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chiesa di Campiano, nel Mugello, intima che nessuno contravvenga alle disposizioni:<br />
«nullus quislibet homo, magna parvaque persona, non comes, non cap<strong>it</strong>aneus,<br />
non varvasor, non alimannus, non ecclesiastica, non secularis nonnumquam aliqua<br />
persona» (75).<br />
Natale Rauty riconnette queste presenze direttamente all’insediamento longobardo:<br />
«Per quanto riguarda Torri, per esempio, la documentata presenza nel 1176<br />
di una consorteria di Lambardi de Turri può cost<strong>it</strong>uire un indizio per confermare a<br />
posteriori l’insediamento in questa zona di gruppi armati longobardi tra VII e VIII<br />
secolo» (76). La connessione, tuttavia, non può essere sempre stringente. Non è dimostrab<strong>il</strong>e,<br />
infatti, che i “lambardi” testimoniati nell’XI e nel XII secolo siano ispo<br />
facto discendenti dei longobardi che s’insediarono in queste zone. Se nel XII secolo<br />
in una certa local<strong>it</strong>à si riscontra la presenza di “lambardi” non ne possiamo inferire<br />
che da tale presenza si dimostra <strong>il</strong> precedente insediamento longobardo. Semmai,<br />
sarebbe lec<strong>it</strong>o <strong>il</strong> contrario. relativamente ad un terr<strong>it</strong>orio di testimoniata presenza<br />
longobarda, qualora nei secoli del pieno medioevo fossero attestati “lambardi”, si<br />
potrebbe sottolineare la continu<strong>it</strong>à insediativa e di tradizioni. Tradizioni, appunto,<br />
ma r<strong>it</strong>orniamo alla questione nodale: in che termini si può parlare continu<strong>it</strong>à tra<br />
insediamento longobardo e presenze arimanniche? I “lambardi” erano discendenti<br />
dei longobardi? In che misura avevano conservato prerogative e connotati prim<strong>it</strong>ivi?<br />
È plausib<strong>il</strong>e pensare invece ad un mutamento radicale? Il termine non avrebbe più<br />
indicato l’appartenenza ad un popolo, in connessione con <strong>il</strong> mantenimento di determinate<br />
tradizioni e prerogative giuridiche, ma, semplicemente, avrebbe connotato i<br />
piccoli signori riun<strong>it</strong>i in consorterie? In questi gruppi, certo, si r<strong>il</strong>everebbe talvolta<br />
la presenza di elementi di origine longobarda, ma non solo. Vi avrebbero fatto parte<br />
anche individui di altra provenienza: franca, <strong>it</strong>alica; è un’ipotesi.<br />
Altrove sempre <strong>il</strong> Rauty sostiene che, nell’amb<strong>it</strong>o della documentazione di provenienza<br />
toscana, «nei secoli XI e XII con <strong>il</strong> termine di «lambardi» s’intese<br />
indicare i membri di una consorteria cui era pervenuto, a qualsiasi t<strong>it</strong>olo, <strong>il</strong> possesso<br />
di terre fiscali anticamente assegnate a gruppi di Longobardi in armi» (77). In ciò egli<br />
si fonda sulle argomentazioni, pare, del Bognetti (78); <strong>il</strong> nesso tra i “lambardi” dell’XI-XII<br />
secolo e i Longobardi non è totalmente scevro da dubbi. Non pare, peraltro,<br />
che le pertinenze dei “lambardi” possano inconfutab<strong>il</strong>mente ricondursi sempre e<br />
comunque a preesistenti terre fiscali. Il Volpe sostenne che l’uso della legge longobarda<br />
fu un connotato non solo dell’elemento longobardo, ma anche di altri<br />
elementi della vassall<strong>it</strong>à minore. I “lambardi” che si trovano nelle carte dell’XI e XII<br />
secolo non sarebbero sempre indice di una persistenza dell’elemento etnico longobardo,<br />
ma <strong>il</strong> nome sarebbe derivato loro più dalla professio legis che dalla<br />
nazional<strong>it</strong>à (79).<br />
Il diploma astolfino diretto all’abbazia di Nonantola (80) vietò agli uomini di<br />
Lizzano di alienare le proprie pertinenze e di introdurre estranei: «sancimus ergo ut<br />
nullam potestatem habeant homines ibidem residentes de ipsa massa vel eius finibus<br />
prenominatis vendere per quemlibet t<strong>it</strong>ulum, neque estraneos homines <strong>il</strong>luc vocare<br />
aut introducere». Questo documento è falso, come si è detto, ma nell’852 l’imperatore<br />
Lodovico, figlio di Lotario, prescrisse ai monaci nonantolani di non aggravare<br />
ulteriormente le imposizioni ai «populos ... ex v<strong>il</strong>lis que cognominantur Lizzano et<br />
Gabba, vel ex aliis v<strong>il</strong>lis, que ipsis subiecte vel adiecte sunt». Essi non avrebbero<br />
dovuto versare nulla di più di quanto avevano versato i loro progen<strong>it</strong>ori «tempore<br />
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