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La costruzione del castrum veniva completata dall’erezione di una o più torri, a ridosso delle mura,. in<br />

questo caso anche del vallo artificiale.<br />

da ardere o altro, relegati nelle zone più impervie, rifugio anche di animali da cacciare<br />

come cervi e cinghiali, selvaggina riservata al feudatario e spesso oggetto di<br />

bracconaggio.<br />

Caprioli, orsi e cinghiali dovevano cost<strong>it</strong>uire una fauna comune, nel crinale<br />

appenninico medioevale, se nella rubrica CLXVI degli Statuti precedentemente<br />

accennati si dice: “Al vescovo spettavano poi, con simbologia tipica del dominio<br />

signor<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> primo capriolo catturato ogni anno nel terr<strong>it</strong>orio, la testa del primo<br />

orso o del primo cinghiale, la spalla della prima orsa o della prima scrofa” (3).<br />

Non da meno si deve r<strong>it</strong>enere la presenza del lupo, testimoniata da numerosi<br />

toponimi di quest’area dell’Appennino tosco-em<strong>il</strong>iano. Sul finire del Settecento,<br />

però, sembra che questo animale fosse quasi scomparso. Lo si deduce da una corrispondenza<br />

tra <strong>il</strong> Marchese Giovanni Paolo Pepoli ed <strong>il</strong> castiglionese don Ottavio<br />

Gherri. In essa <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>uomo chiedeva, per la Marchesa Anna Maria, un budello di<br />

lupo al fine di guarirla da certi mali ed <strong>il</strong> reverendo rispondeva che da molti anni in<br />

questa zona non si ammazzavano più lupi (4).<br />

Ma l’importanza del bosco assume anche una nuova valenza allorché si presenta<br />

la necess<strong>it</strong>à di costruire le prime mura castellane. La tecnica ed<strong>il</strong>izia dell’epoca,<br />

in zone così lontane da centri in grado di fornire maestranze artigiane più raffinate,<br />

tipiche di un grosso insediamento urbano, si basa su una serie di fattori strettamente<br />

legati alle caratteristiche del terr<strong>it</strong>orio stesso. A parte, dunque, la presenza di pochi<br />

magistri lapidum et lignaminis veri arch<strong>it</strong>etti dell’epoca, è la manovalanza indigena<br />

delle zone rurali quella che permette l’estrazione di pietra dalle cave provvisorie a<br />

ridosso dello stesso castello in costruzione. Anzi, in alcuni casi ancora ben documentab<strong>il</strong>i,<br />

come <strong>il</strong> Castellaccio e Civ<strong>it</strong>ella, la pietra da costruzione viene ricavata a<br />

pochi metri dal luogo stesso dove sorgerà la fortificazione, realizzando in tal modo<br />

un vero e proprio vallo artificiale a protezione delle mura più esterne meno difendi-<br />

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