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tem ad Sanctum Iustum cum omnibus pertinentiis et adiacentiis»), le chiese di<br />

Tobbiana, di San Giusto, Lecore, Sant’Ippol<strong>it</strong>o in Visa. Bisogna tuttavia prestare<br />

attenzione al fatto, già accennato, per cui è bene leggere cr<strong>it</strong>icamente i documenti:<br />

non sempre le pertinenze ricordate si trovano nelle mani degli interessati.<br />

Due giorni dopo (197), passando per <strong>il</strong> castello di Tintignano, sempre in val d’Orcia<br />

(«in campo iuxta castellum Tintinianum supra fluvium, qui vocatur Orcia»,<br />

rec<strong>it</strong>a l’actio), <strong>il</strong> Barbarossa conferma i dir<strong>it</strong>ti del conte Alberto (IV). Cosa conferma?<br />

«Com<strong>it</strong>atum, quem tenu<strong>it</strong> pater suus et avus suus Albertus senior». Ecco<br />

dunque un com<strong>it</strong>atus di cui sarebbero t<strong>it</strong>olari gli Alberti. Non solo ne sarebbe stato<br />

t<strong>it</strong>olare <strong>il</strong> beneficiato Alberto (IV), ma anche <strong>il</strong> padre Nontigiova e <strong>il</strong> nonno Alberto<br />

(II). Si registra, quindi, la memoria storica di questa circoscrizione. Perpless<strong>it</strong>à formali<br />

nascono dal fatto che, a rigore, la zona pratese sarebbe dovuta rientrare nel<br />

terr<strong>it</strong>orio di Pistoia, a sua volta smembrato da quello lucchese.<br />

Se alla metà del secolo XII la questione si presenta in siffatti termini, si potrebbero<br />

formulare due ipotesi. Supponiamo che effettivamente Alberto (II) e<br />

Nontigiova furono conti di Prato in nome dell’autor<strong>it</strong>à pubblica. La prima attestazione<br />

di questo status sarebbe cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da questo diploma del 1155, che è anche la<br />

prima attestazione di riconoscimento di possessi alberteschi da parte dell’autor<strong>it</strong>à<br />

centrale. In ver<strong>it</strong>à essi si trovano legati già all’imperatore Lotario II di Supplimburgo,<br />

quando a Roma <strong>il</strong> 4 giugno 1133 emise sentenza contraria all’antipapa Anacleto.<br />

L’antipapa ed i suoi seguaci furono «damnati... et hostes a principibus nostre [sc<strong>il</strong>.<br />

imperialis] curie iudicati». Fra i principes troviamo i conti «Ildebranno [sic] et Tancredo<br />

de Prato»; si tratta di Ildebrando (III) e del Nontigiova, <strong>il</strong> cui nome <strong>completo</strong><br />

era, appunto, Bernardo Tancredi (detto) Nontigiova (198). Si tratta però solo della<br />

presenza accanto all’imperatore di persone a lui fedeli, ma è anche <strong>il</strong> primo riconoscimento<br />

da parte della pubblica autor<strong>it</strong>à del t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale in riferimento a Prato.<br />

Dalla documentazione che abbiamo esaminato non sembra emergere, per gli<br />

Alberti, la figura di feudatari imperiali (199), almeno prima del diploma del 1155.<br />

Sembra piuttosto che i loro poteri furono di tipo signor<strong>il</strong>e. E se alcuni esponenti<br />

della stirpe si trovarono accanto all’imperatore, lo si dovette ad un riconoscimento<br />

della loro forza effettiva da parte dell’autor<strong>it</strong>à pubblica, piuttosto che in virtù della<br />

loro posizione di esponenti della vassall<strong>it</strong>à imperiale. Si potrebbe invece arguire che<br />

gli Alberti entrarono, per così dire, ufficialmente tra la vassall<strong>it</strong>à imperiale con <strong>il</strong><br />

diploma del 1155 (200), o comunque ufficializzarono l’aderenza alla linea imperiale,<br />

che sembrerebbe testimoniata già da Tancredi Nontigiova nel 1133. Si doveva suggellare<br />

tale passaggio ed era quindi necessario che le loro pertinenze rientrassero<br />

negli schemi concettuali imperiali: essi divennero a tutti gli effetti t<strong>it</strong>olari di un<br />

com<strong>it</strong>atus, che sulla carta poteva anche non essere esist<strong>it</strong>o, ma era forte nei fatti<br />

dell’effettiva egemonia dei suoi rettori su quelle terre. In secondo luogo, questa<br />

un<strong>it</strong>à amministrativa non poteva essere creata dal nulla: <strong>il</strong> riferimento agli avi del<br />

conte Alberto risultava perciò propedeutico a tale definizione.<br />

Si potrebbe opporre che <strong>il</strong> documento si riferisce ad una conferma: «com<strong>it</strong>atum...<br />

confirmavimus». Potrebbe essersi perso o non essere conosciuto un<br />

precedente diploma regio o imperiale di sim<strong>il</strong>e tenore. L’argomento non è privo di<br />

fondamento, ma, da quanto si può evincere dalle carte, gli Alberti si comportarono<br />

da signori e non da funzionari pubblici, vassi dell’impero. Il rapporto feudale, se<br />

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