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Pertinenze della consorteria dei Gisolfi delle Mogne, localizzati sia nel versante bolognese sia in quello<br />

toscano dell’Appennino<br />

testimone in sei carte, rogate fra <strong>il</strong> 13 gennaio 1136 e <strong>il</strong> 1154, nelle quali agiscono<br />

esponenti della casata albertesca. Si tratta di tre atti del gennaio 1136 rogati a Mangona<br />

(136), uno del luglio 1141 rogato a Casaglia sull’Appennino toscano (137), quindi<br />

una carta del 1150 (138) rogata a Ugnano nel contado fiorentino; infine l’ultima attestazione<br />

è del 1154 (139), in un documento rogato a Vernio (oggi in provincia di Prato<br />

nella valle del Bisenzio). Si scosta dalle altre quella del 1150, in quanto concerne<br />

beni di amb<strong>it</strong>o volterrano.<br />

Nelle carte di Montepiano per <strong>il</strong> secolo XII sono nominati sette Bellondo o<br />

Bellondino, ma, restringendo l’amb<strong>it</strong>o d’indagine alla prima metà del secolo, le<br />

attestazioni sono due: Gotulus f<strong>il</strong>ius Bellundi (1104 marzo 14) e <strong>il</strong> già nominato<br />

Bellundinus f<strong>il</strong>ius Orlandi da Mangona. Ipotizziamo un rapporto di parentela fra<br />

questi e Rolandinus f<strong>il</strong>ius Bellundi testimone nella carta del 1104; Orlando padre di<br />

Bellondino sarebbe la stessa persona del Rolandinus del 1104 (Orlando e Rolando<br />

sono due varianti della medesima forma onomastica); Bellundinus ripeterebbe <strong>il</strong><br />

nome del nonno. Il primo Rolandinus, poi, è attestato in Montecarelli, non distante<br />

da Mangona da cui proviene <strong>il</strong> secondo Bellundinus. La zona era al principio del XII<br />

secolo soggetta ai Cadolingi, per poi passare nelle mani degli Alberti. Mangona<br />

stessa è attestata fra le pertinenze della corte di Settimo, che apparteneva ai Cadolingi<br />

(140); in segu<strong>it</strong>o <strong>il</strong> luogo entrerà a far parte del coacervo di possessioni<br />

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