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(terre, case, mulini); sono insign<strong>it</strong>i del t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale, ma non risultano chiaramente<br />

né le origini del t<strong>it</strong>olo né le prerogative ad esso connesse (94). Non sono gli unici<br />

detentori di t<strong>it</strong>oli di origine pubblica. Nella zona pratese, infatti, tra <strong>il</strong> 1057 e <strong>il</strong> 1083<br />

si registra la presenza dei figli di un gastaldo, i f<strong>il</strong>ii bone memorie Idibrandi castaldi.<br />

Sono menzionati, nel fondo della propos<strong>it</strong>ura, in quattro atti, in alcune<br />

confinanze di beni posti alle Lame prope Picacci (95), al Borgo di Cornio (96), a Genziani<br />

(97), a Cap<strong>it</strong>ata (98). Ad essi comunque non pare connesso direttamente <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo<br />

gastaldiale, che rimane legato alla figura paterna.<br />

Le formule di proprietà non legate ad una singola persona (terra de f<strong>il</strong>ii de... o<br />

nepotes de...) designavano non tanto beni comuni, quanto averi che erano in corso<br />

di partizione e che si trovavano divisi solo in quote ideali. Ciascuno dei singoli pezzi<br />

di terra di cui si componeva l’ered<strong>it</strong>à (anche se di dimensioni contenute) sarebbe<br />

stato poi smembrato fra tutti gli eredi. Dapprima la ripartizione interessava le rend<strong>it</strong>e,<br />

quindi si provvedeva alla suddivisione materiale di ciascun appezzamento.<br />

Quando la frantumazione diveniva eccessiva e, soprattutto, ci si rendeva conto del<br />

processo di disaggregazione proprietaria, si tentava di raggruppare i possessi per<br />

zone, assegnando ogni singola zona ad un solo erede (99).<br />

Dalle carte poco si evince riguardo ai figli del gastaldo Ildebrando. Si r<strong>il</strong>eva<br />

l’omonimia col conte albertesco, tanto che si potrebbe ipotizzare una sovrapposizione<br />

d’ident<strong>it</strong>à. Ildebrando avrebbe retto l’ufficio di gastaldo in Prato (si tratta di<br />

un’ipotesi); in un secondo tempo, grazie al radicamento patrimoniale e all’influenza<br />

che avrebbe acquis<strong>it</strong>o nella zona, si sarebbe attribu<strong>it</strong>o <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale. Il t<strong>it</strong>olo<br />

sarebbe stato riconosciuto agli esponenti della famiglia a cominciare già da Ildebrando,<br />

nel 1002: dagli ab<strong>it</strong>anti locali, dalla propos<strong>it</strong>ura, dal marchese (ricordiamo<br />

<strong>il</strong> plac<strong>it</strong>o di Beatrice del 1068 a cui è presente <strong>il</strong> conte Alberto), dall’imperatore (<strong>il</strong><br />

primo diploma è del 1155), dal papa (la bolla del 1220).<br />

La ricostruzione sarebbe seducente, non c’è dubbio, ma infondata. In primo<br />

luogo i f<strong>il</strong>ii Ildebrandi castaldi sono menzionati per la prima volta nel 1057, quando<br />

<strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale è già attestato nel 1045, nel 1048 e, se vogliamo, nel 1002. Non<br />

pare sostenib<strong>il</strong>e quindi l’ipotesi di un periodo di transizione, nel quale si registrerebbe<br />

una duplice attestazione del t<strong>it</strong>olo negli atti notar<strong>il</strong>i: <strong>il</strong> primo a comparire è<br />

quello com<strong>it</strong>ale, non quello gastaldiale, come sarebbe d’attendersi. Ogni dubbio<br />

comunque è fugato dalla charta vend<strong>it</strong>ionis del 1057. Nella registrazione dei confini<br />

troviamo sì a «meridie terra de f<strong>il</strong>ii bone memorie Ildibrandi castaldi», ma<br />

accanto ad essi anche la «terra de f<strong>il</strong>ii bone memorie Ildibrandi comes» (100). Si tratta<br />

dunque di due famiglie differenti.<br />

Potrebbe trattarsi di un gastaldo del conte pistoiese; nella disgregazione dell’ordinamento<br />

pubblico avvenuta nel corso del X secolo, questi avrebbe perso<br />

l’effettivo potere sulla zona, a vantaggio della casata com<strong>it</strong>ale. Ma altrettanto plausib<strong>il</strong>e<br />

potrebbe essere l’ipotesi che <strong>il</strong> gastaldo fosse un ufficiale dei conti, come quel<br />

visconte del conte Alberto attestato nel 1105 ad Agliana, a nord ovest di Prato (101).<br />

I rapporti con le persone<br />

La formula “per consensum et largietatem”<br />

26<br />

Tra i testimoni di una donazione che nel 1077 la contessa Lavinia, vedova del

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