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e dalla strada che va a Baigno, sul versante del Limentra.<br />

Non era grande, ma dentro le sue mura accoglieva <strong>il</strong> Palatium, la residenza<br />

signor<strong>il</strong>e e altre case modeste e non poca gente (b).<br />

Nel 1441 Balduccio d’Anghiari diede a questo, come ad altri castelli, <strong>il</strong> colpo<br />

di grazia: la notizia ci è data dal massaro (= sindaco) di Camugnano nel 1597 (c)<br />

“nel comù di Camugnano in loco detto <strong>il</strong> Castello di Mogone quale fu distrutto da<br />

Baldazo secondo che si sa dalli nostri antecessori”. Però qualcosa dovette rimanere<br />

in piedi se, attorno alla metà del Cinquecento, lo si indica ancora come castellum<br />

de Mangono (d) o come “castel vechio suso el pogio de Mogono...” (e) e ancora si<br />

parlava, nel 1616, di “Castello di Megone” (f).<br />

Di tutte le varie grafie che ha questo castello, nei documenti dei vari secoli, noi<br />

preferiamo quella di Mogone. Ora, come si sa, del castello si vede affiorare da terra<br />

e solo quando l'erba non verdeggi alta, solamente la linea di qualche muro. È stato<br />

tutto lasciato andare in rovina per incuria, ma soprattutto per ignoranza, eppure gli<br />

avanzi del castello erano stati tutelati dalla Soprintendenza ai Monumenti con<br />

Decreto del 12/2/1918 come già lo furono gli avanzi del castello di Bargi (Decreto<br />

16/7/1910) e la cripta della chiesa di Santo Stefano di Vigo (Decreto 3/8/1911) (g).<br />

Quel castello se non ha lasciato traccia nella memoria degli uomini, l’ha lasciata<br />

nella toponomastica: le carte topografiche dell’Ottocento registrano <strong>il</strong> “Monte<br />

Castel de Mugoni”, la local<strong>it</strong>à “Castellaro” e <strong>il</strong> “Fosso Castellaro” che scorre,<br />

quando ha ...acqua, tra l’uno e l’altro.<br />

Un’altra traccia l’antichissimo castello, che non doveva poi essere tanto piccolo<br />

come <strong>il</strong> luogo potrebbe far pensare, se entro le mura, oltre la residenza com<strong>it</strong>ale<br />

e altre piccole case, accoglieva la torre di difesa, cisterne, stalle, forni ecc...l’ha<br />

lasciata nella fantasia popolare che ha fatto germinare, per un processo spontaneo<br />

quanto oscuro, la leggenda che le macerie nascondessero un v<strong>it</strong>ello d’oro custod<strong>it</strong>o<br />

da un diavolo, leggenda antica che però per molti fu realtà tentatrice, come per quei<br />

tali di Baigno, evidentemente non credenti nel diavolo o nel diavolo depos<strong>it</strong>ario di<br />

tesori o, comunque, fiduciosi nella propria superior<strong>it</strong>à, che, nottetempo, tentarono<br />

di trafugarlo. Se non riuscirono a mettere le mani sul v<strong>it</strong>ello d’oro qualcosa però<br />

dovettero cavare di prezioso a dar retta alla denuncia al Senato di Bologna che fece<br />

<strong>il</strong> massaro di Camugnano (Bastiano del già Andrea Righetti) <strong>il</strong> 13 maggio 1597 (h).<br />

Comunque la denuncia fu letta in Senato <strong>il</strong> 16 maggio 1597 e <strong>il</strong> Senato diede<br />

incarico ai signori assunti di governo e al cap<strong>it</strong>ano di Vergato di chiamare e c<strong>it</strong>are<br />

gli imputati per cavarne la ver<strong>it</strong>à.<br />

Non sappiamo però l’es<strong>it</strong>o della chiamata, ma l'interessamento governativo,<br />

probab<strong>il</strong>mente, era dovuto più che al presunto tesoro trafugato allo scempio fatto a<br />

una croce conficcata sulle, quali che fossero, rovine del castello.<br />

I conti Alberti infatti (almeno quelli del Limentra) di gran quattrini non ne<br />

ebbero mai: al loro sorgere, attorno al M<strong>il</strong>le-M<strong>il</strong>lecento, li vediamo spesso più<br />

deb<strong>it</strong>ori che cred<strong>it</strong>ori dell’abbazia di Montepiano e, al loro tramonto, contendere i<br />

frutti ai loro f<strong>it</strong>tavoli...<br />

La stupefacente resistenza albertesca a Mogone...<br />

L’ultimo Alberti nella vallata del Limentra è la contessa Caterina figlia di Aghinolfo<br />

e vedova, forse già dal 1371, del conte Stazio di Alberto degli Alberti... Le<br />

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