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eni.<br />

Considerando questi deb<strong>it</strong>i che <strong>il</strong> conte aveva contratto, si potrebbe argomentare<br />

che la s<strong>it</strong>uazione economica della famiglia non fosse florida, e che gli Alberti<br />

fossero costretti a rivolgersi al monastero come ad una sorta di ist<strong>it</strong>uto di cred<strong>it</strong>o, per<br />

poter continuare ad operare a livelli a loro confacenti. Questi elementi ben si conformerebbero<br />

al processo di indebolimento delle aristocrazie m<strong>il</strong><strong>it</strong>ari che già dall’XI<br />

secolo in zone via via più ampie vennero a patti con nuove emergenze in grado di<br />

poter intervenire nel quadro giurisdizionale. Essi avrebbero perso anche numerose<br />

entrate e capac<strong>it</strong>à costr<strong>it</strong>tiva, vuoi per le cessioni talora molto cospicue di beni,<br />

dir<strong>it</strong>ti e persone alle ist<strong>it</strong>uzioni religiose, vuoi per l’affrancamento dei servi e delle<br />

persone altrimenti sottomesse, favor<strong>it</strong>o dalle autonomie c<strong>it</strong>tadine che ‘strappavano’<br />

uomini alle aristocrazie laiche ed ecclesiastiche per cooptare nuovi cives, che godevano<br />

sì dei dir<strong>it</strong>ti connessi al loro status, ma anche di doveri: contribuzione fiscale<br />

e difesa innanz<strong>it</strong>utto.<br />

Questo processo è indub<strong>it</strong>ab<strong>il</strong>e, ma si deve considerare che <strong>il</strong> conte Tancredi si<br />

trovava nei primi mesi del 1136 in una s<strong>it</strong>uazione particolare. La moglie era morta<br />

ed era necessario espletare alcune incombenze non da poco: provvedere all’esecuzione<br />

dei lasc<strong>it</strong>i testamentari della nob<strong>il</strong>donna e ad una sua degna sepoltura. Si<br />

trattava di un evento tanto imprescindib<strong>il</strong>e quanto straordinario, nei confronti del<br />

quale <strong>il</strong> Nontigiova non sembrava preparato, almeno quanto a disponib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di liquidi.<br />

Ma la sua forza e ricchezza poteva fondarsi su beni di altra natura: terre, dir<strong>it</strong>ti,<br />

persone; e questi impegna in cambio di denaro.<br />

Viene da chiedersi se si trattasse di vere e proprie chartae pignoris, o se, sotto<br />

queste formule, si celassero transazioni vere e proprie. Il documento del 1141 sembra<br />

far propendere per l’ipotesi che <strong>il</strong> pegno avesse valore effettivo, ma, in ultima<br />

analisi, <strong>il</strong> bene passò in proprietà al monastero, che sborsò anche tre lire alla contessa<br />

Orab<strong>il</strong>e. È pur vero che così operando si depauperava progressivamente <strong>il</strong><br />

patrimonio, ma noi siamo informati quasi esclusivamente delle vend<strong>it</strong>e e delle<br />

donazioni dei conti, in questo caso al monastero, e non sappiamo come operassero<br />

sul piano delle acquisizioni; per altro verso l’operare attraverso cessioni di beni era<br />

un meccanismo inveterato nelle concezioni delle aristocrazie.<br />

Un altro r<strong>il</strong>ievo s’impone sull’agonia, se agonia vi fu, di queste stirpi com<strong>it</strong>ali.<br />

Sovente siamo condizionati da una visione ‘ciclica’ della storia, per età. Terminata<br />

l’età feudale, incominciò quella comunale, poi <strong>il</strong> periodo signor<strong>il</strong>e e via dicendo. Il<br />

tutto visto a compartimenti stagni e scand<strong>it</strong>o da rivolgimenti e improvvisi rinnovamenti.<br />

A cavaliere delle varie epoche si riscontrano in realtà periodi di limes, nei<br />

quali si registrano commistioni di elementi e di uomini. Ma c’è di più: si devono<br />

anche evidenziare continu<strong>it</strong>à spesso sommerse. Abbiamo visto i conti Alberti<br />

forti in Prato nell’XI secolo; nel 1135, nel 1194 e nel 1233 amministrano al giustizia<br />

a Guzzano, a Mangona, e tra Castiglionesi e Baragazzini nel bolognese.<br />

Nel 1155, nel 1164 e nel 1209 sono destinatari di riconoscimenti imperiali; nel<br />

1220 di un priv<strong>il</strong>egio papale. Le cronache bolognesi e romagnole ci mostrano<br />

esponenti della famiglia attivi nella pol<strong>it</strong>ica c<strong>it</strong>tadina tra Due e Trecento. Certo,<br />

lo scenario pol<strong>it</strong>ico nel quale si trovarono ad operare mutò nel tempo; è innegab<strong>il</strong>e<br />

che dalla metà del XII secolo, ad esempio, gli Alberti, come altre famiglie,<br />

vennero a patti con nuove forme giurisdizionali, che sarebbero giunte presto o<br />

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