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Cadolingi prima, né gli Alberti poi, se non in epoca assai tarda quando ne ebbero <strong>il</strong><br />

giuspatronato, eserc<strong>it</strong>arono un controllo stretto sull’ente. L’ipotesi è formulata in<br />

negativo: al di là di occasioni (relativamente numerose) in cui i conti Cadolingi e<br />

poi gli Alberti donarono beni al monastero, non conosciamo documenti che precisino<br />

le modal<strong>it</strong>à del controllo, se mai vi fu, dei conti sull’ente. Non possediamo l’atto<br />

di fondazione del monastero e l’unica fonte che getti lumi sulle origini è una leggenda<br />

sulla fondazione della badia, nella quale entrano, con ruolo determinante, anche<br />

gli Alberti. Neppure le varie carte che attestano rapporti tra i conti e <strong>il</strong> monastero ci<br />

forniscono informazioni.<br />

Talora le potestà delle famiglie nob<strong>il</strong>i sui monasteri erano le più ampie. Nel 927,<br />

ad esempio, <strong>il</strong> re Ugo di Provenza concesse a Tegrimo «compatri et fideli» la licenza<br />

e dir<strong>it</strong>to, già detenuti dai suoi antecessori, sul monastero di San Salvatore in Val<br />

d’Agna, detto ‘della Regina’. Si precisò che ciò si effettuava secondo l’«edictum»<br />

del fondatore e la potestà comprendeva i dir<strong>it</strong>ti di governare <strong>il</strong> monastero, di nominare<br />

«tam abbatissas aptas quamque monachas idoneas» e di permutare<br />

convenientemente le terre del monastero (158).<br />

Il controllo veniva in genere effettuato con varie modal<strong>it</strong>à, più o meno stringenti<br />

e mutevoli. Il cosiddetto monastero di famiglia, o Eigenkloster, secondo<br />

l’espressione coniata da Ulrich Stutz (159), faceva dell’ente quasi una sezione del<br />

patrimonio fam<strong>il</strong>iare. Talora <strong>il</strong> fondatore prendeva la carica di abate o riservava alla<br />

sua famiglia la nomina del rettore, con clausole che nell’atto di fondazione regolavano<br />

la dominatio sull’ente (160). Le donazioni al monastero permettevano così di<br />

coagulare attorno all’ente i beni fam<strong>il</strong>iari, nell’intento di controllare in maniera più<br />

salda anche a quelli distanti. Ma anche altri sono gli elementi da considerare: le<br />

fondazioni erano manifestazioni visib<strong>il</strong>i della potenza raggiunta da una famiglia in<br />

una determinata zona; permettevano di subordinare o comunque controllare un<br />

ampio numero di coloni e di legare all’ente anche personaggi di discreto r<strong>il</strong>ievo<br />

sociale mediante concessioni di terre e dir<strong>it</strong>ti; cost<strong>it</strong>uivano infine un punto di r<strong>it</strong>rovo<br />

dell’ident<strong>it</strong>à della famiglia stessa, che si raccoglieva attorno ad un comune centro<br />

religioso (161).<br />

Nell’atto di fondazione della Badia Fiorentina nel 978 ad opera di W<strong>il</strong>la, madre<br />

del marchese di Toscana Ugo, sono assenti clausole sulla dominazione. Tuttavia<br />

l’abate, beneficiato di numerose terre pubbliche, diveniva un attento custode del<br />

patrimonio marchionale: «et tal<strong>it</strong>er volo... ut <strong>il</strong>le abbas... non abeat potestatem neque<br />

licentiam de omnibus suprascriptis... rebus nec vendere neque donare neque commutare<br />

nec per nullum argumentum ingenium alienare nec dare nec minuare». Ben<br />

diversa la formula applicata nel 1007 dal marchese Tedaldo nell’atto di dotazione<br />

del monastero di San Benedetto di Polirone: «Nullum verum cambium aut precarium<br />

sive libellum exinde faciendi habeat licentiam ipse abbas in maioribus<br />

personibus vel in minoribus, excepto in colonis, qui supra ipsas res hab<strong>it</strong>ant sine<br />

mea (sc<strong>il</strong>. Tedaldi) et herendum meorum et qui de eis leg<strong>it</strong>time nati fuerint voluntate<br />

vel iussione» (162).<br />

Fondazioni di Eigenkloster si ebbero numerose tra X e XI secolo; in Toscana<br />

Settimo (998) e Fucecchio (1001) per opera dei Cadolingi, Strumi e Sant’Ellero<br />

ascr<strong>it</strong>ta ai Guidi, l’abbadia all’Isola nel 1001 per opera dei signori di Staggia (163).<br />

Dalla metà dell’XI secolo questa struttura di rapporti intrecciati venne a contrasto<br />

con nuove correnti di pensiero che miravano a precisare e a distinguere le sfere di<br />

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