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schiera, è «m<strong>il</strong>es egregius»; Enrico Cane, nella terza, è detto «m<strong>il</strong>es strenuissimus».<br />

Il cronista segnala questi tre personaggi, che per le loro caratteristiche si elevano<br />

sugli altri, alcuni dei quali sono c<strong>it</strong>ati nominalmente all’interno della schiera in cui<br />

combattono. Notiamo, tuttavia, che mentre per i due m<strong>il</strong><strong>it</strong>es da ultimo c<strong>it</strong>ati <strong>il</strong> fatto<br />

di differenziarsi dagli altri è cosa logicamente intuib<strong>il</strong>e: essi si trovano al comando<br />

delle rispettive formazioni ed eccellono sugli altri in quanto capi. Il conte Alberto,<br />

invece, non è a capo della propria «acies», ma Marangone sente ugualmente <strong>il</strong> bisogno<br />

di segnalare la sua presenza; presenza che per la levatura del personaggio si<br />

staglia al di sopra degli altri.<br />

Le ragioni potrebbero essere varie: i buoni rapporti che lo legavano a Pisa, <strong>il</strong><br />

notevole peso dello schieramento albertesco nell’eserc<strong>it</strong>o pisano, oppure <strong>il</strong> decisivo<br />

apporto forn<strong>it</strong>o per la conclusione v<strong>it</strong>toriosa nella battaglia contro Lucchesi e Genovesi.<br />

A ciò sembrerebbe alludere l’aggettivo fortissimus. Ugobella è detto egregius,<br />

alludendo forse alle sue qual<strong>it</strong>à di distinguersi dagli altri nella m<strong>il</strong><strong>it</strong>ia; ad Enrico<br />

Cane è accostata la caratteristica di strenuus, indicando forse la prontezza d’azione.<br />

Fortissimus, invece, sembrerebbe indicare uno stato di fatto, più che ad una qual<strong>it</strong>à<br />

di tenuta o comportamento. Il conte Alberto sarebbe forte in quanto disponeva di<br />

copiosi mezzi e con questi agì di conseguenza. L’ipotesi lascia tuttavia ampio spazio<br />

ad altre congetture: le qual<strong>it</strong>à attribu<strong>it</strong>e ai condottieri sono soltanto esempi di variatio?<br />

Cadrebbe ogni sforzo di individuare precisazioni nelle singole attribuzioni.<br />

Fortissimus, poi, potrebbe indicare semplicemente un valore raggiunto attraverso un<br />

addestramento continuo.<br />

Il Chronicon Pisanum<br />

In appendice all’edizione degli Annales Pisani di Bernardo Marangone, che<br />

Michele Lupo Gent<strong>il</strong>e condusse nell’amb<strong>it</strong>o del rifacimento dei RIS, <strong>il</strong> curatore<br />

pubblicò tre testi inerenti le vicende pisane. Uno di questi è <strong>il</strong> Chronicon Pisanum<br />

seu fragmentum auctoris incerti. L’amb<strong>it</strong>o cronologico va dal 688, quando cioè<br />

«Pipinus senior» avrebbe cominciato a regnare, fino al 1136, ai rapporti tra Pisa e<br />

l’imperatore Lotario. Si può r<strong>it</strong>enere che di questi testi fece ampio uso Bernardo<br />

Marangone, soprattutto per <strong>il</strong> periodo anteriore al 1136 (46). Il Chronicon è noto in<br />

diverse versioni; talune parti sono presenti solamente in alcuni esemplari. Nell’esemplare<br />

conservato presso la biblioteca cap<strong>it</strong>olare di Lucca sono riportati<br />

avvenimenti, vergati dalla stessa mano che scrisse le altre parti del testo, riguardanti<br />

gli Alberti.<br />

«Anno 1105, XI Kal. Junii Lucenses cum Pisanis iuxta Avane prelium commiserunt,<br />

eosque vicerunt: tunc Gontolinus f<strong>il</strong>ius Gerardi f<strong>il</strong>ii Lanfranci fugiendo in<br />

fluvio Sercli mortuus est. Captus est etiam Ugo Vicecomes com aliis XVI Pisanorum.<br />

Eodem etiam anno III Id. Iulii Lucenses cum Pisanis in loco Cappelle prelium<br />

commiserunt, et Dei gratia Lucenses vicerunt <strong>il</strong>los in quo captus est Teupertus f<strong>il</strong>ius<br />

Dodi et Ugo frater eius et de sua gente quamplurimi. Eodem anno IV Non. Augusti<br />

Pisani et comes Albertus de Prato temere Massam intrantes in primo congressu victi<br />

sunt et capti. Redeuntes vero Lucenses captivis honerati, com<strong>it</strong>e Alberto tamquam<br />

ex insidiis eos aggrediente, imped<strong>it</strong>i captivorum mult<strong>it</strong>udine aliquantulum sunt<br />

fugati. Inde resumptis viribus et denuo adepta victoria per ipsius montis perupta, in<br />

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