01.06.2013 Views

Scarica il libro completo - abatantuono.it

Scarica il libro completo - abatantuono.it

Scarica il libro completo - abatantuono.it

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

tea, fu dal Comune di Firenze messo in possesso di quella per deliberazione della<br />

Rep. fiorentina nel 1343. Giova eziandio alla storia di questo luogo un decreto del<br />

10 dicembre 1342 emanato in Firenze sotto <strong>il</strong> duca di Atene nel quale si narra che<br />

vertendo molte controversie fra un conte Fazio di Alberto dei conti di Mangona<br />

fedele della Rep. fior. da una parte ed <strong>il</strong> conte Piero di Gualtierotto dei Bardi dall’altra<br />

parte, rispetto alla giurisdizione sul castello e distretto di Vernio, <strong>il</strong> Duca d’Atene<br />

commise l’esame e la decisione di quella causa ad alcuni giudici a condizione di<br />

doverne proferire la sentenza davanti lo stesso principe.<br />

Arrogo a ciò, quantunque dopo la cacciata del Duca d’Atene (26 luglio 1343)<br />

essendo ricorso alla Signoria di Firenze <strong>il</strong> conte Fazio figlio che fu di un conte Alberto<br />

di Monte Carelli, perché <strong>il</strong> Comune di Vernio r<strong>it</strong>eneva nelle carceri di quel<br />

castello nove persone dé suoi fedeli, la Signoria predetta con lettere del 7 e 29 settembre<br />

dello stesso anno, esortava gli uomini del comune di Vernio a voler<br />

r<strong>il</strong>asciare liberamente quei carcerati e nello stesso tempo scriveva al conte Piero dé<br />

Bardi per rimettere nel grado in cui era la fortezza di Monte Lucianese (Luciana) che<br />

possedeva in comune con i conti di Monte Carelli riconosciuti signori del poggio di<br />

Montagnana nel popolo di Cavarzano.<br />

L’anno medesimo 1343 a mediazione di Bertoldo dé Guazzalotti di Prato, la<br />

Signoria di Firenze concedé la licenza al conte Pietro Bardi di poter andare a dimorare<br />

con la sua famiglia nelle parti di Vernio, a condizione di starvi ad ogni buon<br />

piacere della repubblica. Inoltro nell’anno seguente la stessa Signoria inv<strong>it</strong>ò <strong>il</strong> conte<br />

Piero Bardi a mettere in ordine la campana della fortezza di Vernio, perché non<br />

essendo essa compresa nella cessione che <strong>il</strong> Comune di Firenze aveva fatto di quella<br />

rocca, intendeva farla condurre a Firenze. Aggiungasi un decreto del 17 agosto 1351<br />

diretto dalla Signoria ai figli del conte Piero Bardi, cui ordinava di risarcire e mettere<br />

in grado di difesa la rocca di Vernio per motivo della guerra sopravvenuta con<br />

Giovanni Visconti arcivescovo di M<strong>il</strong>ano, sul dubbio che i nemici non scendessero da<br />

quella parte ad attaccare la c<strong>it</strong>tà di Pistoia.<br />

E perché <strong>il</strong> Comune di Firenze fu avvert<strong>it</strong>o che i figlioli del conte Piero Bardi<br />

avevano guastata la strada per la quale dal terr<strong>it</strong>orio fiorentino si entrava nella loro<br />

contea, i regg<strong>it</strong>ori della Rep. con lettera del 30 genn 1352 (st<strong>il</strong>e comune) ordinarono<br />

loro di rimetterla in primiero stato.<br />

Non dirò come poi per istrumento del 22 maggio 1361 la repubblica fiorentina<br />

ricevesse in accomandigia <strong>il</strong> conte Pazzino fratello del C. Niccolò, nati da Aghinolfo<br />

di Orso di Napoleone dé CC. Alberti, poiché ne fu parlato all’art. MONTAGUTO<br />

in Val di Bisenzio...”<br />

(Da: REPETTI Emanuele, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, G. Mazzoni ed<strong>it</strong>. (1845) p. 696).<br />

“Di questo Conte Alberto esiste <strong>il</strong> testamento del 4 gennaio 1249 st<strong>il</strong>e fiorentino<br />

(Arch. di Stato fior. Regii acquisti), e precisamente fatto nel suo castello di Verni, che<br />

con quel di Mangona era la sua ab<strong>it</strong>uale dimora, nel quale atto si vede come egli da<br />

Gualdrada avesse cinque figli, Beatrice, Margher<strong>it</strong>a, Alessandro, Guglielmo e Napoleone.<br />

Delle figlie con palese ingiustizia lasciò a Beatrice lire Novecento di moneta<br />

pisana in dote, a Margher<strong>it</strong>a solo lire Cento; lasciò poi eredi universali, enorme<br />

ingiustizia, Alessandro e Guglielmo, mentre a Napoleone concedè solo la decima<br />

parte del suo dominio, ossia ciò che non poteva assolutamente negargli.<br />

368

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!