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Rapporti con le fondazioni monastiche toscane<br />

Abbiamo già esaminato i rapporti che legarono gli Alberti ad alcuni enti ecclesiastici<br />

della Toscana: la pieve pratese e <strong>il</strong> monastero di Santa Maria di Montepiano,<br />

entrambi s<strong>it</strong>uati nell’antica diocesi di Pistoia. Ma quella famiglia com<strong>it</strong>ale intrattenne<br />

rapporti, occasionali o protratti nel tempo, anche con altre chiese e monasteri.<br />

Occorre dire tuttavia che i due casi c<strong>it</strong>ati permettono, sul piano quant<strong>it</strong>ativo e qual<strong>it</strong>ativo<br />

della documentazione, un’indagine maggiormente accurata. Relativamente<br />

numerose, infatti, sono le carte d’archivio che testimoniano rapporti (donazioni,<br />

vend<strong>it</strong>e, pegni, amministrazione della giustizia, etc.) con questi enti.<br />

Si potrebbe forse pensare a rapporti priv<strong>il</strong>egiati che legarono la stirpe a quelle<br />

presenze ecclesiastiche, ma si deve rammentare che le vicende che i fondi documentari<br />

hanno sub<strong>it</strong>o nei secoli hanno spesso portato ad un loro depauperamento anche<br />

consistente, che potrebbe falsare, in maniera più o meno marcata, <strong>il</strong> giudizio degli<br />

studiosi odierni. Né tuttavia si deve continuamente attribuire eccessivo peso alla<br />

carenza di materiale documentario. Peraltro i due enti ecclesiastici di cui abbiamo<br />

parlato sono s<strong>it</strong>uati in zone dove forte fu la presenza albertesca, sia sul piano patrimoniale,<br />

sia su quello dell’esercizio di poteri costrizionali: zone quindi esse stesse<br />

priv<strong>il</strong>egiate.<br />

Il monastero di San Salvatore di Vaiano<br />

La valle del Bisenzio, che da Prato si snoda verso <strong>il</strong> Bolognese fino al valico di<br />

Montepiano, ci presenta un’importante presenza monastica testimoniata dall’XI<br />

secolo; si tratta del monastero di San Salvatore di Vaiano. Numerose erano le pertinenze<br />

dei conti che si registravano lungo questa direttrice anche viaria, che,<br />

oltrepassati i monasteri di Vaiano e di Montepiano, si connetteva con i centri ab<strong>it</strong>ati<br />

del versante bolognese. La presenza stessa dei due monasteri e, nel versante em<strong>il</strong>iano<br />

di quello di Santa Maria d’Oppieda nel castiglionese e di San Biagio del Voglio<br />

poco distante, potrebbe essere collegata alla presenza di un traffico di persone e<br />

merci lungo le due valli.<br />

Paolo Guidotti ha r<strong>it</strong>enuto invece che attraverso questo valico in età medievale<br />

non vi passò una strada di lunga percorrenza, ma la zona sarebbe stata interessata<br />

solo da sentieristica di uso locale (1). Lo studioso, che ha incentrato la sua attenzione<br />

sulle strade di lungo trag<strong>it</strong>to che collegavano i grandi centri della pianura (Bologna<br />

con Pistoia e Firenze), soprattutto a partire dal periodo comunale, ha attinto quasi<br />

esclusivamente alla documentazione bolognese: fino al XII secolo exeunte <strong>il</strong> comune<br />

di Bologna non ebbe consistenti interessi in queste zone. Il fatto che non sia<br />

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