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monastero di Santa Maria di Montepiano, sul quale, tuttavia, non sembra che eserc<strong>it</strong>asse<br />

un controllo stretto, perlomeno considerando le risultanze delle carte<br />

pervenuteci. La badia si trovava quasi sul displuvio appenninico dove fortissima era<br />

la posizione albertesca, sia in termini patrimoniali che in termini di esercizio di<br />

dir<strong>it</strong>ti giurisdizionali.<br />

Anche altri monasteri toscani furono oggetto dell’attenzione dei conti. Di una<br />

certa ent<strong>it</strong>à fu <strong>il</strong> rapporto con San Michele di Passignano, nel fiorentino, s<strong>it</strong>uato in<br />

una zona dove forse la famiglia possedeva beni e dir<strong>it</strong>ti, come sembra emergere<br />

dalle carte della badia. Altri monasteri entrarono a contatto con gli Alberti sporadicamente:<br />

Settimo, Santa Flora e Luc<strong>il</strong>la nell’aretino. In questi casi, tuttavia, sembra<br />

che emergano ragioni legate a lasc<strong>it</strong>i testamentari di esponenti femmin<strong>il</strong>i della famiglia,<br />

che disponevano dei beni che avevano portato come dote (o comunque loro<br />

personali) e quindi esterni al prim<strong>it</strong>ivo nucleo patrimoniale albertesco.<br />

Riguardo alle donne della casata, esse parteciparono attivamente alla conduzione<br />

degli interessi fam<strong>il</strong>iari. Sovente le troviamo accanto ai loro uomini nelle<br />

transazioni di beni, alcune delle quali operate da esse in prima persona Anche i patti<br />

che gli Alberti conclusero con le autonomie comunali c<strong>it</strong>tadine talora specificavano<br />

l’estensione dei riconoscimenti alle mogli dei conti. La contessa Orrab<strong>il</strong>e, vedova<br />

del Nontigiova e madre di Alberto (IV) condusse a termine una reggenza decennale,<br />

in quanto <strong>il</strong> mar<strong>it</strong>o morì quando <strong>il</strong> figlio era ancora in tenera età. Di questo stato di<br />

minor<strong>it</strong>à si ha riscontro nel diploma imperiale del 1155 nel quale <strong>il</strong> conte Alberto<br />

(IV) è defin<strong>it</strong>o «puer».<br />

Foriera di riconoscimenti fu l’adesione alla linea imperiale che portò ai diplomi<br />

del 1155, del 1164 e del 1209. Questi diplomi, come abbiamo più volte sottolineato,<br />

hanno un significato complesso. Molte delle local<strong>it</strong>à attribu<strong>it</strong>e non si trovavano più<br />

sotto <strong>il</strong> controllo com<strong>it</strong>ale. Valga, per tutte, Prato, attribu<strong>it</strong>a ai conti nel diploma del<br />

1164, anche se orami da qualche anno i conti erano stati estromessi (o si erano<br />

estromessi?) dal borgo. Tuttavia non si deve credere che queste carte non possedessero<br />

un valore, un senso. Con esse si suggellavano alleanze, riconoscimenti<br />

reciproci, che incontravano <strong>il</strong> favore sia dei conti (o in generale dei singoli beneficiati)<br />

sia dell’autor<strong>it</strong>à centrale: Il vicendevole riconoscimento rafforzava la<br />

posizione di entrambe le parti. Va poi sottolineato <strong>il</strong> margine di operativ<strong>it</strong>à che<br />

queste carte dovevano possedere: anche se su talune local<strong>it</strong>à non si estendeva più (o<br />

non si era mai esteso) <strong>il</strong> controllo dei conti, <strong>il</strong> (ri)appropriarsene era r<strong>it</strong>enuta azione<br />

fattib<strong>il</strong>e.<br />

Il canale priv<strong>il</strong>egiato con l’imperatore non fu aperto, come già si è detto, solo<br />

dai diplomi. Già nel 1130 i nostri conti si trovano a Roma insieme a Lotario III di<br />

Supplimburgo. Con i diplomi, forse, questo rapporto ricevette un impulso di rafforzamento,<br />

ut<strong>il</strong>e per entrambe le parti in un momento in cui cominciarono a prodursi<br />

i primi segni di un forte vac<strong>il</strong>lamento.<br />

La nostra ricerca si è poi accostata anche alle fonti narrative, dalle quali sono<br />

emersi interessanti spunti. Dalla cronachistica abbiamo r<strong>il</strong>evato elementi che hanno<br />

confermato quanto presente in altre fonti tipologicamente differenti. Le cronache<br />

bolognesi hanno mostrato come la famiglia degli Alberti rimanga estranea fino a<br />

tempi relativamente recenti dalle questioni c<strong>it</strong>tadine. E se i conti possedettero case<br />

e beni in c<strong>it</strong>tà e a Pianoro, per giustificare ciò non è necessario scomodare non ben<br />

precisate stirpi franche, snocciolando discendenze non meglio documentate, ma fu<br />

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