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tardi ad annientare gli equ<strong>il</strong>ibri preesistenti. Annientare? Forse, diremmo meglio,<br />

a modificare. La forza di questi personaggi risiedeva nella capac<strong>it</strong>à di riciclarsi,<br />

di lottare sì per <strong>il</strong> mantenimento dello status quo, ma anche di adattarsi alle<br />

nuove s<strong>it</strong>uazioni: una linea che corre trasversale lungo più secoli nel solco di una<br />

tradizione di esercizio del comando, del potere, del controllo di uomini, beni,<br />

dir<strong>it</strong>ti.<br />

Per questo ci si deve chiedere in che misura gli Alberti escano sminu<strong>it</strong>i dai<br />

processi che li vedono coinvolti. Considerando ogni singolo episodio od evento<br />

si possono certo evidenziare cadute, mutamenti, ma nel lungo periodo? L’attenzione<br />

va indirizzata ad esaminare le ragioni della posizione eminente che essi<br />

mantennero. Va da sé che <strong>il</strong> prestigio e <strong>il</strong> potere connesso con <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale<br />

legato alla stirpe per più secoli subì profonde trasformazioni, ma rimane questa<br />

persistenza, che giunge fino al secolo XIV exeunte. Verosim<strong>il</strong>mente i conti conservarono<br />

una base patrimoniale, che pure poté modificare la sua natura nel<br />

tempo, ma si mantenne, al di là delle continue erosioni, sufficiente per poter agire<br />

fra <strong>il</strong> ceto dirigente, con tutti gli oneri a tal pratica connessi, primo fra tutti <strong>il</strong><br />

sostentamento di una masnada o schiera di persone fedeli.<br />

Morto <strong>il</strong> Nontigiova, tra <strong>il</strong> 1136 e <strong>il</strong> 1141, <strong>il</strong> patrimonio fam<strong>il</strong>iare venne a<br />

trovarsi nelle mani del figlio Alberto (IV), <strong>il</strong> quale nel 1154 fu autore di una<br />

donazione al monastero di Montepiano (172), insieme alla contessa Orab<strong>il</strong>e sua<br />

madre. Non si specifica la dislocazione dei beni, in quanto l’atto è legato ad una<br />

specifica persona: «totum <strong>il</strong>lut quod Albertus de Campucese habet et tenet per<br />

nos sive in alpe sive in cultu; excetamus <strong>il</strong>lut quod nos habemus in castro de<br />

Vernio».<br />

Nel 1150 sono testimoniati possessi nel volterrano, che già dovevano esistere<br />

al tempo del padre di Alberto, <strong>il</strong> conte Nontigiova. Il 3 settembre «Albertus<br />

comes f<strong>il</strong>ius bone memorie Nottigiove <strong>it</strong>em com<strong>it</strong>is... et Orrab<strong>il</strong>is com<strong>it</strong>issa<br />

mater ipsius» vendettero a Ugo canonico volterrano «vice Gualgani episcopi»<br />

ciò che era di loro pertinenza in Montevasone, per <strong>il</strong> prezzo di 20 lire lucchesi<br />

(173). Il conte doveva trovarsi ancora in minore età, giacché la transazione poté<br />

avvenire «consentiente Guidone tutore, dato mihi [sc<strong>il</strong>. Alberto] a Iohanne iudice<br />

ordinario». Questo stato di minor<strong>it</strong>à si r<strong>il</strong>eva anche nel diploma imperiale del<br />

1155, nel quale Alberto viene defin<strong>it</strong>o puer, connotazione che invece non ricorre<br />

più nell’altro sim<strong>il</strong>e documento del 1164.<br />

Questa charta vend<strong>it</strong>ionis sembra però suggellare un accordo intervenuto tra i<br />

conti tra i conti e l’episcopio volterrano. Gli Alberti cedevano sì le loro pertinenze<br />

nella zona, ma <strong>il</strong> prelato si impegnava ad «adiuvare com<strong>it</strong>es, eis cons<strong>il</strong>ium dare, duo<br />

casamenta in castro et quattuor in burgo per feudum dare». Dietro alla vend<strong>it</strong>a dunque<br />

si celano altre implicazioni, non ultima quella relativa alla concessione «per<br />

feudum», con la quale <strong>il</strong> conte sembrerebbe entrare nella clientela vassallatica del<br />

vescovo (174). Potrebbe stupire che un nob<strong>il</strong>e, che altrove abbiamo visto concedere<br />

egli stesso o i suoi antenati dei beni ‘in feudo’, ottenga concessioni.<br />

Bisognerà forse ragionare secondo altre categorie. Se in determinate zone gli<br />

Alberti furono in grado di eserc<strong>it</strong>are una posizione egemonica sulle altre forze, non<br />

necessariamente ciò riuscì loro ovunque. Ove non fu possib<strong>il</strong>e essi si adattarono a<br />

difendere i loro interessi attraverso diverse forme d’azione. Non deve quindi stupire<br />

che essi siano entrati nelle clientele del vescovo di Volterra e altrove furono signori<br />

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