>il</strong>ii domini<br />

com<strong>it</strong>is Albertus... concesserunt in perpetuum Ghottolo converso et sindico<br />

monasteri Sancte Marie de Monteplano... integrum videlicet resedium... pos<strong>it</strong>us a<br />

Cafagio» (12) nei pressi della chiesa di Santa Maria di Vernio. La parte imperiale, che<br />

veniva via via esautorata da dir<strong>it</strong>ti che le competevano, cercò di risolvere a proprio<br />

esclusivo vantaggio la s<strong>it</strong>uazione. Ma non è ben chiaro in forza di quali t<strong>it</strong>oli operasse:<br />

donde le provenivano i dir<strong>it</strong>ti su quelle terre?<br />

Non è escluso che la vicenda possa essere connessa con la supposta vend<strong>it</strong>a di<br />

Prato che gli Alberti avrebbero effettuato all’Impero. Vere o false che fossero tali<br />

transazioni, l’impero si faceva avanti in ogni dove a reclamare i propri dir<strong>it</strong>ti, chiaramente<br />

defin<strong>it</strong>i dopo i diplomi del 1155 e del 1164.<br />

Il monastero di Settimo<br />

Nell’agosto 1136 «Tancredus comes qui Nottiuvat vocor f<strong>il</strong>ius quondam Alberti<br />

com<strong>it</strong>is... pro dei timore et remedio anime Cec<strong>il</strong>ie com<strong>it</strong>isse coniugis mee, necnon<br />

mee meorumque parentum» (13) donò «in acclesia et monasterio beatissimi Sancti<br />

Salvatoris que s<strong>it</strong>a est in loco qui vocatur Septimum... triginta modiora terre que est<br />

s<strong>il</strong>va. Et est pos<strong>it</strong>a in loco qui vocatur S<strong>il</strong>vole».<br />

Questa donazione di terre selvose è verosim<strong>il</strong>mente da porsi in relazione con le<br />

disposizioni testamentarie della contessa Cec<strong>il</strong>ia, vedova del conte Ugo dei Cadolingi,<br />

fondatori del monastero. Abbiamo esaminato peraltro alcune carte del<br />

monastero di Montepiano, nelle quali <strong>il</strong> conte Nontigiova provvedeva a rendere<br />

esecutivi altri lasc<strong>it</strong>i che le defunta contessa Cec<strong>il</strong>ia aveva effettuato nei confronti<br />

112

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!