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si rinviene nell’atto del 1045: da una parte Vuin<strong>it</strong>ii (64).<br />

Per la ricostruzione della linea genealogica albertesca non sembra secondario<br />

l’apporto del breve secur<strong>it</strong>atis della propos<strong>it</strong>ura pratese del 1162. Se, come pare<br />

d’intendere, c’è corrispondenza fra le omnes res et possesiones che Guinzaglio<br />

habebat ab com<strong>it</strong>e per feudum e le res che, poco dopo, si dice che lo stesso habu<strong>it</strong><br />

ex domo f<strong>il</strong>iorum Ildibrandi, possiamo formulare le seguenti ipotesi. Il riferimento<br />

è a un Ildebrando presumib<strong>il</strong>mente insign<strong>it</strong>o di t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale (65). Ripercorrendo la<br />

ricostruzione della genealogia albertesca tracciata dalla Ceccarelli Lemut, cerchiamo<br />

personaggi che portino tale nome. Risalendo dal 1162, anno del breve, <strong>il</strong> primo<br />

esponente che s’incontra è Ildebrando (III), attestato nel 1133, sposatosi con Berta<br />

figlia di Alberto marchese. Egli darà origine ai conti di Capraia e si staccherà dalle<br />

vicende del ceppo originario dei nostri conti. Non sembra quindi che a lui si riferisca<br />

Guinzaglio (66). La generazione precedente presenta un altro conte Ildebrando (II),<br />

fratello di Alberto. I due sarebbero i f<strong>il</strong>ii Ildibrandi comes più volte nominati. Ma<br />

questo, se tralasciamo le c<strong>it</strong>azioni ‘anonime’ delle confinanze che abbiamo finora<br />

esaminato, è menzionato nominalmente solo a partire dal plac<strong>it</strong>o lucchese del 1068<br />

e fino ad atti pratesi del 1077 e del 1078. Di lui non si hanno notizie di discendenza<br />

(67). Non apparterrebbe poi al ramo principale della famiglia.<br />

Non resterebbe che quell’Ildebrando (I) attestato tra <strong>il</strong> 1002 e <strong>il</strong> 1027, forse già<br />

morto nel 1045 (68). Il riferimento, in questo caso, indicherebbe un personaggio vissuto<br />

più di un secolo e mezzo addietro. Ed è forse a questi che <strong>il</strong> nucleo fam<strong>il</strong>iare si<br />

volgeva alla ricerca di un punto fermo, un’origine che coagulasse tutti i componenti<br />

attorno ad un’unica ident<strong>it</strong>à.<br />

Il fatto che questa memoria genealogica si sarebbe mantenuta per quasi 150 anni<br />

lascia pensare. La permanenza per un così lungo periodo troverebbe giustificazione<br />

in una forte coesione all’interno della famiglia e in una precisa volontà di riconoscersi<br />

in una tradizione ben defin<strong>it</strong>a. Generalmente le lab<strong>il</strong>i e contrastate vicende<br />

della vassall<strong>it</strong>à minore che partecipa, talora a livelli medi o bassi, dell’esercizio del<br />

potere, sovente in connessione alla difficoltà di riconoscere <strong>il</strong> procedere dei lignaggi<br />

(vuoi per la scarsa documentazione vuoi per <strong>il</strong> ripetersi dei nomi anche in stirpi<br />

differenti) inducono a r<strong>it</strong>enere <strong>il</strong> contrario. L’amb<strong>it</strong>o toscano, invece, registra una<br />

tendenza alla memoria genealogica nei secoli tra l’alto e <strong>il</strong> pieno medioevo. Studi<br />

prosopografici sulle famiglie marchionali e com<strong>it</strong>ali hanno potuto seguire l’evolversi<br />

delle stirpi per diverse generazioni, nell’arco di più secoli. Anche famiglie<br />

minori appaiono ugualmente ben testimoniate. Tali studi sono possib<strong>il</strong>i grazie alla<br />

relativa abbondanza della documentazione privata, ma anche in forza di ricostruzioni<br />

genealogiche, per così dire, antiche. Su carte lucchesi del secolo XI, ad esempio,<br />

venne tracciato talvolta un vero e proprio albero genealogico della famiglia a cui si<br />

riferiva <strong>il</strong> documento, ora in forma di brevi note, ora con l’apporto di una grafica<br />

piuttosto complessa. Si tratta in gran parte di ricostruzioni del XII secolo, che più o<br />

meno correttamente risalivano indietro di molte generazioni.<br />

Si può ricordare che gli Aldobrandeschi dalla fine del secolo VIII furono proprietari<br />

del monastero lucchese di San Pietro Somaldi, ed è da questa data che si può<br />

ricostruire cr<strong>it</strong>icamente la loro genealogia. Ciò vale anche per i Cadolingi dal secolo<br />

X al 1113, quando con la morte del conte Ugo (o Ugolino III) si estinse la<br />

stirpe (69); sim<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> caso dei conti della Gherardesca (70). L’attenzione alla genealogia<br />

fam<strong>il</strong>iare, pur ravvivata da disposizioni riformatrici contro i matrimoni tra parenti,<br />

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