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ino, Bartolomeo da Prato, una maestranza altamente qualificata che troviamo<br />

anche nei lavori di riparazione della fortezza di Baragazza, un altro punto assai<br />

importante del sistema difensivo bolognese del settore (6).<br />

Queste maestranze lombarde o comacine, straniere, benché girovaghe per tutta<br />

l’Italia a servizio di questa o quest’altra Signoria e quindi particolarmente soggette<br />

a tradire i segreti delle fortificazioni dove hanno lavorato, sono scelte dal<br />

governo perché, ancora nel Trecento, non esistono tra le nostre delle uguali”.<br />

Poiché recentemente, nell’estate del 1999, sono stati condotti scavi all’interno<br />

della Rocca e ne è stata data notizia, in un articolo apparso su Archeologia Medievale<br />

del 1999 (Edizioni del Giglio, pp. 226-7), da parte del Dott. Luca Fedeli che<br />

ha coordinato l’intervento, se ne riportano alcuni brani significativi:<br />

“(FI, Firenzuola), Bruscoli, castello di Poggio Rocca, 1999<br />

Nel maggio e nel giugno 1999 ho diretto un saggio archeologico sulla somm<strong>it</strong>à<br />

del poggio Rocca, ai ruderi del castello albertesco di Bruscoli, noto da tempo presso<br />

la Soprintendenza Archeologica toscana (neg. S.A.T. nn.47975/5 e 49388/6-8), che<br />

nel settembre 1992 aveva fatto pulire una vicina, piccola cisterna (nn. 61528/20-24).<br />

Esso è stato condotto, con ricorso ad analisi di tipo stratigrafico, dal locale Gruppo<br />

Archeologico che lo ha effettuato per 26 mq complessivi, nel settore somm<strong>it</strong>ale<br />

occidentale del poggio (neg. S.A.T. nn. 61294 e 61292/3-30).<br />

Secondo le fonti storiche, l’edificazione del castello di Bruscoli non precede<br />

l’XI secolo e le prime notizie certe su di esso risalgono al 1248, quando i castellani<br />

si accordarono col Comune di Bologna. Nel 1272, però, a causa della rottura fra gli<br />

Alberti e Bologna, <strong>il</strong> castello fu attaccato e rimase per oltre un secolo sede albertesca<br />

di governo. Dopo un traumatico episodio di parricidio avvenutovi nel maggio del<br />

1380, Antonio degli Alberti (fratello dell’uccisore, dal cui sequestro suo figlio - l’ucciso<br />

- aveva cercato di liberarlo) per trem<strong>il</strong>a fiorini d’oro vendette la sua parte di<br />

proprietà al Comune di Bologna. Quest’ultimo nel 1387 ne fece sede di un proprio<br />

vicariato, mun<strong>it</strong>o di una guarnigione di venti uomini (fra cui cinque balestrieri),<br />

comandata da un cap<strong>it</strong>ano o “castellano”, ma - nel 1403 - <strong>il</strong> comprensorio bolognese<br />

tornò sotto la signoria fiorentina, appena un mese dopo che Bologna era tornata<br />

sotto quella pontificia. La distruzione del castello va ipotizzata nei primi anni del<br />

Cinquecento, quando tra Setta e Savena passarono numerosi eserc<strong>it</strong>i, diretti verso<br />

Firenze.<br />

...I reperti datab<strong>il</strong>i rinvenuti (frammenti in acroma grezza, in ceramica invetriata,<br />

in ceramica graff<strong>it</strong>a e in maiolica arcaica; un quattrino senese del 1371 e un<br />

quattrino bolognese del XII-XIV secolo) confermano la cronologia nota dalle fonti,<br />

senza - peraltro - che né i loro dati di r<strong>it</strong>rovamento né l’ampia durata di produzione<br />

della maggior parte delle classi di reperti permettano più specifici ancoraggi cronologici<br />

di singole un<strong>it</strong>à stratigrafiche...”.<br />

Note<br />

(1) Nicolai F.,Guida del Mugello e della Val di Sieve, p. 325: “La memoria più antica (della chiesa di Santa Maria<br />

a Casaglia, alle sorgenti dello Stura e a pié del Monte C<strong>it</strong>erna) ci è forse serbata dal ricordo di un prete Matteo da<br />

Bonav<strong>it</strong>a che ne riceveva nel 1365 l'invest<strong>it</strong>ura dal pievano di San Gavino Adimari, se pur non vogliamo tener conto<br />

che qualche anno innanzi, dopo la distruzione del castello di Migliari, le veniva annesso <strong>il</strong> popolo di S. Stefano a<br />

Migliari. La chiesa vecchia vuolsi esistesse allato alla Rocca Alpicchio (etym. alpiculus) sul Monte C<strong>it</strong>erna, pres-<br />

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