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duplice indicazione per le terre della montagna: terr<strong>it</strong>urio Bononiensis, iudicaria<br />
Pistoriensis. Il primo documento che attesta tale uso è del maggio del 1000 e concerne<br />
una vend<strong>it</strong>a di terre poste nell’amb<strong>it</strong>o della pieve di San Pietro a Guzzano<br />
(Camugnano) (77).<br />
Si registra dunque una notevole sfasatura tra le pertinenze della diocesi e quelle<br />
del com<strong>it</strong>ato, sfasatura che sarà colmata parzialmente quando <strong>il</strong> comune di Bologna<br />
si mosse per assoggettare almeno <strong>il</strong> terr<strong>it</strong>orio che dipendeva dal vescovo. In altre<br />
parole la marca di Toscana sembrerebbe registrare nel periodo dell’alto e del pieno<br />
medioevo un forte avanzamento in terr<strong>it</strong>orio bolognese, fino ad una linea che taglia<br />
<strong>il</strong> bolognese da Vimignano a Lagaro (78). Questo è pure <strong>il</strong> confine settentrionale al di<br />
là del quale non si hanno attestazioni della signoria albertesca.<br />
L’elemento non pare di secondaria importanza; gli Alberti rimasero sempre<br />
entro la iudicaria Pistoriensis e in ultima analisi nella marca di Tuscia. All’origine<br />
di queste delim<strong>it</strong>azioni topografiche potrebbero essere ragioni più profonde che non<br />
divisioni di amb<strong>it</strong>i terr<strong>it</strong>oriali intervenuti all’interno della casata franca dei “conti di<br />
Bologna”. Paradossale <strong>il</strong> caso di Confienti (nei pressi di Lagaro nel comune di<br />
Castiglione dei Pepoli, Bologna), che si troverebbe su questo confine fra marca di<br />
Tuscia ed Em<strong>il</strong>ia, dove sono testimoniati due nuclei fortificati, uno a monte degli<br />
Alberti e l’altro a valle dei conti di Panico. Il dato può generare non poche perpless<strong>it</strong>à,<br />
ma pare suffragato, almeno nel XIII secolo da documenti bolognesi (79).<br />
I Longobardi avrebbero occupato alla fine del VI secolo questa zona montana,<br />
che si trovava già nel corpo del regno longobardo quando Liutprando occupò Bologna<br />
e la Romagna (80). È su questa linea che sembrano ergersi una serie di<br />
fortificazioni del limes bizantino, tra cui Brento e lo stesso Lagaro (81). Per queste<br />
ragioni mai si è affermato a Bologna un distretto com<strong>it</strong>ale coincidente con la diocesi,<br />
anzi i conti a Bologna eserc<strong>it</strong>arono la loro potestà su un terr<strong>it</strong>orio assai ristretto,<br />
lim<strong>it</strong>ato quasi al suburbio della c<strong>it</strong>tà e in un periodo piuttosto tardo rispetto ad altre<br />
esperienze <strong>it</strong>aliane.<br />
Alla luce di questa intrinseca debolezza è plausib<strong>il</strong>e che una stirpe di provenienza<br />
bolognese si sia impadron<strong>it</strong>a di terr<strong>it</strong>ori in mano ad altre realtà giurisdizionali?<br />
Come risolvere i rapporti di questi dominatori che si sarebbero insinuati nel corso<br />
del secolo XI tra Reno e Setta (82) con le presenze in loco di gruppi di potere, talora<br />
defin<strong>it</strong>i “lambardi”, che si troveranno in antagonismo anche con gli stessi Alberti?<br />
Alludo alle consorterie degli Stagnesi (83), testimoniati forse già dal X secolo, ai<br />
Rigizonis di Monteacuto Ragazza, ai Gisolfi delle Mogne, ai dominatores di Vigo<br />
(con ogni probab<strong>il</strong><strong>it</strong>à i “lambardi” di Monte Vigese), destinatari questi ultimi addir<strong>it</strong>tura<br />
di una lettera di Federico Barbarossa (84), che nel 1179 tratteranno la cessione<br />
della rocca di Vigo al comune di Bologna, quando questa, solo 20 anni prima era<br />
stata confermata dall’imperatore al conte Alberto di Prato?<br />
Ci troviamo di fronte ad una s<strong>it</strong>uazione frastagliatissima, dove rimane da chiarire<br />
se si deve ipotizzare una serie di poteri che si sovrappongono in linea verticale,<br />
o piuttosto si accostano per via orizzontale, in un panorama di profondo frazionamento<br />
della proprietà e della potestà (85), alle quali partecipavano, oltreché gruppi<br />
signor<strong>il</strong>i di diversa estrazione, ist<strong>it</strong>uti ecclesiastici anche lontani: La badia di Montepiano,<br />
San Salvatore di Vaiano (Prato) (86), Fontana Taona, San Pietro di Moscheta<br />
(Firenze) che edifica un ospedale a Monzuno, la chiesa Pistoiese, che nel 976 e nel<br />
1000 allivella terre a San Benedetto nella Valle del Sambro, a Verzuno e a Guzzano<br />
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