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ti della carta del 1095 sono persone giuridiche a tutti gli effetti: possiedono terre in<br />

nome proprio; i rispettivi padri sono tutti morti).<br />

Bisogna tuttavia notare due elementi. Se tralasciamo l’ultima attestazione del<br />

1138, le altre si snodano lungo un arco cronologico di circa trent’anni, che termina<br />

al principio del XII secolo. Le ragioni della decadenza della formula potrebbero<br />

essere varie, legate a cause esterne: le forme di controllo sottese cadono in disuso o<br />

vengono modificate; quel controllo eminente non ha quindi più ragion d’essere.<br />

D’altro lato si nota che tranne gli ultimi due casi (1112 e 1138) le altre sette<br />

menzioni si ricollegano a due soli notai: Alberto (5) e Giovanni (2), senza sovrapposizioni<br />

cronologiche tra <strong>il</strong> primo (1078-1079) e <strong>il</strong> secondo (1094-1103). In<br />

particolare la formula è attribu<strong>it</strong>a ai conti Alberti dal solo notaio Alberto. Ora, può<br />

risultare un caso o una coincidenza nelle carte pervenuteci, oppure v’è una differente<br />

spiegazione. Potrebbe non escludersi che <strong>il</strong> notaio abbia usato in quelle<br />

circostanze un nesso vuoto di valore, una formula <strong>it</strong>erata, a sottolineare la supremazia<br />

della casata com<strong>it</strong>ale sulla zona. Ma né lo stesso notaio Alberto né altri notai che<br />

rogarono in Prato la introdussero in tutte le loro carte (37 di Alberto tutte relative al<br />

fondo della propos<strong>it</strong>ura pratese). Consensus e largietas hanno perciò riscontro reale<br />

nelle relazioni personali. In che termini?<br />

Un termine di confronto nelle carte del medesimo amb<strong>it</strong>o geografico è offerto<br />

da dominus, che Ildebrando, Rolando e Buiamonte dicono noster nel 1099. Dominus<br />

è usato in due casi per la persona di Liutprando re dei Longobardi, in<br />

riferimento alla sua legislazione sull’emancipazione di servi (125). Altrove <strong>il</strong> riferimento<br />

è a persone precise che vengono defin<strong>it</strong>e domini di attori di transazioni. Nel<br />

1143 Vieni e Bargolino del fu Martinello concedono in tenimento a Guinzaglio del<br />

fu Gerardino un casolare con terra annessa. Essi agiscono «consentiente domino et<br />

domina earum Panfollia f<strong>il</strong>ius Panfollie et Tuctadonna relicta iam dicti Panfollie»<br />

(126).<br />

Le carte pratesi conservano alcuni esempi di emancipazione serv<strong>il</strong>e (127). Nel<br />

1078 Ildebrando del fu Rustico libera la serva Berta figlia di Gerardo. Ildebrando è<br />

detto domnus (128). Nove anni dopo, sempre in un atto sim<strong>il</strong>e, Teberto del fu Corrado<br />

libera un servo: «volo te Bando, f<strong>il</strong>ius bone memorie Rudulfi, a presente die esse<br />

liberum et obsolutum ab omni vinculo serv<strong>it</strong>utis...» Fin qui tutto regolare; pare trattarsi<br />

di un normale atto che un signore compie nei confronti di un suo sottoposto.<br />

Ma Teberto agisce «per consensum domini et domina mea» (129): anch’egli era subordinato<br />

ad altre persone. Il vincolo tuttavia non gli impediva di compiere azioni<br />

giuridiche, e, nella fattispecie, di manomettere servi. Verosim<strong>il</strong>mente non poteva<br />

essere che un uomo libero, a tutti gli effetti. Il legame fra lui e i suoi domini aveva<br />

carattere par<strong>it</strong>ario, nel senso vassallatico del termine. Chi fossero quei domini non è<br />

specificato, né altre carte ci soccorrono per meglio <strong>il</strong>luminare la sua figura; non<br />

sembra presente neppure in altre carte albertesche.<br />

I due personaggi defin<strong>it</strong>i domini, uno masch<strong>il</strong>e e uno femmin<strong>il</strong>e ci fanno pensare<br />

al conte Alberto (II) e alla madre Lavinia, che si trovano accomunati anche in una<br />

carta dell’anno precedente (130). Nel 1077 <strong>il</strong> conte Alberto (I) era già morto; le sue<br />

prerogative erano passate in toto ai due figli, i conti Ildebrando e Alberto (e alla<br />

moglie): tuttavia non vi sono elementi validi a farne più di un’ipotesi. Anche <strong>il</strong><br />

gruppo di persone che definisce <strong>il</strong> conte Alberto (II) loro signore non manca altrove<br />

di agire nel pieno delle potestà giuridiche.<br />

30

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