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to, Alessandro e Guglielmo, fecero oste a Mangona, che si era ad essi ribellata<br />

(VILLANI GIOVANNI Cronache, Libro IV) per probab<strong>il</strong>e suggestione di Napoleone<br />

e dei suoi, e la presero ed assoggettarono dopo averla assediata e ne rimasero in<br />

possesso <strong>il</strong> governo di Alessandro.<br />

L’Ammirato (AMMIRATO S. Stor. fior., Lib. II) porta la data di questo fatto al<br />

1260; <strong>il</strong> fatto poi ci viene dato come dal V<strong>il</strong>lani, aggiungendo solo, chiaramente, a<br />

scopo anche di mostrare come fosse ut<strong>il</strong>e per Firenze <strong>il</strong> recupero di Mangona ad un<br />

fedele, che Napoleone si era g<strong>it</strong>tato ardentemente a parte ghibellina, facendoci con<br />

ciò congetturare, anche con maggior probab<strong>il</strong><strong>it</strong>à, che egli ed i suoi amici fossero e<br />

non gli altri, gli autori di quella ribellione alla Signoria di Alessandro. Con ciò sempre<br />

maggiormente si accendevano le ire fraterne, ed anche fra quei monti, ci<br />

appariscono davanti tremende le due fazioni, guelfa e ghibellina.<br />

Nulla altro narra la storia per un tratto di tempo delle relazioni che passarono<br />

tra i fratelli, e tra questi e la Repubblica di Firenze, ma queste lotte intestine andavano<br />

maggiormente scalzando la Signoria degli Alberti in quei luoghi.<br />

Nel 1273, narra <strong>il</strong> V<strong>il</strong>lani (VILLANI GIOVANNI, Cronache, Libro IX) che Alessandro<br />

Signore di Vernio e di Mangona e delle altre castella avute assieme a<br />

Guglielmo, <strong>il</strong> che ci fa credere esser già questo morto, fece testamento intervivo; in<br />

questo ricorda di due suoi figli, Alberto e Nerone, né volendo mostrarsi ingrato alla<br />

Repubblica fiorentina, che gli aveva con tutta <strong>il</strong>libatezza conservato <strong>il</strong> paterno retaggio,<br />

nomina questa erede della Signoria sua, qualora i due figli fossero morti senza<br />

eredi leg<strong>it</strong>timi.<br />

Non fu però lunga la v<strong>it</strong>a del guelfo Alessandro, cui odiava Napoleone, <strong>il</strong> quale<br />

lo uccise. La storia del tempo non ci dà l’epoca in cui ciò accadde (Da due contratti<br />

di vend<strong>it</strong>a fatta dagli Alberti, nel 1284 l’uno, e nel 1289 l’altro, apparisce che nel<br />

1284 Alessandro era ancora in v<strong>it</strong>a, mentre nel secondo, trattano i figli del quondam<br />

Alessandro, onde l’epoca della sua morte può stab<strong>il</strong>irsi fra questi due anni. Archivio<br />

Bardi, presso <strong>il</strong> Conte F. Guicciardini ), né <strong>il</strong> luogo; ma una tradizione locale dice<br />

che questo fosse <strong>il</strong> castello di Cerbaia, uno dei pochi dei Signori Alberti di cui ancora<br />

si conservino maestose le rovine, su di un colle presso <strong>il</strong> Bisenzio. Vi si può<br />

scorgere la triplice cerchia delle sue mura, la torre nel mezzo, alcune volte; <strong>il</strong> più<br />

interno cerchio di mura si eleva a diversi metri dal suolo, e gli dà accesso alla porta<br />

ad arco ben conservata, come pure sono intatte molte fer<strong>it</strong>oie alle mura. Narra la<br />

tradizione, conservata ancora tra quei v<strong>il</strong>lici, che l’ombra di Alessandro vaghi la<br />

notte, fra quelle mura fratricide.<br />

Che poi questa tradizione possa avere un certo valore e determinare <strong>il</strong> luogo ove<br />

avvenne <strong>il</strong> fatto accaduto del fratricidio, ognuno potrà farne <strong>il</strong> conto che crede, o<br />

sprezarla, niun documento essendovi, che ne dia precisa notizia.<br />

Il sommo poeta è quegli che più chiaramente narra questo fatto, dicendo dei due<br />

fratelli che trova nella Caina. I commentatori dicono essere Napoleone l’uccisore,<br />

Alessandro l’ucciso, i due che si dividevano la Signoria della Val Bisenzio. Si appoggia<br />

anche l’opinione (DE MARZO, Commento alla Div. Comm.) che l’astio<br />

costante dei due fratelli li portasse a rissa tra di loro ed in questa rimanesse ucciso<br />

Alessandro. Per questa ragione <strong>il</strong> divino poeta gli riunisce nella stesa pena riputandoli<br />

amendue colpevoli di fratricidio virtualmente a causa della rissa insorta.<br />

È noto dal già detto fin qui, che le sole Signorie rimaste agli Alberti in Val di<br />

Bisenzio, erano Vernio, Cerbaia e Montaguto, ed è noto che Vernio apparteneva al<br />

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