Scarica il libro completo - abatantuono.it
Scarica il libro completo - abatantuono.it
Scarica il libro completo - abatantuono.it
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
de curte de Materaio et de Callebona» (35). Il mese seguente, nell’ottobre 1098, Ugo<br />
abate di Passignano «investiv<strong>it</strong> et refutav<strong>it</strong> in manu Alberti comes f<strong>il</strong>ius bone memorie<br />
Alberti comes, nominative integra <strong>il</strong>la pars de casis et terra et res de castello de<br />
la Ripa sicut modo circumdato est a fosse et ripa et muro et sicut predicto monasterio<br />
<strong>il</strong>la porcione even<strong>it</strong> da Albertus f<strong>il</strong>ius b.m. Raineri et da Ghisla coniux sua».<br />
Il monastero, dunque, dopo aver ricevuto tram<strong>it</strong>e donazione una parte dei dir<strong>it</strong>ti<br />
sul castello della Ripa, provvide a investire di tali dir<strong>it</strong>ti una persona di sua fiducia,<br />
che fosse in grado di amministrarli: <strong>il</strong> conte Alberto (questo acrivib<strong>il</strong>e alla nostra<br />
geneaologia), forse già presente nella zona sul piano patrimoniale e giurisdizionale.<br />
Non si tratterebbe tuttavia di una semplice concessione; <strong>il</strong> monastero, tram<strong>it</strong>e «ipsa<br />
invest<strong>it</strong>ione et obligatione launech<strong>il</strong>d» (36) che fece al conte, cedette a t<strong>it</strong>olo di possesso<br />
la quota dei beni appena donatigli, tanto da non riservarsi neppure la<br />
possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à «agere nec causare, tollere nec contendere, subtragere nec minuare» tali<br />
proprietà nei confronti di Alberto e dei suoi eredi, sotto la pena di 60 libbre di denari<br />
lucchesi.<br />
Nel mese di dicembre <strong>il</strong> conte Alberto (II) e <strong>il</strong> figlio omonimo (III) furono autori<br />
di uno scriptum promissionis nei confronti di Passignano. Verosim<strong>il</strong>mente<br />
Alberto (III) si trovava ancora in minore età, in quanto egli effettuò la promessa<br />
«data michi licentia de isto gen<strong>it</strong>or meus» (37). Essi impegnarono le loro persone, gli<br />
eredi, nonché i loro «sequaces» nei confronti dell’abate Ugo: da quel giorno in<br />
avanti non avrebbero più molestato l’ente ecclesiastico nel possesso di «omnibus<br />
casis et cascinis, terris et vineis et rebus mob<strong>il</strong>ibus et inmob<strong>il</strong>ibus quod vos adquistatum<br />
abetis... in tote provincie et pertinencie nostre». Da ciò risulta chiaro che gli<br />
Alberti avevano effettuato già donazioni alla badia, delle quali però non sembra<br />
rimanere memoria scr<strong>it</strong>ta. Già quindi dal 1098 sono attestate pertinenze fuori dell’area<br />
pratese, come anche altri hanno evidenziato (38), ma in questa carta si fa<br />
menzione di possessi che da diverso tempo erano stati ceduti al monastero di Passignano<br />
e che testimoniano una presenza albertesca antecedente a quella data.<br />
Un’altra porzione del castello della Ripa venne al monastero di Passignano da<br />
una donazione effettuata nel marzo 1100. Berardo figlio di Uberto donò alla badia<br />
la sua porzione «de castello de la Ripa et de curte de Albignaula et de curte de Mucciano»<br />
(39). Queste pertinenze gli provenivano dalla moglie Berta, che a sua volta le<br />
aveva ottenute da certi Benno, Pietro e Adalicca sua figlia.<br />
Nel 1131 i conti Nontigiova e Malabranca fratelli furono autori di una promessa<br />
a Pietro Bulgari che agiva per <strong>il</strong> monastero di Passignano. L’oggetto della carta è<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ancora dai dir<strong>it</strong>ti che i conti eserc<strong>it</strong>avano nel castello di Ripa. Essi si impegnarono<br />
riguardo ad una certa casa posta nel predetto castello «que iam dicte<br />
ecclesie [sc<strong>il</strong>.: Passignano] pertinet» a non eserc<strong>it</strong>are i dir<strong>it</strong>ti di fodro e di gua<strong>it</strong>a né<br />
ad imporre «aliquam operam ad castrum pertinente»; inoltre si impegnarono a non<br />
molestare le persone che frequentavano tale immob<strong>il</strong>e: «sed semper securi et intacti<br />
vadant et redeant atque ibi permaneant». Evidentemente i conti eserc<strong>it</strong>avano le<br />
prerogative c<strong>it</strong>ate nei confronti di altre persone che vivevano nei pressi o all’interno<br />
del castello. Non è chiaro tuttavia se essi detenessero la proprietà piena del fort<strong>il</strong>izio<br />
o se, come sembra, altre quote fossero in mano a soggetti diversi: dai dati in nostro<br />
possesso possiamo arguire che gli Alberti possedevano solamente una quota dei<br />
dir<strong>it</strong>ti del castello. Parrebbe tuttavia d’intendere che essi eserc<strong>it</strong>avano, o comunque<br />
tentavano, imponendosi, di farli valere, i dir<strong>it</strong>ti sulle strade; Alluderebbe a ciò <strong>il</strong><br />
119