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L’attuale facciata del complesso monastico di Vallombrosa<br />

Nel terr<strong>it</strong>orio dell’odierno comune<br />

di Castiglione dei Pepoli si ergeva la<br />

badia di Santa Maria d’Oppieda. Il<br />

monasterium Vogli (41), o di San Biagio<br />

del Voglio, verosim<strong>il</strong>mente si doveva<br />

trovare lungo <strong>il</strong> corso del Rio Voglio,<br />

rio che r<strong>it</strong>orna nell’onomastica dell’odierno<br />

Piano del Voglio, nel medioevo<br />

P<strong>il</strong>lianum, già sede comunale (42), ma<br />

oggi facente parte del terr<strong>it</strong>orio di San<br />

Benedetto Val di Sambro.<br />

La prima menzione della badia<br />

d’Oppieda sarebbe del 1153 (43). Non<br />

compare infatti nel «Priv<strong>il</strong>egium pro<br />

monasterio Vallumbrosano» dell’8<br />

febbraio 1114 di Pasquale II (44). Tale<br />

assenza non può tuttavia indurci a r<strong>it</strong>enere<br />

con certezza che a quella data<br />

l’ente non esistesse, in quanto nell’elenco<br />

dei cenobi facenti capo all’ordine<br />

vallombrosano manca anche <strong>il</strong> monastero<br />

di Santa Maria di Montepiano.<br />

Quest’ultimo era stato fondato una<br />

ventina d’anni addietro ed era relativamente<br />

giovane (45). Forse anche la badia<br />

d’Oppieda era stata fondata da poco<br />

tempo, o non era a quel tempo legata<br />

all’ordine vallombrosano. È menzionata<br />

invece nel priv<strong>il</strong>egio Monet nos<br />

apostolicae di Clemente III del 6 gennaio<br />

1188 (46), indirizzato «d<strong>il</strong>ectis f<strong>il</strong>iis<br />

Vallumbrosano abbati, eiusque fratri-<br />

bus», con la quale <strong>il</strong> papa confermava le pertinenze del monastero. Vallombrosa<br />

annoverava, tra i 51 enti afferenti, i cenobi di Passignano, di Fucecchio, di Fontana<br />

Taona e nella zona appenninica interessata dal dominio albertesco «monasterium<br />

Vaiani, de Oppleta, de Monte Plano». Nel documento del 1114 manca anche Vaiano<br />

e <strong>il</strong> solo ricordato dell’area montana è quello di Fontana Taona.<br />

Al monastero d’Oppieda nel 1235 si trovano legati alcuni conversi (47), ma la<br />

badia non ebbe lunga v<strong>it</strong>a pare che a cavallo tra XIII e XIV secolo i monaci abbandonarono<br />

l’insediamento, rifugiandosi nella loro chiesa di San Giuliano a<br />

Bologna (48). Negli estimi della comun<strong>it</strong>à Creda, già possedimento albertesco (secondo<br />

<strong>il</strong> diploma imperiale del 1164), si leggono diverse menzioni dell’«abbatiam de<br />

Opleta» o «monasterium de Opleta», insieme a quello di Montepiano (49). Nel 1317<br />

la badia risulterebbe distrutta e i monaci chiesero al comune di Bologna un contributo<br />

per ripristinare la chiesa (50).<br />

La zona a est del Brasimone risulta poco testimoniata, e ancor meno studiata.<br />

Mat<strong>il</strong>de di Canossa donò nel 1077 alla chiesa di Pisa beni, ered<strong>it</strong>ati dal padre Boni-<br />

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