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Rodolfo re di Borgogna aveva fatto strage nel luglio del 923 a Fiorenzuola<br />

d’Arda delle truppe di Berengario, effimero re d’Italia, ma già nel 926 Rodolfo<br />

passò in second’ordine. I grandi del regno, nella ricerca di un uomo forte che reggesse<br />

la corona, si rivolsero a Ugo di Provenza. La caduta del borgognone certo<br />

sancì, se non sub<strong>it</strong>o, a breve termine, <strong>il</strong> declino di coloro che saldamente si erano<br />

legati a lui, a maggior ragione se con vincoli di sangue (24). Nel 931, infatti, in un<br />

plac<strong>it</strong>o tenutosi a v<strong>il</strong>la Renno, iud<strong>it</strong>iaria Motinensis, le redini, tra l’altro, del com<strong>it</strong>ato<br />

di Modena si trovano nelle mani di Supo comes (25). Il com<strong>it</strong>ato di Modena<br />

perverrà qualche decennio dopo ad Adalberto Atto, capostip<strong>it</strong>e dei Canossa, per<br />

concessione di Ottone I. La stirpe di Bonifacio, entrata nel bolognese, in forza<br />

dell’ufficio com<strong>it</strong>ale in Modena, continuò tuttavia ad eserc<strong>it</strong>are, con Adalberto I<br />

figlio di Bonifacio, poteri giurisdizionali in circoscrizioni rurali minori: Brento e <strong>il</strong><br />

Saltospano (26). Di qui, a parere della Lazzari trarrebbe origine <strong>il</strong> radicamento signor<strong>il</strong>e<br />

della famiglia, imparentata anche con la stirpe marchionale degli Adalberti di<br />

Tuscia, radicamento che traeva origine da una base fondiaria già acquis<strong>it</strong>a in antecedenza<br />

a scap<strong>it</strong>o dei possessi della chiesa ravennate. Centrale in questo processo<br />

sarebbe la fondazione nel 981 del monastero dei ss. Bartolomeo e Savino a Musiano<br />

(Pianoro), ad opera di Adalberto conte insieme alla moglie Bert<strong>il</strong>la. Attorno a questo<br />

monastero si coagularono i membri della famiglia, rendendo questo cenobio punto<br />

di riferimento nodale del dominio signor<strong>il</strong>e (27).<br />

Nessun rapporto con questo ente ecclesiastico è tuttavia testimoniato per gli<br />

Alberti, almeno per <strong>il</strong> periodo fino al XIII secolo inoltrato. Il luogo dove sorgeva <strong>il</strong><br />

monastero dei ss. Bartolomeo e Savino, oggi Pian di Macina nel comune bolognese<br />

di Pianoro, è assai discosto dalla zona che, a partire dal XII secolo, in area appenninica,<br />

registrerà forti presenze albertesche di natura signor<strong>il</strong>e ed anche feudale, come<br />

attestato dal riconoscimento imperiale del 1164. Se dunque gli Alberti derivarono da<br />

questa stirpe com<strong>it</strong>ale, certo non può essere addotta ad appoggio di tale ipotesi una<br />

continu<strong>it</strong>à patrimoniale in queste zone, che, più tardi, saranno teatro delle fortune<br />

dei conti di Panico.<br />

Nel 961 Ottone I scende in Italia, per rimanervi ben nove anni e otto mesi, dedicandosi<br />

al rafforzamento del potere suo e dei suoi fedeli. Già nel 962 Adalberto Atto<br />

ascende alla dign<strong>it</strong>à com<strong>it</strong>ale. I distretti di Mantova, Reggio e Modena si trovano<br />

nelle sue mani. A Modena egli si era sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o alla dinastia supponide, ormai in<br />

declino, accomunata alle vicende di molte altre famiglie della nob<strong>il</strong>tà franca. (la<br />

stirpe dei Supponidi, come prima si è detto, era nel 931 subentrata al fugace dominio<br />

di Bonifacio dei “conti di Bologna”) (28).<br />

Tra <strong>il</strong> canossano e i Conti, a parere della Lazzari, si addivenne ad un accordo,<br />

che sancì la spartizione delle influenze nel com<strong>it</strong>ato modenese: ai nostri rimase <strong>il</strong><br />

controllo dell’area di confine con l’esarcato e i distretti di Brento e Saltospano. Ad<br />

Adalberto Atto venne riconosciuto <strong>il</strong> controllo “nell’area modenese a est della c<strong>it</strong>tà,<br />

contermine al Reggiano... quanto ad ovest di Modena, nella diocesi bolognese, nel<br />

pago Persicetano ed in una fascia terr<strong>it</strong>oriale che si incuneava negli Appennini verso<br />

la Toscana” (29).<br />

Quale fosse questa zona appenninica non è evidenziato chiaramente. Poco dopo<br />

la trattazione menziona Monteveglio, ma questo poco ha a che vedere con la Toscana,<br />

s<strong>it</strong>uato com’è nel basso versante appenninico bolognese; quindi <strong>il</strong> Frignano,<br />

zona modenese a est del fiume Reno. Riguardo al Frignano, ricordiamo che nel<br />

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